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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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  1. Ho provato abbastanza il Sigma per concordare con Mauro il 100-400 è ambizioso, si propone come alternativa molto pratica ai grossi zoom senza imporre troppe rinunce. Solo la stabilizzazione mi è sembrata un po' meno efficace rispetto, ad esempio, al 200-500, però li ho usati a distanza di tempo e vado a memoria, non ho fatto test comparativi. Non ho provato che per pochi minuti il 70-300 Nikon, quindi non posso esprimere alcun giudizio, ma tenendo conto dell'uso che farei io di un tele zoom, andrei sicuramente sul Sigma.
  2. Le guide Muzzio non erano niente male, ma sono fuori catalogo temo (non sono sicuro).
  3. Ci sono i "naturalisti da campo", un tipo speciale di persone che amano la natura, ma sul serio.Fanno un lavoro "normale" ma nel contempo hanno una conoscenza minuziosa del territorio e di chi ci vive (animale e vegetale). Collaborano con Università ed altri enti per atlanti, censimenti, segnalazioni e così via, il loro lavoro è volontario, poco conosciuto ma preziosissimo. Ho la fortuna di conoscerne qualcuno che sapendo della mia passione per la fotografia naturalistica, mi chiama ogni tanto se pensa che ci sia qualcosa di interessante per me. Una volta li ho accompagnati in una zona di riproduzione del rospo smeraldino, un piccolo, simpatico anfibio, una specie protetta, nella Valle dell'Olona. I rospi si muovono di notte e fotografare al buio senza potenti fari che disturberebbero eccessivamente e farebbero anche scappare i soggetti non è così semplice, almeno per me. La soluzione è stata quella di girare con due lampade: una abbastanza fioca per individuare i soggetti senza allarmarli, una volta trovato mi sistemavo, mettevo a fuoco e poi il compare accendeva una torcia direzionale più potente per illuminare bene ed io scattavo col flash. Di notte rane e rospi sono molto attivi per cui fuggono subito. Occorre prontezza e si sprecano molti scatti. A dire il vero c'è chi li stanca (essendo animali a sangue freddo si fa in fretta) poi li prende e li posiziona, ma a me non va perchè o ci si bagna prima le mani con molta acqua o a mani nude il grasso della nostra pelle rischia di ledere il loro sottile rivestimento di muco creando una possibilità di infezioni da funghi. Siccome le foto migliori si fanno ad altezza del soggetto... avete idea di quanto è alto un rospo?Fotografavo sdraiandomi a terra col tele appoggiato ad una delle gambe del treppiede aperto quasi a 180 gradi per avere un minimo di stabilità.Essendo ambienti di acqua ferma di notte, c'erano milioni di zanzare felici che non volevano credere a tanta abbondanza di sangue... gli abiti cosparsi di biokill hanno fatto qualcosa, ma le mani... Come è andata? Da subito abbiamo incontrato centinaia di rospetti smeraldini appena metamorfosati (passati da girino ad adulto) grandi quanto l'unghia di un dito mignolo o forse meno, che ci saltavano via letteralmente da sotto le scarpe (la lampada a bassa intensità ci ha permesso di non schiacciarne nessuno) nel prato era troppo difficile ottenere un'immagine pulita per via della loro piccolezza e irrequietezza. Tanto per avere un'idea di quanto son piccoli. Ma sullo sterrato ne sono venute di simpatiche: Questo piccoletto credeva di essere mimetizzato perchè si era ricoperto di sabbia, così restava lì. Più tardi (dopo le 22.30) abbiamo incontrato gli adulti che si sono concessi per delle riprese sia sullo sterrato che in un contesto più ambientato.Un adulto è lungo dai 5 ai 7cm. L'ombra sotto la gola è dovuta ai movimenti della respirazione, velocissimi. Eccolo ambientato. Tre ore di sangue sudore, polvere ... e gran divertimento, con gente che ama e difende la natura. Un grande GRAZIE ai miei compagni di avventura, Andrea e Abramo.
  4. Infatti. Bella foto, complimenti!
  5. Capisco, ero in una poiszione improba e qualcosa dev'essermi sfuggito. Grazie!
  6. La prima cosa che ho pensato vedendo il tuo reportage è che sono immagini di protesta sì, ma solari, che esprimono voglia di vivere. E' bello.
  7. Hai ragione, ho scritto banding, ma è impreciso, in effetti non ho la più pallida idea di cosa sia. Se sono fili di ragnatela come scrivi tu, sono contento, perchè è un errore mio e l'attrezzatura non c'entra.
  8. Ho fotografato questa Argiope: Nikon D7100, 300f 4 pf + Tc14, 1/250s f5.6, flash di schiarita Le vedete anche voi le righe a destra del ragno sulla parte meno luminosa? Al 100% sono meno evidenti, ma ci sono. Non mi era mai capitato (o perlomeno non mi ero mai accorto) . Cosa può essere?
  9. Grazie per questo articolo, immagini da cui esce la vita che le anima. Grande lo spirito di questa fotografa (e che belle anche le foto con l'autoritratto in un angolo!) e oltre le immagini il testo, così ispirato che lo leggi e lo rileggi.
  10. Il Gambero è un po' più recente ma qualche milioncino di anni ce l'ha. Devi pensare un ambiente di acque termali calde ricche di minerali che appena sgorgano alla superficie si raffreddaono e depositano molto rapidamente i minerali disciolti formando incrostazioni. Gianni, lo faccio subito se ne siete contenti.
  11. Mi associo all'apprezzamento. Un bel lavoro, essenziale e foto azzeccate. Un tema che mi attira.
  12. Forse ricorderete che lo scorso Maggio è stata inaugurata una mostra di mie fotografie intitolata "Segni dal Passato", in cui interpretavo graficamente la struttura di alcuni fossili grazie anche alla notevole tridimensionalità di immagine ottenibile con la Sigma Sd QUATTRO. La mostra di è conclusa a fine Luglio. QUI il reportage dell'inaugurazione. Vi propongo alcune foto non incluse nella mostra per motivi di spazio (più di tante non ce ne stavano). Le foto sono sempre state scattate con la Sigma Sd QUATTRO e il Sigma 50mm con lente Marumi 330 oppure il Sigma 150 Macro OS. Gentilmente offerti da Mtrading a Mauro Maratta e da Mauro Maratta a me. Molare di Orso delle Caverne rinvenuto in una grotta. Stelle (marine) cadute Mortalità di massa di pesci. Gambero incrostato dal deposito minerale di una sorgente termale Crinoidi e gamberetto Setti di conchiglia di ammonite La conchiglia (solo per capire da dove ho tratto il particolare) Alien rising (trilobite arrotolata). Questa l'avete già vista. A gentile richiesta inserisco anche le foto della mostra: Una Razza (il pesce) Foglia di Ginkgo Ammonite piritizzata (quel che sembra oro è un'incrostazione di solfuro di ferro, pirite appunto). Stromatoliti, rocce vecchie di oltre mezzo miliardo di anni formate dall'attività di batteri (se ne formano ancora oggi in ambienti molto particolari). Sezione di Ammonite riempita di cristalli. Sezione di osso di Dinosauro Trama delle suture interne di un Ammonite Coralli coloniali. Tronchetto conservato in Opale. Se non c'era una (quasi) libellula non era da me.
  13. Nella mia recensione delle interviste a Henri Cartier Bresson che ho appena pubblicato nel forum del club tematico "letterario" Picwick, ho riportato una frase per me illuminante: Ci sono fotgrafi che inventano e fotografi che scoprono (lui parlava di studio e street, o studio e reportage) però, però ... a me sembra che sia la stessa cosa. Diciamo che ci sono i sognatori e i cercatori. C'è chi costruisce una foto (modella/o umana, animale, vegetale non ha importanza) secondo un suo progetto/sogno di bellezza e chi invece va alla ricerca della bellezza di ciò che è, al naturale. E poi ci sono le vie di mezzo Questo per dire che, una volta chiarito che si tratta di due cose diverse, con scopi differenti, come scritto giustamente da te, si può vivere in reciproca armonia, ciascuno seguendo la sua natura interiore. Fatta salva l'incolumità totale del soggetto, naturalmente. Come hai scritto.
  14. Vedere è Tutto Henri Cartier Bresson, Interviste e conversazioni. Edizioni Contrasto Il libro raccoglie dodici interviste a Cartier Bresson, che spaziano dal 1951 al 1998, alcune piuttosto rare. In queste conversazioni Cartier Bresson racconta se stesso, la sua vita avventurosa da studente di pittura a cacciatore in Africa, a fotreporter "a modo suo"; i tempi gloriosi della Magnum press, gli amici, i maestri; i cambiamenti del dopoguerra. Traspare il suo caratter "normanno", il suo modo di vedere la vita e il rapporto con la fotografia: perchè solo il bianco e nero e il rifiuto dello studio teorico. Lo scatto come percezione immediata, quasi il tirare una freccia, centrando l'attimo. La sua divisione della fotografia in chi scopre e chi inventa l'ho trovata illuminante. Il fatto che siano una serie di interviste porta inevitabilmente a delle ridondanze, aneddoti ed eventi che ricorrono, identici oppure leggermente diversi. In ogni intervista però ho trovato qualcosa di nuovo e di significativo, a volte concetti che stanno in poche righe, altre volte discorsi più corposi. Verso la fine del libro era quasi una ricerca della perla nascosta in mezzo al già sentito. La cosa non mi ha dato fastidio, anzi mi sono divertito, però è bene saperlo se volete acquistare il libro. Ad un tratto appare un lampo di Zen (solo un lampo, come è giusto che sia) . Curiosità, sulla sua Leica Cartier Bresson usava due 50mm, il più luminoso dei due (f1.5) dice essere Nikon.
  15. Quando mi sono comprato il 300mm f4 PFE, ho voluto provarlo subito nella fotografia agli uccelli: Il 300mm usato su un corpo macchina Dx si trasforma in un 450mm "equivalenti" (ossia non cambia realmente focale ma l'inquadratura viene ritagliata come se fosse un 450mm). Questo ne aumenta notevolmente la versatilità nel campo della fotografia naturalistica, soprattutto nella fotografia a distanza ravvicinata. Per la fotografia all'avifauna (Birding) è senz'altro splendido Anatra Mandarina. Nikon D7100 e 300mm f4 PF Però capita spesso che persino i 450mm equivalenti possano rivelarsi troppo pochi, perlomeno nel nostro Paese dove gli animali sono, a ragione, piuttosto diffidenti, per cui hanno una distanza di fuga che richederebbe focali ancora più lunghe. In questi casi o si ritaglia in postproduzione, oppure si monta un moltiplicatore ( meglio non andare oltre 1.4x per evitare perdite di luminosità e anche di qualità). Siamo a Pescarenico (LC), ho cominciato con i soliti germani: Germano Reale. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Poi ho cercato di usare l'AfC con area 3D (o come si chiama) ed ho notato che sulla mia D7100, il 300 col TC14 EIII montato, fatica un pochino ad inseguire, ogni tanto mette a fuoco a caso, specie se lo sfondo è confuso. Con il solo 300 PF invece va molto meglio. Però, non so quale parte degli insuccessi siano invece da addebitare alla la mia imperizia, visto che uso molto raramente questo metodo. Gabbiano Reale Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Il maschio del Fistione turco (Netta rufina) è una bella anatra, poco frequente e molto fotogenica. Quando si esibisce, forma con le penne una bella cresta tonda sul capo, ma oggi col vento, non c'era verso. Meglio comunque un Fistione senza cresta che niente, per cui ci abbiamo dato dentro, giocando sul contrasto fra la testa color ruggine e l' acqua verde e blu. Di fronte . Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII La coppia che si alimenta. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Un Cigno reale in volo. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII e in atterraggio/ammaraggio/affiumaggio, insomma fate voi. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Le cince in una zona del Varesotto sono piuttosto abituate alla presenza umana e sanno che fotografo=cibo, per cui sono abbastanza confidenti, ma non come in Val Roseg, dove ti si posano in mano. Qui hanno una distanza di sicurezza di sei-otto metri. Troppi per il 300 da solo, anche usando il formato Dx. Il TC 14 EIII è d'obbligo. Ma è ancora poco! Cinciarella. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Era con me l'amico Gianni (che tanto per chiarire il soggetto, possiede l'intera produzione di converter Nikon dal primo TC Ai all'ultimo, più converter di terze parti che non voglio nominare ) che mi ha tentato: Vuoi provare ad usarlo con il mio TC 20 EIII? Visto che ero lì a fare esperimenti , perchè no? Allora vai col 300mm f4 PF e il Tc20 EIII (qualcuno è già fuggito con la mano sulla bocca e sento in lontananza dei conati)... no, non fate così, guardate prima! Sempre Cinciarella Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc20 EIII Crop 100% Questa foto è ottenuta con D7100, 300mm e TC14 EIII poi ritagliata e upsized in pp per avere l'inquadratura equivalente a quelal che si avrebbe con il 300mm e il TC20 EIII Ecco il crop 100% relativo. Meglio Il TC 20 EIII o il crop e upsizing? A ciascuno la sua scelta. Rimane il fatto che che se si vuole insistere su questi soggetti serve proprio un 500-600mm o almeno un 150-600 o 200-500. Non ci piove. Oppure, più economico ancora, cercare zone dove i soggetti sono confidenti. Non si arrabbi nessuno, è solo per sperimentare e fare due chiacchiere.
  16. Grazie a tutti, ho materiale su cui riflettere (e provare). Probabilmente a parte la foto naturalistica, incrementare la nitidezza percepita mi servirà anche a livello professionale su certi esemplari ostici. Vi faccio sapere gli sviluppi (se vi interessa )
  17. Sì lo penso anch'io che fosse un set; quello che mi chiedevo come si fa ad ottenere è la estrema sensazione di nitidezza, quasi pungente (cosa che poi può o meno piacere ).
  18. Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Silvio Renesto il 26 gennaio 2017 su Nikonland.eu Pochi fotografi sono riusciti a rendere le trasformazioni del paesaggio urbano come ha fatto per tutta la sua vita Gabriele Basilico in modo così rigoroso, ma partecipe ed al tempo stesso poetico, più pittorico a volte che documentaristico, una prospettiva intensa ed originale. L'idea di scrivere questo articolo mi è venuta dopo una chiacchierata con il mio amico Gianni, appassionato di fotografia urbana e grande estimatore di Gabriele Basilico. Incuriosito ho fatto delle ricerche e sono rimasto affascinato dallo stile di questo fotografo, così ho voluto approfondire la conoscenza e... condividerla con voi, sperando di trasmettervi la voglia di sapere di più su questo testimone del nostro tempo. Grazie quindi a Gianni. Gabriele Basilico nasce a Milano nel 1944; durante gli studi universitari si appassiona alla fotografia. Verso la fine degli anni sessanta complice un avventuroso viaggio in Iran, inizia la sua carriera di fotografo. Iran 1970 Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano (1973), si dedica completamente alla fotografia. Fotografa quasi solamente in bianco e nero (di solito su banco ottico) ed inizia con temi di indagine sociale Ma suoi interessi principali riguardano il paesaggio urbano e industriale. Col tempo diventa uno dei più affermati fotografi documentaristi europei. Realizza documentari fotografici e reportage sulle aree urbane, sul territorio, sull'architettura sia per privati che per enti pubblici. Si afferma alla fine degli anni '70, inizio anni '80 con "Ritratti di fabbriche" edito da Sugarco, un vasto reportage sulle aree industriali milanesi. E' l'unico italiano invitato nel 1984 a far parte di un progetto promosso dal governo francese per documentare i mutamenti del paesaggio contemporaneo (Mission Photographique DATAR). Le Touguet Nel 1990 gli viene conferito il “Prix Mois de la Photo” per la mostra e il libro Porti di Mare. Seguono numerosi altri progetti fra cui spicca quello su Beirut, segnata dalle devastazioni della lunghissima guerra civile. I suoi interessi si rivolgono poi alle grandi metropoli del mondo fra cui Shanghai, Rio de Janeiro,Istanbul.Le sue foto vengono esposte in innumerevoli mostre e raccolte in moltissimi libri. La lista i mostre opere e premi internazionali e no è lunghissima, mi limito a citare solo alcuni esempi. Nel 1996 espone alla Biennale di Venezia con la mostra Italy, Cross sections of a Country (con Stefano Boeri). Nel 1999 pubblica le raccolte Interrupted City e Citiscapes con oltre trecento fotografie da cui trae una serie che viene esposta allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al CPF (Centro Portugues de Fotografia) di Porto, al MART (Museo d'Arte Moderna di Trento e Rovereto) di Trento, e al MAMBA (Museo de Arte Moderno) di Buenos Aires.Il suo lavoro sul'area metropolitana di Berlino gli vale il premio per il miglior libro fotografico dell'anno 2002 nell'ambito di Photo España.Nel 2005 pubblica il libro Scattered City, raccolta di centosessanta immagini inedite di città d'Europa. Nel 2006 pubblica il volume Photo Books 1978-2005, che raccoglie e illustra tutti i suoi libri personali e molti dei più importanti libri collettivi a cui ha preso parte Amburgo Istambul Palazzo Expo Lisbona La fotografia urbana di Basilico ha un impronta figurativa a volte che ricorda le città "metafisiche" di De Chirico e un'attenzione agli spazi che si rifà a Sironi. E' grande l'attenzione alle volumetrie urbane ed alle prospettive. Di sè diceva "sono un misuratore di spazi".Il suo ripetuto tornare sui luoghi, gli ha permesso una lucida documentazione di un mondo iche cambia in contnuazione. Glasgow Trieste Roma Documentazione non priva di una appassionata partecipazione, specialmente nei suoi lavori sulle fabbriche, vere "cattedrali del lavoro" e sui porti, che a suo dire rappresentano il suo soggetto perfetto, con le loro architetture industriali unite al cielo ed al mare. Nei suoi lavori non può certo mancare Milano, la sua città: Accanto a questi temi, relizza progetti di carattere differente, non privi a volte di ironia quali "in pieno sole", oppure "chair contact". Accanto alla produzione artistica Basilico ha tenuto numerosi seminari e workshop, ed ha scritto libri didattici come ad es. "Leggere le fotografie in docici lezioni" edito da Rizzoli-Abitare. Basilico muore a Milano il 13 febbraio 2013 . Uno dei suoi ultimi progetti del 2006, mi tocca da vicino, si tratta della documentazione di ciò che rimaneva dell'area industriale Falck, vicinissima a me, prima dell'inizio dei lavori di smantellamento. Anche in questo caso le sue immagini sono evocative, si respira il lavoro e la fatica di un tempo, così come l'abbandono di oggi. Silvio Renesto per Nikonland NOTA tutte le foto sono prese da siti diversi a solo scopo divulgativo. Basilico muore a Milano il 13 febbraio 2013 . Uno dei suoi ultimi progetti del 2006, mi tocca da vicino, si tratta della documentazione di ciò che rimaneva dell'area industriale Falck, vicinissima a me, prima dell'inizio dei lavori di smantellamento.
  19. No, non ci penso proprio, la verità è che una lucertola su un tronco al naturale non dice molto, in bianco e nero invece ha più appeal. A posteriori mi è venuta in mente la zampa di iguana di Salgado e di conseguenza l'idea per il titolo (scherzoso).
  20. Roby, tu sei più che un veterano, sei un custode della memoria, in Cina la gente come te viene dichiarata "tesoro nazionale". Dovresti lasciar perdere i mulini per un po' e raccogliere gli aneddoti di vita come questi. Ne verrebbe fuori un best seller.
  21. Diciamo che mi sono ispirato , un (indegno) omaggio alla Genesi...
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