Per quanto riguarda le caratteristiche generali del DAS TerraMaster D5-300C, rimandiamo al recente articolo pubblicato qui : TerraMaster D5-300C : DAS a cinque cassetti
Non sappiamo se l'argomento DAS (Desktop Attached Storage, cioè uno scatolotto contenente più dischi fissi, collegato esternamente ad un computer desktop in locale, non in rete) fosse già a conoscenza dei lettori di Nikonland.
E nemmeno se i suoi sviluppi possano interessare il fotografo medio.
Ma contiamo di fare cosa gradita approfondendo una specifica configurazione permessa dalle caratteristiche di questo specifico DAS.
Attenzione, non stiamo parlando in termini generici, né vorremmo che la conversazione si spostasse sui NAS.
Riteniamo che i NAS - veri e propri computer desktop che vivono di vita propria in un proprio spazio integrato in una rete locale LAN - non siano necessari per l'utente medio. Anzi, nella maggioranza dei casi offrano caratteristiche ridondanti a costi eccessivi per esigenze basiche.
In questo caso di studio immaginiamo un fotografo normale, con un archivio fotografico di una certa rilevanza, che scatta parecchio e vede crescere la necessità di spazio dove archiviare le sue foto.
Ma vuole anche prestazioni e sicurezza al contempo.
Il fotografo ideale è uno che si è dotato di un miniPC che, dall'avvento degli Apple corrispondenti, stanno riscuotendo un certo successo, forti del minimo impatto sulla scrivania.
Oppure di un computer portatile.
Ma in entrambi i casi di recente generazione e dotati almeno di una porta USB di tipo 3.1 GEN 2 o 3.2 GEN 2.
un Intel NUC ha una impronta minima sulla scrivania, quasi non si vede.
Ma ha anche un limite, la capienza di spazio di archiviazione è minima, limitata sostanzialmente al disco di accesso che non può offrire lo spazio necessario ad intere annate di fotografia di un fotografo che ... fotografa.
Ad un miniPC come questo si deve collegare un sistema di archiviazione.
Un DAS può rappresentare la soluzione più semplice ed economica, nel caso in cui non sia necessario avere accessi tra più utenti collegati in rete locale o geografica, la configurazione di un Cloud personale, l'autenticazione di utenti esterni, magari clienti che si collegano da remoto o colleghi in servizio esterno. Insomma, per soluzioni professionali un DAS deve cedere il passo ad un NAS, meglio se molto potente.
Ma per un fotografo amatoriale un DAS per circa 200 euro offre tutto il necessario.
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Chiarite le premesse, andiamo al caso di studio che vi illustriamo come ipotesi, senza l'ardire di credere che sia la soluzione per tutti. Ognuno saprà come regolarsi ma magari essendo informato delle potenzialità di questa soluzione.
qui abbiamo il nostro secondo Terramaster D5-300C pronto per essere configurato per la workstation numero 2.
Vogliamo che qui ci siano tutte le annate - dal 2008 a domenica scorsa - di fotografie a modelle scattate da M&M.
Sono circa 20 terabyte di fotografie in vari formati. Letteralmente milioni di scatti. Costati tanta fatica e costi reali dell'ordine di 100 volte l'impegno in hardware volto a salvaguardarne il valore.
qui abbiamo 4 dischi fissi Seagate EXOS serie X18, di due serie differenti.
Due di questi dischi saranno configuarti in RAID 0, due fungeranno da backup interno.
A parte, su un altro apparecchio Terramaster, c'è un ulteriore backup di queste immagini.
E poi ce ne sono altre due copie, residenti altrove. Giusto per stare tranquilli.
Non sottolineeremo mai abbastanza l'importanza dei backup. Ma siamo sicuri che tutti i nostri lettori abbiano la percezione di quanto siano fondamentali (e l'ultimo backup non può che essere la stampa di tutte le fotografie migliori ...).
Il Terramaster D5-300C ha la possibilità di configurare in RAID i primi due dischi della catena interna.
come illustrato nell'etichetta laterale.
Si può configurare il dispositivo per vedere i dischi singolarmente. Oppure in RAID 0 o in RAID 1.
Per farlo non serve alcun software. Solo un paio di mini-attrezzi in dotazione. Un minicacciavite e una mini-chiavetta
i due unici strumenti necessari per configurare in RAID il TerraMaster D5-300C
Il RAID 0 si sceglie per sommare la capacità di due dischi uguali. In questo modo si ha un volume risultante che è il doppio della capienza del singolo disco.
Con una velocità di lettura e scrittura doppia rispetto ad un disco singolo. Perché i dati vengono suddivisi via software al momento della scrittura delle informazioni.
Il tutto al rischio che in caso di rottura anche di uno solo dei due dischi, si perdano il contenuto di tutto quanto. Senza possibilità se non remota di recuperarne una parte.
E' una soluzione che può essere scelta in casi come questo, dove viene previsto un backup intenzionale periodico.
Il RAID 1 si sceglie invece per avere un backup continuo in tempo reale dei dati di un disco su un altro identico. In pratica due dischi offrono uno spazio pari a quello di un disco singolo.
Quindi abbiamo un relativo "spreco" di spazio ma con la sicurezza che quanto viene scritto sul disco, sia sempre duplicato in continuo.
Le prestazioni del sistema restano pari a quelle del disco singolo.
Si tratta di una soluzione che ha senso per archivio di dati sensibili che vengono aggiornati in continuo e di cui si deve avere una copia di sicurezza continua.
Una situazione che non ha nulla a che vedere con le esigenze di un fotografo "normale" che fotografa ogni tanto e che solo in quelle occasioni modifica/aggiorna il proprio archivio.
Il backup continuo in tempo reale di un archivio che si modifica una volta alla settimana o anche in periodi più rarefatti a cosa potrà servire mai ?
E ancora, un backup sensato per un fotografo dovrebbe consentire di recuperare la versione di un file precedente all'ultima lavorazione. Come recuperarla se abbiamo un backup in tempo reale ?
montaggio dei dischi nei cassetti. Basta inserire il disco, bloccare le guide in plastica laterali e poi avvitare due viti sul fondello del disco
il selettore posteriore per selezionare la modalità di utilizzo dei due primi dischi
i cassetti inseriti
Impostazione del RAID.
A computer e DAS accesi si deve selezionare la modalità prescelta e poi resettare il sistema.
a questo punto si deve configurare il volume nel sistema operativo del computer.
Nel caso di Windows ci ritroveremo con una situazione del genere :
vediamo il Disco 5 che è il RAID 0 appena impostato che ci mostra una partizione Non allocata di 33TB circa.
direttamente da Gestione Disco possiamo creare la partizione, formattarla, cambiare la lettera del disco e dare eventualmente un nome.
Da questo momento vedremo in linea un volume X: che corrisponde al RAID. A parte vediamo anche gli altri due dischi che serviranno per il backup.
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Fatto questo e trasferiti i dati dagli altri archivi, vediamo le prestazioni del sistema.
queste sono per prestazioni in lettura e scrittura di un disco Seagate Exos X18 collegato direttamente al bus di sistema dentro al computer (desktop).
queste sono le prestazioni dello stesso disco (singolo) nel TerraMaster.
qui invece vediamo quanto va più veloce il RAID 0 : queste sono prestazioni paragonabili a quelle di un SSD di tipo SATA e più del doppio del disco singolo messo dentro al DAS !
Naturalmente un disco M.2 interno avrà prestazioni 10 o 20 volte superiori.
Ma ancora non esistono dischi M.2 di queste dimensioni ... e se uno ha bisogno di terabyte di spazio di archiviazione, o spende una fortuna moltiplicato 2 in dischi M.2 oppure si ingegna per continuare ad usare dischi meccanici come questi Seagate.
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Andiamo alla parte operativa.
L'archivio principale sta sul RAID 0, qui punterà il fotografo per cercare e lavorare le sue foto.
Idealmente - se usa Lightroom - avendo il disco interno di sistema come disco di appoggio per le anteprime e la cache di sistema.
E, magari, con un altro disco di tipo M.2, collegato via Thunderbolt, come disco per le lavorazioni temporanee da trasferire poi sul RAID del TerraMaster.
A parte, si organizzerà un sistema di backup discrezionale, per il tramite di una utility/app tipo FreeFileSync.
Creandosi uno script visuale che sincronizzi le cartelle con cui è organizzato l'archivio del RAID sui dischi di backup.
Ripartendo così il rischio di rotture su due dischi differenti.
l'aspetto di una sessione operativa di backup con FreeFileSync e uno script impostato visualmente che sincronizza "a specchio" un disco su un altro, andando a modificare solo i file che sono cambiati dall'ultima volta
Il backup sarà periodico, per esempio una volta a settimana oppure quotidiana, ma solo quando vengono fatte modifiche importanti ma "consolidate". E' inutile fare un backup se non si è modificato nulla.
Il ritardo tra l'aggiornamento del backup consentirà eventualmente di recuperare una versione precedente di un file che venga magari per errore modificato in modo distruttivo oppure cancellato.
Qui parliamo genericamente di backup ma nella realtà intendiamo operazioni di tipo incrementale o di sincronizzazione dove effettivamente vengono modificati solo i file che sono cambiati dall'ultima operazioni di sincronizzazione.
Noi consigliamo di tenere - a parte, proprio fisicamente - un ulteriore backup, rinfrescato con una periodicità ancora più rarefatta.
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Riepilogo
- abbiamo in mente un fotografo non professionista che non abbia e non necessiti di una soluzione a se stante di rete tramite NAS
- che fotografi ed abbia un archivio corposo abbastanza da non essere contenuto nel disco di sistema del suo computer o superi le dimensioni di un moderno SSD
- che voglia contemporaneamente avere prestazioni (RAID 0) e sicurezza (backup) ma con la consapevolezza di fare le cose con i suoi tempi
- che non voglia spendere capitali esagerati per soluzione complesse e con funzionalità che non gli servono (tipo servizi di rete locale o geografica, server di rete, etc.)
- con il pieno controllo "visuale" di ogni parametro e la possibilità di modificare quello che vuole con i consueti strumenti a lui familiari del SUO sistema operativo (che sia Windows o Apple non cambia nella sostanza)
naturalmente qui, in relazione alla corposità dell'archivio fotografico abbiamo strutturato un sistema con dischi da 18 TB (ma sul mercato arrivano anche quelli da 24TB a breve).
Ma per esigenze minori si parte tranquillamente da dischi da 4 TB anche se, visto i costi dei dischi fissi meccanici odierni, meglio abbondare e puntare a dischi almeno da 8 TB l'uno.
E' possibilissimo riutilizzare dischi già usati. Ma consigliamo di non pretendere che un disco fisso (sia meccanico che SSD) possa durare in eterno.
Se ci fossero cose poco chiare o necessità di approfondimento, crediamo che nei commenti si potrà estendere il discorso.
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