Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 11/01/2021 in tutte le aree

  1. Lui è Ignazio Arena, classe 1941, l'agricoltore che da cinquant'anni cura la vigna e l'uliveto della mia famiglia, contando il tempo come si usa in campagna, a potature, per cui il riferimento di un fatto avvenuto nel fondo si considera avvenuto ..."alla terza pota" o giù di li. È ritratto accanto al suo trattore col rimorchio carico di uve catarratto, appena vendemmiate. Vedendomi come sempre in giro per il vigneto a fotografare, mi ha chiesto, (contrariamente alle sue abitudini, secondo le quali non ha mai chiesto ma solo eseguito, nella sua vita di lavoro, iniziata già ai suoi otto anni): "Massimo, me la fai una foto accanto al trattore ?" E io gliela ho scattata, con piacere. Ma non l'estate scorsa. Questa foto è del settembre 2014 e oggi l'ho portata ai figli che lavorano anche essi la mia terra, perché ieri sera mi hanno chiamato per comunicarmi che Ignazio era appena venuto a mancare. Ad un mese dagli ottant'anni. Io non so se Ignazio mi abbia chiesto di scattargli questa foto per averla oggi, di certo è che ho tardato a portargliela. Ma lui nel frattempo non l'aveva reclamata, come avrebbe potuto. No. Lui voleva che io lo fotografassi li, nel vigneto, dove aveva faticato sudore sotto al nostro sole e bagnato dalla pioggia invernale, per pote e pote e pote... Non aveva bisogno di possedere la foto in vita. Voleva essere fissato nel mondo, il suo mondo, per sempre e per chi su quella terra continuerà a compiere i gesti di infinita pazienza che la Terra richiede, per ripagarci dei suoi Premi. Che non sono scontati: come non lo è stata la mia piccola foto. Il destino può essere fotografato. Riposa in pace, quindi, Ignazio. Max Aquila photo (C)
    5 punti
  2. vorrei che fosse chiaro che la perdita di una persona a me cara, per essere stato compartecipe di gioie e dolori della mia famiglia, in relazione ad almeno due se non tre generazioni, non mi fa perdere di vista il senso della sua richiesta di considerazione, attraverso il mio scattargli una fotografia che lo ritraesse nel suo mondo: ossia , pur essendo un terreno non di sua proprietà ( e ne ha...aveva) uno dei terreni sui quali si è esplicata la sua attività umana ed il suo contrasto al volere delle divinità (aria, acqua, terra, fuoco) non sempre in linea con gli intenti di coltivazione razionale. Sono due dimensioni: quella umana e quella ultra...terrena che si legano insieme, attraverso il sorriso da un ritratto di persona consapevole e non un ritratto rubato. La forza del nostro Fare è tutta qui. Siamo dei messi, dotati di fotocamera: certo che prendiamo piccoli pezzi di anima. Ogni volta... ed è questo il bello !
    1 punto
  3. quanto mi è piaciuto questo post. Alla fine il senso del fotografare è tutto qui, almeno per come la penso io. Non tanto un crogiolarsi nei "ricordi", ma davvero rendere eterno un istante. Io invece adoro i ritratti, anche se capisco photoni che li ripone nel cassetto. Anche questa è la dimostrazione lampante della loro potenza. Adoro indugiare sugli occhi di una persona fotografata 100 anni fa o 10 minuti fa, o sul gesto di una mano, un'espressione, un taglio di luce, cercando di immaginare i pensieri o anche solo gustandomi la Bellezza, non necessariamente quella di una donna, la Bellezza con la B maiuscola, che credo possiamo trovare più spesso di quanto immaginiamo...e che certamente dovremmo cercare più spesso. Avete presente il monologo finale del film American Beauty? Ecco, quella roba lì...
    1 punto
  4. Come ogni anno eccomi ancora qui per un piccolo bilancio di questo 2020 che si sta concludendo. Un anno anomalo, per non dire di peggio, per la pandemia che ci ha colpiti e che ha influito anche sul nostro fotografare e sulle occasioni e possibilità che abbiamo avuto per farlo dove e come di solito. O perlomeno è ciò che è successo a me. Perché amo scattare per strada cogliendo situazioni di vita curiose o che attraggono la mia attenzione ma, stante la situazione, in questi mesi non ho trovato quasi nulla di spensierato da fotografare nelle città in cui la gente si muove con il viso fasciato da protezioni di ogni foggia e colore, ricordando ognora al fotografo e all’osservatore delle sue immagini il motivo di quel triste mascheramento. Ciò nondimeno qualcosa sono riuscito a fare nei primi due mesi dell’anno, quando la situazione sanitaria non aveva ancora stravolto le vite e le abitudini di ciascuno … 1. 2. 3. 4. … e in estate, al mare. 5. 6. Così ho provato a fare di necessità virtù e, complici degli amici con cui ho condiviso alcune uscite per fotografare, ho provato a spostare il mio interesse verso la fotografia di natura e di paesaggio. Per me una sfida nuova ed interessante, che coniuga il piacere di frequentare bei luoghi alla possibilità di portare a casa qualche scatto. Come queste immagini raccolte sull’Appennino Tosco-Emiliano … 7. 8. 9. 10. … e sul massiccio del Pratomagno. 11. 12. Senza salire fin sulle montagne, la Toscana offre scorci altrettanto belli anche in zone assai più facili da raggiungere. Come nelle Crete Senesi… 13. 14. 15. 16. 17. … o in Val d’Orcia. 18. 19. 20. Il mio bilancio? Bah, viste le condizioni non è andata male, e anzi, sono contento per aver iniziato un percorso che può regalarmi qualche soddisfazione e, soprattutto, divertimento. Con la serenità che, come tutti, spero di avere nell’Anno che sta per venire. Grazie a chi è arrivato fino a qui, e a chi vorrà lasciare un commento.
    1 punto
  5. Pedrito a proposito dell'idea di fare una nuova edizione del mio libro sulle libellule scrive: Così aggiorneresti anche le immagini riguardanti l'attrezzatura utilizzata, oggi forse un po' obsoleta... Ha ragione, mi vien da dire che se da una parte ho vantaggi enormi da alcune delle cose che uso adesso, dall'altra ho qualche rimpianto verso qualcuna di quell'attrezzatura "obsoleta". Faccio una panoramica di pro e contro: Non esiste un equivalente aggiornato del 200mm micro-nikkor f4 AfD o del 180mm Sigma f3.5 Apo Macro. Oggi c'è (se c'è ancora) il Sigma 180 f2.8 apo Macro, un ottimo esercizio di stile, ma costoso e soprattutto pesante oltre ogni logica. Oggi non c'è nulla di aggiornato che superi i 100mm l'Irix 150 mm è solo 150mm (leggi sugli 80mm alla minima distanza) e solo manual focus. Il 200mm f4 micro-nikkor AfD su D300. Con i nuovi tele zoom la qualità ottica è salita molto, il 70-300mm F4.5-5.6 P è qualitativamente il miglior 70-300 che abbia avuto, ma alcuni aspetti operativi legati, soprattutto al focus by wire, rallentano le riprese sul campo. Ad esempio se voglio montare una lente addizionale sul 70-300mm P, per averlo focheggiato ad infinito dove la lente rende meglio , devo prima focheggiare puntando effettivamente ad infinito e dopo montare la lente perchè non ho un riferimento per l'infinito sulla ghiera. Quindi devo fare una doppia operazione. Poi la stabilizzazione e la qualità ottica sono superiori come ho scritto, su questo non ci piove. Esempi di foto con il nikon 70-300mm f4.5.6 P e lente addizionale su Nikon D500: Non c'è poi da lamentarsi... La Z6 è indubbiamente meglio di tutto quello che ho avuto prima per i soggetti posati, per una quantità di ragioni, in primis la qualità ottica e la precisione del fuoco (no front-back focus che in macro sono particolarmente presenti sulle DSLR), devo ancora provarla sui soggetti in volo (parlo delle libellule, non di uccelli), ma sono piuttosto fiducioso. + Il 300mm f4 pf in generale è operativamente meglio del vecchio 300f4 AfS, stabilizzato, compattissimo, molto nitido e bei colori. Ottimo per la foto ravvicinata anche senza cavalletto. Esempio di foto con Z6 e 300mm f4 Pf + TC 14. Esempio di foto con Z6 e 300mm f4 Pf + TC 17 (si sta mangiando una damigella). Quindi sono senza dubbio molto soddisfatto degli aggiornamenti, rimane solo qualche piccolo impiccio (e la mancanza di un 200 micro nikkor AFS G VR o equivalente!). Da chiarire che queste scelte produttive sono scelte strategiche di tutte le marche, non solo di Nikon, per tutti il trend è quello. Devo farmene una ragione. Però... a costo di farmi prendere in giro da tutti, confesso che mi è rimasto un pizzico, ma poco poco, di simpatia per quella "vecchia caffettiera" del SIGMA 300mm f4 APO MACRO ( e per il suo fratello maggiore, il 400mm) con la sua messa a fuoco a 1,2m a cui corrispondeva un RR 1:3 (1,6m per il 400mm) e il selettore che restringeva il campo di messa a fuoco da 1,2m a 2m, perfetto per queste cose, risparmiava fughe delal messa a fuoco sullo sfondo, sulle canne, chissà dove. Ad essere onesti la maggior parte di quei 300 sulle DSLR aveva un front- o backfocus monumentale, ma se ne trovavi uno (ne ho avuti almeno tre ) che funzionava, era un gran divertimento. Il vecchietto... Sulla D300 non era poi troppo male: Oggi probabilmente soffrirebbe, chi lo sa.
    1 punto
  6. Credo che le scelte strategiche di tutti i marchi dipendano da considerazioni di mercato. Alzino la mano tutti quelli che, presenti, hanno le tue stesse esigenze e, te incluso, quanti comprerebbero un 200 Micro-Nikkor AF-S per Z a non meno di 3000$ (che è l'unico prezzo per poterlo spesare oggi). Quando magari sarà già uscito da un biennio un 100-400 Z possibilmente con una distanza minima di messa a fuoco di 98 cm.
    1 punto
×
×
  • Crea Nuovo...