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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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  1. Hanno indovinato Ricky e Roby. In fondo non è stato difficile. Adesso potreste facilmente scoprire anche la musa ispiratrice. Sono soggetti affascinanti, ma non è un lavoro facile, al di là dei miei limiti, i problemi logistici sono molti; la difficoltà di individuare delle colonie feline perchè giustamente poco pubblicizzate in quanto di vandali ce ne sono già abbastanza, e trovarne di accessibili, perchè molte sono sotto chiave sempre per i motivi sopra esposti. Inoltre alcune location sono assai deprimenti. Sto cercando di farmi conoscere dalle gattare e vedere di ottenere la loro fiducia. Se intanto qualcuno di voi ha da darmi indicazioni per colonie feline intorno a Milano o a ragionevole distanza, sarò molto grato.
  2. Beh diciamo che non appartengono alla specie homo sapiens, e nemmeno sono primati come questo Sono comunque mammiferi ma quadrupedi Però, forse ho posto male il quesito. O forse ho dato troppo pochi indizi. Comunque il messaggio è scherzoso. Se qualcuno vuole giocare si faccia vivo, che posso provare a dare altri indizi, se no, non fa niente.
  3. Ehi è un po' che non si vedono foto recenti dell' "owner" del club naturalistico, che succede? Insomma, Silvio Renesto fotografa o non fotografa più? Eh, sapete com'è, mi mancano gli stimoli... nooo, per niente! Fotografo eccome, sto raccogliendo faticosamente materiale, seguendo un' ispirazione che vorrei si concretizzasse in qualche modo, una mostra, un libro, si vedrà, speriamo. E' un progetto a respiro ampio, ed è un po' borderline rispetto al concetto di fotografia naturalistica. Curiosi? Volete provare ad indovinare? Qualche indizio: Ho avuto un colpo di fulmine per (il lavoro di) una giovane fotografa veneta, che per quel genere è davvero troppo brava, ha fatto anche un libro che mi ha toccato, anche perchè amo i soggetti non solo dal punto di vista fotografico (non sono umani, comunque) . Questa fotografa mi ha fatto venire un gran desiderio di sviluppare lo stesso tema secondo il mio sentire e le mie possibilità, in località geografiche diverse dalle sue (Lombardia vs Triveneto). Sto però incontrando delle difficoltà perchè, al di là della sua indiscussa bravura, le location principali delle sue fotografie (Venezia e Trieste) offrono spunti migliori come sfondo e atmosfera rispetto a quelli che son riuscito a trovare finora io. Ma insisto. Alcune sue foto sono selezionate anche dal National Geographic e ha fatto mostre un po' dappertutto in Nord Italia, Milano compresa. Le foto pur essendo di animali hanno anche un significato etico. Chi indovina cosa sto facendo, e chi è la mia fonte di ispirazione ... è bravo. Ci state al gioco? O è troppo criptico? Servono altri indizi? Proviamo! Rivolto a tutti, ma soprattutto ai Nikonlander veneti... PS Chiaramente appena ho materiale adeguato, lo condividerò qui
  4. Silvio Renesto

    Presenze

    Ci sta benissimo.
  5. Non ho molti libri di fotografia, un po' di manuali tecnici, antologie di alcuni fotografi, qualche saggio. Ero solito acquistare diverse riviste sia sul materiale che di fotografia, ma ho diradato molto. C'è da dire che si trovano buone risorse in Internet, per quasi tutto, tranne ovviamente se l'intento è ammirare le stampe come si deve.
  6. Il Gruccione è sempre un bel soggetto, la ripresa dinamica rende la foto originale.
  7. No, per ora niente modellini, al massimo disegni, Matt Celeskey lo vede così:
  8. Grazie davvero a tutti... Max mi sono permesso di mettere l"originale" al posto della tua "ricostruzione" , spero non ti dispiaccia
  9. E' una storia con un finale (e un cuore) quella che racconto, non una lezione. La mia ricerca riguarda da sempre i Rettili del Triassico, momento cruciale della storia della vita perchè seguì la più grande estinzione di massa alla fine dell'Era precedente, una delle più grandi crisi che gli organismi abbiano mai attraversato; in cui andò perso oltre il 90% della diversità animale (non vuol dire che scomparve il 90% degli animali, ma che la varietà delle forme viventi crollò del 90%, lasciando una bassissima diversità). Nel Triassico i sopravvissuti alla crisi diedero luogo ad un recupero favoloso, occupando le nicchie ecologiche lasciate vuote ed "inventandosene" di nuove. Fu allora che comparvero, solo per dirne alcuni, i grandi rettili marini, le tartarughe, le "lucertole", i rettili volanti, i primi Dinosauri e verso la fine arrivarono anche i nostri antenati Mammiferi (che dovettero stare all'ombra dei Dinosauri per cento milioni di anni almeno, prima di avere "campo libero"). In questo ambito di ricerca la mia specializzazione è la morfologia funzionale, ossia ricostruire (o almeno provarci ) come erano fatti, come si muovevano, cosa mangiavano, insomma dove e come vivevano i rettili che studio.. Proprio perchè il Triassico è un periodo di ripresa e di innovazione è per me affascinante. In ogni caso, al di là della passione scientifica, questi studi, mettendo ognuno il suo tassello, servono anche elaborare modelli per ricostruire gli ambienti del passato, spiegare i grandi cambiamenti evolutivi e le grandi crisi, cercare di individuare le cause scatenanti e (anche) confrontare il passato con quanto succede oggi. Giusto per far capire che la Paleontologia non è solo un'astrazione da museo. Fra le "bestie" che ho studiato e che continuo a studiare, le più bizzarre, insolite e difficili (e per questo più amate) sono i Drepanosauri. Noti fin dagli anni '80, i primi esemplari scoperti vengono dai giacimenti delle Prealpi Lombarde e dal Friuli. Si trattava per lo più di scheletri incompleti con caratteri così strani da non permettere a chi li studiava di capire se fossero acquatici o terrestri o a volte addirittura l'identità di alcune ossa dello scheletro. Ai tempi ero appena agli inizi, ma fu un colpo di fulmine per queste creature così misteriose. Appena riuscii ad avere accesso agli esemplari mi buttai a testa bassa nello studio. Forse perchè i giovani, quale ero io allora, hanno meno preconcetti e maggiore flessibilità, forse perchè la mia capacità di interpretare le strutture era(è) abbastanza sviluppata, azzardai una ricostruzione, vista con grande scetticismo dalla comunità scientifica. Ci si potrebbe scrivere un piccolo romanzo sulle vicissitudini, le intepretazioni e le controintepretazioni di altri (a suon di sganass pubblicazioni) che andarono avanti per anni, ma non è il caso. Basta dire che con l'accumularsi di evidenze sempre più forti e nuovi ritrovamenti le mie idee furono finalmente accettate: un intero nuovo gruppo nuovo di rettili, i Drepanosauri (rettili falce, per via degli enormi unghioni che caratterizzavano una specie) aveva sviluppato un adattamento molto spinto per la vita sugli alberi, più spinto di quello che vediamo oggi nei camaleonti a cui vagamente assomigliano (anche se non hanno nulla a che vedere). In brevissimo. i Drepanosauri hanno tutti una testa appuntita, un po' da uccello, con grandi occhi, un collo lungo, un tronco a botte, una coda a foglia, che si piegava in su e in giù ma pochissimo di lato; in alcune specie la coda terminava con un robusto uncino, una vera spina appuntita, che non serviva per aggredire, ma per ancorarsi, formando con le zampe posteriori un treppiede stabile, così da avere le "braccia" libere per afferrare rami o, scattando in avanti come nelle mantidi, anche le prede (insetti). Le varie specie si distinguono soprattutto per le dimensioni (da poco più di una decina di cm a mezzo metro) e per la presenza o meno di adattamenti nelle mani e nelle braccia. Megalancosaurus, un Drepanosauro che cacciava come una Mantide, era lungo 30cm. Vallesaurus, il Drepanosauro più piccolo di cui si abbia uno scheletro intero disegno (c) Matt Celeskey. Drepanosaurus, il primo ad essere scoperto, è quello che ha dato il nome a tutto il gruppo, lungo mezzo metro senza la testa (non c'è qui è ricostruita in base agli altri). E' il più strano, con un artiglio enorme sul secondo dito della mano. La mia idea è che lo usasse come fanno oggi i formichieri pigmei che vivono sugli alberi ed usano un artiglio simile per scortecciare i rami e mangiarsi gli insetti che ci vivono sotto. Confronto fra il braccio di Drepanosaurus e un braccio umano (non in scala, naturalmente, colore uguale osso uguale) L'"uncino" sulla coda, con funzione prensile. Una volta "capito" i Drepanosauri, c'è stato un effetto a cascata, esemplari incompleti dagli USA e dalla Gran Bretagna che non si sapeva cosa fossero, si rivelarono anche loro Drepanosauri così, lavorando insieme agli Yankee e ai Britannici, dimostrammo che era un gruppo di successo, diffuso dal Nuovo Messico all'Inghilterra fino alle isole che un tempo erano le nostre Prealpi. Dolabrosaurus, un Drepanosauro americano disegno (c) Matt Celeskey. Una bella avventura, che mi ha riservato una grossa sorpresa: Due ricercatori americani hanno descritto (la pubblicazione è uscita pochi giorni fa ) una nuova specie e l'hanno dedicata a me.... l'hanno battezzata Avicranium renestoi. Avicranium perchè il cranio somiglia più a quello degli uccelli che a quello di un rettile, renestoi perchè a loro dire " sono quello che più ha lavorato per far conoscere questo gruppo". Avicranium renestoi come lo vedo io. Ne sono molto contento è naturale, avere una specie che porta iltuo nome è una bellissima soddisfazione, ma ne racconto, non solo, o non tanto per me stesso, ma perchè questi bizzarri animali hanno rappresentato la parte più importante, la svolta della mia vita professionale, e in un certo senso ho un debito di riconoscenza verso di loro. E se pensate che siano solo cose da specialisti guardate un po' cosa si vende online... Inutile dire che ne ho prese due (manica corta) I Drepanosauri italiani si possono vedere al Museo di Scienze Naturali di Bergamo e di Udine. Gli altri dovete andare oltreoceano.
  10. Gente molto esperta che conosco sono quelli del forum di di Binomania, forse loro ti sanno consigliare .
  11. Se per caso l'avete perso, vi comunico che ho aperto un blog in questo club dove ho inserito un'intervista ad un giovane fotonaturalista. Visto che abbiamo risposto entusiasti a Valerio che "comunicare" è importante, se qualche naturalista meno giovane avesse qualche commento, critica, consiglio ricordo da condividere, penso che sarebbe una cosa molto bella. Non lo dico per me, ma riflettendo sull'esempio che potremmo dare a lui che ci leggerà, con la nostra partecipazione o viceversa con l'indifferenza.
  12. Luca Eberle è un giovane fotografo naturalista di Saronno; è poco più che ventenne ma la sua esperienza fotografica è già lunga, ha incominciato infatti da ragazzo e la passione che lo anima si vede. Il caso ha voluto che ci incontrassimo (frequenta il corso di Scienze Ambiente e Natura presso l'Università dell'Insubria a Como, dove io tengo il corso di Paleontologia), vista la sua passione ho pensato che un'intervista ad una giovane promessa avrebbe portato un po' di vitalità e freschezza . Eccola qui SR Come e quando è nata la tua passione per la fotografia? LE Tutto è nato al Parco Natura Viva di Bussolengo dove, all’età di 16 anni, con una vecchia macchina reflex, ho iniziato a ritrarre gli animali anche se in cattività. In quel momento è “scattato” qualcosa anche dentro di me. SR Qualche incontro ha giocato un ruolo importante, oppure è una cosa tua? LE Devo ringraziare Elena, la compagna di mio padre, che per prima mi ha fatto provare la sua reflex e che poi mi ha spinto a frequentare i primi corsi di fotografia. E’ iniziato così il mio percorso nel quale ho poi incontrato professionisti che hanno contribuito ad accrescere le mie conoscenze e la mia passione. SR Hai vinto un premio OASIS a 17 anni con delle foto di animali d'Africa. Hai iniziato la tua avventura fotografica con i safari? Se sì come mai sei partito dai safari? LE Probabilmente ho iniziato a prendere un po’ sul serio questa passione dal mio viaggio in Zambia. Viaggio dedicato quasi interamente al volontariato dove ho avuto comunque modo di fare ottimi scatti che mi hanno regalato grandi soddisfazioni. Purtroppo ho iniziato a valorizzare le specie del nostro paese solo negli ultimi anni, per molto tempo ho stupidamente creduto che dal punto di vista naturalistico l’Italia non avesse così tanto da offrire… quanto mi sbagliavo! SR Quali sono i tuoi progetti futuri come fotografo naturalista? LE Attualmente sto cercando di farmi conoscere nella speranza di riuscire, in futuro, a trasformare questa mia passione in una professione, affiancando la fotografia naturalistica ad un lavoro in campo naturalistico-ambientale o di divulgazione scientifica. SR Cosa vorresti trasmettere agli altri con le tue foto di natura? LE Vorrei prima di tutto condividere le bellezze che ha da offrire il nostro pianeta, dalle più piccole e semplici forme di vita alle mastodontiche forme di un paesaggio. La mia fotografia non vuole essere solo ricerca della perfezione dell’immagine ma cerca di trasmettere emozioni, condizione indispensabile per una migliore sensibilizzazione rispetto alle problematiche riguardanti le specie o gli ambienti da me ritratti. SR Stai seguendo un Corso di Laurea naturalistico-ambientale; è la passione per la natura che ti ha portato a fotografare gli animali o al contrario, la passione per la fotografia naturalistica ti ha portato a voler approfondire le conoscenze e magari un giorno lavorare, in campo ambientale? LE E’ decisamente stata la passione per la natura che mi ha avvicinato alla fotografia naturalistica anche se ora viaggiano da tempo pari passo. Se all’inizio la fotografia era qualcosa di secondario e non strettamente necessario, ora è totalmente diverso: quando sono in mezzo alla natura la macchina fotografica è quasi un prolungamento del mio corpo, e se prima fotografavo mentre viaggiavo, ora il più delle volte viaggio proprio per fotografare! SR La fotografia naturalistica non è solo estetica o documentaria, ma può essere uno strumento potente per sostenere la conservazione dell' ambiente, Sei interessato a questo aspetto? LE Assolutamente si! Credo fermamente che spesso un’immagine possa valere più di molte parole; usare la fotografia come strumento per la salvaguardia e la conservazione è forse l’obbiettivo che ogni fotografo naturalista dovrebbe perseguire. Fare ciò che amo contribuendo a preservare i soggetti delle mie foto mi sprona a farlo ancora di più e con più motivazione. SR Fai solo fotografia naturalistica od anche altro? Ad esempio ritratti, street, paesaggio? LE In passato ho spaziato in generi fotografici diversi: street, sport, architettura, reportage, ritrattistica e fotografia di studio. In questo momento ho deciso però di dedicarmi esclusivamente alla fotografia naturalistica proprio perché mi regala emozioni che gli altri generi non sono in grado di offrimi. SR Se fotografi persone o altri soggetti, come li interpreta un fotonaturalista? LE Quando fotografo soggetti diversi esco dalla mentalità del “fotografo naturalista”; quando cambia il genere cambiano anche le regole. Solo nei ritratti l’occhio del fotografo naturalista riemerge, d'altronde siamo animali anche noi! SR Usi prevalentemente materiale Canon, il motivo di questa scelta quale è stato? Casuale? Hai seguito i consigli di qualcuno? Ti sei ispirato a qualche altro fotografo? LE E’ stato puramente casuale, in casa si è sempre usato materiale Canon e ho voluto mantenere la stessa linea per pura comodità e per non dover imparare da zero a utilizzare un’attrezzatura diversa. SR Per il tuo genere fotografico preferito , che cosa trovi di positivo o al contrario c'è qualcosa che vorresti veder migliorato nel Sistema Canon? LE Il sistema Canon mi è da sempre sembrato semplice e intuitivo, con un’ottima resa sotto quasi tutti i punti di vista, l’unico appunto che mi sento di fare è l’eccessivo costo di alcuni accessori, tra cui in particolare i flash, che rispetto ai corrispettivi Nikon (o di altre marche) risultano essere decisamente meno accessibili e, da quel che ho sentito dire, anche di qualità inferiore. SR Cosa diresti a dei giovani come te per motivarli, avvicinarli alla fotografia di natura? LE Non penso che basterebbero solo delle parole per motivare a sufficienza una nuova generazione di fotografi naturalisti. La sudata ricerca che si conclude con una meravigliosa scoperta, una lunga attesa ripagata da un magnifico incontro e tutte le sensazioni che da esso scaturiscono sono cose che vanno provate sulla propria pelle, preferirei fargliele vivere piuttosto che limitarmi a parlargliene! SR Cosa pensi ti darà (o già ti ha dato) la fotografia naturalistica? LE La fotografia naturalistica mi ha già dato tantissimo in termine di conoscenza, emozioni ed esperienze, mi ha spinto a viaggiare, conoscere gente nuova e in alcuni casi anche a ritrovare me stesso. Spero vivamente che in futuro continui ad offrirmi le stesse cose. GRAZIE LUCA e in Bocca al Lupo! NOTA tutte le foto pubblicate sono (c) di Luca Eberle.
  13. Sono stato qualche settimana fa ad una mostra di un mio ex compagno di liceo, anche lui da sempre appassionato di fotografia, ma di paesaggio. Il tema era Venezia ma le foto erano assolutamente non banali, anzi pregevoli, ne scrivo qui perchè sono state stampate ad arte da un certo Gill di Milano che mi si dice sia lo stampatore (o uno degli) di McCurry, su carta Hanemule Photorag, a detta dell'autore, Gill gli ha tirato fuori dai raw cose incredibili (in senso positivo) valorizzandole molto più di quanto pensava possibile... at a price .
  14. La mia risposta alla domanda 5 (mi rivolgo al mio stampatore di fiducia) è da intendersi "d'ora in poi", e non ce l'ho ancora uno stampatore di fiducia. La mai risposta alla domanda 6 sarebbe una via di mezzo tra più volte l'anno senza cadenza fissa (risposta che ho votato) e stampo solo per motivi professionali, che non ho votato perchè non sono un professionista, e vorrebbe dire quando faccio una mostra ("amatoriale"). Un tempo stampavo più spesso le mie foto anche per appendermele in casa, adesso stampo in casa solo foto di famiglia e simili, stampo in formato maggiore del'A4 quando devo fare delle mostre; per queste fino a poco tempo fa mi affidavo ad un amico appassionato che ha una stampante Canon professionale , ma dalla prossima (se mai ci sarà) mi affiderò ad uno stampatore.
  15. Silvio Renesto

    autunnale.jpg

    Dall'album: Tutti i colori dell'autunno

    Les feuilles mortes se ramassent à la pelle. Tu vois, je n'ai pas oublié...
  16. Silvio Renesto

    La panchina

    Anche questa mi piace, un classico ben realizzato.
  17. Hai ragione, dopo essere diventato famoso si è messo a fotografare anche in altre zone, pur sempre prediligendo i mari freddi, però qualche divagazione in climi più caldi l'ha senz'altro fatta. Non ne ho scritto un articolo proprio perchè non lo conosco bene, ma volevo comunque attirare l'attenzione su quante cose belle ci sono là sotto. Voi subacquei lo sapete, ma per molti di noi terricoli (io ho fatto una sola immersione con bombola in vita mia) sono meraviglie nascoste. PS Il tuo intervento è apprezzatissimo, perchè tu questo lo vivi, sinceramente lo stavo aspettando
  18. Hai ragione, sembra strano, ma i Cefalopodi in genere (Polpi, Seppie e Calamari) sono gli Invertebrati col cervello più grande rispetto al corpo. Certo l'intelligenza è da Invertebrato, però, hanno grosse capacità manipolative coi tentacoli e alcuni calamari sociali comunicano tra loro tramite dei codici colore (cambiano colore per inviare messaggi). E non dimentichiamoci di quel polpo che prevedeva i risultati dei mondiali di calcio
  19. Alexander Semenov, è un biologo marino Russo che unisce la passione per la fotografia con quella per un particolare "mondo alieno", ossia le profondità del Mar Bianco, al largo della costa settentrionale della Russia, e gli animali che ci vivono. La difficoltà di raggiungere le gelide profondità di quel mare è compensata dalle splendide e strane creature che ha potuto fotografare. Meduse e Nudibranchi e Anemoni di mare, dai colori fantastici e dalle forme surreali. Alexander Semenov si è laureato nel 2007 all'Università di Mosca, specializzandosi nello studio del cervello dei calamari. Successivamente ha cominciato a lavorare alla Stazione Biologica del Mar Bianco, dove oggi dirige un team di subacquei e segue numerosi progetti che implicano immersioni. Agli inizi ha cercato di fotografare piccoli invertebrati marini per divertimento con una vecchia macchina fotografica, dopo molti insuccessi è riuscito ad ottenere alcune foto interessanti che hanno convinto lo staff ad acquisire un'attrezzatura più professionale, così ha potuto riprendere i suoi soggetti in profondità. Col tempo si è fatto un'esperienza, ha perfezionato la tecnica ed ora le sue immagini sono affascinanti. Ha passato due anni a realizzare un libro sulla flora e la fauna del Mar Bianco coinvolgendo un team di oltre dieci fotografi subacquei, più studiosi e specialisti che hanno contribuito a redigere i testi. Tutte le creature da lui ritratte vivono nei mari freddi del Nord. Alcune specie sono comuni, mentre altre sono rarissime. Molti di questi animali sono stati visti dal vero solo da pochi specialisti e da pochissimi (e coraggiosi) subacquei che affrontano l'acqua gelida. Come attrezzatura ha usato Canon 5Dm2 in scafandro Subal , Zeiss 21mm/f2.8 e Canon 100mm/f2.8L macro, flash Inon Z-240 strobe. Però, dopo aver provato la D800e ha riferito gli è piaciuta moltissimo e che potrebbe cambiare sistema. NOTA Tutte le foto sono (c) di Alexander Semenov qui riportate a scopo di illustrare la sua opera. DISCLAIMER All photos are (c) by Alexander Semenov, here shown only to illustrate his work.
  20. Queste foto hanno una storia particolare che ho raccontato qui e non la sto a ripetere per non annoiare. Dico solo che mi è capitato di fotografare un' Aromia moschata, insetto molto bello che avevo incontrato solo una volta trent'anni prima quando ancora avevo la Pentax Mx e non avevo più visto. Purtroppo essendo andato sul posto per fotografare cormorani, non avevo con me nemmeno un macro, ma mi sono arrangiato con il 300 f4 e tc14 e 80-200 AFS oppure 50mm più tubi Kenko Pro DGX su D7100. Complice la discreta dimensione del soggetto, qualcosa di buono ne è uscito ugualmente . Sono stato veramente contento. Quando l'abbiamo trovata era su un palo (80-200 AFS più tubi). Luce naturale. 50mm più tubi, flash di schiarita. Il palo non è un bel supporto e inoltre rende l'insetto molto visibile, facile preda di collezionisti umani e uccelli insettivori , così delicatamente lo sposto su un albero, dove potra offrirmi uno sfondo più naturale e trovare riparo. 300mm f4 Tc14 e flash di schiarita. Crop 100% Due parole sull'Aromia: E' un coelottero cerambicide tra i più grandi (lungo circa 4,5cm solo il corpo) e più belli per le iridescenze delle elitre . Oggi è piuttosto raro per distruzione dell'habitat e raccolte indiscriminate.Tra l'altro è famoso perchè nel passato Le Aromie venvano raccolte e ...tritate e si mescolavano al tabacco da fiuto per aromatizzarlo (hanno un discreto odore di muschio).
  21. Bella serie, interpretazioni simpatiche, mi è piaciuta particolarmente quella della persona che medita , ben composta e trasmette serenità.
  22. E' capitato anche a me, una strofinata e tutto è andato a posto.
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