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Rachmaninov : Etudes-Tableaux - Nikolai Lugansky


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Rachmaninov : Etudes-Tableaux - Nikolai Lugansky, pianoforte
harmonia mundi, 3 febbraio 2023, formato 96/24, comprato

***

Devo moltissimo a Nikolai per il suo Rachmaninov che mi ha illuminato al di là della solita retorica su un autore troppo sottovalutato.
I suoi cicli sia di piano solo che dei concerti, una "quasi" integrale, registrati oramai ... troppi anni fa, sono tra i dischi più preziosi che ho, ascoltati centinaia di volte.

Qui Luganski gioca contro se stesso, giacché 30 anni non possono passare invano.

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la precedente registrazione, datata 1994, formato 44/16, durata di 1:03:50

Lui si è fatto più maturo, flemmatico, a tratti lento, ma in realtà, placido.

Nel suo suonare di 20-30 anni fa c'era una furia e una sorta precipitazione che rendevano tutto molto virile e immanente.
Oggi, ma già da qualche anno, qualche cosa è cambiata. L'ho valutato molto negativamente in alcune registrazioni passate, sinceramente dispensabili ma l'ho rivalutato moltissimo nel suo disco di Franck.
E' quieto come a preparare il terreno per quando sarà il momento di correre.

Le ottave, possenti, ci sono tutte, sempre. Ma quella potenza è controllata, scappa via solo quando lui lo vuole e non quando le dita scalpitano per farlo.

Nel complesso la nuova edizione 1:06:52, che sono solo tre minuti di più. Ma sono i tempi che sono dosati diversamente.

L'Op. 33 è resa - giustamente - più sognante, è quasi impressionista.
L'Op. 39 - che io preferisco - è più romantica, nel senso del dosaggio dei passaggi e della tavolozza dei colori che sullo Steinway Edward di Lugansky sembrano quelli di un Van Gogh.

Nel 39/3 e nel 39/5 non c'è più quella foga, un pò disperata, della precedente edizione, ma c'è la lucidità di un uomo che adesso ha l'età giusta. Qualche anno in più di quanti ne aveva Rachmaninov quando ha scritto gli Etudes-Tableaux dell'Op. 39 (1916-1917, quindi 44 anni).
Direte che non conta, eppure si, l'interpretazione di pagine così complesse, non solo sul piano meramente tecnico - trascendente - ma specialmente su quello interpretativo.

Ecco, credo si debbano leggere in questa chiave. E la modestia di Nikolai, mostrata sia nel suo ritratto in copertina quanto nelle note del libretto - illuminanti - a commento di ogni singolo studio, faranno il resto.

Disco del mese, già ascoltato forse 20 volte in tre giorni ... fate un pò voi.

Nota a parte per gli sconosciuti tre pezzi aggiunti in coda, apparentemente non necessari nell'integrale degli Etudes ma ancora più chiarificatori dell'attuale poetica di Lugansky : evocativi, sognanti, pacati, bellissimi.
Sono anche essi stati composti nel 1917, più precisamente nel novembre di quell'anno, attimi prima dell'avventurosa fuga in slitta dalla Russia bolscevica.

Registrazione di buon livello, pianoforte potente ma senza i difetti delle riprese ravvicinate. 
Fatta a Dobbiaco lo scorso settembre. E in questo dobbiamo ringraziare chi ha aggirato l'ignobile ostracismo fatto ai grandissimi artisti russi che nulla hanno a che vedere con le vicende politiche.

2 Commenti


Commenti Raccomandati

  • Nikonlander Veterano

Il disco del '94 aveva un'ardore incredibile. Oggi Lugansky non ha più quel fuoco dentro, ma trovo che questa interpretazione degli études-tableaux abbia guadagnato in profondità e poesia. Alcuni passaggi sono davvero ipnotici.

Naturalmente stiamo parlando di un pianista che in Rachmaninov gioca in un altro campionato.

  • Sono d'accordo 1
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