Harpa Romana - arie e cantate dei virtuosi del XVII secolo - Riccardo Pisani/La Smisuranza
Harpa Romana - arie e cantate dei virtuosi del XVII secolo - Riccardo Pisani/La Smisuranza
Arcana, 19 aprile 2024, formato 96/24
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Gli inizi del '600 segnano un periodo d'oro irripetibile per la musica di corte a Roma.
I principi-vescovi mecenati, spesso in contatto con Parigi, forniscono l'occasione per un fiorire di virtuosi, compositori, operisti, cantori, solisti che si protrarrà fino agli inizi del secolo successivo quando ne beneficerà anche il giovane Handel.
In questo disco abbiamo una performance che non esito a definire eccezionale da parte del tenore Riccardo Pisani, formatosi proprio come cantore pontificio ed oggi specializzato nel repertorio barocco e tardo-rinascimentale.
La Smisuranza è un ensemble di tre arpiste (Chiara Granata, Marta Graziolino ed Elena Spotti) che suonano strumenti doppi, copie moderne della famosa arpa Barberini del 1633, celebre per il suo timbro chiarissimo
Smisuranza è un neologismo che fa riferimento alla liberalità fantasiosa d'estro interpretativo.
Il programma prevede brani di anonimi e di celebri musicisti vissuti a cavallo di '500 e '600, protagonisti della scena artistica romana, tra cui i più celebri sono certo Orazio Michi e Giovan Carlo Rossi (fratello di Luigi).
Non manca una toccata per spinetta o liuto, qui portata ad arpa, di Girolamo Frescobaldi, in quel tempo titolare organista prima in Santa Maria in Trastevere e poi nella Cappella Giulia in Vaticano.
Ma in fondo non ce n'era bisogno, le altre firme sono di veri virtuosi dell'arpa che musicano canzoni d'amore, liete e leggera.
Possiamo immaginare l'evoluzione della musica sempre con lo scopo di intrattenere i principi, dalla semplice rima fino alla cantata profana.
Espressività e virtuosismo, con strutture a due e tre voci, con basso melodia e basso.
Siamo comunque ai confini con il teatro che in quegli anni si andava creando e che, nella forma italiana, romana e veneta, avrebbe "colonizzato" l'Europa per secoli nello stile del "bel canto" ornato.
L'arpa era uno strumento antico, già in mano alle divinità greche e romane che vive in questo periodo un processo di ringiovanimento che si spegnerà circa un secolo dopo con l'affermarsi dello strumento demoniaco da sonare alla spalla (il violino).
Difficile da trasportare e che richiede studio lungo ed approfondito e virtuosismo delicato, l'arpa si lega all'opulenza di quella società ricca ed esclusiva.
In questo disco, arpe e voce si fondono insieme con liberalità di abbellimenti, trilli ed imitazioni, con una polifonia garbata ed elegante.
Restando in tema papale, il disco si chiude, giustamente, dopo sospiri amorosi e struggimenti, peccati e infelicità e pene, con una laude dedicata alla Madre del Redentore, che rende definitivamente giustizia alle qualità eccezionali di Riccardo Pisani, avvolto nella suadenza delle arpe che tessono una trama di nostalgia e struggimento attorno al testo.
Registrazione di un nitore e una chiarezza abbagliante. Da ascoltare con cuffie planari di fascia alta coadiuvate da elettroniche di classe. Oppure con diffusori aperti, senza inutili casse dietro ai driver, per una esperienza "dal vivo" che ci riporta alla meraviglia del primo barocco italiano.
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