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M&M

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  1. Come l'anno scorso, edito a cura di Gabriele Castelli, ne ho una copia appesa nel mio laboratorio di modellismo con orgoglio (la copertina è mia ) Vi interessa ? Quest'anno fosse bello se fossimo in di più e se le foto fossero realmente del mese che fossero ... io qualche d'una cellò
  2. Senza prendere posizione alcuna nella discussione né esprimere alcuna opinione sulla foto di Gianni, vorrei solidarizzare con quanto detto da Alberto nella citazione che riporto di cui condivido al 110.000% quasi ogni parola tranne il discorso assoluto sul bianco e nero, che a me piace tantissimo in fotografia generale, ma in natura per dire qualche cosa, dovrebbe essere elevato quanto la mano di Michelangelo saprebbe fare. [Ma anche questa è una mia opinione personale].
  3. Io mi ricordo gli inverni della seconda metà degli anni '70. Faceva un freddo cane e si andava in giro con il cappotto pesante e i guanti di lana. Se cercate in rete troverete una messe di articoli - anche di nomi prestigiosi come Asimov - di quegli anni in cui si dava per scontato che l'inquinamento e i gas serra avevano ormai compromesso il clima e che "i nostri nipoti" sarebbero vissuti per lande ghiacciate dove sarebbe stato impossibile coltivare e sfamarsi. Ghiacci eterni. In questo video del 1979 c'è addirittura Leonard Nimoy che si presta a questa narrazione ... affascinante. cercate in rete, troverete elenchi interi di articoloni catastrofici di quegli anni ebbene, faceva molto freddo l'ho già detto e le estati erano più fresche di adesso. In maggio pioveva per un mese. E in marzo il tempo era ... marzolino. Poi le cose sono mutate e nel tempo gli inverni sono diventati sempre più miti, le primavere meno piovose, le estati molto più calde. Naturalmente io ammetto che i processi scientifici e i metodi di indagine, l'uso dei programmi di simulazione e di misurazione storica etc. si siano perfezionati. Ma un dubbio che il pensiero scientifico oggi non sia più quello dei tempi di Maxwell e di Einstein mi rode. Anche se io ho una solidissima formazione scientifica, molte storie non me le sono mai bevute fino in fondo. Come il meraviglioso gatto di Schrodinger che mi faceva sognare paradossi temporali capaci di intere serie di film di fantascienza. Ma che nelle vita comune era difficile vedere. Ecco, oggi la narrazione sembra diametralmente opposta. Ci sono i nipoti degli scienziati che 40 anni fa prevedevano una nuova era glaciale che invece narrano di un surriscaldamento tale che tutto il mondo fino a Svalbard sarà come il Sahara. Ne vediamo gli effetti, è vero. Tanto più che i cappotti sono rimasti per lo più negli armadi e d'estate, se si potesse, cammineremmo con il condizionatore in spalla, perchè anche mettersi nudi non basterebbe. La colpa, immancabilmente è dell'antropizzazione del pianeta. Che il ministro della transizione ecologica ci assicura essere stato progettato dal Padreterno per ospitare non più di 3 miliardi tra cristiani e simpatizzanti di tutte le altre confessioni e i loro animali domestici oltre che i selvatici. Ognuno ha i suoi grafici e le sue misure. Tutte valide finché si condividono le premesse. Che sia l'uomo, l'industrializzazione etc. etc. etc. in particolare, l'uomo medio, bianco, occidentale, eterosessuale, col posto fisso, proprietario della sua casa d'abitazione, cristiano, che sta ad Ovest dell'Elba Ho preso qualche grafico anche io, spero che le fonti siano veritiere. questo grafico evidenzia l'emissione in miliardi di tonnellate annue di CO2. Ho selezionato un lasso di tempo dalla rimilitarizzazione della Renania (di fatto la reindustrializzazione della Grande Germania) ad oggi. Diciamo che anche senza fare derivate e linee di tendenza, negli anni '70 non ci sono stati sconvolgimenti esagerati. Mentre negli ultimi 30 anni, il mondo occidentale è orientato generalmente ad una riduzione delle emissioni piuttosto marcata, per effetto della delocalizzazione in Asia delle produzioni industriali. L'Italia è più o meno costante nella sua pochezza anche se ancora non siamo riusciti a demolire del tutto la nostra discreta industria media e alleviamo ancora milioni di maiale, come si è sempre fatto nel nostro Paese. in termini di percentuale l'Italia emette lo 0.87% della CO2 emessa da tutto il mondo (percentuale pari al tempo della battaglia di El Alamein, anche se intanto la nostra industria si è sviluppata mostruosamente di più), Nord America ed Europa non sono cosi distanti e in tendenza in calo mentre l'incremento delle emissioni dell'Asia non accenna a diminuire, anche durante il lock-down ... Non ci sono conclusioni in questo mio discorso, perché credo in modo estremamente convinto che nessuno ne abbia e che chi sia sicuro ciecamente di quanto afferma, possa dimostrarlo a modo suo ma potrebbe avere la stessa concreta possibilità di andare incontro ad una cantonata come gli scienziati degli anni '70. Non c'è stata un'era glaciale, forse siamo solo in una delle tanti fasi climatiche del nostro pianeta. Io so per aver studiato la storia dell'uomo che la Groenlandia si chiama così perché era verde ed era coltivabile fino al '300. E che poi si è congelata. Che i passi alpini sono stati variamente percorribili a piedi anche in inverno nel corso degli ultimi pochi millenni (Annibale ci ha portato gli elefanti). Oppure no, a seconda del decennio del tale secolo. Ma sono altrettanto certo perché guardo le stelle, di quanto poco conti l'uomo nelle cose anche di un pianeta piccolo come la terra. L'autoflagellazione, il mille e non più mille, il 2000 e il non più 2000, il ricordati che devi morire e il pentiti peccator, si sono sentiti decine di volte nel corso della storia. E lo stesso Nostradamus, può dire e non dire a seconda di come lo si cerca di leggere PS : in questo articolo non c'è alcun riferimento al rispettabile lavoro del paleontologo; sono convinto altresì che il nostro stile di vita sia spesso assurdo con sprechi esagerati e che, probabilmente, in un'ottica storica più ampia di quella impostata dai libri scolastici, siamo ancora in pieno medioevo, se non addirittura nella pre-istoria ... Che la decrescita felice del solo mondo occidentale allo scopo precipuo di cambiare modelli di acquisto sia la vera chiave di lettura di questa narrazione potrebbe inserirmi tra i cosiddetti "complottisti". Ebbene, lo nego.
  4. L'unica cosa importante è che tu stia bene e che ti torni la voglia di partecipare
  5. M&M

    Godox Lux Senior

    No radio, non é nella sua logica. É un flash stile anni '60, scopo e modalità compresi.
  6. Nel frattime, mi è arrivata non dalla Sardegna ma dalla Lousiana, questa cosa che mostra il muscolo ad una Z1, qui messa vicino alla piccola EB-36S di Artcise. Sarà oggetto di prova con un sistematico, non con questo treppiede "fast" di Leofoto. e qui a confronto con il Nikkor Z 50/2.8 MC tutta roba "classe 2021"
  7. M&M

    Godox Lux Senior

    Quando la macchina non "sente" un flash "Nikon" (quindi un TTL dedicato), si deve passare alla visualizzazione che non tiene conto dei parametri di scatto. Come per i flash di studio.
  8. Bach : mottetti Chapeau de Versailles La Chapelle Harmonique, Valenti Tournet 1 luglio 2022, formato HD via Qobuz *** Una versione per nulla luterana, anzi, praticamente allegramente cattolica, dei celeberrimi e criptici motetti di Bach. Interessante anche per chi ha in mente le versioni di riferimento di questa musica intramontabile.
  9. Consideriamo i binocoli Nikon serie Prostaff come gli entry-level tra quelli dotati di prismi a tetto. La mancanza di lenti ED li differenzia dai più pregiati Monarch ma le forme, grazie al design, sono pulite, lineari e compatte. Moderne. Le prestazioni sono comunque di buon livello e il rapporto prezzo/prestazioni molto interessante. Presentata lo scorso mese di giugno, la linea Prostaff adesso vede introdotti 8 nuovi modelli, declinati nelle classiche serie con lenti da 30 e 42mm e con ingrandimenti di 8 e 10x, divise in due linee, denominate P3 e P7, presumibilmente dipendenti dal numero di superfici trattate (3 e 7). i quattro binocoli disponibili nella linea Nikon Prostaff P7 e le caratteristiche tecniche principali. Si tratta essenzialmente di due linee di carrozzeria che condividono l'impostazione generale, cambiando, a parità di obiettivi, l'ingrandimento fisso. Il modello in prova è quello probabilmente più interessante, in quanto vanta già lenti da 42mm e mantiene un confortevole ingrandimento 8x. Il peso complessivo è di circa 600 grammi, le dimensioni non superano i 15x13cm. La luminosità è buona, la migliore del gruppo. la precedente linea Prostaff 7s, modello 8x42, equivalente per posizionamento, al nuovo modello in prova. I nuovi Prostaff P7 prendono il posto dei Prostaff 7s, usciti di catalogo ed in esaurimento presso la rete di vendita. COME E' FATTO rispetto ai precedenti Prostaff 7s il design si presenta più sobrio in generale, con i due scafi composti sostanzialmente da tronchi di cono in policarbonato iniettato di resina, rivestito da una superficie gommata ergonomica. Mancano le sagomature sinuose dei precedenti, il disegno si avvicina in questo molto di più ai Monarch. I prismi a tetto vantano un processo di alluminatura che ne consente una elevata luminosità e una relativa resistenza ai riflessi. i due semicorpi sono articolati da un ponte abbastanza esteso, mobile il giusto con la ghiera di messa a fuoco ben dimensionata. I paraluce sono ben fatti e consentono una visione senza occhiali di ottimo livello. Ma si tratta di un binocolo ottimo per l'uso anche con gli occhiali. In questo, il modello 8x42 si presenta più confortevole del 8x30, almeno nella mia esperienza con il mio Prostaff 7s 8x30. Infatti l'estrazione pupillare è la più elevata della serie. Teniamo conto che d'estate, oltre che per chi ha difetti di vista (come il sottoscritto) gli occhiali da sole saranno probabilmente ampiamente utilizzati. Quindi l'uso con gli occhiali non è mai da sottovalutare. E' scomodo fare leva e metti, dovendo intanto anche regolare eventuali tarature diottrica. che in questo modello é sull'oculare di destra, come d'uso nei Nikon, tramite un anello che è dotato di fermo. L'anello purtroppo non è totalmente zigrinato e la sua rotazione non è agevolissima. Il fermo è piuttosto duro da azionare ma in questo c'è la sicurezza che poi non si muoverà accidentalmente. il complesso, complici anche l'assenza delle solite scritte Nikon dorate, si presenta piuttosto sobrio. Con una texture ben disegnata che contribuisce alla presa sicura in mano anche senza usare le cinghie (io detesto ogni tipo di cinghietta). La tonalità è cangiante e va dal grigio medio al verde appena accennato. solo una scritta Nikon argentata sul frontale, le altre iscrizioni semi-invisibili. Nella foto sopra si vede il trattamento antiriflessi tendente al verde smeraldo con piccole sfumature magenta a seconda della luce. sopra é chiuso e sotto è completamente esteso. La regolazione della distanza interpupillare è molto agevole. Forse sin troppo. come lo è la regolazione di messa a fuoco, forse è solo il caso del mio modello in visione. Ma io preferisco di gran lunga che la ghiera di messa a fuoco sia dura e stabile, per non poterla muovere inavvertitamente durante l'uso. Ciononostante si mette a fuoco agevolmente. Lo ripeto, forse è solo il mio esemplare perché tutti gli altri Nikon che ho provato sinora, anche dopo anni, presentano un movimento con una resistenza adeguata. dettaglio dell'estensione del paraluce e l'anello per montare la cinghietta viste superiori. Solo la scritta P7 in bianco è evidente il resto è semplicemente in rilievo, non verniciato ma di fatto scompare in esterni. PRESTAZIONI OTTICHE Nell'uso ho riscontrato una gradevole assenza di distorsioni geometriche a tutti i livelli, come anche di vignettatura, pure in una giornata di sole pieno come in questo caso. La vista sul lago è completa, anche guardando ai bordi l'immagine. Sul piano delle aberrazioni cromatiche, pur presenti, queste sono da andare a cercare su linee tese e con forte differenza di luminosità, e solo un occhio allenato le può mettere riscontrare agevolmente. Questo nonostante i vetri usati non siano nobili prodotti di tipo ED. La curvatura di campo è quasi assente per quanto io riesca a vedere ad occhio nudo. In quanto ai difetti di coma, sottolineo quanto questo non possa essere considerato un binocolo astronomico, per nulla, ma le fonti di luce sono ragionevolmente puntiformi (se riuscite a stare abbastanza fermi da tenerle ben inquadrate). vista attraverso le lenti principali e dalla parte degli oculari. Assenza di riflessi importanti, tonalità di verde del trattamento confermata anche sul campo. sui difetti ottici mi fermerei qui, sapete come la penso. Un binocolo non produce fotografie, vi fa godere il mondo che avete di fronte con gli occhi. Ed ognuno di noi, volente o nolente ha difetti di vista. Possiamo anche sottoporre un binocolo ai test di laboratorio più severi ma se poi i nostri occhi non sono in grado di distinguere dettagli molto fini o non sono sensibili a certe raffinatezze, sarà difficile andare oltre quello che vediamo ... COME VA SUL CAMPO al netto della relativa difficoltà nel regolare tenendo gli occhi negli oculari la correzione diottrica e la relativa "mollezza" della messa a fuoco e della meccanica in generale, che io ritengo essere limitata al sample in prova, questo binocolo va molto bene, specie se consideriamo il prezzo allineato a questa fascia di binocoli ed inferiore ai 300 euro. Non è un oggetto di lusso, non lo è nell'aspetto e nelle finiture ma in termini di prestazioni non lo si rimpiange. L'immagine è netta, nitida, materica. Si nota una resa più tridimensionale di altri binocoli che ho provato, più soggetti ad un forte schiacciamento dell'immagine. Rispetto al mio 8x30 della generazione precedente la differenza - a vantaggio di questo P7 - è abbastanza immediata e ci vuole poco per convincersi che sono stati fatti dei passi avanti. Che sia lo schema ottico, il trattamento o i materiali usati, l'immagine è più convincente. Viene voglia di usarlo ed è divertente riuscire a distinguere dettagli invisibili anche a lunga distanza. Mi ha particolarmente convinto l'immagine della luna piena alle 04:00 del mattino ma specialmente riuscire ad individuare gli aerei in volo dalle scie di condensazione appena rischiarate dalle luci intermittenti di navigazione. L'aereo, quasi invisibile ad occhio nudo per la quota di volo, diventa a portata d'occhio, pur nel buio della notte. Ma è in tutte le occasioni che questo binocolo si distingue per le qualità della sua immagine. Appena regolato, i dettagli riempiono l'intera visuale. Quasi dispiace che il campo inquadrato non sia superiore. Ma questo taglio è un compromesso tra osservazione e scoperta ed è corretto che sia così. lato oculari e iscrizioni sulla ghiera di messa a fuoco ancora un dettaglio della regolazione diottrica con il suo fermo oculare e paraluce paraluce estesi a confronto con il mio piccoletto. I vantaggi del piccolo sono evidenti ma così anche la scomodità d'uso nella pratica. Si nota anche il diverso stile, completamente cambiato tra le due generazioni di binocoli di classe comunque omogenea. sovrapposti, la differenza tra le lenti è tutta a vantaggio del P7 8x42. ancora un dettaglio degli oculari e dei riflessi del trattamento superficiale. CONCLUSIONI Nikon con questa nuova serie ha scelto, per l'estetica, di seguire l'understatement già tracciato con le serie superiori e i top di gamma. E' un Nikon ma per capirlo bisogna guardare da vicino. I precedenti Prostaff, con le loro scritte dorate invece te lo gridano da lontano. Poco male perché sul piano ottico, che è quello più importante, non ci sono arretramenti. L'immagine, anche avendo a mente quella del più pregiato M7 8x42 che ho provato di recente, non è così in ritirata, nonostante il costo di questo P7 sia notevolmente più conveniente. Anzi, devo dire che non considerando io come "definitivi" e "per una vita" i binocoli ma come strumenti da uso continuo, ed avendo io svariati difetti di vista che non valorizzano per forza di cose, i modelli più sofisticati, tendo a preferire le soluzioni ragionevoli sul piano del rapporto prezzo/prestazioni. Ci sono sul mercato binocoli 8x42 da 1000-1500 e più euro. Sono certamente oggetti prestazionali e con meccaniche a tutta prova ma in fondo bisogna sempre avere ben in mente cosa ci serve e per farci cosa. Se avete bisogno di un binocolo generico, buono praticamente per tutto, senza particolari limitazioni, dal prezzo interessante (ho visto street-price intorno ai 280 euro, forse anche qualche cosa meno), potreste anche fermarvi qui. Forse buttare l'occhio su un modello da 2.800 euro sulle prime non vi renderebbe palese dove sia tutta questa differenza. E' un pò come era nell'hi-fi, per avere piccole migliorie in termini di pura esperienza di ascolto, i costi lievitavano di un fattore 10. Probabilmente è così anche con i binocoli. Quindi promosso ? Si, avuta conferma che il movimento della meccanica nei modelli commerciali offre più resistenza all'uso, come piace a me.
  10. Bravo Roby. Ci piace che qualcuno lasci un feedback su quanto scriviamo, specie quando si tratta di editoriali così ... programmatici. E' indispensabile per sapere se raggiungono il "bersaglio" come ci pare che sia il tuo caso. In particolare, e in aggiunta, ci siamo sforzati di sottolineare quanto il passaggio a Z, pur rimanendo nel confortevole alveo Nikon, non sia una banalità. E di quanto sia indispensabile fare un periodo di sana scuola guida prima di imbarcarsi per strade impegnative. Passare direttamente dalla D700 alla equivalente Z - che pensiamo uscirà verso Natale 2022 - potrebbe risultare un azzardo fonte di tribolazioni agli inizi. A prescindere dalla presenza o meno di un corredo F che intanto va liquidato per non rimanere con pezzi pregiati in mano che, alle quotazioni borsistiche, precipitano quanto i titoli di Rockerduck quando scopre che le sue miniere d'oro si sono esaurite. E' quello che abbiamo detto - in svariati casi inascoltati - a chi si è voluto subito lanciare sulla Z9, senza mai aver visto una Z prima. Avendo "problemi" banali tipo non avere un lettore di schede o schede adatte in casa e via discorrendo sul lato software. Insomma, non è come imparare ad andare di nuovo in bicicletta ma per molti che scattano poco potrebbe essere un impegno tosto. Ecco perchè la Zfc, o la Z50 o la Z5 o una Z6 usata di prima serie, consentono il periodo di scuola guida adatto, in attesa della prossima generazione Z. Ben arrivato anche se da quanto dici, sei già con noi da un sacco di tempo
  11. Unboxing e come è fatto Scatolone di trasporto enorme, appena consegnato dal corriere. Ma confezione Nikon compatta, dentro. Analoga a quella di 70-200/2.8 e 100-400. e il contenuto ne ricalca lo stile protezioni in spugna e cartone, un foglio di cellophane ed eccolo che viene fuori a corredo il solito, l'astuccio morbido, i manualetti. finalmente, eccolo qui, libero da impegni con il suo bel paraluce di fianco L'estetica è quella inaugurata lo scorso anno dal 105/2.8 S, con la ghiera di comando personalizzabile con finitura diamantata. Il collarino del treppiedi integra l'attacco di sicurezza kensington (qui c'è il tappino aperto), il piedino è identico a quello del 70-200/2.8 S e del 100-400mm. anche la S è come quella degli ultimi Superior in primo piano il grosso tappo anteriore da 95mm il paraluce invece mi ha subito colpito. E' una spanna sopra tutto quello che si è visto sinora, ad eccezione di quelli in carbonio dei supertele superprofessionali. Mi sembra migliore di quello del 800/6.3. E' robusto, ben dimensionato, gommato, si inserisce con una scatto secco senza incertezze. Anche il pulsante di sblocco/blocco mi sembra un filo migliore. i comandi sono i soliti. Funzione 1, Funzione 2, limitatore di messa a fuoco con step intermedio a 6 metri, Autofocus/Manual Focus. Memoria di messa a fuoco programmabile dall'utente con l'indice della mano destra. l'iscrizione sul bordo esterno superiore a contatto col paraluce la denominazione dettaglio del vetro d'ingresso. Trattamento leggermente verde nella mia luce ambiente. Si vede tutto l'interno fino al diaframma. sull'attenti marine ! Montato sulla sua compagna ideale, la Nikon Z9 ben equilibrato e proporzionato. Più "tozzo" del 70-200/2.8 quanto lo è il 100-400 ma non più impegnativo da maneggiare Come evidenziato in questa foto di gruppo : quattro cavalieri Nikon : da sinistra il Nikkor F 500/5.6 PF, poi il nuovo 400/4.5, il 100-400 e infine il 70-200/2.8 confronto con il 100-400. Due bestie differenti nell'aspetto e nelle attitudini. Come anche nelle potenzialità espressive. Sono alternativi, non sovrapposti, per usi diversi. Del resto uno è un fisso di categoria superiore, l'altro uno zoom 4x. qui invece vi mostro un dettaglio di confronto tra il paraluce (super-very-cheap) del 500/5.6 PF e quello (super-pro) del nuovo 400/4.5 *** Primi scatti e prime impressioni il ritratto di Sigrid nel mio studio (sotto vetro). Dà un'idea della forza di questo obiettivo confermata da questo controluce a 3 metri di distanza nel pieno sole di luglio con George non troppo disponibile a posare che preferisce restare in ombra (lui viene dalla Northumbria, che ne sapeva che avrebbe trovato 35 °C da queste parti ?) La motorizzazione dell'autofocus si avverte appena mentre scorre (io scatto sempre in silenzioso). La messa a fuoco veloce. Il VR fa il suo lavoro. Lo sfuocato mi sembra molto interessante. Naturalmente cercherò di metterlo alla prova ... ma l'entusiasmo, con le temperature previste nei prossimi giorni, non vince la tentazione di stare in casa col ventilatore sparato in faccia ... Ma come anticipavo nel titolo, hanno sempre ragione loro Avevamo tante aspettative su questo obiettivo, quando inserito lo scorso autunno in roadmap. L'annuncio a fine giugno ha un pò stemperato gli ardori, almeno per quanto mi riguarda e, a leggere, altri pareri, anche da parte di altri potenziali acquirenti. Un pò per il prezzo, pericolosamente simile a quello del 500/5.6 PF (che però è sul mercato da 5 anni, sconta il passato interesse per gli obiettivi da reflex e non incorpora né gli ultimi aumenti di listino né il calo dell'euro, né le previsioni di penuria di componenti di qui ai prossimi mesi ... o anni), un pò per le sovrapposizioni con altri obiettivi già in nostro possesso, tipo il 100-400 VR o il 70-200/2.8 che qualcuno pensa di farsi bastare duplicandolo 2x. Ma anche, forse soprattutto, per il timore che Nikon avesse giocato "al ribasso" per risparmiare sui costi di produzione, su soluzioni e scelte di materiali. Nulla di più sbagliato e basta vederlo dal vivo per capire che invece è un obiettivo di fascia realmente PREMIUM, messo dentro una "confezione" destinata agli zoom di fascia media, perché purtroppo le foto proposte di lancio di Nikon sono sempre un pò troppo artificiose e rendono gli obiettivi come se fossero finti, anziché reali strumenti fotografici costruiti con criterio con leghe speciali e vetri ancora più speciali. Insomma, giò ad un primo esame si vede che é fatto maledettamente bene. Il paraluce è un piccolo gioiello. Il dimensionamento è perfetto. Il baricentro "calibrato" alla perfezione. Il peso piuma si poco più di un chilo non fa pensare che si possa rompere a solo guardarlo ... anzi. ma guardando meglio lo schema ottico ci rendiamo anche conto di tante altre cose. Che Nikon nemmeno è capace di mettere in luce. Come se fossero timidi nel sottolineare i loro sforzi. Vincenti, come in questo caso mentre certa concorrenza per un chilogrammo propone obiettivi a diaframma fisso f/11 ... Ci hanno raccontato ai tempi del lancio delle prime famose mirrorless full-frame 8-9 anni fa che i nuovi schemi ottici favorivano le focali corte. Ebbene, era solo metà della storia e adesso ce ne accorgiamo. Se guardiamo lo schema del nuovo 400/4.5 notiamo due cose. Che davanti c'è un solo elemento grande in vetro ED mentre gli altri vetri pregiati sono concentrati al centro, in diametri molto più contenuti di quelli costosissimi due precedenti superteleobiettivi. Queste lenti sono quelle deputate a correggere i difetti ottici, come le aberrazioni cromatiche e il piano di proiezione dei tre colori primari. Sono in vetro Super ED che una volta Nikon usava solo sul mitico 200/2 VR. Con l'aggiunta per sovramercato di un elemento a bassissimo indice di rifrazione. Elementi più piccoli e leggeri, quindi meno costosi dei grossi diametri in vetro ED o addirittura in fluorite. E in più sono dove sta il baricentro dell'obiettivo, rendendolo così equilibrato ... tanto da stare in piedi poggiato sul piedino (che naturalmente io ho subito smontato perché superfluo). Tanto da rendere superfluo l'approccio che avevamo ipotizzato in principio, con un elemento Phase Fresnel come i precedenti 300 e 500 PF su attacco F. Continuando con lo schema, passati i gruppi di controllo dello stabilizzatore integrato e della messa a fuoco interna, ci sono le ultime lenti responsabili della telecentricità del percorso ottico che, grazie al grande attacco Z e alla possibilità di andare più vicini al sensore senza i problemi legati allo specchio, consentono di perfezionare le correzioni ottiche fino a consegnare al sensore la migliore immagine possibile con diametri crescenti quando invece con l'attacco F vedevamo gli ultimi gruppi molto distanti dal piano pellicola e con lentine minuscole. la prestazione ottica qui è sintetizzata dal grafico MTF che essendo simulato, lascerebbe il tempo che trova se non fosse che già da qualche scatto libero e senza impegno, la prestazione ottica si manifesta in tutta la sua prepotente eccellente qualità. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza l'attacco Z. Come scriviamo dal 2018, la vera ragione per passare a Z é impiegare le nuove soluzioni ottiche, non per sostituire le reflex con macchine senza specchio ... Infine - ma l'ho già evidenziato, c'è solo da ribadirlo - la costruzione. Che rende il pur pregiato Nikon F 500/5.6 PF un oggetto veramente "economico" e che non si discosta per nulla dal più grosso e prezioso 800mm. Il tutto in poco più di un chilogrammo liscio, liscio. Se è vero che una costruzione premium non è necessariamente influente sulla qualità d'immagine, è normale che questa crei aspettative in termini di prestazioni. Sommando le peculiarità dello schema ottico e i grafici MTF quasi del massimo livello di categoria, probabilmente il prezzo finisce per diventare un elemento di secondo piano. Certo elevato ma poi non così ingiustificato, considerando che sul mercato non esiste altro 400mm come questo (il Canon 400mm f/4 DO è di un'altra categoria, è a diffrazione ma soprattutto, costa oltre 6000 euro a pari garanzia). In sintesi estrema, se ad un fotografo è necessaria una focale fissa di 400mm che promette alte prestazioni, luminosità relativa elevata insieme ad uno sfuocato eccellente che, purtroppo - lo dico per esperienza - il 100-400, concepito per fare altro, non può dare, allora questo nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 diventa una scelta obbligata. Tanto più che pur con la Z9, non peserà su braccia e articolazioni anche dopo una giornata di uso intenso e in borsa occuperà lo spazio del 70-200/2.8 S, ma con una potenza doppia. Insomma, queste sono le mie prime, oneste impressioni. Nei prossimi giorni cercherò di dare un peso concreto a queste mie affermazioni che per il momento restano nell'aria in questo pomeriggio afoso ...
  12. M&M

    Nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 VR S

    George. JPG OOC.
  13. Non credo che l'hardware della Z5 sia inferiore a quello di Z50 e Zfc che con un peso del file simile, si permettono 11 fps x 100 scatti. Il limite mi pare solo software, volutamente... voluto per un atteggiamento stupidamente miope nei confronti della Z5, trascurata fin dalla nascita.
  14. Mi avvisano che Nikon è al corrente e che ci sta lavorando
  15. Considerando che il processore è lo stesso di Z6 e Z7, l'unica spiegazione è una precisa scelta di posizionamento di marketing.
  16. Ho trovato un 'mericano che ha sperimentato il "mio" congelamento :
  17. Non é piu successo. Ma non ho più fotografato in quelle condizioni: troppo caldo.
  18. Francesco, tu hai un corredo di un'età media così avanzata, che la cautela è d'obbligo. D3/D3x/D3s sono fuori copertura per i ricambi già da qualche tempo. Che i motorini dei tuoi AF-I funzionino ancora, è eccezionale ma sono impossibili da riparare. Fortuna che hai dei manual focus a disposizione ...
  19. L'ultimo che ho cambiato, della D810, ~300 euro.
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