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(Questo post è stato pubblicato per la prima volta l'8/8/2016 su Nikonland.eu) Otranto, sulla costa adriatica della Puglia nella penisola salentina, è il comune più orientale d'Italia. Cittadina di grande bellezza per le sue vestigia medioevali e per la sua storia secolare di terra di confine fra oriente ed occidente grazie al ruolo del suo porto, è stato prima centro greco e romano, poi bizantino, quindi normanno e aragonese. Il suo castello, le sue chiese, i suoi palazzi splendidamente restaurati e conservati ne hanno fatto una meta turistica e culturale fino a diventare nel 2010 Patrimonio culturale dell'UNESCO quale Sito messaggero di pace, e ad entrare nel club dei Borghi più belli d'Italia promosso dall'ANCI. Ogni anno è meta di visita di turisti provenienti da ogni dove, e il suo caratteristico borgo noto ormai in tutto il mondo è fra i più conosciuti e fotografati. Difficile quindi ritrarlo in modo nuovo e originale, e il cancello del porto turistico sembra appunto voler ammonire chi voglia provarci! Nondimeno io ho voluto tentare, cercando qualche scorcio e situazioni meno sfruttati che raccontino il luogo e la sua atmosfera per come li ho visti io. Enjoy! (aprire le foto) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. Grazie a chi vorrà lasciare un commento e/o un like.
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Intanto che "lavoravo" ad un progetto fotografico che si sta sviluppando nella mia mente mai quieta, ho assistito a una scenetta e ne ho voluto fare un micro-reportage senza pretese, uno "street animale" come esempio gradevole (si spera) e documentativo di quanto certi animali si siano ampiamente "urbanizzati" integrandosi benissimo, qualche volta anche troppo. Insomma, in questo luogo che qualcuno conoscerà bene, ho incontrato una Cornacchia priva di qualsiasi timore, che come molti umani si è fatta una sosta al bar. La scelta del grandangolo utile per esprimere il concetto di interazione/integrazione, un ritrattone non avrebbe avuto significato alcuno, naturalmente. Anche questa per me, ma non sono solo, è fotografia naturalistica. La sezione ambienti urbani è diventata una componente costante nei concorsi di wildlife photography , perchè la componente umana e quella degli altri animali sono ormai così compenetrate che non ha senso ignorare le interazioni che avvengono, anzi è importante capirle al meglio. Commenti, critiche, osservazioni, sulle foto ma anche sul tema in generale, sempre bene accette, i miei blog non sono solo degli show off, ma degli inviti al dialogo (civile ) . Per gli interessati: comodissimo, come sempre il 24-200mm Z specialmente accoppiato alla Z8. Foto di Gianni Ragno.
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Molti di questi scatti li ho già pubblicati su Nikonland, ma non raccolti insieme in questo blog dove ho via via raccontato di "Itinerari", la periodica mostra fotografica del fotoclub aretino di cui faccio parte nella quale, assieme a quelle degli amici del circolo, espongo annualmente alcune tra le foto che più mi rappresentano. Back in Black è stato appunto il titolo del lavoro che ho presentato nel 2021 e che mi piace raccontare (fotograficamente) qui. (Il titolo che gli avevo dato non è stato particolarmente originale ma, trattandosi di stampe in bianco e nero ed essendo io un fan degli AC/DC, il famoso gruppo hard rock australiano il cui uno degli album di maggiore successo è stato appunto Back in Black, non ho potuto fare a meno di prenderlo in prestito per dare un titolo al lavoro ). 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
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Non una gran foto ma mi ci sono imbattuto mentre cercavo ispirazioni in bianco e nero. La modella pareva proprio vestita per uno shooting - guardare il tacco a forma di dollaro ($), Yves Saint Laurent (grazie Antonio!) ha fatto diverse pose e la fotografa scattava non con una Nikon Z9, non con una Canon R qualcosa, non con una Sony alpha ecc,. ma... Che tempi
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[street] Il Punto di vista del Ragno fotografo.
Silvio Renesto posted a blog entry in Silvio Renesto
Mauro Maratta e Max Aquila hanno appena scritto due articoli molto ben fatti che ci raccontano come le piccole Nikon con le loro Ottiche possono bastare e avanzare se non si ha la necessità o la possibilità di avere corredi di maggiore formato, ma si ha un po' di "manico". Il mio amico Gianni Ragno ne è convinto da tempo, tanto da averlo già detto in un'intervista: E siccome il suo occhio nello street è più acuto del mio (strano, i ragni dovrebbero essere miopi ) ecco una selezione dei suoi scatti dall'uscita insieme a Mauro e me di Domenica mattina, lungo il Naviglio Grande. Tutte le foto sono state scattate con la Nikon Z50 ed il 16-50 Z: Chi non vorrebbe in casa un tappeto così ? I colori che puoi tirar fuori dal 16-50. Quasi un quadro di quadri, tempi cupi... Un po' di street "vero". Love is all we need! Per salutarci: pure incontri alieni! Ma In compagnia si fotografa meglio? Foto di Gianni Ragno. Alla prossima!- 2 comments
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L'uscita di Domenica mattina per fare "street photography" al Quartiere Isola di Milano si stava rivelando una valida fonte di depressione. Decidiamo di migrare verso Piazza Gae Aulenti, passando per via Guglielmo Pepe e ci imbattiamo in questo: Foto di Gianni Ragno, questo mini reportage è a due (quattro?) mani. Leggiamo sul cancello che si tratta di un giardino condiviso, ossia un giardino riconosciuto dal Comune, aperto al pubblico e gestito in forma volontaria dalle persone che vogliono averne cura, riunite in associazione. A Milano, scoprirò poi, ce ne sono sei o sette, molto diversi fra loro per aspetto e vocazione. Di solito non mi interessa fotografare i giardini come tali però, sbirciando dall'ingresso quest'isola del Pepe Verde mi appare come qualcosa di diverso, l'assenza di grossi fiori vivaci (=pacchiani) e il disordine creativo che intravedo lo mettono in sintonia col mio sentire. Così decidiamo di entrare. Davanti a noi un viottolo si snoda tra isole formate da vasi e box di legno che ospitano piante a fiore ed a fusto. A modo suo è suggestivo! Foto Silvio Renesto In pratica gran parte del giardino è fatto da piante portate in dono e qui curate. Foto: Gianni Ragno. Al nostro arrivo il giardino è vuoto di persone ma siamo accolti da uno dei figli della nobile dea Bastet, color del fumo; austero nel suo silenzio e severo nell'aspetto, (Nota del 13/02/2022: abbiamo saputo dai frequentatori/gestori che è una "figlia" e si chiama Pepina!) ci piace pensare che del giardino sia custode e guida. Foto: Silvio Renesto Prosegue l'esplorazione. Ci sono panchine classiche , ma anche casette e giochi per bambini, Foto: Gianni Ragno Foto: Silvio Renesto In realtà questo non so bene cosa sia... Foto: Silvio Renesto Foto: Gianni Ragno Ci sono delle aree coperte che ospitano spazi gioco e per altre attività: Foto: Silvio Renesto Foto: Silvio Renesto Ecco un paio di spazi/laboratori, Foto: Gianni Ragno Foto: Gianni Ragno Arriva una famigliola, mamma papà e bimbo nel passeggino, si fanno un giretto all'ombra ed al fresco. La nostra guida ci accompagna all'uscita. Foto: Silvio Renesto Una grattatina sulla zucca grigia, che è un arrivederci, e ce ne andiamo. Se volete sapere di più su questo giardino a modo suo molto suggestivo, esiste un sito web: http://isolapepeverde.org/ Da cui ho ricopiato queste note: "Isola Pepe Verde è un giardino condiviso che si trova all’Isola, storico quartiere popolare oggi in via di trasformazione. Rappresenta un esempio di organizzazione milanese dal basso nato dagli stessi cittadini. Nel giugno del 2010 desiderosi di verde e di umanità in un quartiere assediato dal cemento, identifichiamo un’area recintata in parte ricoperta da manto erboso e in parte ricoperta da asfalto per trasformarla in un giardino condiviso. Si trattava di un’area edificabile demaniale, ma inutilizzata e abbandonata. In breve tempo creiamo l’Associazione Pepe Verde allo scopo di trattare con l’amministrazione comunale e otteniamo un riconoscimento ufficiale grazie alla firma di un’apposita convenzione comunale nella primavera del 2013. Oggi Isola Pepe Verde è un giardino condiviso aperto a tutti, autosufficiente per acqua e energia, con alberi, panchine, frutti e ortaggi coltivati nei cassoni, un laboratorio artistico, uno spazio per i bambini. In questi mesi di chiusura parziale per la pandemia, IL GIARDINO RESTA APERTO TUTTI I GIORNI DALLA MATTINA ALLE 14".
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Blog a quattro mani, otto occhi e due teste (per quanto riguarda le foto). Un giro sul Naviglio Grande, involontariamente la Domenica in cui c'è la Fiera dell'Antiquariato. Nikon Z50 (Gianni Ragno) e Zfc (io) all'opera. Doverosa, anche se un clichè, la foto introduttiva: Foto Silvio Renesto Pictures at an exhibition ( circa) al Vicolo dei Lavandai. Foto Gianni Ragno Due mondi si incontrano (a voi l'interpretazione). Foto Gianni Ragno Vintage fashion doppia Foto Silvio Renesto Murales autoreferenziale, spruzza la vernice e scappa. Foto Silvio Renesto Altri mondi, altri universi che si incontrano (il Papa, il Quarto stato al femminile - con Alda Merini in primo piano - un'immagine orientaleggiante, un tizio indifferente) . Foto Silvio Renesto Pictures and statues and more... at an exhibition, again Tutte e quattro foto di Gianni Ragno. Vecchia porta, sempre foto di Gianni Ragno. Un altro strano cortile dove infilarsi: troviamo un centro artistico, un po' scuola, un po' mostra e naturalemtne anche vendita, di incisioni artistiche. In ambiente caratteristico. Tutte foto di Gianni Ragno. Una nicchia nel cortile Foto Silvio Renesto Altro dettaglio Foto Silvio Renesto Interno della "mostra" Foto Gianni Ragno Barriera verso il mondo esterno. Foto Gianni Ragno Ritorno Foto Gianni Ragno Caricando le foto mi sono reso conto che in realtà si tratta di un lavoro a tre occhi, tre mani ed una testa e mezza (la mezza testa il solo occhio e l'unica mano sono le mie), ma vi dirò, non ero particolarmente ispirato. Però è un angolo del Naviglio Grande un po' meno solito, per cui forse valeva la pena di condividerlo.
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[reportage] Primi scatti con il Nikkor Z MC 50mm f/2.8
Pedrito posted a blog entry in Il blog di Pedrito
Il mio nuovo Nikkor Z MC 50mm f/2.8 l’ho acquistato giusto in tempo per averlo disponibile in una breve vacanza in Puglia: 7 giorni 7 di puro svago, sole e mare sulle belle spiagge del Gargano, privilegiando per una volta relax, bagni di mare e piacevoli serate nei ristoranti di pesce della zona alle uscite per girare il territorio a fotografare. Quelli che presento sono quindi pochi scatti effettuati in condizioni di luce e situazioni non sempre ideali: ma per chi fosse curioso delle opinioni di un fotografo che lo usa davvero e sul campo, o per chi avesse l’intenzione di dotarsene, ci tenevo a condividere le mie personali impressioni. Inizio col dire che il negozio presso cui l’ho acquistato pochi giorni dopo la messa in commercio ne aveva solo due pezzi: il primo l’ha acquistato un tizio che lo doveva regalare e che quindi non l’ha neanche tirato fuori dalla scatola. Il secondo l’ho preso io lasciando di fatto il rivenditore sprovvisto di questo obiettivo: per questo ho dovuto fare là l’unboxing e mostrarglielo per una breve presa di contatto. In cambio però sono stato “ricompensato” con in regalo un’utile lente protettiva Hoya da 46mm, da usare davanti il piccolo obiettivo che fuoriesce dal barilotto quando utilizzato in modalità macro. Motivo principale dell’acquisto era avere una lente standard sufficientemente leggera e compatta ma anche prestazionale per la mia Z6, da utilizzare sempre: disponendo questo 50mm anche della funzione macro ho poi ottenuto un vantaggio in più, che peraltro non ho sfruttato in questi primi giorni di utilizzo. Nell’uso ciò che mi ha colpito maggiormente è la sua grande qualità ottica rispetto a tutti gli altri obiettivi standard che ho fin qui utilizzati: in soli 260 grammi ho una lente con 10 elementi in 7 gruppi, inclusi 1 elemento ED, uno asferico e un elemento anteriore con trattamento al fluoro, un diaframma a 9 lamelle e una funzione macro con RR 1:1 con limitatore di messa a fuoco. Dopo averlo provato posso affermare che con la mia Z6 costituisce un kit letale! Ne è una dimostrazione questa veduta della baia di Vieste al tramonto con la scogliera rocciosa su cui sorge la Chiesa di San Francesco sullo sfondo distante circa 800 metri dal mio punto di osservazione: sul raw originale riesco quasi a contare le file di pietre dei bastioni su cui sorge l’edificio. Fantastico! 1. Mi è sembrata altrettanto buona la tenuta nei controluce. Qui un paio di scatti ai trabucchi, antichissimi strumenti di pesca diffusissimi lungo tutta la costa da Vieste a Peschici, nati in tempi lontani per l’esigenza di procurarsi da vivere in sicurezza da un mare fonte di sostentamento ma anche di pericolo, tra naufragi, mareggiate e incursioni piratesche. 2. La silhouette di questo trabucco mi suggerisce un antico veliero che solcava i mari nei secoli scorsi. 3. Eccellente a mio giudizio anche la definizione dell’immagine in condizioni di scarsa luce, dove se l’ottimo sensore della Z6 ci mette del suo, l’obiettivo consente di cogliere particolari altrimenti invisibili con altri 50mm fin qui utilizzati. In questi quattro scatti “stradali” effettuati a Peschici (tra 4000 e 6400 ISO) la poca luce presente dona degli effetti quasi commoventi, soprattutto nelle ultime 3 immagini. 4. 5. 6. 7. Qui ancora la baia di Vieste in piena notte. 8. Di solito non amo presentare foto a colori con altre in bianco e nero nella stessa discussione, ma in questa sorta di impressioni sul campo del mio nuovo Nikkor Z MC 50mm f/2.8 vorrei testimoniarne la versatilità in quello che è il mio genere preferito, la street photography, per la quale ho trovato un efficace strumento in kit con la Z6. Per cui a completamento di questa breve carrellata di immagini, chiudo con un paio di scatti colti al volo ancora a Vieste. 9. 10. Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui.- 3 comments
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Se ne va. Fine d'anno,ora di bilanci? Ma sì, come ho fatto per il 2018, provo a ripensare come è stato quest'anno, fotograficamente parlando. Per me è un esercizio utile, magari anche per altri. Ripercorrendo le foto, mi rendo conto se qualcosa è cambiato, in meglio, in peggio, se è valsa la pena. E non mancano le sorprese che la memoria burlona mi aveva nascosto. E' una cosa che faccio per me, ma mi piace condividerla, come due chiacchiere di sera fra amici. Tagliamo corto! Come è stato il mio 2019 fotografico? Ripercorrendo le foto, beh, è stato meno peggio di quanto ricordassi. Quando ho cominciato a riguardare il materiale ero un po' negativo, mi pareva di aver fotografato molto meno che negli anni scorsi (ed è in parte vero) e di non aver fatto cose particolarmente interessanti. In questo, per fortuna, un po' mi sono sbagliato. Certo, le mie no sono avventure in ambienti estremi, nè reportage superlativi, in fondo sono un piccolo fotoamatore "normale",bil19.txt con le sue passioni e i suoi soggetti preferiti, per cui questo articolo non so quanto sarà interessante . Il tema principale anche quest'anno rimane la fotografia naturalistica, dove accanto alle "solite foto" che un po' mi hanno anche stancato, Ad esempio sono riuscito a fare qualcosa di nuovo. Le mie prime foto alla Civetta e al Tarabuso Nicchia nella nicchia, chi mi legge sa che sono un esperto ed un appassionato fotografo di libellule. Quest'anno sono entrato a far parte di un gruppo fotografico che si chiama "Libellule d'Italia" che mi ha rinvigorito l'entusiasmo per il soggetto, così non solo ne ho fotografate tante, esercitandoni con variazioni sul tema: Ma la grande soddisfazione è che dopo tanto, ma tanto, tempo ho fatto un altro bello scoop, e senza farmi 500km! Oxygastra curtisii è rara, oltre che molto bella, l'avevo fotografata (malissimo) più vent'anni fa, sul Ticino poi non l'avevo mai più vista fino a quest'estate! Anche questa non è male: Colpa anche del riscaldamento globale anche questa specie africana (Trithemis annulata) che fino a pochi anni fa non si trovava a nord della Toscana ora è al Parco Nord Milano. Il "progetto gatti" ha subito un leggero rallentamento, ma ha preso una piega interessante. Ho cercato di rendere le foto più espressive (esagero, espressioniste). Dei gatti dell'Isola dei Pescatori invece ho fatto un piccolo portfolio in tema vintage, per recuperare quell'atmosfera che si immagina in una vecchia isola di pescatori, appunto. Il paesaggio non è nei miei interessi fotografici, però in alcune situazioni la luce può essere tale da ispirare persino me. Ogni tanto mi son dimenticato di non esserne capace e mi son messo a fare street, perchè mi piace, non ci posso fare nulla. In fine d'anno è arrivata la Z6. Vincent è ottimista . Silvio Renesto.
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Il titolo è quello di una raccolta di poesie di Trilussa, oltre a suscitare curiosità, si presta al discorso . Come ho già scritto, sto tentando di realizzare un portfolio sui gatti di strada, ispirato da autori celeberrimi quali Edward Weston, o almeno famosi come Masayuki Oki ma soprattutto da Sabrina Boem . Questa avventura mi sta dando molto, anche sul lato umano. I gatti per strada che si vedevano qualche decennnio fa sono diventati rari se non rarissimi. Oggi sono concentrati nelle "colonie feline", dei gruppi di gatti senza proprietario che spontaneamente si sono radunati a condividere un territorio che sembra loro tranquillo. Le colonie feline vengono censite dai Comuni e ci sono leggi che le tutelano (se, quando e come si può e si vuole). Sono incaricati dei volontari(e) definiti gattare(i) che se ne occupano quotidianamente (se ce la fanno). Ci sono anche numerose associazioni di "Amici dei Mici" che cercano di sostenere le gattare, procurare alimenti, curare i gatti per evitare il diffondersi di epidemie e sterilizzarli per limitare la diffusione del randagismo. Insomma, c'è tutto un mondo dietro. Non intendo fare della sociologia o psicologia spicciola sui perché, nè discutere se ci sia (spesso c'è) un po' di fanatismo dietro ad alcune di queste realtà, nè sul fatto indubbio che ci sono altre creature della nostra stessa specie altrettanto o più bisognose di aiuto. Ciascuno si relaziona con il prossimo, umano o animale, come può. Il randagismo felino, come per quello dei cani, è comunque opera dell'uomo e quindi non mi sembra sbagliato se qualcuno se ne occupa, cercando contemporaneamente di contenere il fenomeno. Anche perchè, entrando in contatto con le Gattare, ho sentito storie di abbandoni, violenze e torture raccapriccianti, o anche comportamenti ossessivi (decine e decine di gatti tenuti chiusi in una soffitta per "amore") da far rabbrividire. Più o meno come certi uomini fanno ai loro simili, purtroppo. La cosa mi attrae da più punti di vista, perchè un po' gattaro (o meglio catofilo) lo sono sempre stato, per il lato umano come ho già scritto, ma anche perchè è diverso dalla fotografia agli animali che faccio di solito, si avvicina di più allo street o al reportage, con mio grande divertimento. Con i gatti c'è interazione, mi vedono, sanno che li sto osservando e reagiscono, secondo il loro carattere, che cambia molto da individuo a individuo, che vanno dallo struscio alla fuga con in mezzo tutto quel che ci può stare compresa l'indifferenza. C'è coinvolgimento emotivo. Una delle maggiori difficoltà è individuare le colonie feline "giuste".Perlomeno in ambiente metropolitano e di periferia urbana. L'ubicazione delle colonie spesso non viene divulgata perchè ovviamente c'è poco da fidarsi,oppure se ne riesce ad individuare qualcuna ma spesso sono poco interessanti quando non desolanti, o dei luoghi dove non è salutare andare in giro con attrezzature costose; perchè i gatti, come accadde ai pellirosse ad opera dei visi pallidi, vengono confinati in "riserve" dove nessuno vuole stare. Altre colonie sono in giardini condominiali, altre volte le trovi ormai "vuote" perchè i gatti sono stati allontanati per via di lavori edilizi, avvelenati da umani infastiditi dalla loro presenza, o semplicemente perchè chi se ne occupava (di solito persone di una certa età) non può più farlo e i gatti lasciati a se stessi senza cibo, sconfinano e si disperdono. Cimiteri ed ospedali spesso ne ospitano, ma per i cimiteri occorre delicatezza, quando non un'autorizzazione per fotografare, e negli ospedali, beh... A Milano per ora la migliore che ho trovato come spunti interessanti è quella del Castello Sforzesco, dove una gattara famosa e a volte coadiuvata da altre persone (per lo più anziani), si occupano dei felini. Cè un po' di disturbo, dovuto a turisti forse troppo espansivi, ma non si può avere tutto. Le gattare e i gattari invecchiano e il ricambio è molto scarso, questo non promette nulla di buono per i gatti di strada. LE FOTO CHE MI RITRAGGONO SONO DI GIANNI RAGNO.