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Schumann : Fantasie/Arabeske/Kinderszenen - Fabrizio Chiovetta


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Schumann : Fantasie/Arabeske/Kinderszenen - Fabrizio Chiovetta, pianoforte
Aparté, 13 gennaio 2023, formato 96/24, via Qobuz

***

1836-1838 sono anni cruciali per Robert Schumann, quelli della separazione forzata da Clara a causa dell'ostilità montante del padre di lei ed ex-maestro di lui, Herr Wieck.
La corrispondenza tra i due è fitta e si può leggere nelle loro lettere l'evoluzione strutturale della poetica e della composizione di Schumann.
Se lei gli è di ispirazione, è altrettanto vero che qui si vede tutto lo Schumann pianistico.

La Fantasia è l'apice di questo periodo con arpeggi cinetici e sovrapposizioni spaziali seguiti da rallentamenti, cambi di umore, tuoni e momenti di lirismo quieto.

Ma già con l'Arabeske l'umore di fondo cambia, e molte delle nubi si dipanano per lasciare spazio alla spensieratezza.

Robert scrive in fondo ad una delle sue lettere appassionate, fingendo una dimenticanza, di aver scritto quindi un album per bambini.
Storie di bambini, risponde lei, bravo, hai capito che devi avere fiducia e fede.

Chiude l'album ma non è un riempitivo un brano sciolto della più tarda raccolta per gli stessi bambini più cresciuti "Album fur die Jugend".

Fabrizio Chiovetta, svizzero di Ginevra con chiare ascendenze italiane, ha già affrontato pagine complesse per le etichette svizzere (Claves, ad esempio) e conosce bene Schumann.

Affronta queste pagine complicate con una nonchalance che non può lasciare indifferenti. Probabilmente l'atteggiamento che Clara chiedeva, inascoltata, a Robert.
Senza pazzie ma lucida concretezza.
I passaggi più complicati della Fantasia quindi scivolano senza apparente colpo ferire. Non vorrei esagerare richiamando Horowitz ma siamo in quel mondo la.

Stessa storia, ancora più sognante, per l'Arabeske che prepara alle Kinderszenen prese senza alcuna concessione a smancerie o superrrrrromanticismi (con Traumerei, che mio padre mi obbligava a suonare da ragazzo e che io detestavo si presta anche troppo a queste storie).

Ciò permette di gustare invece l'architettura complessiva della composizione, fatta di passaggi successivi, entrate ed uscite di scena, pacati, senza il lupo e senza la nonna di Pierino.

La tavolozza dei colori dello Steinway registrato alla sala Mahler di Dobbiaco di Chiovetta è perfettamente in grado di appassionare l'ascoltatore senza colpi di teatro, le accelerazioni e le decelerazioni sono scolpite con una diteggiatura perfettamente staccata con arpeggi invisibili, danzanti nell'aria.

Una vera rivelazione per un repertorio che raramente mi concedo (ricordo però, un mezzogiorno al Teatro Manzoni con Maria Tipo che suonava queste pagine alternando alla povera platea di colletti bianchi presente, tra cui io, spiegazioni e dettagli su quanto andava a proporci, pagina per pagina. Bei tempi !).

Bella registrazione omogenea ma tutto sommato era facile assecondare il tocco morbido del pianista. Disco veramente bello.

1 Commento


Commenti Raccomandati

  • Nikonlander Veterano

Mi hai anticipato. Disco molto, molto bello. Personalmente avrei preferito un po' più di vigore nella Fantasie, però in ogni caso tanti complimenti a Chiovetta!

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