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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di Silvio Renesto

  1. Preso da nostalgia, dopo tanto tempo sono tornato ad appostarmi in un capanno, ho scelto un'oasi del Vercellese. E mi sono divertito proprio come una volta. C'erano i soliti piccoli amici, come la cinciallegra e il pettirosso: Ma io ero andato lì sfidando lo sterrato fangoso e tutto il resto perchè è un posto attrezzato per fotografare le Poiane. Non saranno aquile, ma sono sempre dei bei rapaci, no? ed infatti ecco che arrivano. E si mettono a litigare. Il capanno è schermato da un vetro semiriflettente, per cui gli animali non mi vedono proprio e così: Vicinissimo! Altre gradite visite: E i sempre simpatici scoiattoli! Foto scattate con Nikon D500 e Sigma 100-400 f5-6.3 C.
  2. Le tue foto di foresta e di arrampicata mi hanno intrigato. Senza la faccenda della foto subacquea, preferiresti comunque questo ai vari 10-20?
  3. Ricordo l'articolo e rinnovo l'apprezzamento, simpatico lo scoiattolo. Blanco è il giovane fotografo che era con te a Brivio quella volta che ci siamo trovati appunto a provare il 150-600? Curiosamente conobbi un Fabio Blanco, più anziano, esponente di una certa notorietà del forum Nital, scriveva delle experiences per la fotografia naturalistica.
  4. Vero, è più che altro un esperimento. In realtà la luce era bassa invernale, non particolarmente forte, ma si tratta di fotocamera non facile, o meglio richiede sapiente gestione della luce (e del settaggio), e io devo ancora imparare. Mi ero concentrato sul dettaglio incredibile ed ho perso di vista la durezza intrinseca.
  5. E oggi è pure il mio compleanno. Ho cercato di fermare il tempo invece ...niente da fare.
  6. Fotografati a venti metri di distanza uno dall'altro: Scoiattolo grigio americano Scoiattolo rosso europeo. A Vigevano, a Legnano e in molti altri luoghi non solo da noi (quasi tutta l'Inghilterra ad esempio) , dove è arrivato lo scoiattolo grigio quello rosso è scomparso. Quello che segue non è farina del mio sacco ma nemmeno l'ho letto sui libri o sul web, è quanto mi è stato riferito delle ricerche dei colleghi zoologi della mia Università, che sono all'avanguardia nello studio e la gestione della fauna selvatica. Decine e decine di pubblicazioni scientifiche confermano che nelle aree colonizzate dallo scoiattolo grigio, lo scoiattolo comune europeo si estingue in breve tempo. Se pensiamo che l'Italia è l'unico paese del continente europeo (La gran Bretagna è un'isola e la escludiamo) che presenta popolazioni naturalizzate di scoiattolo grigio, questo rende l'italia un possibile centro di espansione per il grigio che potrebbe colonizzare buona parte dell'Europa (l'espansione è già in atto) mettendo a rischio la sopravvivenza della specie europea. La sostituzione dello scoiattolo rosso da parte del grigio è dovuta a competizione, o meglio a esclusione competitiva: Lo scoiattolo grigio è avvantaggiato rispetto al rosso per le maggiori dimensioni, essendo un po' più terrestre può permettersi di diventare più grosso ed accumulare più grasso per l'inverno rispetto al rosso, che è più arboricolo e non può ingrassare troppo per non perdere di agilità. Il grigio inoltre è capace di nutrirsi di ghiande (indigeribili per il rosso), infatti il centro di origine del grigio e delle querce è lo stesso, e si sono coevoluti. Così nei boschi di querce il grigio tende a diffondersi ampiamente e diventare molto più abbondante del rosso. Inoltre essendo più mobile sul terreno, il grigio oltre a sfruttare le proprie riserve di cibo sotterrate per l'inverno è in grado di trovare anche i nascondigli di cibo del rosso ed a consumarglieli. Va a finire così che lo scoiattolo rosso d'inverno soffre la fame e può andare sottopeso. La riduzione di peso nelle femmine dello scoiattolo rosso ne diminuisce la possibilità di riproduzione così che, mentre il grigio si riproduce ampiamente e si diffonde, lo scoiattolo rosso smette di riprodursi e pian piano scompare. Se non bastasse lo scoiattolo grigio è praticamente immune allo Squirrel-poxvirus, un virus fatale per lo scoiattolo rosso, ma può esserne portatore sano; le popolazioni di scoiattolo grigio possono quindi servire da serbatoio per l'agente infettivo che trasmettono al rosso. Sta di fatto (L'inghilterra insegna) che se non si prendono contromisure, l'invasione da parte dello scoiattolo grigio è una grave minaccia per la sopravvivenza dello scoiattolo europeo. Come se non bastasse, Alcuni vacanzieri hanno liberato anche piccoli nuclei di uno scoiattolo cinese, più piccolo del nostro, ma che si riproduce molto di più. Si potrebbe dire, rosso, grigio, ma che importa, ma non è così. Gli animali non sono tessere isolate infilate in un mosaico, in un ecosistema animali e piante coevolvono, adattanodsi gli uni agli altri, la scomparsa dello scoiattolo rosso potrebbe ripercuotersi sulle stesse comunità dove vive con conseguenze che non sappiamo (ci sono studi in corso). Se qualcuno avesse dei dubbi, si studi la storia naturale dell'Australia o quella della Nuova Zelanda, che di manifesti così grandi dell'ignoranza umana unita a superbia ce ne sono pochi. PS Quanto costa tenere puliti i laghi mantovani dal Fior di Loto (pianta CINESE importata un paio di secoli fa da dei nobili per "abbellimento"?) che altrimenti li soffocherebbero?
  7. Un po' una interpretazione grafica e un po' per provare la Sigma Sd Quattro H. Con il Sigma 105 f2.8 Macro OS, messa a fuoco manuale (non si può fare altrimenti). Però... mica male.
  8. Un "attrezzo" senz'altro di alto livello.Come scrive Max si auspica sia degno compagno della D850.
  9. Tutto "quasi" giusto, nel senso che la fotocamera "è in arrivo". E' una storia tormentata, ma sorvoliamo. E' vero anche la seconda parte che ho riportato, è mio interesse ma ho pensato che potesse essere interesse di altri. Ho insistito sul fatto del bianco e nero perchè da un lato utile per me e anche perchè la prestazionalità "a colori" è già stata ampiamente discussa qui. Quello che ho letto e sentito è più o meno quel che ha scritto Paolo, ossia che il Foveon riesce molto bene a catturare le tonalità di grigi. Il fatto che il foveon come la pellicola, mi dite perdona meno, è interessante, e ne terrò conto curando al massimo la ripresa. Appena ce l'ho fra le mani provo e vi so dire.
  10. Bella serie, bravo tu e il foveon affascina.
  11. Ne convengo, ma a detta di alcuni sembra avere una marcia in più anche nel bianco e nero. Aneddoto: Uno che conosco, probabilmente esagerando un po', dopo aver confrontato delle foto da lui fatte in BN con la Sigma DP qualcosa, con quelle da lui fatte nella stessa situazione con una Fuji X E qualcosa (da 16mpx), ha regalato la Fuji alla figlia... (riferisco senza prendere posizione, sia chiaro, ambasciator non porta pena, don't shoot the piano player etc.).
  12. Le recenti immagini di Paolo Mudu mi hanno ricordato di quanto sia apprezzato il Foveon per la fotografia di Bianco e Nero. Molto probabilmente se ne è già parlato qui da parte di Mauro e/o Max, (nel caso mi fareste memoria dell'articolo?) ma sarei comunque interessato ad un approfondimento da parte di chi ha provato, su quale sia la miglior procedura per ottenere un valido bianco e nero con le fotocamere Sigma. Mi interessano anche eventuali differenze di metodo tra SD1 Merrill e Sd Quatttro: Dovrebbe arrivarmi una Sd Quattro H e il 99% delle foto per le mie pubblicazioni professionali sono in Bianco e Nero in studio, per cui non è una domanda tanto per parlare. Sono realmente interessato. Inoltre l'amico Gianni mi farebbe usare la sua SD1 per fare del Bianco e Nero "artistico/street" PS Mauro, quando mi arriva, quella giusta, mi sa che ti chiederò di fare quattro chiacchiere "illuminanti".
  13. Dici bene, sono due esigenze ben distinte. Un macro lungo e un tele lungo, per due cose diverse. Ragionavo su quale assecondare, lasciando perdere (per un po' almeno) l'altra. Vediamo cosa porta il futuro.
  14. Grazie a tutti, Massimo, grazie mille, ne approfitterei volentieri. Almeno finchè non escono i nuovi macro che dice Mauro. Ci mettiamo d'accordo, magari dopo le feste tanto per ora non c'è granché di macro che mi attiri. Le scimmie sono bestie irrequiete. Sono meglio i gatti .
  15. D500 sì, e come scrive Valerio, mai stato capace di fare la formichina. In niente, Ahimè. Sta di fatto che adesso sono in un pantano, perchè ho provato a fare il fotografo non naturalista, ma ...non mi ci ritrovo. Niente di drammatico eh. Però... mi piacerebbe trovare una soluzione sia per la macro che per la "wildlife". O almeno per una delle due.
  16. O delirio da tracheite acuta. Prima che venga la stagione giusta... In pratica per una serie di sfortunate vicende mi ritrovo senza macro lungo che sia veramente lungo (la cosa che più gli somiglia è il 300 PF col TC 14 per avere un RR decente) e senza un tele che sia veramente tele (la focale più lunga è il 100-400 Sigma oppure di nuovo il 300 PF con il Tc14 ma siamo sempre lì). Non posso comprarmi nessun 500mm degno di essere comprato. Per andare a spasso il 100-400 è favoloso, ma quando si tratta di uccelletti o che, fuori dalla Val Roseg (dove anche il 105 va bene) spesso è corto (come lo è il 300 + TC14. Mi era venuto in mente: in attesa di tempi migliori di comprarmi un TC 17 e metterlo sul 105VR (raccapriccio dei lettori?) per avere un 180 macro e sul 300 PF per avere un 500 (doppio raccapriccio dei lettori?) Se no devo scegliere tra macro o fauna, se scelgo macro dovrei permutare il 300 per procurarmi un 200 micro f4 AfD usatocomenuovo (so dove trovarlo) e tenermi come tele solo il 100-400 e selezionare luoghi appositi. Ma un po' mi scoccia. Per la fauna piccola non ho idea. Scusate lo sproloquio.
  17. No dai, avendo iniziato io, mi sento un poco responsabile della gattizzazione del sito. No, non è vero. Sto scherzando, come Effe. E come Giovanni. Anche perchè il flusso dei vistatori (letture) è buono, è quello dei contributori che langue assai. E' lì che non c'è trippa per.... ops. A proposito, ieri sera ho provato il 105 Sigma OS sulla Sd1 Merrill (coppia fantastica!!!) dell'amico Gianni... l'ho provata .... sul gatto . Ma non lo pubblico. Aspetto di avere la Sd Quattro H per le mani e per allora ho in mente un po' di cosette che aumenteranno la "biodiversità" del sito. Nikonland forever. Silvio PS Sono a casa con una tracheite e l'unica cosa che posso fare è stare al PC (grrr)... PS 2 E comunque i gatti sono animali molto belli.
  18. La mostra sui predatori del microcosmo penso che sia strutturalmente simile a quand'era a Varese, forse più o meno aggiornata come foto ed esemplari esposti. La mostra Alieni è nuova, appena iniziata, con foto ed esemplari differenti perchè tratta concetti completamente differenti.
  19. Io ho visto la mostra quando era a Varese, ho anche fatto un seminario, e tra foto ed esemplari vivi, merita assolutamente. Se non ce la fai ad andare a Genova c'è sempre la mostra nuova, " Alieni" a Varese
  20. Francesco Tomasinelli, originario di Genova, si è laureato in Scienze Ambientali Marine presso l’Università di Genova. E'un libero professionista, lavora come biologo e fotogiornalista scientifico. Da sempre affascinato dalla natura, e soprattutto dagli animali più insoliti e curiosi ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti, per poi dedicarsi all’editoria, alla divulgazione scientifica e alle consulenze ecologiche e ambientali per aziende e studi professionali. E' un apprezzato fotografo naturalista, nonchè convinto Nikon user. Ha collaborato e sta collaborando con l'Università dell'Insubria dove io lavoro, così non mi sono lasciato scappare l'opportunità di proporgli un'intervista, cosa a cui si è prestato volentieri. SR La passione per la fotografia è venuta prima o dopo quella per la natura? FT In realtà mi è sempre piaciuta moltissimo la natura. Ho cominciato a 3 anni con i dinosauri e non ho mai smesso. L'interesse per la fotografia è venuto molto, molto più tardi, quando ero all'università. All'epoca lavoravo part-time all'acquario di Genova e allevavo in un mio laboratorio alcune specie di insetti per approfondire le mie conoscenze. Uno dei curatori dell’Acquario, Giovanni Schimmenti, mi disse che era importante per una persona come me imparare a fotografare bene, e mi suggerì a grandi linee che attrezzatura acquistare. È stato probabilmente uno dei consigli più preziosi che mi siano mai stati dati. SR Fai solo fotografia naturalistica o ti dedichi anche ad altri generi? FT Ho cominciato a fotografare seriamente nel 2001 e sono professionista dal 2005 (nel senso che ho aperto una partita IVA da fotografo). All’inizio facevo molte diapositive di insetti e ragni, tra i miei gruppi animali preferiti, per documentare comportamenti e cicli vitali. Ma con la nascita del digitale ho ampliato sempre di più i miei orizzonti fotografici ad tutti i gruppi di animali e piante, alla fotografia di viaggio e alla documentazione del lavoro scientifico, che è un genere che mi piace molto. Guardo sempre con piacere il lavoro di altri sulle riviste e su instagram. E sinceramente trovo che oggi ci siano molti fotografi straordinari, più motivati e creativi di me, sia in Italia che all’estero. Esplorazione notturna della foresta pluviale con autoscatto (Tomasinelli è quello a sinistra). Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring. Brasile. Delfini di fiume (Inia geoffrensis) nel Rio Negro. Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring Raduno dei pipistrelli giganti Eidolon helvum nel Parco Nazionale di Kasanka, la più grande concentrazione di mammiferi in Africa, dopo la migrazione degli gnu in Zambia. Servizio per Rivista della Natura SR Quali aspetti del mondo naturale ti attraggono di più come fotografo? FT Con il passare degli anni ho maturato un interesse profondo per tutti gli animali e anche per le piante. In realtà passo più tempo a osservare, studiare e fare progetti che a fotografare. Tra i miei soggetti favoriti figurano senz'altro tutti i piccoli animali più trascurati come insetti, ragni e rettili e anfibi, i quali hanno una varietà di forme, colori e comportamenti assurdi e sorprendenti che non si ritrovano negli animali più grandi e carismatici. Ho avuto la possibilità di viaggiare spesso, come inviato di riviste, docente di corsi foto, biologo e fotografo aggregato a spedizioni e devo riconoscere che ai tropici si incontrano una moltitudine di specie straordinarie, dagli uccelli alle formiche. Cerco sempre di studiare prima di partire ma non basta mai… Quando sono sul campo scopro di aver trascurato sempre alcuni aspetti o singole specie. Mi piace anche documentare l'impegno degli scienziati e più in generale delle persone che fanno un lavoro tecnico, non solo in natura, e ho fatto diverse campagne per enti pubblici e per privati. Recentemente mi sono dedicato anche ai video e ho realizzato una serie di brevi clip con grafica che utilizzo nelle mostre che organizzo per i musei. Ragno di grotta Troglohyphantes pluto lungo pochi millimetri sulla sua ragnatela. Da servizio su progetto di ricerca Cavelab, dedicato all’impiego degli organismi di grotta come indicatori dei cambiamenti climatici. Italia Link ad un video di Tomasinelli realizzato per la mostra Predatori del Microcosmo,realizzato con Nikon D800 e due illuminatori LED. SR Cosa cerchi di trasmettere con le tue immagini di natura? FT Mi piace costruire storie fotografiche che raccontano come vivono le diverse specie: documentare il loro comportamento e le interazioni con l’ambiente e le altre specie. Molti degli animali che vediamo in giro sono molto più interessanti di quanto immaginiamo, basta raccontare le storie (anche a parole) nel modo giusto e far appassionare le persone. Il primo passo è sempre suscitare l'interesse con qualcosa di divertente, sorprendente e insolito. E poi in un secondo momento si può stimolare la volontà di proteggere e tutelare. Mi dicono spesso che ho fatto appassionare molte persone alla natura: è sicuramente il complimento che mi fa più piacere in assoluto. SR Quali progetti hai attualmente in corso? FT Anni fa mi impegnavo molto per confezionare reportage interessanti per le riviste, ma con la crisi dell'editoria e il calo dei compensi nel mio caso non ne vale più la pena. Quindi ormai faccio solo lavori su commissione (foto e spesso testi) per alcune pubblicazioni come Natura, Focus e Touring e per privati aziende o la pubblica amministrazione. In più assieme a Emanuele Biggi, fotografo e biologo come me, dal 2009 progetto esposizioni scientifiche per i musei dedicate alla natura e per questi lavori produco ancora molte immagini. Spesso utilizziamo animali in vivario (tutte specie non protette e nate in cattività) all'interno di habitat ricostruiti e illustriamo il loro stile di vita con storie fotografiche dettagliate. Il nostro più grande successo è “Predatori del microcosmo”, che è passata nei maggiori musei di storia naturale del Paese. Adesso si trova all’Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese, un grande spazio vicino a Torino. L'ultima mostra che ho concepito è "Alieni" dedicata agli animali e alle piante originarie di altri paesi che arrivano in Italia per colpa dei traffici dell’uomo e si affermano, soppiantando le specie autoctone. E’ un tema di grande attualità, perché oggi queste invasioni sono una delle maggiori minacce alla biodiversità su scala mondiale e motivo di enormi danni economici. Basta pensare alla zanzara tigre, al gambero della Louisiana o al pesce siluro. La mostra è nata da una collaborazione con l'Associazione Pithekos e con l'Università dell'Insubria e adesso è esposta a Villa Mirabello a Varese fino alla primavera. Chiaramente la fotografia è rilevante per questi lavori, ma è solo “una parte della storia”: bisogna tirare fuori qualche buona idea per il materiale espositivo, organizzare i contenuti, trovare pezzi o allestimenti interessanti, sistemare i testi, la grafica e fare presentazioni e conferenze per la stampa e il pubblico, cercando di confezionare un prodotto interessante con un budget limitato. Spesso coinvolgo fotografi di valore per produrre il materiale. Per Alieni, per esempio, Marco Colombo (vincitore del primo premio nella sezione Rettili e Anfibi del Wildlife Photographer of the year 2016 N.d.R.) ha fornito diverse belle immagini delle specie animali protagoniste della mostra, come nutrie, siluri e alcuni insetti. Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) in mezzo ad una strada durante trasferimento notturno. Italia. Da mostra Alieni a Varese Ricercatore che cattura un tarlo asiatico (Anoplophora chinensis). Italia. Da mostra Alieni a Varese SR La scelta di usare il sistema Nikon è stata casuale o motivata? FT Ho cominciato con Nikon per caso. Quando mi hanno consigliato di iniziare a fotografare all'acquario avevo in casa una vecchia Nikon f401 con la quale ho cominciato, abbinandola ad un Nikon macro 55mm, diapo Velvia e vari flash manuali. Sono passato al digitale nel 2005 con la Nikon D70, ma ho iniziato a fotografare solo in digitale, abbandonando la pellicola, solo con la Nikon D200. Ho utilizzato un po’ tutti i modelli della serie D ed ora mi sono fermato sulla D810, che trovo ottima, ma ammetto di non essere un “feticista” dell'attrezzatura. SR Quali pregi trovi nel sistema Nikon? Cosa vorresti vedere migliorato? FT Il sistema flash comandato a distanza CLS è stato di straordinaria utilità per i lavori che facevo e ancora oggi lo uso sempre. Per molti anni l’affidabilità e la precisione di questo sistema hanno reso per me Nikon molto più interessante rispetto a tutte le altre marche. A volte il sistema di attivazione dei flash non riceve il segnale ma so che il nuovo sistema radio sta risolvendo questo problema. SR Secondo te cosa manca davvero nel sistema Nikon? FT Non saprei davvero, a me manca una lente per fare fotografia macro ad altissimo ingrandimento, come il Canon MP-E. Adesso uso il 60 e il 105 con i tubi di prolunga, ma non è la stessa cosa. SR Cosa metti nella borsa per una sessione macro? FT Per un’uscita seria prendo un 105, e spesso aggiungo anche il 60 macro ed un duplicatore TC17. Per le immagini ambientate utilizzo un Sigma 24 mm e un Sigma 15 mm, due grandangolari non recenti ma molto nitidi che consentono di arrivare molto vicino al soggetto. Poi mi porto due flash SBR200 e un paio di SB900 o simili, con una varietà di diffusori, gelatine, tubi per deviare e canalizzare la luce modificarla in tutti i modi possibili. Utilizzo spesso anche i pannelli riflettenti, un cavalletto leggero e un gorillapod per poter posizionare in flash in giro. SR E se per una sessione di wildlife? FT Qua dipende davvero dal soggetto... Tre anni fa, per esempio, ho lavorato brevemente su gorilla e scimpanzé nelle foreste dell'Uganda. Non si può usare il flash che dà fastidio agli animali e neanche avvicinarsi troppo per evitare di passare ai primati eventuali malattie e bisogna essere molto agili e mobili. Ho impiegato con soddisfazione un Nikon 24-120 e il Sigma 120-300 f2,8 montati su una D700 con monopiede. Non ho mai acquistato super tele molto luminosi perché non è il mio genere. SR Usi molto il flash, e come? FT Se posso uso moltissimo il flash e lo ritengo indispensabile per quasi tutti i generi di fotografia che pratico. Mi piace l'idea di poter modificare la luce a mio piacimento con una serie di accessori. Uso sempre uno o più flash dislocati che aggancio a cavalletti ai supporti o alla vegetazione. A volte, se sono fortunato ho anche qualcuno che mi aiuta… SR Oggi sei conosciuto nel mondo della divulgazione naturalistica, collabori con Università ed emittenti radiotelevisive, come hai cominciato? FT Ammetto che è nato tutto dalla fotografia. Oggi ci sono moltissimi fotografi in gamba ma quando ho cominciato io non eravamo in molti a realizzare certe foto un po’ più tecniche ed era più facile mettersi in luce. Grazie alle fotografia ho maturato l'idea di sviluppare mostre per i musei, è sempre grazie ad essa ho conosciuto molte delle persone più in gamba con cui oggi collaboro proficuamente, da Emanuele Biggi ( biologo e fotografo italiano, conduce la trasmissione Geo NdR), fino ad editori, architetti e agronomi, per i quali faccio il consulente e l’ecologo (e a volte anche il fotografo). SR Raccontaci di qualche tuo progetto già realizzato e in corso d’opera. FT Oltre alle mostra Alieni, nel 2017 ho realizzato un libro Predatori del microcosmo, la lotta per la sopravvivenza di ragni, insetti, rettili e anfibi. Alla centesima persona che ad una mostra ci ha chiesto “Ma come mai non avete ancora fatto un libro su queste cose?”, io Emanuele Biggi ci siamo messi all’opera e abbiamo organizzato una parte del nostro materiale in un grande volume edito da Daniele Marson e uscito poche settimane fa. Avevo già realizzato libri in passato ma questo è sicuramente il più importante dal punto di vista fotografico, anche se c’è un testo divulgativo ma molto documentato che tiene conto delle ricerche più recenti. Predatori del microcosmo presenta una trentina di storie fotografiche che raccontano le vite sorprendenti e pericolose di tanti piccoli animali: le mantidi tropicali con i loro straordinari travestimenti da fiore e foglia, la caccia dei ragni pescatori che catturano pesci, la vita delle rane che usano le grandi migali tropicali come “guardie del corpo”. Chiude il libro una sezione dedicata alla conservazione, con l’impegno dei ricercatori per salvare alcuni di questi animali dall’estinzione. Il libro è frutto di tante spedizioni e viaggi all’estero, dall’Amazzonia al Borneo, anche se alcune sequenze sono state realizzate in Italia o in un laboratorio. Nel panorama italiano, in cui i testi divulgativi su questi temi sono pochissimi e tradotti dall’inglese, è un lavoro unico nel suo genere nel quale abbiamo messo tutto il nostro impegno. Copertina del libro Predatori del Microcosmo SR Piani per il futuro? FT Un progetto che mi sta appassionando riguarda il mimetismo in natura. Sempre assieme ad Emanuele Biggi a febbraio 2018 inaugurerò la mostra “Kryptos, inganno e mimetismo nel mondo animale” realizzata per conto del Museo di Storia Naturale di Genova, in occasione dei 150 anni dell'istituzione. Oltre ad una serie di specie sorprendenti in vivario, presenteremo nuove storie fotografiche con immagini in grande formato e un'ampia sezione video dedicata ai trucchi e al comportamento degli animali, proiettata sulle pareti delle sale. Mantide foglia in agguato (Choeradodis sp.), Colombia. Da libro e mostra Predatori del microcosmo Grazie Francesco. Segnalo il suo sito web: www.isopoda.net da non perdere per gli appassionati di Macro e divulgazione scientifica. Nel sito vi raccomando con calore questa sezione. E' un portfolio sui nostri naturalisti (qualcuno lo conosco di persona), ritratti con maestria, si vede quel che fanno, ma ancora di più si sentela passione, che ci credono. Starò invecchiando, ma nello scorrere la galleria mi sono quasi commosso. Silvio Renesto. Tutte le foto sono (c) di Francesco Tomasinelli.
  21. Fratellino minore, del 100-400, ma più luminoso e ancora più maneggevole, se di buona resa (uguale o più facilmente superiore al 100-400) e a prezzo ragionevole, sarebbe davvero attraente. A parte i 10.000 modi ovvi di usarlo che immaginiamo tutti, anche chi non fa macro abitualmente, con questo f4 e una buona lente acromatica avrebbe un kit di tutto rispetto per la macro "occasionale" (ma anche più che occasionale, il veterano 80-200 f4 Nikon Ais ai suoi tempi, con la Nikon 5T "spaccava").
  22. Grazie, mi sembra uno strumento eccellente soprattutto per il mio lavoro, assenza di ombre indesiderate e comunque mantenimento di una certa tridimensionalità, certo che a vedertelo fra le mani sembra anche ... monumentale.
  23. Uscito appositamente per provare a riprendere gli scoiattoli con un'ottica breve per ambientarli. Ho scoperto che non è un impresa semplice. Oggi poi che c'era veramente poca luce, Pur scegliendo un luogo dove sono abbastanza confidenti, non è sempre semplice essere all'altezza giusta, Comunque, con il Sigma 17-70 C e la D500 in live view qualcosa si ottiene, ecco il grigio americano: Ma io volevo il nostro rosso europeo, solo che era moolto più frenetico, difficile avercelo a tiro giusto. Qui dovevo abbassarmi di più. Questo poi era un po' troppo confidente! C'è da mangiare qui? Insomma che sei venuto a fare con così poche nocciole! (foto di Gianni Ragno, Sigma Sd1 Merrill e 18-200 Sigma SA) PS La prossima volta vado di iperfocale con un 14mm.
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