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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 29/03/2021 in tutte le aree

  1. Ci sono pomeriggi in cui il lago è così placido, immobile, silenzioso che sembra incantato. 1. Il sole al tramonto colora tutto di arancio, totale assenza di vento, neanche un'onda che increspa l'acqua, nessun rumore che possa turbare quello che sembra un mondo sospeso, un paesaggio irreale, quasi fiabesco. 2. 3. Nell'aria solo qualche lontano starnazzare di anatre, il garrito di un gabbiano che vola solitario e poi di nuovo il silenzio, mentre il sole si corica sull'orizzonte e la luce si fa via via più tenue. 4. 5. Due pescatori gettano le reti, e il piccolo motore del loro barchino risuona appena nell'aria per poi perdersi di nuovo nella quiete del grande lago adesso quasi addormentato. 6. Buon riposo, Trasimeno.
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  2. Oramai qualche mese fa ho cominciato questa disamina dei carri tedeschi (del resto questo Blog si chiama Achtung Panzer ! dopo tutto !). La prima puntata cui rimando gli interessati è stata dedicata ai carri leggeri : ovvero quei carri progettati durante le limitazioni imposte alla Germania dai trattati di pace della oramai lontana Prima Guerra Mondiale, vinta dagli alleato ... con i carri armati contro trincee e reticolati. La nuova dottrina di impiego dei panzer da parte dei nuovi quadri dell'esercito tedesco in riarmo si riappropriava liberamente di quelle tattiche che avevano di fatto costretto alla resa lo stato maggiore imperiale sul finire del 1918, nonostante l'ultimo sforzo dell'estate. Ma i carri leggeri potevano al più svolgere compiti ausiliari, di ricognizione o di appoggio contro forze opponenti leggere o prive di mezzi corazzati. Infatti i Panzer I verranno mandati in Spagna in appoggio alle forze nazionaliste (non è certo se sia stato così anche per i Panzer II, forse un piccolo reparto) e poi impiegati nell'annessioni di Austria e Sudetenland, sostanzialmente senza opposizione. Ma allo scoppio della II Guerra Mondiale Panzer I e II erano chiaramente inferiori ad ogni carro avversario e sebbene costretti a servire anche nei battaglioni delle Panzer Divisionen lo erano solo per carenza dei mezzi più idonei al confronto con i pari-classe avversari. Concetto più teorico che pratico, a dire il vero. Perchè i due carri medi concepiti dall'ufficio studi dell'esercito nascevano già deficitari in origine e resteranno inferiori ai coevi per tutta la durata della guerra nonostante gli sforzi per migliorarli ed aggiornarli. Il Panzerkampfwagen III Veicolo dalla genesi abbastanza travagliata, doveva costituire l'ossatura delle Panzer Divisionen ed essere distribuito a livello di battaglione carri. Nella prima versione aveva un treno di rotolamento a cinque ruote principali con due di sostegno, trazione anteriore e ruota di rinvio posteriore. Panzer III Ausf. A l'armamento principale era costituito dall'unico pezzo controcarro di cui disponevano i tedeschi, un 3,7 cm lungo 46.5 calibri, sostanzialmente la versione imbarcata del PaK 36 che era in dotazione alla fanteria. Un pezzo leggero che poteva perforare 48mm di corazza a 500 metri di distanza. I 24 colpi disponibili erano tutti perforanti e il carro non era concepito per appoggio alla fanteria, scopo per cui era pensato il Panzer IV, dotato di un obice corto da 75mm, inadatto al tiro controcarro. Le sospensioni erano deficitarie, la corazzatura limitata a 10-14mm, la potenza installata pur a fronte di un peso contenuto consentiva non più di 35 km/h su strada e una decina fuori strada. Il concetto operativo però era più moderno dei carri francesi e inglesi, pensati per appoggiare la fanteria, più goffi e meno reattivi. Il Panzer III aveva un equipaggio di addirittura 5 uomini, ognuno con compiti separati e ciò se da un lato creava un affollamento letale in quel piccolo "cassonetto", ne consentiva un impiego decisamente vivace, come dimostrò durante la campagna di Polonia e in Francia. Dicevo che lo sviluppo fu travagliato perchè la versione B che cercava di sopperire alle mancanze della sospensione iniziale (simile a quella del Panzer II) nella realtà le complicava Panzer III Ausf. B il resto era quasi invariato con la protezione che a fronte delle 16 tonnellate complessive raggiungeva nei punti vitali i 16mm ma in generale non andava oltre i 5-10, rendendolo vulnerabile anche alle armi leggere. Panzer III Ausf. E solo con la versione E arriviamo alla sospensione definitiva che resterà di base per le successive versioni fino alla N. Il Panzer III Ausf. E montava un nuovo motore da 265 CV che permetteva un leggero incremento di prestazioni, perchè il peso adesso si assestava sulle 20 tonnellate. Alcuni esemplari montavano il nuovo 5cm al posto del 3.7 cm ed avevano una piastra da 30mm di protezione aggiuntiva sul frontale. Panzer III Ausf. H La prima versione del Panzer III concepita per montare il 5cm L 42 modello 38 è stata la H. Con questo carro i tedeschi si presentarono in Africa e in Russia. Le 21.5 tonnellate di peso adesso consentivano anche una protezione che poteva arrivare a 60mm angolati. Panzer III Ausf. L Tutti carri che non sopravviveranno allo scontro con i carri medi e pesanti russi che saranno incapaci di perforare anche da vicino pur con la nuova versione L60 del cannone da 5cm Panzer III Ausf. M Panzer III Ausf. N le ultime due versioni vedranno la piena maturità del Panzer III nel 1943, Per mitigare gli effetti del fucilone controcarro russo da 14.5 mm, si vide l'impiego degli shurzen. La versione N è da considerare un carro di appoggio alla fanteria, in quanto il suo obice da 7.5cm - quello originario del Panzer IV - non era in grado di perforare le corazze dei carri avversari se non a distanza molto ravvicinata. Complessivamente possiamo considerare il Panzer III un carro deludente, al limite minimo della classificazione come carro "medio", buono solo a misurarsi con i carri avversari nei primi due anni di guerra ma che alle basse temperature o nel fango russo non sopravviverà a lungo. E nemmeno nel deserto libico. Impiegato per tutta la guerra, praticamente dal 1944 verrà concentrato nei suoi esemplari residui sul fronte italiano, considerato a bassa priorità, come veicolo difensivo da impiegare in postazioni fisse e in imboscata. *** Derivati del Panzer III Come per i carri leggeri anche dal Panzer III vennero derivati dei mezzi abbastanza fortunati il più noto dei quali è certamente lo SturmGeschutz III che non a casa verrà costruito in un numero di esemplari quasi doppio rispetto al carro che gli prestava lo scafo. versione iniziale con il 7.5cm, obice da fanteria montato anche sul Panzer IV le due versioni più fortunate, quella con il cannone anticarro da 7.5 cm L43 equivalente al PaK 40 controcarro della fanteria e l'obice da appoggio alla fanteria SturHaubitze 42 che montava l'obice più diffuso nell'esercito tedesco, il 10,5 cm leFH 18. Su 9400 mezzi complessivi, quelli dotati di obice da 10,5 cm saranno 1.300 Questi mezzi, nati per accompagnare la fanteria (il nome significa cannone o obice d'assalto) finirono per compensare i limiti dei carri Panzer III e IV contro i pariclasse avversari di cui erano gli unici antagonisti. Bassi e sfuggenti, molto più protetti dei carri, se pagavano l'incapacità di ruotare il pezzo senza dover ruotare il carro, avevano capacità di perforazione più che sufficiente contro tutti i mezzi nemici, almeno nella versione con il 7.5 cm lungo. A Kharkov nell'offensiva del 1943 gli StuG rivendicarono 44 T34 distrutti contro 30 dei Tiger I. Stesso discorso nel 1944 quando gli StuG verranno praticamente impiegati in formazioni miste con i Panzer IV armati dello stesso pezzo, rivendicando sempre rapporti di successo/perdite ampiamente superiori, anche in impiego libero sul campo. Un battaglione della 2a Panzer Division "Das Reich" rivendicò tra luglio e dicembre 1943 129 carri russi distrutti con sole due perdite di StuG III. Sul Panzer III venne allestito anche un obice da 15cm, consegnato in soli 24 esemplari, di esito abbastanza dubbio ma migliore della versione su Panzer I. Sturm-Infanteriegeschütz 33B (o sIG-33B) Il Panzerkampfwagen IV Panzer IV Ausf. C Il carro medio per eccellenza tedesco della II Guerra Mondiale è stato di fatto concepito come appoggio alla fanteria a partire dal suo pezzo principale un 7.5cm corto, inadatto a perforare le corazze degli altri carri medi se non a distanze pericolosamente ravvicinate. Di fatto pesava quanto il Panzer III ed aveva una protezione appena superiore, circa 10-14mm di media. Il motore non era superiore e gli consentiva di fare i 30 km su strada e i 10 fuori. Panzer IV Ausf. F2 solo con la versione F2 della fine del 1942 si vedrà la prima versione del Panzer IV - qui dipinto in uno dei pochi esemplari presenti ad El Alamein - capace di affrontare senza troppa paura i carri avversari. Panzer IV Ausf. H che vedrà raggiungere la piena maturità solo con la versione H, dotata anche di corazzature aggiuntive contro le cariche cave e di un cannone ancora più lungo il 7.5cm L48, modello 40 in grado finalmente di misurarsi contro i T34 sovietici e tutti i carri americani e inglesi. Sarà il carro che sosterrà tutto il peso del conflitto, perchè quello più disponibile in numero di pezzi adeguato ad armare le Panzer Divisionen nel periodo 1943-1945 fino agli ultimi giorni di guerra. Il suo cannone perforava 80mm di corazza a 2000 metri di distanza (il T34 aveva una protezione tra i 50 e i 90mm, inclinata) e la sua protezione anteriore era stata portata a 80mm, adeguata per resistere ai pezzi da 75mm degli Sherman. Un fatto singolare, a guerra finita non si sa come, alcuni Panzer IV finiranno in mani siriane che li impiegheranno contro gli Sherman israeliani. *** Derivati del Panzer IV Sul collaudato scafo del Panzer IV disponibile in quantità venne prodotta una serie lunghissima di derivati allestiti per scopi specifici, con pezzi controcarro, contraerei e obici di fanteria. SturmGeschutz IV Lo StuG IV era la versione aggiornata dello StuG III, prodotto in circa 1100 esemplari e pensato direttamente per accompagnare i carri in battaglia. Si vedeva sempre in mimetica da imboscata, spesso con aggiunta di rami d'albero e reti mimetiche. Jagdpanzer IV per questo scopo specifico era concepito lo Jagdpanzer IV (letteralmente cacciacarri) che montava il 7.5cm L70 del Panther, un cannone che nella piccola torretta del Panzer IV non ci stava e che poteva controbattere qui viene presentato ad Hitler nel maggio del 1943. Leggero - 26 tonnellate - ma più protetto di tutti i carri medi (100mm ad alta inclinazione), mobile, operava in agguato e poi si nascondeva. Era però limitato dal motore e dalla solita impossibilità a ruotare il cannone. Cadeva immediatamente preda della fanteria se si faceva pescare isolato. Costruito in circa 1000 esemplari, fini per sostituire il Panzer IV che per limiti strutturali aveva raggiunto lo sviluppo massimo possibile, nonostante i tanti tentativi di aggiornarne il concetto. Nashorn Scopo simile ma concetto diametralmente opposto per il PanzerJager costruito sullo scafo del Panzer IV nel tentativo di rendere semovente il PaK 43 da 8.8cm L71. Il cannone era enorme e pesava 10 tonnellate. In nessun modo installabile sul Panzer IV (e nemmeno nel Panther). In questo modo lo si rendeva mobile. Ma il veicolo era assolutamente vulnerabile ad ogni offesa essendo scoperto su tetto e protetto solo da una lamiera di ferro dolce. Il suo uso doveva essere limitato all'agguato con i mezzi assolutamente invisibili al nemico, per poi sottrarsi alla reazione. Se usato in questo modo il Nashorn poteva averla vinta su ogni carro russo. Ci sono aneddoti che parlano di T34 distrutti da oltre 2000 metri, uno addirittura a 4 km di distanza. E percentuali di successo enormi anche come rapporto tra colpi sparati e mezzi distrutti, senza perdite. Sturmpanzer IV Brummbar Sostanzialmente un obice da assalto (il termine Brummbar è stato attribuito dagli alleati) che montava un 15cm cortissimo L12 di origine Skoda, su una casamatta blindata. I proiettili erano enormi pesavano 46 kg e portavano una carica dinamica micidiale sul bersaglio, sostanzialmente difese campali. Il suo impiego operativo è stato limitato anche perchè del tutto inadatto a scopi differenti e si ritrovò spesso ridotto a mal partito contro i carri avversari, perchè era nato per sostenere assedi. Mobelwagen Wirbelwind la superiorità aerea schiacciante alleata comportò la necessità di proteggere le truppe in marcia anche con mezzi corazzati antiarei che rispetto ai pezzi tradizionali potevano reagire immediatamente. Qui ne vediamo due, sempre su scafo di Panzer IV, uno con il classico 2cm antiaereo tedesco e l'altro con un complesso quadrinato sempre da 2cm. Sono stati poi ritrovati anche prototipi di mezzi più pesantemente armati, con cannoni da 3cm e addirittura da 88 e 105mm. Hummel il Panzerfeldhaubitze 18M é stato il migliore degli obici semoventi tedeschi della guerra. Sullo scafo del Panzer IV era montato un obice da fanteria da 15cm L30, ben protetto e ben supportato da una struttura sovradimensionata. Si chiude qui il capitolo dei carri concepiti dai tedeschi PRIMA della guerra, senza sapere molto dei carri avversari. Nella prossima puntata vedremo invece la reazione all'incontro con i carri nemici ed entreremo nel vivo del mito dei Panzer.
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  3. (originale del 2012) Ad Arles, in Provenza, si pratica una corrida incruenta. Due squadre fanno a gara chi riesce a togliere pi? coccarde colorate dalle corna di vacche piuttosto aggressive. E' un evento divertente ed abbastanza spettacolare per l'agilit? e velocit? dei contendenti (vacche comprese). Gli "anziani" della squadra , ossia i meno agili, distraggono le vacche, mentre i giovani aspettano l'occasione giusta per scattare tentare di afferrare la coccarda e sfuggire alla vacca infuriata saltando al di l? dei ripari. Mini reportage eseguito con D200 e 80-400VR. L'entrata di una squadra; e della vacca Pronta alla carica! Acrobazie per sfuggire alla "mucca" infuriata.
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  4. Abbiamo visto nelle puntate precedenti già pubblicate in questo stesso blog l'evoluzione dei "deludenti" carri armati tedeschi. Anche nella versione più avanzata, il Panzer IV si rivelò sin da subito inadeguato alle necessità della guerra corazzata, concepito secondo criteri del passato. Quei carri erano leggeri, con sistemi di sospensioni spesso deficitari, poco potenti e quindi lenti sia su strada che fuori, consumavano però molto ma soprattutto erano poco protetti, inadatti alla guerra nell'inverno russo, ed armati spesso in modo insufficiente a perforare le corazze avversarie se non a distanze per cui il rischio di essere colpiti era tale da rendere il costo in termini di perdite inaccettabile. Già alla prova dei fatti contro i carri francesi e inglesi i Panzer tedeschi prevalsero più che altro per l'efficienza del dispositivo composto dall'impiego integrato di artiglieria-fanteria-carri-aerei da attacco al suolo. Ma l'incontro con i carri russi, pur minati da problemi meccanici e da una logistica ridicola fu devastante. Il Feldmaresciallo Von Kleist definì senza mezzi termini il T34 russo il carro migliore del mondo. Se poi consideriamo che veniva costruito in grandissima serie (in rapporto di 10 a 1 vs i principali carri tedeschi) possiamo solo vagamente immaginare di come andarono le cose già dal secondo anno dell'infausta campagna di Russia. Solo il miglior addestramento e tattiche estremamente ardite consentirono ai tedeschi di protrarre la guerra - spesso in condizioni di precarietà assoluta e con perdite inaccettabili - fino alla resa di Berlino. I tedeschi chiaramente reagirono progettando carri espressamente pensati per scontrarsi con quelli tedeschi. Che intanto progredivano in massa, protezione e armamento, arrivando a disporre persino di pezzi da 152mm. il T34/76, modello del 1940 questo carro aveva un motore da 500 CV (il Panzer IV ne aveva 265), aveva un serbatoio da 500 litri e montava fusti aggiuntivi per estendere il suo raggio d'azione, andava a quasi 50 km/h (il Panzer IV andava a circa 35 Km/h ed aveva 160 km di autonomia) ma soprattutto aveva corazze fino a 50mm (il Panzer IV solo nel 1944 arriverà, sul frontale, a 80mm). il T34/85, modello del 1943 ma il modello con cui si scontreranno poi i carri medi e pesanti di nuova generazione tedesca sarà ulteriormente perfezionato con un cannone da 85mm e corazza da 80mm. Questo modello continuerà la sua carriera anche in Corea e in VIetnam e nelle guerre del Medio Oriente contro Israele, armando di fatto tutte le forze filo-sovietiche del mondo per tutta la guerra fredda fino all'arrivo dei T54 e dei T62 e anche oltre. su questo carro saranno costruiti - ad imitazione di quanto fatto dai tedeschi - anche cacciacarri/cannoni d'assalto con cannoni fino a 122mm e corazzature sempre da 80mm incliniate cannone d'assalto SU 122 carro armato pesante sovietico Iosip Stalin IS-2 ma prima della fine della guerra i carri pesanti russi verranno aggiornati con l'uscita di un mezzo sostanzialmente invincibile se non per i cannoni controcarro più pesanti e da distanze ridotte. Lo IS-2 aveva una piastra d'acciaio inclinata sul frontale spessa 122mm, come il cannone che brandiva, un calibro cui i carri occidentali sono arrivati solo 50 anni dopo. Tanto che secondo Guderian, dal 1944 ispettore generale dell'arma corazzata tedesca, uno Stalin era inaffrontabile se non con un intero plotone di carri tedeschi e dovevano essere poste in atto tattiche particolari : pena perdite insostenibili. Il problema di fondo, al di là dell'impreparazione dell'industria bellica tedesca che si era rimessa in moto effettivamente solo nel 1936, era anche l'indisponibilità di cannoni anticarro adeguati a perforare corazze molto spesse. Tanto che il miglior cannone anticarro della guerra si rivelò un pezzo contraereo - il famoso 88mm - che era un cannone pensato per postazioni fisse, e quindi grosso, pesante, difficile da spostare. Nella sua versione da campo, il PaK 43 era lungo 9 metri e pesava da solo 4 tonnellate. Aveva una portata pratica di addirittura 20 km sparando granate da 9 kg con velocità iniziale di quasi un km al secondo. Ma questo cannone semplicemente non ci stava su carri da 20 tonnellate in tutto. E comunque anche questo cannone si rivelò insufficiente contro lo IS-2. Ma andiamo per gradi. *** Il Panther Panzerkampfwagen V Ausf. D, Panther Il Panther è il miglior carro tedesco di tutta la guerra. E' l'antesignano del MBT secondo la dottrina occidentale, sostanzialmente è il nonno del Leopard I e il bisnonno di Leopard 2 ed M1 Abrams. Carro complicato e delicato, come tutte le cose tedesche, costoso (ne verranno prodotti 6.000 esemplari contro 88.000 T-34 russi) ma complessivamente efficiente. Concepito per essere rapido, sfuggente, non invincibile ma in grado di combattere su ogni fronte e contro ogni avversario. Impostato sul cannone controcarro da 7.5cm L70 KwK 42, un cannone espressamente progettato per l'impiego corazzato e non un pezzo adattato allo scopo. Con un raggio effettivo di poco più di 1.000 metri. La piastra anteriore inclinata come quella del T-34 (e con la stessa inclinazione di quella del Leopard 1) era di 80mm mentre la torretta era protetta da 110 mm di acciaio. Trasportava 80 colpi (contro i 18-24 del Panzer IV) aveva un motore da 650 CV che lo spingeva fino a 55 km/h per 200 km. Peso 45 tonnellate. Impiegato a partire dal 1943 e fino alla fine della guerra si dimostrerà adeguato a tutti gli scontri, salvo che contro i temibili carri pesanti russi, contro cui nemmeno i più pesanti Tiger potevano nulla. Infatti anche il Panther aveva dei limiti contro i carri sovietici, mentre sul fronte occidentale il suo successo era limitato solo dagli cacciabombardieri americani e inglesi. Per ovviare a questo e non potendo - al solito - montare i pesanti cannoni controcarri di calibro superiori, fu impostato un efficace cacciacarri JagdPanther che condivideva tutta la struttura del carro ma montava in casamatta il pezzo da 88mm del Tiger. Solo allo stadio di progetto si pensò di rendere più efficiente un carro superiore, di peso della classe delle 55 tonnellate di cui esistono solo i disegni e nessun prototipo. Non siamo ancora nell'ambito delle Wunderwaffe (le meraviglie cui Goebbels ricorreva per tenere alto il morale delle truppe che spesso erano pura aria fritta) perchè un mezzo simile somiglia ancora di più ai Leopard moderni l'ipotetico Panther II l'ipotetico E50 questi carri avrebbero avuto visori per il tiro notturno e armi telecomandate (come gli attuali MBT) ma restarono sui tavoli da disegno per il finire della guerra. Bergepanther come per gli attuali MBT tedeschi, esisteva un carro recupero che sfruttava lo stesso scafo del Panther ma senza torretta. Il Tiger I Ma naturalmente l'immaginario collettivo é più colpito ancora oggi dai due Tiger, specie per i racconti dei poveri carristi americani che se li videro davanti sia in Tunisia che soprattutto in Normandia. Non sono rari i casi di Tiger isolati che dopo aver distrutto 15 o 20 veicoli alleati se ne tornavano indisturbati nei lo quartieri come una qualsiasi delle belve cui si richiama il loro nome. Panzerkampfwagen VI - Tiger I Ausf. E, Jursk 1943 nella realtà il Tiger I è un carro che ha avuto una genesi travagliata (lo sviluppo è iniziato insieme al Panzer IV ed infatti i primi prototipi gli somigliano molto) e un battesimo del fuoco piuttosto deludente. I tedeschi non avevano dimestichezza con carri così grossi e pesanti e dovettero prima mettere a punto dottrine di impiego adeguate - anche all'esiguo numero disponibile - prima di servirsene in modo proficuo. Il peso di questo bestione era comunque superiore a tutto quello che si vedeva ad occidente, 55 tonnellate, così come il cannone da 88mm L56, i 90 colpi a disposizione e che arrivava fino a 120mm di protezione frontale. il numero però non era tale da permetterne l'uso in massa per cui veniva schierato a livello di reggimento o in KampfGruppe improvvisati. In totale ne furono consegnati 1350 pezzi. Rispetto al Panther, interamente più moderno sebbene meno possente, e ai carri russi, aveva ancora una architettura d'anteguerra con le piastre delle corazze verticali e non inclinate. Esistono alcune derivazioni da questo carro ma possono essere considerati esemplari minori. Panzerjager Ferdinand Il Ferdinand era un cacciacarri allestito per utilizzare gli scafi della versione Porsche del Tiger, versione che non passò gli esami di valutazione. Era un veicolo goffo e pesante che pagò un tributo pesante di perdite ad opera della fanteria russa contro cui era inerme. SturmTiger armato con un mortaio a razzo da 380mm era pensato per azioni di appoggio nel combattimento urbano (in pratica buttava già un edificio con ogni colpo). Costruito in pochi esemplari e, a quanto mi consta, impiegato proficuamente solo contro gli insorti del sollevamento di Varsavia verso la fine del 1944. Il Tiger II o Konigstiger Panzerkampfwagen VI Konigstiger Ausf B. Carro superpesante, complesso, delicato, lento, costosissimo, disponibile in quantità tali (480 pezzi in tutto) da non poterlo impiegare che in azioni sporadiche nei famosi Panzer-Abteilung, formazioni estemporanee a volte composte da 4-5 carri al più, impiegate per azioni di rottura o di difesa estrema contro lo straripante apparire dei carri pesanti russi. A dispetto delle sue 70 tonnellate e del pezzo da 88mm L71 superpotente, i più si perdevano per eventi non direttamente connessi con l'azione, gli equipaggi inesperti e le condizioni di impiego proibitive sul finire della guerra, sempre sotto la costante minaccia dell'aviazione nemica che aveva il dominio completo di tutti i fronti. Il loro apporto, più che altro difensivo, al di là della sensazione "cinematografica" può essere considerato superfluo. Jagdpanzer VI Jagdtiger Ancora più ininfluente per le sorti della guerra la versione superpesante, armata con il cannone rigato da 12,8 cm destinato a perforare anche le corazze degli IS-2 (indenni al tiro degli 88mm da distanze superiori ai 500metri), voluto da Hitler che amava le "armi finali" irrealistiche. Goffo, incapace di muoversi in terreno aperto, buono per i videogiochi. Insieme a questi carri c'è una pletora di progetti sempre più folli sponsorizzati da Hitler al posto di fare carri veri. Tutti frenati dalla solita indisponibilità di grossi calibri adatti all'impiego su scafo che non fossero derivati da cannoni navali o antiaerei. Come il 10,5 cm e il citato 12.8 che pesavano senza affusto, circa 10 tonnellate (da soli !). il PaK 44, cannone da 12,8 cm L44 che equipaggiava nella versione imbarcabile anche lo Jagdtiger ed avrebbe dovuto armare il Mouse e il Lowe. Pesava da solo 10 tonnellate, sparava granate da 38 chilogrammi in grado di perforare 148mm di corazza a 2000metri. Ne vennero costruiti 51 esemplari. Metterlo in batteria era un incubo che esponeva gli artiglieri ad essere preda di qualsiasi reazione avversaria, anche perchè un affare così grosso non si poteva proprio nascondere. Si concludono qui le puntate relative alle Panzerwaffe della Seconda Guerra Mondiale che io giudico mediamente inferiori al meglio che potevano schierare gli avversari ma spesso avvolte in un mito che le fa considerare ancora oggi superiori a quanto erano nella realtà. Sinceramente io salvo il solo Panther, che non a caso è il mio carro preferito di tutti i tempi. Insieme ai due suoi discendenti, i Leopard, di cui parlerò in una prossima puntata per non annoiarvi troppo adesso
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  5. Mio padre (del 1929) parlava decentemente il francese e capiva qualcosa di tedesco...ma di fargli pronunziare una parola in inglese, no...non ci sono mai riuscito
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  6. E noi ci commoviamo al cinema guardando i film su Turing ed Enigma decriptato
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  7. non sapevo dell'esistenza di questa corrida nella Provenza, grazie per aver fatto conoscere con questo mini reportage
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  8. quando nella vita si riesce a trasformare ogni impedimento in opportunità succede sempre questo. Non per nulla in questi dodici mesi di pandemia io e Mauro abbiamo scritto e scattato foto come poche volte nella nostra vita: anche a soggetti ben differenti dai soliti. Abbiamo imparato oppure, come in questo caso, affinato, tecniche e idee. Non bisogna mollare. Mai !
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  9. La storia di Nikon passa attraverso le guerre, purtroppo: quelle nelle quali costruiva materiale ottico da puntamento per la flotta del Sol Levante, quindi sconfitto e piegato, quella di Corea, durante la quale il fotografo americano di Life, David Douglas Duncan scoprì che le ottiche dei suoi colleghi reporter giapponesi e coreani, rendevano meglio delle sue Zeiss. Le caldeggiò a colui che ne divenne poi importatore per gli USA e che contribuì decisamente alla loro diffusione e sviluppo. Io custodisco gelosamente una Nikon S del 1951 e alcuni suoi obiettivi, tra i più comuni ma non per questo meno interessanti: negli anni mi sono spesso procurato anelli adattatori per poterli montare su fotocamere che si prestavano al loro utilizzo, principalmente le mirrorless degli ultimi anni, dotate di strumenti per condurre la messa a fuoco manuale con il riscontro del piano di messa a fuoco, a mio parere assolutamente inutili, se non utilizzati con macchina ed obiettivo posti su treppiede, ad inquadrare soggetti statici, in modo da avere ragione (specie con i wide) della difficoltà di realizzare una messa a fuoco precisa. Il Megadap MTZ-11, distribuito in Italia da Nital oggi mi concede la gioia di trasformare questi obiettivi più anziani di me in autofocus, sfruttando anche la stabilizzazione del corpo macchina, la mia Nikon Z6II del 2020, sulla quale li ho montati oggi per i primi scatti di prova, primaverili. Nikkor-C 3,5cm f/2,5 del 1952, 6 lenti in 4 gruppi, il più luminoso dei wide, fino al f/1,8 nato per la SP a fine '56: questo mio appartiene alla prima serie di produzione. Facile sul Megadap basta settarlo sul segno di infinito e l'escursione dell'adattatore consentirà una semplice messa a fuoco automatica su tutto il range delle distanze brillante e ben saturo in luce anche a TA, da ...evitare di utilizzare in controluce: probabilmente nei suoi 70 anni di età avrà perso il coating originario... Il mio esemplare deve andare a fare un...tagliando, perchè noto un allentamento del gruppo ottico anteriore che potrebbe avere influenza anche sulla nitidezza ai bordi... Nikkor-P.C 8,5cm f/2 del 1953, 5 lenti in 3 gruppi III serie dell'obiettivo originario del 1948, (quello subito adottato da DDD in Corea) Classicamente mediotele da ritratto ambientato, si presta a molti altri usi, grazie alla sua elevata luminosità e nitidezza già a TA, senza eccessivo accenno di vignettatura. eccezionale bokeh, quello che fece innamorare di questo obiettivo tanti fotografi famosi oggi facilitato dal Megadap nella conferma del fuoco a TA e per la eccellente stabilizzazione indotta dal sensore della mia Nikon Z6II E in compagnia di un doppietto acromatico Nikon da 2,9 diottrie... non è fichissimo...?!? Nikkor-Q 13,5cm f/3,5 del 1956, 4 lenti in 3 gruppi, IV serie dal capostipite del 1950 Nikon ha una lunga tradizione su questa lunghezza focale, apparsa fin dalle origini a delimitare il massimo della base telemetrica concessa dalle sue fotocamere, senza dover fare ricorso alle cassette reflex, per mettere a fuoco a mano sui teleobiettivi ulteriori. Questo mio 13,5cm è senza dubbio uno di quelli meno rari e più frequenti da trovare ancora sul mercato dell'usato, cionondimeno è caratterizzato da una validità di progetto, immutata negli anni, che ce lo porta sulle mirrorless attuali, su sensori iper esigenti, a rendere il soggetto ancora ben definito e contrastato, nonostante i lustri trascorsi. Va da sè che la notevole escursione dell'elicoide non permette al Megadap di gestire tutto il range di maf, se non aiutato, portando a mno la ghiera dell'obiettivo vicina al punto di fuoco, che poi il sistema combinato di adattatore e fotocamera, trasformerà in un preciso ed attendibile autofocus: stabilizzato of course !!! Il Megadap funziona con tutti i modi AF, compreso ovviamente l' AF-C: ...anche con obiettivi in età da pensione come questo meraviglioso esemplare... Una bellissima scoperta questo Gabale Megadap MTZ-11 per fornire riviviscenza a progetti ottici ancora interessanti. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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  10. Il mio desiderio me lo fece esplodere una pubblicità (mai più ritrovata) dell' Amaretto di Saronno con tre surfisti di allora in fila, il terzo spalle dentro il boma a riposarsi: era il 1981... Quella estate nel punto più ostico del golfo di Mondello, dove tentavo di imparare, furono solo cadute, fino all'ultimo giorno della stagione balneare, quando finalmente, grazie a vento forte e teso ed ai bagnini che mi fischiavano esserci bandiera rossa, riuscì a fare un bordo verso il largo e l'altro....di ritorno: per sopravvivere. Da allora amai il vento che, fino a quel momento (giocavo a tennis) avevo sempre detestato. Nell'anno dei Mondiali italiani, il mio primo BIC...con la pubblicità sulla vela. E poi tentativi di regatare contro i surfisti più forti in Italia, che nel 1984 ed 88 ci rappresentarono alle Olimpiadi, in quel periodo tutti concentrati a Mondello... Nel 1987 mio padre mi regalò una Nikon, con la quale pochi mesi dopo vinsi un photocontest e tramutai il premio in un Sigma 400/5,6 E da allora che li fotografo...
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