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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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  1. La prima cosa che ho pensato vedendo il tuo reportage è che sono immagini di protesta sì, ma solari, che esprimono voglia di vivere. E' bello.
  2. Hai ragione, ho scritto banding, ma è impreciso, in effetti non ho la più pallida idea di cosa sia. Se sono fili di ragnatela come scrivi tu, sono contento, perchè è un errore mio e l'attrezzatura non c'entra.
  3. Ho fotografato questa Argiope: Nikon D7100, 300f 4 pf + Tc14, 1/250s f5.6, flash di schiarita Le vedete anche voi le righe a destra del ragno sulla parte meno luminosa? Al 100% sono meno evidenti, ma ci sono. Non mi era mai capitato (o perlomeno non mi ero mai accorto) . Cosa può essere?
  4. Grazie per questo articolo, immagini da cui esce la vita che le anima. Grande lo spirito di questa fotografa (e che belle anche le foto con l'autoritratto in un angolo!) e oltre le immagini il testo, così ispirato che lo leggi e lo rileggi.
  5. Il Gambero è un po' più recente ma qualche milioncino di anni ce l'ha. Devi pensare un ambiente di acque termali calde ricche di minerali che appena sgorgano alla superficie si raffreddaono e depositano molto rapidamente i minerali disciolti formando incrostazioni. Gianni, lo faccio subito se ne siete contenti.
  6. Mi associo all'apprezzamento. Un bel lavoro, essenziale e foto azzeccate. Un tema che mi attira.
  7. Forse ricorderete che lo scorso Maggio è stata inaugurata una mostra di mie fotografie intitolata "Segni dal Passato", in cui interpretavo graficamente la struttura di alcuni fossili grazie anche alla notevole tridimensionalità di immagine ottenibile con la Sigma Sd QUATTRO. La mostra di è conclusa a fine Luglio. QUI il reportage dell'inaugurazione. Vi propongo alcune foto non incluse nella mostra per motivi di spazio (più di tante non ce ne stavano). Le foto sono sempre state scattate con la Sigma Sd QUATTRO e il Sigma 50mm con lente Marumi 330 oppure il Sigma 150 Macro OS. Gentilmente offerti da Mtrading a Mauro Maratta e da Mauro Maratta a me. Molare di Orso delle Caverne rinvenuto in una grotta. Stelle (marine) cadute Mortalità di massa di pesci. Gambero incrostato dal deposito minerale di una sorgente termale Crinoidi e gamberetto Setti di conchiglia di ammonite La conchiglia (solo per capire da dove ho tratto il particolare) Alien rising (trilobite arrotolata). Questa l'avete già vista. A gentile richiesta inserisco anche le foto della mostra: Una Razza (il pesce) Foglia di Ginkgo Ammonite piritizzata (quel che sembra oro è un'incrostazione di solfuro di ferro, pirite appunto). Stromatoliti, rocce vecchie di oltre mezzo miliardo di anni formate dall'attività di batteri (se ne formano ancora oggi in ambienti molto particolari). Sezione di Ammonite riempita di cristalli. Sezione di osso di Dinosauro Trama delle suture interne di un Ammonite Coralli coloniali. Tronchetto conservato in Opale. Se non c'era una (quasi) libellula non era da me.
  8. Nella mia recensione delle interviste a Henri Cartier Bresson che ho appena pubblicato nel forum del club tematico "letterario" Picwick, ho riportato una frase per me illuminante: Ci sono fotgrafi che inventano e fotografi che scoprono (lui parlava di studio e street, o studio e reportage) però, però ... a me sembra che sia la stessa cosa. Diciamo che ci sono i sognatori e i cercatori. C'è chi costruisce una foto (modella/o umana, animale, vegetale non ha importanza) secondo un suo progetto/sogno di bellezza e chi invece va alla ricerca della bellezza di ciò che è, al naturale. E poi ci sono le vie di mezzo Questo per dire che, una volta chiarito che si tratta di due cose diverse, con scopi differenti, come scritto giustamente da te, si può vivere in reciproca armonia, ciascuno seguendo la sua natura interiore. Fatta salva l'incolumità totale del soggetto, naturalmente. Come hai scritto.
  9. Vedere è Tutto Henri Cartier Bresson, Interviste e conversazioni. Edizioni Contrasto Il libro raccoglie dodici interviste a Cartier Bresson, che spaziano dal 1951 al 1998, alcune piuttosto rare. In queste conversazioni Cartier Bresson racconta se stesso, la sua vita avventurosa da studente di pittura a cacciatore in Africa, a fotreporter "a modo suo"; i tempi gloriosi della Magnum press, gli amici, i maestri; i cambiamenti del dopoguerra. Traspare il suo caratter "normanno", il suo modo di vedere la vita e il rapporto con la fotografia: perchè solo il bianco e nero e il rifiuto dello studio teorico. Lo scatto come percezione immediata, quasi il tirare una freccia, centrando l'attimo. La sua divisione della fotografia in chi scopre e chi inventa l'ho trovata illuminante. Il fatto che siano una serie di interviste porta inevitabilmente a delle ridondanze, aneddoti ed eventi che ricorrono, identici oppure leggermente diversi. In ogni intervista però ho trovato qualcosa di nuovo e di significativo, a volte concetti che stanno in poche righe, altre volte discorsi più corposi. Verso la fine del libro era quasi una ricerca della perla nascosta in mezzo al già sentito. La cosa non mi ha dato fastidio, anzi mi sono divertito, però è bene saperlo se volete acquistare il libro. Ad un tratto appare un lampo di Zen (solo un lampo, come è giusto che sia) . Curiosità, sulla sua Leica Cartier Bresson usava due 50mm, il più luminoso dei due (f1.5) dice essere Nikon.
  10. Quando mi sono comprato il 300mm f4 PFE, ho voluto provarlo subito nella fotografia agli uccelli: Il 300mm usato su un corpo macchina Dx si trasforma in un 450mm "equivalenti" (ossia non cambia realmente focale ma l'inquadratura viene ritagliata come se fosse un 450mm). Questo ne aumenta notevolmente la versatilità nel campo della fotografia naturalistica, soprattutto nella fotografia a distanza ravvicinata. Per la fotografia all'avifauna (Birding) è senz'altro splendido Anatra Mandarina. Nikon D7100 e 300mm f4 PF Però capita spesso che persino i 450mm equivalenti possano rivelarsi troppo pochi, perlomeno nel nostro Paese dove gli animali sono, a ragione, piuttosto diffidenti, per cui hanno una distanza di fuga che richederebbe focali ancora più lunghe. In questi casi o si ritaglia in postproduzione, oppure si monta un moltiplicatore ( meglio non andare oltre 1.4x per evitare perdite di luminosità e anche di qualità). Siamo a Pescarenico (LC), ho cominciato con i soliti germani: Germano Reale. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Poi ho cercato di usare l'AfC con area 3D (o come si chiama) ed ho notato che sulla mia D7100, il 300 col TC14 EIII montato, fatica un pochino ad inseguire, ogni tanto mette a fuoco a caso, specie se lo sfondo è confuso. Con il solo 300 PF invece va molto meglio. Però, non so quale parte degli insuccessi siano invece da addebitare alla la mia imperizia, visto che uso molto raramente questo metodo. Gabbiano Reale Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Il maschio del Fistione turco (Netta rufina) è una bella anatra, poco frequente e molto fotogenica. Quando si esibisce, forma con le penne una bella cresta tonda sul capo, ma oggi col vento, non c'era verso. Meglio comunque un Fistione senza cresta che niente, per cui ci abbiamo dato dentro, giocando sul contrasto fra la testa color ruggine e l' acqua verde e blu. Di fronte . Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII La coppia che si alimenta. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Un Cigno reale in volo. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII e in atterraggio/ammaraggio/affiumaggio, insomma fate voi. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Le cince in una zona del Varesotto sono piuttosto abituate alla presenza umana e sanno che fotografo=cibo, per cui sono abbastanza confidenti, ma non come in Val Roseg, dove ti si posano in mano. Qui hanno una distanza di sicurezza di sei-otto metri. Troppi per il 300 da solo, anche usando il formato Dx. Il TC 14 EIII è d'obbligo. Ma è ancora poco! Cinciarella. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Era con me l'amico Gianni (che tanto per chiarire il soggetto, possiede l'intera produzione di converter Nikon dal primo TC Ai all'ultimo, più converter di terze parti che non voglio nominare ) che mi ha tentato: Vuoi provare ad usarlo con il mio TC 20 EIII? Visto che ero lì a fare esperimenti , perchè no? Allora vai col 300mm f4 PF e il Tc20 EIII (qualcuno è già fuggito con la mano sulla bocca e sento in lontananza dei conati)... no, non fate così, guardate prima! Sempre Cinciarella Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc20 EIII Crop 100% Questa foto è ottenuta con D7100, 300mm e TC14 EIII poi ritagliata e upsized in pp per avere l'inquadratura equivalente a quelal che si avrebbe con il 300mm e il TC20 EIII Ecco il crop 100% relativo. Meglio Il TC 20 EIII o il crop e upsizing? A ciascuno la sua scelta. Rimane il fatto che che se si vuole insistere su questi soggetti serve proprio un 500-600mm o almeno un 150-600 o 200-500. Non ci piove. Oppure, più economico ancora, cercare zone dove i soggetti sono confidenti. Non si arrabbi nessuno, è solo per sperimentare e fare due chiacchiere.
  11. Grazie a tutti, ho materiale su cui riflettere (e provare). Probabilmente a parte la foto naturalistica, incrementare la nitidezza percepita mi servirà anche a livello professionale su certi esemplari ostici. Vi faccio sapere gli sviluppi (se vi interessa )
  12. Sì lo penso anch'io che fosse un set; quello che mi chiedevo come si fa ad ottenere è la estrema sensazione di nitidezza, quasi pungente (cosa che poi può o meno piacere ).
  13. Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Silvio Renesto il 26 gennaio 2017 su Nikonland.eu Pochi fotografi sono riusciti a rendere le trasformazioni del paesaggio urbano come ha fatto per tutta la sua vita Gabriele Basilico in modo così rigoroso, ma partecipe ed al tempo stesso poetico, più pittorico a volte che documentaristico, una prospettiva intensa ed originale. L'idea di scrivere questo articolo mi è venuta dopo una chiacchierata con il mio amico Gianni, appassionato di fotografia urbana e grande estimatore di Gabriele Basilico. Incuriosito ho fatto delle ricerche e sono rimasto affascinato dallo stile di questo fotografo, così ho voluto approfondire la conoscenza e... condividerla con voi, sperando di trasmettervi la voglia di sapere di più su questo testimone del nostro tempo. Grazie quindi a Gianni. Gabriele Basilico nasce a Milano nel 1944; durante gli studi universitari si appassiona alla fotografia. Verso la fine degli anni sessanta complice un avventuroso viaggio in Iran, inizia la sua carriera di fotografo. Iran 1970 Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano (1973), si dedica completamente alla fotografia. Fotografa quasi solamente in bianco e nero (di solito su banco ottico) ed inizia con temi di indagine sociale Ma suoi interessi principali riguardano il paesaggio urbano e industriale. Col tempo diventa uno dei più affermati fotografi documentaristi europei. Realizza documentari fotografici e reportage sulle aree urbane, sul territorio, sull'architettura sia per privati che per enti pubblici. Si afferma alla fine degli anni '70, inizio anni '80 con "Ritratti di fabbriche" edito da Sugarco, un vasto reportage sulle aree industriali milanesi. E' l'unico italiano invitato nel 1984 a far parte di un progetto promosso dal governo francese per documentare i mutamenti del paesaggio contemporaneo (Mission Photographique DATAR). Le Touguet Nel 1990 gli viene conferito il “Prix Mois de la Photo” per la mostra e il libro Porti di Mare. Seguono numerosi altri progetti fra cui spicca quello su Beirut, segnata dalle devastazioni della lunghissima guerra civile. I suoi interessi si rivolgono poi alle grandi metropoli del mondo fra cui Shanghai, Rio de Janeiro,Istanbul.Le sue foto vengono esposte in innumerevoli mostre e raccolte in moltissimi libri. La lista i mostre opere e premi internazionali e no è lunghissima, mi limito a citare solo alcuni esempi. Nel 1996 espone alla Biennale di Venezia con la mostra Italy, Cross sections of a Country (con Stefano Boeri). Nel 1999 pubblica le raccolte Interrupted City e Citiscapes con oltre trecento fotografie da cui trae una serie che viene esposta allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al CPF (Centro Portugues de Fotografia) di Porto, al MART (Museo d'Arte Moderna di Trento e Rovereto) di Trento, e al MAMBA (Museo de Arte Moderno) di Buenos Aires.Il suo lavoro sul'area metropolitana di Berlino gli vale il premio per il miglior libro fotografico dell'anno 2002 nell'ambito di Photo España.Nel 2005 pubblica il libro Scattered City, raccolta di centosessanta immagini inedite di città d'Europa. Nel 2006 pubblica il volume Photo Books 1978-2005, che raccoglie e illustra tutti i suoi libri personali e molti dei più importanti libri collettivi a cui ha preso parte Amburgo Istambul Palazzo Expo Lisbona La fotografia urbana di Basilico ha un impronta figurativa a volte che ricorda le città "metafisiche" di De Chirico e un'attenzione agli spazi che si rifà a Sironi. E' grande l'attenzione alle volumetrie urbane ed alle prospettive. Di sè diceva "sono un misuratore di spazi".Il suo ripetuto tornare sui luoghi, gli ha permesso una lucida documentazione di un mondo iche cambia in contnuazione. Glasgow Trieste Roma Documentazione non priva di una appassionata partecipazione, specialmente nei suoi lavori sulle fabbriche, vere "cattedrali del lavoro" e sui porti, che a suo dire rappresentano il suo soggetto perfetto, con le loro architetture industriali unite al cielo ed al mare. Nei suoi lavori non può certo mancare Milano, la sua città: Accanto a questi temi, relizza progetti di carattere differente, non privi a volte di ironia quali "in pieno sole", oppure "chair contact". Accanto alla produzione artistica Basilico ha tenuto numerosi seminari e workshop, ed ha scritto libri didattici come ad es. "Leggere le fotografie in docici lezioni" edito da Rizzoli-Abitare. Basilico muore a Milano il 13 febbraio 2013 . Uno dei suoi ultimi progetti del 2006, mi tocca da vicino, si tratta della documentazione di ciò che rimaneva dell'area industriale Falck, vicinissima a me, prima dell'inizio dei lavori di smantellamento. Anche in questo caso le sue immagini sono evocative, si respira il lavoro e la fatica di un tempo, così come l'abbandono di oggi. Silvio Renesto per Nikonland NOTA tutte le foto sono prese da siti diversi a solo scopo divulgativo. Basilico muore a Milano il 13 febbraio 2013 . Uno dei suoi ultimi progetti del 2006, mi tocca da vicino, si tratta della documentazione di ciò che rimaneva dell'area industriale Falck, vicinissima a me, prima dell'inizio dei lavori di smantellamento.
  14. No, non ci penso proprio, la verità è che una lucertola su un tronco al naturale non dice molto, in bianco e nero invece ha più appeal. A posteriori mi è venuta in mente la zampa di iguana di Salgado e di conseguenza l'idea per il titolo (scherzoso).
  15. Roby, tu sei più che un veterano, sei un custode della memoria, in Cina la gente come te viene dichiarata "tesoro nazionale". Dovresti lasciar perdere i mulini per un po' e raccogliere gli aneddoti di vita come questi. Ne verrebbe fuori un best seller.
  16. Diciamo che mi sono ispirato , un (indegno) omaggio alla Genesi...
  17. Adesso la regia mi dice che il problema MP dovrebbe essere risolto. OT: Purtroppo in macro spesso c'è chi sconfina nell'estetica fine a se stessa, con immagini elaborate e a volte stucchevoli (per il mio gusto) come questa (presa QUI). Fatta ovviamente in un lavandino, con dietro un tessuto dorato. Senza voler creare polemiche, semplicemente io preferisco fotografare la bellezza della natura in natura, con tutta la pp che può servire a rendere l'immagine accattivante, non c'è problema, ma con rispetto per i soggetti. Queste creazioni estetiche ma innaturali non mi interessano. Chiuderei qui la discussione sui significati, perchè la pensiamo allo stesso modo, è OT e potrebbe finire chissà dove, (di solito in un flame) mentre inviterei a ritornare al discorso pp se interessa
  18. Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Silvio Renesto il 27 giugno 2017 su Nikonland.eu Ho incontrato Minor White mentre cercavo commenti ad un enigma Zen intitolato "il suono di una mano sola", per caso ho scoperto che una sua foto aveva lo stesso titolo . Da lì è nata la mia curiosità, e successivamente il mio sincero interesse per questo singolare personaggio, che ho scoperto essere fra i più significativi della fotografia americana, vorrei dire internazionale. Minor White Nacque a Minneapolis nel 1908, prese un bachelor in Botanica nel 1937, poi iniziò a lavorare come fotografo nel 1937 per la Work Progress Administration, l'agenzia che durante il New Deal contribuì in modo sostanziale alla ripresa economica degli Stati Uniti. Iniziò ad insegnare fotografia fino alla chiamata alle armi nel 1942. Al termine del conflitto, si trasferì a New York dove studiò storia dell'arte ed estetica, incontrò numerose persone di spicco della fotografia artistica dell'epoca. Fra i tanti Alfred Stiegliz, con il suo concetto di "equivalenza" esercitò una profonda influenza sul pensiero di White Nel 1946 inizò ad insegnare nel programma di fotografia alla California School of Fine Arts tenuto da Ansel Adams. Adams e White divennero amici e nel 1952 fondarono la rivista Aperture magazine con Dorothea Lange, ed altri . Dal 1953 al 1957, White lavorò alla George Eastman House in Rochester. Insegnò fotografia al Rochester Institute of Technology e al Massachusetts Institute of Technology, fu co fondatore della Society for Photographic Education. Gli fu conferita una Guggenheim Fellowship nel 1970, le sue opere furono esibite in numerose mostre in musei a San Francisco, Philadelphia e Princeton. Morì nel 1976 ed è oggi considerato uno dei massimi fotografi statunitensi. La sua opera comprende vari generi, paesaggi Ritratti e studi di figure, alcuni molto intensi: Spesso i soggetti erano suoi studenti o uomini con cui aveva una relazione (White era gay, anche se data l'epoca non lo esternava, ed ebbe una vita sofferta a causa di questo). Ma le sue foto più significative sono quelle influenzate dal pensiero di Stieglitz, come ho scritto sopra: Stieglitz sosteneva che una fotografia poteva avere molti significati differenti (o che il significato di una fotografia poteva avere differenti aspetti) per cui chiamava le sue foto di nuvole e altri soggetti comuni "equivalenti", suggerendo che possedessero diversi significati alternativi che si equivalevano. White si ispirò a questo per fotografare oggetti o paesaggi formando immagini astratte che disorientavano, conducendo chi osservava, nelle intenzioni dell'autore, in profondità, oltre la superficiale percezione del soggetto. Un paesaggio (?) Nothom, Utah Nelle fotografie di White's spesso non si riesce ad essere sicuri di che cosa è rappresentato, a dispetto della descrizione fotografica precisa: Pietre,ghiaccio, vecchie ossa, foglie secche, cortecce o che? Molte sue foto riprendono il vetro ghiacciato delle finestre d'inverno: Inizi Testa vuota Faccia stupida fascia luminosa Il suono di una mano sola, la foto che mi ha fatto venire voglia di saperne di più su White. Il titolo è quello di un famoso Koan (enigma) Zen che dice: due mani quando battono insieme producono un suono, ma qual'è il suono di una mano sola ?"(I Koan sono degli enigmi che servono a risvegliare la mente, ma non approfondiamo oltre, è meglio ). La foto di White diventa sempre più solo rapporto di forme e superfici che danno, o cercano di far vedere, significati multipli, universali, in oggetti specifici. White creò delle sequenze per queste fotografie, che implicavano la possibilità di una lettura meditativa, la foto, come mezzo per una conoscenza spirituale di sè, una pratica che ispira ancora oggi molti seguaci ed è molto vicina a certo pensiero orientale. Manifestazione dello spirito (sempre vetro ghiacciato) Spesso, il titolo dela foto spiega le intenzioni, questa si intitola, "Nella gioia come nella tristezza i fiori sono sempre amici". Edera Concludo citando alcune sue frasi: Non importa quanto sia lenta la pellicola, lo Spirito sta sempre immobile abbastanza a lungo per il fotografo che lo sceglie. Lasciate che il soggetto crei la sua foto, diventate una fotocamera. Io sto sempre fotografando tutto con la mente, come esercizio. Lo stato mentale del fotografo che crea è il nulla, per chi pensasse si tratti di un vuoto statico, devo spiegare che è un vuoto molto speciale, attivo, molto recettivo pronto a cogliere l'immagine... Tutte le foto sono autoritratti. Minor White fotografato da Robert Haiko nel 1973. Le foto sono riprese dal web a solo scopo illustrativo per divulgare l'opera di Minor White Silvio Renesto
  19. Concordo pienamente con te. Io vorrei capire come ottenere il meglio in ripresa e pp ma senza manipolare i soggetti. Altrimenti, oltre a rischiare di far danni, diventa a mio parere un'esercizio estetico fine a se stesso. L'autrice è veramente brava ed ha avuto buoni maestri, penso anche l'admin di Macroforum .... chissà se esiste ancora (il forum intendo) .
  20. Grazie! Cerco qualcosa di adatto e poi ci proviamo (come te lo posso fare avere?)
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