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Bach : Fantasia e Fuga in la minore BWV 904


M&M

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La letteratura ufficiale data questa composizione al 1725, inizio del lungo soggiorno di Lipsia di Bach.
Nella realtà - come peraltro altre composizioni non pubblicate ufficialmente - non è possibile datarlo.
Da quello che ho letto, mi sembra uno scritto, molto ma molto antecedente.
Ci sono troppi riferimenti alla musica barocca più antica, alla struttura veramente classica, mi viene in mente Sweelink ma possiamo citare persino Frescobaldi.

Anche lo strumento per cui è stata scritta è incerto, nei due manoscritti sopravvissuti, rimasti inediti fino al 1849, c'è due scritto manualiter e i manuali (tastiere) sono quelli dell'organo.
Ma la struttura della fuga è atipica per le composizioni d'organo di Bach, perché le voci entrano ed escono e nell'organo si sente subito se manca qualche cosa o se qualche cosa compare all'improvviso, non è facile giocare con le dinamiche con quello strumento.

Per cui più facilmente clavicordo se lo immaginiamo come un pezzo didattico, volto ad affermare e consolidare stilemi compositivi più che interpretativi (per i figli, la moglie, gli studenti ? Chi lo sa).

Ma si tratta di una composizione di una bellezza inusitata (a mio modesto avviso) che sembra invece pensata per il puro intrattenimento con tutto il più viscerale gusto barocco dello stupire l'ascoltatore.

Rimaniamo nel mistero.

Non è un mistero che la BWV sia rimasta fuori dai repertori, schiacciata dalla retorica romantica che descriveva Bach come una sorta di sacerdote ascetico del contrappunto retto e non come un musicista che amava fare musica in famiglia o al caffé, quando gli impegni imposti dai suoi padroni bacchettoni e puritani gliene lasciavano il tempo.
Per cui la Fantasia Contrappuntistica e Fuga con i suoi voli pindarici l'ha annullata. Come del resto le Partite non sono mai entrate in repertorio fino ai giorni nostri.

Merito di Von Bulow una certa riscoperta ma soprattutto di Busoni che ne curò la riedizione critica con tanto di saggio allegato, nel 1916-1920 insieme alle straordinarie toccate.

Se ne avvalsero il grande Edwin Fischer che ci ha lasciato una sontuosa registrazione nonostante l'età e quindi Alfred Brendel che l'ha tenuta sempre in repertorio, mettendola nel suo disco d’addio.

Per i clavicembalisti, se se sono appropriati, ovviamente dalla stampa originale, i nordici, con Leonhardt in testa. E sono tantissime le registrazioni a nostra disposizione.

Fino ai giorni nostri dove possiamo goderci la contrapposizione tra cembalistici latini (Alard e i nostri Alessandrini e Corti) e il pianista gouldiano, vichingo d'Islanda che l'ha inserita in chiusura del suo celebrato disco bachiano.

Tanta abbondanza però non vale a questa straordinaria composizione che resta trascurata dagli ascoltatori.

Io, ovviamente, la adoro (come del resto il 99% della musica di Bach) e quindi ne ho voluto scrivere, approfittando dell'occasione per allegare il - poco - materiale scritto disponibile al riguardo.

***

Struttura

Fantasia non ha alcuna relazione col termine romantico (a la Chopin o Schumann) ma va inteso per derivazione corale, mottettistico.
Si tratta di una composizione solenne, un lamento all'italiana abbellito e strutturato in quattro parti reali, due simmetriche e due divertimenti, una sorta di rondeau ellittico.
Può essere intesa sia in forma solenne o drammatica, che contemplativa. Dipende dalla lettura (o dall'uso del pedale, per i pianisti).

La fuga è una composizione a due facce. Apparentemente semplice sul piano strutturale, contrappuntisticamente poco sviluppata, nella realtà non gioca su soggetto e controsoggetto ma su due temi diversi a formare in pratica due fughe differenti, una inserita nell'altra, i cui due temi e sviluppi ad un certo punto si fondono prima della stretta, evolvendo in modo stupefacente come una il controsoggetto dell'altra.

Lascio come approfondimento il commento di Francesco Corti (in italiano !) nel video qui di seguito mentre allego un saggio specifico sulla fuga, estremamente dettagliato, per chi volesse seguire partitura e soluzioni stilistiche.
Nei commenti una lettura con la partitura a fronte.

 

 

 

analisi critica (in inglese).pdf partitura.pdf

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13 Commenti


Commenti Raccomandati

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L'interpretazione di Francesco Corti per la Netherlands Bach Society di due anni fa :

 

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Interpretazioni

Le due pianistiche "storiche" di Fischer e di Brendel sono straordinarie potenti, drammatiche ma al tempo stesso espressive.

Quelle cembalistiche derivano in gran parte da quella di Leonhardt ma ci sono alternative come quella della Ruzickovà.

Le due "italiane" di Alessandrini e di Corti sono fresche, libere, ricche di abbellimenti, leggere. Bellissime.

Sokolov una volta tanto mi convince con la sua diteggiatura staccata e un canto lento ma ostinato, anche lui con qualche abbellimento quando serve. La fa sembrare una parte di una partita.

Straordinariamente sentita quella di Olafsson.

Ne ho vista una per accordion, quella per orchestra è interessante - Redel era un bachiano sensibilissimo - ma non saprei definirla.

Nota a parte per Ivo Janssen la cui integrale al pianoforte, pensata ed autoprodotta sulla sua barca sul canale di Amsterdam continua ad essere, per me, la più convincente di tutti i tempi.

Quelle all'organo sono meno libere, più costipate, come se mancasse dell'aria tra le note.

Ma in fondo a me piacciono tutte. Sono capace di ascoltarne una ventina di versioni diverse di seguito. Per tutto un giorno.
E poi ?
Ricominciare da capo ... ;)

 

Disponibili su Qobuz :

 

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