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Joachim e Brahms : concerti per violino a confronto


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In questa nostra rubrica in generale confrontiamo interpretazioni differenti dello stesso brano.
Per cambiare in questo caso abbiamo invece la stessa interprete che ci propone una rarità, l'accostamento tra due concerti per violino di due grandi amici Joseph Joachim e Johannes Brahms.

Sappiamo che fu Joachim a presentare il giovane Brahms agli Schumann e sappiamo quanto abbia contribuito Joachim allo sviluppo della musica per violino di Brahms di cui fu spesso il primo esecutore.
E' il caso del celeberrimo concerto per violino in re maggiore Op. 77 di Brahms che Joachim portò in pubblico il 1° gennaio 1879 a Lipsia con Brahms sul podio eseguendo una cadenza scritta di suo pugno che ancora tradizionalmente ascoltiamo ai giorni nostri.
Ma già dall'estate precedente Brahms cominciò ad inviare le prime bozze del suo lavoro all'amico chiedendogli di commentare passaggi e sviluppi in termini di difficoltà e di efficacia.
 

Il concerto di Brahms è e resta di grande originalità e sviluppo tipicamente Brahmsiano, ovviamente, ma é solo dopo aver ascoltato il Secondo Concerto per Violino Op. 11 in Re Minore di Joachim che si riesce a comprendere quanto sia stata grande l'influenza del violinista Joseph sul sinfonista Johannes.

Joachim scrisse il suo concerto "Alla maniera ungherese" già nel 1860 e siamo certi che Brahms lo ascoltò innumerevoli volte anche perchè diresse l'orchestra alla prima esecuzione, ovviamente con Joachim al violino.
Oggi viene eseguito di rado ed ancora più di rado registrato. Un fatto singolare per una composizione così importante e ricordando come Joachim fu il primo violinista a registrare in disco nel 1903.

Ma a parte questo, lasciatemi dire che è semplicemente di una bellezza infinita, permeato di un romanticismo autentico che trova linfa nelle melodie di ispirazione ungherese in cui è intessuto.
Inizia con un lungo attacco orchestrale ed è solo al minuto 4:35 che entra il solista. Il primo movimento dura ben 26 minuti, più di quasi tutti i concerti di Mozart. La cadenza è molto complessa con l'orchestra in religioso silenzio. L'atmosfera è delicata, dolce, sognante ma non mancano passaggi sottolineati con la necessaria potenza.
Il secondo movimento è una romanza di oltre 9 minuti con il violino che dialoga con l'orchestra su basi di parità.
Molto veemente fino dalle prime nota il terzo movimento dove il violino attacca subito con il suo tema "alla zingaresca" che sviluppa da protagonista assoluto.

Conosciamo invece molto bene quello che è forse il più bel concerto per violino e orchestra mai scritto.
In questa edizione si è voluto abbastanza consapevolmente mettere a confronto con quello antecedente di Joachim proprio a trovarne le radici comuni, nella loro amicizia.

Diciamo che pur profondamente diversi possiamo giocare a trovare sia le similitudini che le differenze.

Innanzitutto la tonalità. La Re minore di Joachim è tutto tranne che drammatica. La Re maggiore di Brahms è tutto tranne che declamatoria e trionfale.
E se il tono complessivo è pacato per entrambi i concerti, quello di Brahms è dichiaratamente più sbilanciato sul violino che, come nel caso dei due concerti per pianoforte, si pone in contrapposizione "eroica" con l'orchestra che spesso è lasciata a fare da testimone alle articolazioni virtuosistiche del solista, piuttosto che accompagnarlo (la cadenza originale della Barton dura 06:23 durante i quali gli orchestrali stanno bellamente li seduti .. !)

Ci sono momenti di contemplazione nel primo movimento. Ma quando entrano in potenza, sia il violino che l'orchestra non lasciano tempo agli ascoltatori per altro che ascoltare. Ovviamente la cadenza è ... di Joachim e siamo sempre stati abituati ad ascoltare la sua anche nelle interpretazioni dei più grandi violinisti.
Il secondo movimento non è paragonabile alla romanza di Joachim per quanto è struggente e in generale il concerto di Brahms primeggia per la qualità del materiale tematico.
Anche qui il violino se ne sta per un pò in attesa ascoltando lo svolgimento del tema da parte di fiati e archi, finchè quando prende la scena ... se ne vola verso il cielo con un canto che non può non smuovere l'anima.
Nel finale i giochi si ribaltano. Entra il violino e poi risponde l'orchestra.
Il tema è "zingaresco" come quello di Joachim, meno frizzante ma più potente.

Strutture simili, sensibilità affini - non si spiegherebbe altrimenti la consolidata amicizia tra i due - metodi di sviluppo e patrimonio compositivo differenti.
E non a caso, quando alcuni dicevano a Brahms dell'ineseguibilità del suo concerto sulla lettura delle bozze, l'amico e virtuoso Joseph incitava Johannes a completare l'opera per consentirgli di avere l'idea complessiva della sua eseguibilità anche in concerto, sottolineando la presenza di molte idee originale nella musica di uno che violinista non era.

Sappiamo che Joachim consigliò Brahms di mettere da parte l'idea dei quattro movimenti del suo concerto per violino (lo scherzo inizialmente pensato per il violino, andrà invece nel secondo per pianoforte composto di li a poco) e quindi tutto il contributo di Joachim al concerto di Brahms assume un valore più profondo, come esibito dal carteggio tra i due di quei mesi del 1879.
Ma sappiamo poco del contributo del sinfonista Brahms al concerto molto sinfonico del violinista Joachim. Indubbiamente questo concerto di Joachim apre la strada ad un nuovo modo di concepire il concerto solistico che taglia definitivamente i ponti del concerto solistico pensato alla maniera di Mozart o di Paganini - violino in evidenza, orchestra che accompagna - verso una maniera decisamente più concertata in generale, più contrapposta nei momenti solistici.

Che Brahms proseguirà andando ancora più avanti con il suo concerto, esattamente come con il suo secondo per pianoforte, lasciando una eredità difficile da trascurare ai suoi colleghi delle generazioni successive.

Due parole sulle interpretazione ci vogliono.
Mi piace molto il tocco di Rachel Barton nel concerto di Joachim, mi sembra perfettamente allineato a quella che è la mia idea della personalità e sensibilità dell'autore e più in generale adeguato al lavoro che viene così molto, veramente molto valorizzato.
Nonostante il suo amore dichiarato per il concerto di Brahms e le lodi della critica - soprattutto anglosassone - all'epoca della sua uscita, il suo modo di vedere il concerto di Barhms invece si distacca molto da come io vedo il mio amato Brahms. Uomo inquieto, profondamente passionale, incline all'ira e difficile da placare fin nella vecchiaia. Ci sono altre edizioni dove il crine dell'archetto viene sacrificato con molta più generosità e in generale con tempi che devono tenere l'ascoltatore in ogni momento attento e vigile.

Ma nel complesso una proposta molto meritevole ed originale per il confronto che ci permette e per cui non la ringrazieremo - lei e la Chicago Symphony - mai abbastanza.

***

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Joseph Joachim, Concerto no. 2 in re minore per violino e orchestra "alla maniera ungherese" Op. 11
Johannes Brahms, Concerto per violino e orchestra in re maggiore Op. 77


Rachel Barton Pine, violino
Chicago Symphony Orchestra diretta da Carlos Kalmar

cadenze di Joseph Joachim nei due concerti, e cadenza della Barton per il concerto di Brahms, eseguita a parte, come bonus
Rachel Barton suona un Guarneri del Gesù del 1742

registrazione del 2002 della Cedille Records (l'etichetta di proprietà della Chicago Symphony) in formato 96/24, due CD

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  • Amministratori

Il Guarneri del Gesù costruito a Cremona nel 1742 che suona Rachel Barton in queste interpretazioni :

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ha una storia tutta sua perchè appartenuto a Marie Soldat (1863-1955) che ascoltò e studiò con Joseph Joachim, suonando poi nella cerchia privata di Brahms che in effetti la "scoprì" all'età di 15 anni.
Con Joachim alla direzione eseguì in giro per l'Europa il Concerto per violino ed orchestra di Brahms, unica donna dell'epoca a poter/saper eseguire quel concerto.

Una intimità particolare quindi, con la musica registrata in questo disco che virtualmente ed idealmente avrà permeato questo straordinario strumento nelle mani di Marie Soldat

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Marie Soldat con il suo Guarneri del Gesù in mano negli anni di presentazione del concerto per violino di Brahms.

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