Il titolo è quello di una raccolta di poesie di Trilussa, oltre a suscitare curiosità, si presta al discorso .
Come ho già scritto, sto tentando di realizzare un portfolio sui gatti di strada, ispirato da autori celeberrimi quali Edward Weston, o almeno famosi come
Masayuki Oki ma soprattutto da Sabrina Boem .
Questa avventura mi sta dando molto, anche sul lato umano.
I gatti per strada che si vedevano qualche decennnio fa sono diventati rari se non rarissimi.
Oggi sono concentrati nelle "colonie feline", dei gruppi di gatti senza proprietario che spontaneamente si sono radunati a condividere un territorio che sembra loro tranquillo. Le colonie feline vengono censite dai Comuni e ci sono leggi che le tutelano (se, quando e come si può e si vuole). Sono incaricati dei volontari(e) definiti gattare(i) che se ne occupano quotidianamente (se ce la fanno).
Ci sono anche numerose associazioni di "Amici dei Mici" che cercano di sostenere le gattare, procurare alimenti, curare i gatti per evitare il diffondersi di epidemie e sterilizzarli per limitare la diffusione del randagismo. Insomma, c'è tutto un mondo dietro. Non intendo fare della sociologia o psicologia spicciola sui perché, nè discutere se ci sia (spesso c'è) un po' di fanatismo dietro ad alcune di queste realtà, nè sul fatto indubbio che ci sono altre creature della nostra stessa specie altrettanto o più bisognose di aiuto. Ciascuno si relaziona con il prossimo, umano o animale, come può.
Il randagismo felino, come per quello dei cani, è comunque opera dell'uomo e quindi non mi sembra sbagliato se qualcuno se ne occupa, cercando contemporaneamente di contenere il fenomeno. Anche perchè, entrando in contatto con le Gattare,
ho sentito storie di abbandoni, violenze e torture raccapriccianti, o anche comportamenti ossessivi (decine e decine di gatti tenuti chiusi in una soffitta per "amore") da far rabbrividire. Più o meno come certi uomini fanno ai loro simili, purtroppo.
La cosa mi attrae da più punti di vista, perchè un po' gattaro (o meglio catofilo) lo sono sempre stato, per il lato umano come ho già scritto, ma anche perchè è diverso dalla fotografia agli animali che faccio di solito, si avvicina di più allo street o al reportage, con mio grande divertimento.
Con i gatti c'è interazione, mi vedono, sanno che li sto osservando e reagiscono, secondo il loro carattere, che cambia molto da individuo a individuo, che vanno dallo struscio alla fuga con in mezzo tutto quel che ci può stare compresa l'indifferenza. C'è coinvolgimento emotivo.
Una delle maggiori difficoltà è individuare le colonie feline "giuste".Perlomeno in ambiente metropolitano e di periferia urbana. L'ubicazione delle colonie spesso non viene divulgata perchè ovviamente c'è poco da fidarsi,oppure se ne riesce ad individuare qualcuna ma spesso sono poco interessanti quando non desolanti, o dei luoghi dove non è salutare andare in giro con attrezzature costose; perchè i gatti, come accadde ai pellirosse ad opera dei visi pallidi, vengono confinati in "riserve" dove nessuno vuole stare.
Altre colonie sono in giardini condominiali, altre volte le trovi ormai "vuote" perchè i gatti sono stati allontanati per via di lavori edilizi, avvelenati da umani infastiditi dalla loro presenza, o semplicemente perchè chi se ne occupava (di solito persone di una certa età) non può più farlo e i gatti lasciati a se stessi senza cibo, sconfinano e si disperdono.
Cimiteri ed ospedali spesso ne ospitano, ma per i cimiteri occorre delicatezza, quando non un'autorizzazione per fotografare, e negli ospedali, beh...
A Milano per ora la migliore che ho trovato come spunti interessanti è quella del Castello Sforzesco, dove una gattara famosa e a volte coadiuvata da altre persone (per lo più anziani), si occupano dei felini. Cè un po' di disturbo, dovuto a turisti forse troppo espansivi, ma non si può avere tutto.
Le gattare e i gattari invecchiano e il ricambio è molto scarso, questo non promette nulla di buono per i gatti di strada.
LE FOTO CHE MI RITRAGGONO SONO DI GIANNI RAGNO.
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