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Mendelssohn : le sinfonie - Paavo Jarvi/Tonhalle


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Mendelssohn : le sinfonie - Paavo Jarvi alla testa della Tonhalle-Orchester di Zurigo
Alpha Classics 15 marzo 2024, formato 96/24

***

Paavo non è nuovo ad operazioni di rivalutazione e rilettura come questa.

L'ha fatto con Schumann a Brema e lo ha fatto benissimo.
Non gli è riuscito allo stesso modo in altre occasioni ma ci ha sempre provato.
E non è che un grande direttore possa fare da solo se l'insieme non lo aiuta.

Qui la Tonhalle-Orchester lo asseconda perfettamente nel suo lavoro di alleggerimento di sovrastrutture aggiunte in epoca moderna.

Mendelssohn va visto come il Mozart del primo romanticismo che, quando è drammatico, comunque ha una carica di umano ottimismo che fa scommettere sul lieto fine (con la sola, naturale, eccezione dell'ultima composizione pensata dopo la morte dell'adorata sorella e poco prima della sua).

Però un conto è farlo con una orchestra settecentesca con strumenti d'epoca e parti reali, un altro con una articolata compagine moderna da 70 e più elementi.

I tempi sono rapidi e i musicisti lo seguono senza problemi. Ma non manca la tensione giusta.
In particolare nella quinta sinfonia, con momenti di pura emozione.

Proprio mozartiana la prima sinfonia che qualcuno ha visto come un pò sbrigativa. Ma no, è il manifesto di questa edizione.

Che si conferma poi nella terza, che spesso tende ad essere resa un pò troppo sdolcinata (non è questo il caso, le atmosfere sono fantastiche e si vedono le luci delle Highlands e delle Shetland).
E, ovviamente, nella quarta, la più facile con tutti i suoi allegri e saltarelli.

Ma la vera sorpresa è la seconda.

Che anche nella recente edizione di Gardiner - la mia preferita prima di questa - restava un mattone.

Qui è più una messa laica e sebbene i momenti solenni non manchino per niente, l'equilibrio tra voci soliste, coro e orchestra é tanto brillante che alla fine fila via.
La prima volta l'ho ascoltata tutta mentre guidavo in autostrada verso Verona e ne sono rimasto impressionato.
Ma riascoltandola se ne apprezzano sia la visione complessiva che il dettaglio e la cura per ogni parte, il cui impasto è dosato in modo eccellente.
Credo sia, onestamente, il pezzo forte di questo cofanetto.

Ma persino le musiche del "Sogno di una notte di mezza estate" di cui, lo confesso, non sono mai stato un grande fan, sono eccezionali.
Tanto che lo riascolto volentieri ! E questo è il mio miglior complimento.

La registrazione è chiarissima sebbene nelle note si dica che la sala non è stata la scelta migliore per assecondare il progetto di "rivalutazione" di Mendelssohn che Jarvi aveva in mente.
Le dinamiche sono eccellenti e i bassi possenti. Da ascoltare con goduria da front-end di livello.

In sintesi, Paavo Jarvi qui si conferma un grande direttore, all'altezza del padre (ma non è sempre così) e questa è la mia prima scelta per queste sinfonie (prima di Gardiner e di edizioni più storiche come quelle di Abbado e di Karajan).

1 Commento


Commenti Raccomandati

  • Amministratori

Ho visto la lista dei dischi selezionati dall'editor di Gramophone di questo mese.
E vedo che condividiamo alcune delle scelte fatte.

Se non ho nulla da dire per il "Geronzio" di Elgar (che non conosco e che continuerò a trascurare), ho trovato questo Mendelssohn, lo Chopin di LIm, il Rachmaninov di Trifonov e Babayan, il Wagner di Lugansky, le sonate di Ysaÿe di Sergey Khachatryan e i "Tesori" del Trio Lirico.
Bene.

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