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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 13/10/2021 in Blog Entries

  1. Uno degli affluenti di sinistra della Dora Baltea è il Lys, un torrente che nasce dal Monte Rosa e che percorre tutta la sua valle fino a confluire nel fiume. Risalendo il percorso del torrente, partendo da Pont St. Martin, si attraversano diversi paesi di montagna, tra i quali troviamo il piccolo comune di Gressoney St. Jean. Il paese, che si trova a 1.385 metri s.l.m., è un’elegante località turistica sia estiva che invernale. Il contesto in cui si inserisce è molto bello e offre la vista del ghiacciaio Liskamm e del massiccio del Monte Rosa. Sono poco chiare le origini del nome a cui sono stati dati, nel tempo, significati diversi. Ad esempio Chreschen-eye ovvero "piana dei crescioni", Grossen-eys "grande ghiacciaio" e infine Chreschen-ey: "uovo depositato fra i crescioni". Sebbene non vi siano documenti storici che lo attestino, il significato più probabile è il primo. Come ho accennato, Gressoney è una località turistica ideale sia nella stagione estiva che in quella invernale. In inverno è possibile praticare sport come lo sci nordico e lo sci alpino, mentre d’estate si possono fare delle passeggiate lungo sentieri di varia difficoltà oppure giocare a golf sul campo a 12 buche lungo il percorso del torrente. La storia di questo comune è legata alle popolazioni Walser che nel XII/XIII secolo arrivarono, spinte dal vescovo di Sion, a colonizzare questa valle e l’attigua Val d’Ayas ed è probabilmente quella l’epoca a cui risale la fondazione del paese. La colonizzazione da parte dei Walser ha lasciato tracce su diversi aspetti della vita quotidiana: nella cultura, nella lingua e nell’architettura. Molti dei tipici villaggi Walser sono ancora abitati e ben conservati, costituiti da case a due piani in pietra e legno e dagli “Stadel”, ovvero edifici adibiti a magazzino. La valle del Lys veniva chiamata “Chrèmertal”, ovvero valle dei mercanti, in quanto le popolazioni Walser erano abituate a spostarsi agevolmente da una parte all’altra delle Alpi. Anche il semplice passeggiare per le vie del centro abitato è molto bello. Le piazze principali sono 2: la piazza inferiore (“ondre platz”) e la piazza superiore (“obre platz”). La Piazza Inferiore è intitolata ad Umberto I di Savoia; è di forma allungata e circondata da edifici risalenti al 600, al sovrano è dedicato il monumento collocato nella parte più larga della piazza. Qui si affaccia la più antica locanda del paese, costruita in legno nel 1717 e che reca sulla facciata lo stemma della famiglia Liscoz La piazza superiore si caratterizza, invece, per la presenza di edifici più recenti, risalenti all’Otto-Novecento, tra i quali degna di nota è la chiesa di San Giovanni Battista. Quest’ultima, a differenza delle altre case adiacenti, risale a un periodo precedente, ovvero al 1733, anno in cui venne ristrutturata. L’origine però è sicuramente precedente in quanto il portico antistante risale al 1626. Gli affreschi della via crucis al suo interno, invece, sono del Settecento, realizzati da Johann Joseph Franz Curta, un pittore gressonaro. Sulla facciata della chiesa è presente un busto in bronzo della regina Margherita che fu sempre molto legata a questo luogo. Al suo interno possiamo trovare quattro altari lignei e un museo il cui pezzo più pregiato è un crocifisso risalente al XIII secolo. Tra gli edifici degni di nota ricordiamo Villa Margherita, fatta costruire dal barone Luigi Beck Peccoz per ospitarvi la regina e che ora è la sede del comune, che l’ha acquistata nel 1968. Adiacente al centro abitato troviamo il Lago Gover, un piccolo specchio d’acqua di origine artificiale. Da qui si riesce ad ammirare la catena del Monte Rosa da una buona posizione. È anche possibile praticarvi la pesca sportiva, in estate, mentre in inverno diventa una pista di pattinaggio naturale con la possibilità di affittare l’attrezzatura per praticarlo. L’edificio che sorge quasi in riva al lago ospita, oltre al magazzino per le attrezzature invernali, anche un piccolo ristorante dove viene servita dell’ottima polenta concia e altre specialità locali. Oltre a ciò, è presente un ampio spazio attrezzato a parco giochi per i bambini dove vengono svolte attività di animazione. Dal lago parte il ‘sentiero della regina’ che porta al Castello Savoia a cui dedicherò un articolo a parte. In realtà il sentiero prosegue fino a Tschemenoal. Da qui, per un sentiero di ben altra difficoltà, è possibile arrivare ad Alpenzu, un’altura da cui si gode di uno splendido panorama. E da qui partono i sentieri che portano alla scoperta dei villaggi Walser. Da menzionare anche le tradizionali feste, come quella patronale di San Giovanni Battista (a fine giugno) durante la quale donne ma anche ragazze e bambine sfilano dopo la messa indossando l’abito tipico walser mentre i ragazzi e gli uomini sfilano con una portantina ove è posta una testa che rappresenta quella del santo. È possibile assistere alla processione con l’abito tradizionale anche il giorno di Ferragosto, quando ad essere portata in giro è la statua della Madonna. In contemporanea alle celebrazioni del santo patrono, si svolge la ‘bierfest’. Festa che nasce all’inizio degli anni 80 per ‘celebrare’ la Kühbacher Bier, prodotto del birrificio del Barone Beck Peccoz, un gressonaro che ora vive in Germania nella città di Kühbach. Ricordiamo anche l’Estate Musicale di Gressoney con i suoi concerti di musica classica organizzati dall’associazione ‘amici della musica’ e la Festa della Toma, dove protagonista è la toma di Gressoney, formaggio da tavola molto apprezzato e tuttora prodotto con metodi tradizionali. Per chi si trovasse da quelle parti mi sento di consigliare i piatti tipici come la polenta concia (polenta gialla al forno con fontina e burro fuso), la carbonada (manzo sotto sale tagliato a fettine sottili e cotto nel vino) e per concludere il caffè alla valdostana da bere in compagnia nella tipica ‘coppa dell’amicizia’. Specialità del luogo sono anche i liquori come il Genepy, il Benefort o l’amaro che porta lo stesso nome del torrente, il Lys. Ricordiamo inoltre le grappe aromatizzate (ce ne sono di vari gusti: liquirizia, rosa, erbe, limone e molte altre). È infine possibile trovare imbottigliato il liquore già pronto da aggiungere al caffè per farlo alla valdostana. Sono tornato in questo luoghi a 15 anni di distanza dall'ultima volta e alcune foto di quest'articolo risalgono al mio precedente viaggio. Tutte le foto sono realizzate con Nikon Z6, Z50 e D50 solo alcune con iPhone 12 mini. Arriverà prossimamente un breve video realizzato da me. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con due brevi filmati montati da me. Al prossimo articolo! ciao! 2
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  2. Eccoci ad un nuovo appuntamento con un Nikonlander doc: Paolo Mudu. Quando e come ti è nata la passione per la fotografia? Fotograficamente sono nato in camera oscura. Fu il mio professore di applicazioni tecniche alle medie, grande appassionato di fotografia, che accese la luce (di sicurezza) della passione. Iniziai quindi col bianco e nero, scattando poi con una Comet Bencini di mio padre. I primi scatti al Isola d’Elba poi di notte mentre nevica sono i momenti che ricordo alle prese di tempi e diaframmi. E poi? I primi soldi guadagnati coi lavori estivi andarono subito in reflex ed ottiche scadenti, ma a me sembravano un traguardo. La mia prima Nikon dormì la prima notte sul mio comodino. Pareva di avere lo strumento giusto, quello che mi avrebbe permesso di fare vera fotografia. Quanto mi sbagliavo! Me ne resi conto quando iniziai a frequentare uno studio di foto industriale, disposto anche a dipingere gli enormi fondali. Si scattava in gran parte con camere a corpi mobili 8”x10”. Il mondo si era rovesciato. La maggior parte del tempo la si impiegava in noiosissime preparazioni dei set spostando enormi bank a luce continua. Mi insegnarono pure ad aprire le scatole di profumo senza che si rovinassero. La prima volta sono uscito dallo studio con le orecchie basse, le mie dia 24x36 finirono nel cassonetto. Tutto da riconsiderare! Un bagno di umiltà salvifico. Da lì ricominciai cambiando il modo di guardare le cose. Dieci e passa anni dopo, la soddisfazione di presentare un portfolio finalmente maturo, non però al maestro del tempo ma al suo ex apprendista. Nikon perché? Un caso o una scelta? Perché Nikon? Era il mito, la meta ambita dai più ed io non ero diverso. Diciamo che iniziai a fotografare meglio quando iniziai a considerare la Nikon come un valido strumento per esprimermi e non un simbolo. Nel digitale ho iniziato ad avere soddisfazioni con la D700 e poi con la D3X, che utilizzo tuttora, prevalentemente nei ritratti. Come ti trovi? Cosa ti manca? Mi manca quello che non ho: la D850. Non uso solo Nikon oggi. Sigma per i paesaggi e Fuji X100T per lo Street. Fotografi i soggetti delle tue altre passioni? Le mie passioni sono legate alla fotografia. Nello zaino da montagna o in viaggio c’è sempre stato posto per una o più fotocamere. Qual'è la foto, o il portfolio, il progetto fotografico da te realizzato a cui sei più affezionato? Le fotografie a cui sono più affezionato sono quelle che ho voluto e a cui ho dedicato più tempo per realizzarle. Oggi è facile modificarle in post produzione. Un tempo una lastra 4”x5” era l’unica possibilità è non utilizzavo neppure il dorso Polaroid. Tornato da un viaggio, solo dopo qualche giorno potevo scoprire se avevo buttato tempo e soldi. Le soddisfazioni erano più intense! E in futuro? Il futuro si chiama “immagine”, il concetto di fotografia cambierà radicalmente. Penso che continuerò a divertirmi, spero sempre con Nikon!
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