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Corredo Fotografico (sintetico !)


Cosa fotografi in prevalenza ?

  1. Gli uccelli in generale e i piccoli passeriformi in particolare, possono rivelarsi splendidi soggetti fotografici. Qui su Nikonland ci sono molti appassionati esperti, che ci offrono spesso immagini di alto livello. Sono immagini belle non solo per chi ama la fotografia naturalistica, la varietà di colori, la "cuteness" (ovvero l'aspetto grazioso) dei piccoli passeriformi, data dall'essere colorati batuffoli di piume, li fa apprezzare a molti. Probabilmente un insetto li considera orridi dinosauri (e dinosauri lo sono davvero) ma per noi è un'altra storia. Non farò un tutorial su come si fa a fotografare i passeriformi, voglio solo condividere alcune considerazioni,un po' scherzose, su che fotografie si fanno e perchè, soprattutto per quel che riguarda le dimensioni dei soggetti nell'inquadratura e che effetto ne risulta. E' indubbio che a noi naturalisti (non so se sono un fotografo, ma un naturalista posso dire di esserlo) il soggetto piace anche per sè stesso, piace fermarlo con la fotografia per ricordarcelo e per ammirarne i particolari. Questo di solito porta a fare foto in cui i soggetti riempiono buona parte dell'inquadratura, in modo che se ne possano apprezzare meglio le caratteristiche, deliziarsi gli occhi e l'anima, oltre che la innata curiosità di noi naturalisti (io mi emoziono anche per i dentelli sui tarsi di una cavalletta o per i bilancieri di un dittero !). Sono foto belle, se fatte come si deve, e io ne ho scattate a trilioni ma, a pensarci bene, ci sono altri modi di fotografare gli uccelli che possono trasmettere qualcosa di più dal punto di vista estetico ed emotivo, soprattutto se a guardarle è una persona che non è appassionata di ornitologia. Spesso una foto in cui il soggetto è un po' più piccolo (un bel po' più piccolo) di come lo vorremmo noi (naturalisti), se ben ambientato crea una foto più suggestiva, più coinvolgente dal punto di vista emotivo. Pettirosso Può essere meno documentativa, forse sì, ma non è detto, anzi può essere che ci dica molte cose lo stesso. Certo, non apprezzeremo tutti i dettagli del piumaggio, ma ci dirà qual'è l'ambiente, il clima, il mondo di queste creature e ci farà percepire anche la fragilità di questo mondo. Passera Scopaiola Ballerina Bianca E può capitare che le persone apprezzino anche di più queste foto in cui i piccolini rimangono...piccolini. Il discorso però non vale solo per i passeriformi. Nitticora Airone guardabuoi. Tarabusino Non voglio sostenere che le uniche foto di uccelli belle sono quelle estremamente ambientate, solo che è bello variare, fotografando a volte più da naturalisti, altre mettendoci un po' più di interpretazione.
  2. Siccome a Novara hanno tagliato la Pianta dei Gufi , ci siamo dati da fare per cercarne un'altra. L'abbiamo trovata, girando per paesini tra il Lodigiano ed il Cremonese, seguendo vaghi indizi. Al primo paese della nostra lista ci è andata male, anche lì spariti dall'anno scorso. Al secondo tentativo... uno, ma meglio uno che nessuno. La foto non è eccelsa dal punto di vista estetico per due motivi: il primo perchè il gufo dormiva sodo e quindi ha gli occhi chiusi , il secondo è che il 300 f4 Pf quando ci sono sfondi intricati diventa "nervoso" e di conseguenza rende nervoso chi fotografa (come si vede nell'inquadratura verticale). Per avere il soggetto a fuoco ho seguito la tecnica già seguita ad es. da Massimo Vignoli:, Af-S e area di messa a fuoco piccola (pinpoint), questo ha permesso di bypassare il problema dell'intrico di rami davanti e dietro che avrebbe sicuramente portato a fuori fuoco con altri sistemi. Una prima prova, diciamo così, tornerò in orario più vicino al risveglio (del gufo ) sperando che sia ancora lì e ad occhi aperti . I paesani mi hanno detto sono anni che che due-tre gufi passano lì l'inverno. Speriamo. Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 Pf e TC 14EIII Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 Pf e TC 17EII (prestato) Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 Pf e TC 17EII (prestato).
  3. Considero Ronnie Gaubert un grande per la fotografia ravvicinata classica, ma Carlo Galliani è il migliore fra quelli che conosco per la macrofotografia che definirei “dinamica” . Naturalista e fotografo a trecentosessanta gradi, le sue immagini esprimono al meglio la vitalità dei soggetti, unendo documento e bellezza, da vero naturalista. Carlo, che ringrazio, ha accettato di scambiare quattro chiacchiere sulla sua fotografia. Raccontaci qualcosa di te : Sono un Wildlife photographer ma preferisco dire di essere un naturalista che fotografa. Da tanti anni mi occupo sia di natura che di fotografia . Sono autore e coautore di articoli scientifici di ornitologia e entomologia e autore di articoli su riviste di natura e fotografia. A livello fotografico le mie foto sono state utilizzate in molti libri di ornitologia e entomologia sia a livello nazionale che internazionale e da siti web di parchi e associazioni per la protezione della natura. Ti è nata prima la passione per la fotografia o quella per la natura? Direi che sono nate praticamente insieme perchè ho iniziato a studiare la natura partendo dai fiori di montagna e naturalmente non potevo non fotografarli. Poi quando sono passato ad altri campi di studio in natura ho sempre desiderato fotografare gli animali che studiavo e chiaramente poi mi sono messo a fotografarli tutti. Picchio Nero Picchio Muratore. Quando hai iniziato ad interessarti alla macrofotografia? Le mie prime foto sono state di macrofotografia. Ho avuto diciamo una iniziazione fotografica un po' particolare in quanto uscivo con fotografi che si interessavano di fiori e di come fotografare tutte le parti del fiore perfettamente a fuoco, perciò a un certo punto sapevo bene come gestire benissimo la pdc in una foto di macro, ma mi trovavo in difficoltà sui semplici paesaggi, poi piano piano ho imparato anche quelli. Le tue foto di solito sono molto diverse da quelle diciamo più interessate alla pura estetica, ma non per questo sono meno spettacolari, al contrario. Tu cosa cerchi, oppure cosa vuoi trasmettere con le tue immagini? Qualche scatto di pura estetica l'ho fatto anch'io ma principalmente preferisco fotografare tutto ciò che c'è in natura nel miglior modo possibile chiaramente cercando anche di avere sfondi che facciano risaltare il soggetto. Ghiandaia marina con preda. Martin Pescatore con doppia preda! Quello che cerco di trasmettere è la bellezza della natura, la particolarità di molte situazioni che tantissima gente pensa si possano trovare solo in Africa o in Amazzonia e invece si trovano proprio sotto la loro casa. Ho sempre detto che se riesco a trasmettere l'amore per la natura e di conseguenza il rispetto per l'ambiente e gli animali a qualche persona che guarda le mie foto allora lo scopo del mio fotografare è stato raggiunto. Tra i tuoi (e i miei) soggetti preferiti ci sono le libellule, sulle quali tu hai fatto anche ricerca e divulgazione, sei coautore di diverse pubblicazioni, oltre che membro di gruppi come Odonata.it, ci puoi descrivere in breve questo aspetto della tua attività di fotografo naturalista? Studio gli Odonati da ormai trent'anni e sono tra i miei soggetti preferiti anche in fotografia. I miei due lavori più importanti riguardano le libellule e sono i due libri : " Odonati d'Italia " - Galliani/ Scherini /Piglia, edito dalla Libreria della Natura e " Dragonflies and damselflies of Europe" - Galliani/ Scherini /Piglia, edito da Wba. Devo alle libellule la passione per la fotografia agli insetti in volo. Infatti a un certo punto tanti anni fa mi son trovato ad un bivio : non riuscivo proprio a fotografare alcune specie che si posano raramente (ora conosco dove vanno a posarsi , anche se rimane comunque difficile fotografarle posate ) e l'unica alternativa rimaneva fotografarle in volo. Con le libellule ho raggiunto il massimo di soddisfazioni come fotografo naturalista perchè sono riuscito a fotografare ogni specie in tutti i momenti della sua vita, dalla nascita ai corteggiamenti, dalle guerre tra gli individui agli accoppiamenti fino alla deposizione delle uova e così via. Aeshna grandis. Nikon D750, focale 200mm. (Nota del Redattore: forse solo chi ci ha provato può capire appieno quanto sia difficile ottenere un ritratto -a tutta apertura- di un soggetto così rapido!). Calopteryx splendens. Nikon D500, focale 180mm. Nikon perché? Un caso o una scelta? Direi più un caso . Ho iniziato in analogico con Nikon e poi ho proseguito anche in digitale sempre con Nikon. Non uso però solo Nikon. Nel mio corredo fotografico ho due obiettivi Sigma e uno è fondamentale per il mio tipo di foto in natura anche se devo dire che anche Nikon è arrivata ultimamente a fare dei 500 mm leggeri che possano essere usati in caccia fotografica vagante. Come ti trovi? Cosa ti manca? Mi sono sempre trovato bene. Mi manca quello che penso manchi a tutti i macrofotografi, cioè una lente che permetta ingrandimenti maggiori dell’ 1:1. Canon ha fatto il Canon MP-E ma l'ho provato da amici e non mi è parso molto affidabile. Sono sempre stato convinto che sia Nikon che Canon sarebbero in grado di produrre delle lenti ottime che arrivino a buoni ingrandimenti ma la logica del mercato non permette la progettazione di queste lenti, essendo un campo rivolto solo agli specialisti ( anche se non siamo pochi). E' Inutile a mio parere usare tubi di prolunga o inversioni di ottiche se si vogliono avere dei risultati veramente notevoli. Le tue foto di insetti in volo mi hanno sempre lasciato senza parole, puoi rivelarci qualcosa su come si fa? Questa è una domanda che mi viene rivolta spesso però per rispondere adeguatamente penso mi ci voglia un libro. La tecnica fotografica è molto semplice : ci vogliono tempi velocissimi, più veloce è meglio è. Ma sono altri i fattori importanti. L'allenamento è importantissimo cioè provare e riprovare fin quando diventa tutto meccanico. Mi rendo conto anch'io che riesco adesso a fare foto che prima proprio non mi venivano. Una buona velocità ad inquadrare e mettere a fuoco è fondamentale. Cantharis rustica. Nikon D500, focale 180mm. Chiaramente il fuoco nel 90% delle volte è manuale. Ma la cosa più importante è l'osservazione del comportamento degli insetti quando si esce sul campo e memorizzare le situazioni per vedere se sono solo casuali oppure se è un comportamento tipico della specie. Difficile spiegare in due parole ma ci sono sempre dei momenti nei quali ogni specie diventa più facilmente fotografabile in volo e quei momenti dipendono sempre da quello che l'insetto sta facendo. Perciò se si vede che un insetto inizia a comportarsi in un certo modo, che dalle precedenti osservazioni si è capito che proseguirà con un volo decisamente più lento del solito, bisogna subito prepararsi al meglio possibile per fotografarlo. Eristalinus taeniops. Nikon D500, focale 180mm. Apis mellifera. Nikon D600, focale 200mm. In molti casi in questi momenti alcuni insetti sono così facilmente fotografabili in volo che si può usare l'autofocus (il 10% rimanente). Il grande problema è che ogni insetto ha il suo comportamento specie per specie (raramente alcune specie appartenenti allo stesso genere presentano comportamenti analoghi, ma sono poche). Non esiste una legge generale per tutti gli insetti ma anche solo per gli insetti di uno stesso ordine perciò bisogna sempre osservare ogni volta e memorizzare se si vedono situazioni particolari da usare in futuro. Coccinella septempunctata. Nikon D600, focale 200mm. Qual è la foto, o il portfolio, il progetto fotografico da te realizzato a cui sei più affezionato? Sicuramente la galleria sul mio sito dedicata agli insetti in volo e la galleria dedicata alla Fauna Europea in generale (anche se questo è un progetto veramente troppo ambizioso e impossibile da seguire costantemente ma cerco di aggiornarlo sempre piano piano) A chi interessa è una galleria divisa seguita gli schemi sistematici internazionali e contiene dai piccoli insetti ai grandi mammiferi. Galleries by carlogalliani Best of insects in flight by carlogalliani Fauna Europaea - 39 galleries by carlogalliani E in futuro? Sicuramente continuerò a cooperare con un paio di organizzazioni con le quali negli ultimi anni ho collaborato per testare i capanni da aprire poi al pubblico. In questi capanni ho potuto osservare scene di vita animale che mai avrei pensato di poter vedere figuriamoci di fotografare in caccia vagante. Sciacallo. Garzetta. Il sogno più grande sarebbe riuscire a fare un libro sul volo degli insetti, un’impresa molto difficile se non impossibile, perchè bisognerebbe prima trovare qualcuno che abbia studiato scientificamente il volo degli insetti per il testo e abbinarci le mie foto corredate di spiegazioni tecniche fotografiche e naturalistiche e poi, dulcis in fundo, trovare un pazzo editore che lo pubblichi 😊. Silvio Renesto per Nikonland. Nota: Tutte le foto sono (c) di Carlo Galliani.
  4. Oggi ho voluto provare a fare "quasi" wildlife photography con la Nikon Z6, scegliendo un soggetto non terribilmente difficile ma comunque impegnativo: cince e altri uccelletti. Avevo già provato (con la Z6 di Mauro e un'altra volta con quella di un amico) a fotografare "uccellacci", dalle poiane agli aironi, con buoni risultati, ma gli "uccellini" sono più sfidanti, per le dimensioni (molto piccole) e l'irrequietezza. Ulteriore elemento di difficoltà la giornata, iniziata con la nebbia e rimasta scura fino a tarda mattinata quando l'entusiasmo per la natura ormai era stato sostituito da quello per un caffè caldo. Niente capanno, solo appesa una noce bucata ad un ramo e aspettato. Sulla Z6 ho montato il 300mm f4 PF con il TC14EIII tramite ovviamente l'FTZ. La poca luce ha comportato ISO alti alti (12.800 a volte) perchè gli uccellini necessitano di tempi ultrarapidi. Come mi sono trovato? Meglio di come pensassi, una volta superato il leggero ostacolo del passaggio da Dx (D500) a Fx, dove tutto è più lontano (ma sarebbe valso anche se avessi avuto la D5 ). A volte "piccolo è bello", ritratto ambientato che da' l'idea del grigiore invernale: E' andata bene in quanto ad incontri: Un bel picchio rosso! E poi i soliti piccoli amici: La tenuta agli alti ISO mi ha soddisfatto appieno. Il rumore è contenuto e la nitidezza rimane soddisfacente. A ISO più bassi passa a eccellente. Crop 100% della foto precedente, 7200 ISO. Ho usato AfC e area dinamica. Ho prefocheggiato sul ramo e poi aggiustato il tiro sui soggetti se questi si posavano su rami vicini. Confermo la tendenza a cercare lo sfondo quando questo è intricato, ignorando il soggetto; a volte capita anche con le DSLR, ma meno spesso. Alla fine però i fuori fuoco non sono stati poi troppi, in sostanza non ho trovato la cosa ingestibile. Non ho avuto particolari problemi di lag (a parte il blackout al risveglio dallo standby che già sappiamo), oppure può essere che io sia più lento della fotocamera . Ho scattato a raffica veloce, ho fatto del chimping (riguardato foto a monitor per cancellare), ho fatto circa 400 scatti ed ho consumato due tacche di batteria, mi sembra un buon risultato. Cosa molto positiva, non ho sentito il bisogno di tirare fuori la D500 che mi ero portato come backup (per la serie non-si-sa-mai-che-non-ne-azzecchi-una ), devo solo riabituarmi ad avvicinarmi un po' di più! Unica cosa noiosa, il 300 PF con gli sfondi intricati può essere davvero irritante (non è colpa della Z6 però!). Sfondo "sdoppiato" il 300 PF vuole sfondi puliti, se no si innervosisce! In conclusione, mi sembra che la Z6 abbia dato una buona prova di sè.
  5. Silvio Renesto

    Civetta

    In un angolo riparato di una cascina del Vercellese ha il suo rifugio una Civetta. E' quasi tenera, lassù che controlla la situazione. Poi scende. E siccome ho lo ZUM, posso ritrarla ambientata o fare un ritratto più stretto Cambio posatoio Sulle macerie. Forse per la forma, la testa tonda, e gli occhi grandi e frontali, le civette hanno quasi lo stesso fascino dei gatti. Civette e gatti hanno molto in comune nell'immaginario dell'uomo. Entrambi compagni delle streghe, ma anche animali sacri nei tempi antichi, la Civetta per i Greci e il Gatto per gli Egiziani. Mi sono divertito perchè ho visto da vicino una civetta, che è una bestiola di una simpatia unica, e sono contento perchè mi sono portato a casa delle foto per ammirarla e ricordare questi momenti.
  6. Come organizzare un viaggio fotografico. Orso Bruno europeo - Finlandia, 18/7/2014 - D4 su 500/4 AFS-VR, 1/640 f4 2000ISO A me viaggiare piace un sacco, per vedere posti nuovi ma soprattutto per fotografare. Ma non mi piace per nulla farlo in gruppi numerosi, voglio essere flessibile e dinamico nell’affrontare le situazioni e nello sfruttare le opportunità che si presentano. Niente di più frustrante per un fotografo, credo, vedere situazioni bellissime ma solo con una luce pessima perché il viaggio è organizzato, invece che intorno alla luce, in base agli orari dei pasti dell’hotel dove si è a pensione completa! Oppure smettere di fotografare troppo presto, per la pressione del gruppo che vuole spostarsi per rispettare la timetable! In ogni caso, poiché lavoro per vivere e viaggio durante le vacanze, che pago da me, ho necessità di essere concreto nel predisporre viaggi “possibili” in relazione alla probabilità di raggiungere l’obbiettivo fotografico definito. Per questo, negli anni, ho accumulato una significativa esperienza nel viaggio fotografico fai da te, che con questo articolo voglio condividere con voi. Mi riferisco, nello specifico, non al week-end in una delle innumerevoli splendide mete turistiche che costellano la nostra penisola ma a località più remote e complesse da gestire, anche logisticamente. Ovviamente, i consigli sulla logistica sono utili anche a chi decide di aggregarsi ad un workshop. Il tipo di viaggio. Io considero, nella mia vita e conseguentemente in questo articolo, tre tipologie distinte di viaggio. Le vacanze “con famiglia o amici”, dove normalmente non porto la macchina fotografica. Le foto ricordo le faccio con il cellulare, che sta in tasca, è sempre carico e basta allo scopo. Questo tipo di viaggio… Non è il viaggio che tratterò in questo articolo, facile. No? Quello parzialmente fotografico, cioè quello che faccio con mia moglie e mia figlia ma nel quale voglio anche fotografare. Ovviamente intendo non loro che mi sorridono con dietro un bel paesaggio. Oppure si, anche, ma non sono quelle le foto che intendo e, di fatto, neppure questo è il tipo di viaggio che tratterò in questo articolo. In ogni caso, nei viaggi di questo genere, ho ormai bandito la fotografia naturalistica, limitandomi da tempo a paesaggi e reportage che reputo più compatibili con le esigenze complessive del gruppo. L’ avventura fotografica, dove tutto ruota intorno alla fotografia, dove vado senza la famiglia. Perché voglio concentrarmi sulla fotografia, sulle mie fotografie. Inoltre questo mi consente di andare in luoghi particolarmente inospitali, ma dove trovare soggetti particolari o comunque da noi molto difficili se non impossibili da fotografare. Ecco, questo sarà il centro dell’articolo. Ghiandaia siberiana, in un bosco raggiunto in motoslitta - Lapponia, 3/2/2017 - D5 su 500/4 AFS-VR, 1/1000 f5.6 2500ISO Ma perché? Questo, per me, è un punto importante. In molti me lo chiedono. Perché viaggiare così? Per me la risposta è questa: Perché la fotografia è parte di me, un me che vuole esistere. Ma che non può esistere in competizione con il resto di me, la famiglia, il lavoro. E quindi devo dargli un suo spazio, privato. L’ho capito tanti anni fa: se voglio sul serio fotografare devo concentrarmi su quello, escludendo il resto. Purtroppo, sono appassionato di fotografia naturalistica e questo aggiunge sfida a sfida, i miei soggetti non li posso trovare nel corso di una passeggiata tra Piazza del Duomo e Galleria Vittorio Emanuele, la domenica mattina prima del pranzo di famiglia. Così come, se voglio dare tempo di qualità alla mia famiglia, non posso farlo pensando a composizioni ed inquadrature, tantomeno stando ore appostato ad aspettare che succeda qualcosa in caccia fotografica. Quindi, nel tempo, la cosa più funzionale per me è stata separare i due ambiti. Non necessariamente la soluzione per tutti, ma credo che per tutti i fotografi sia estremamente utile, se non necessario, trovare il tempo in cui togliere tutto il resto e mettere al centro la fotografia. Cosa – Dove – Quando - Come. Sembra la cosa più facile, quasi ovvia. Ma non necessariamente lo è, in particolare per gli appassionati di fotografia naturalistica come me. Anche se, a volte, il primo passo è facile, basta che qualcuno abbia l’idea base, come a me è successo anni fa quando Fabrizio mi ha detto “Andiamo a fotografare i Musk Ox?“. Musk Ox - Norvegia, 25/2/2016 - D4 su su 80-400AFS-VR@400mm - 1/500 f8 125ISO Ma poi resta da definire dove, quando, come - identificare cioè il modo per raggiungere l’obiettivo. Attenzione che cosa, insidiosamente, può nascondere parte di dove, quando, come. Non capirlo impedisce di fare il viaggio che si vorrebbe. Faccio un esempio. Da anni so che voglio, e ho deciso che devo farlo prima che sia troppo tardi, fotografare l’Orso Polare. Ci sono, sul mercato dei viaggi fotografici organizzati, opzioni logisticamente molto semplici, basta comprarle e sono pure quelle meno costose. Tutte promettono il risultato “garantito”, le virgolette sono comunque necessarie, nature-is-nature e nessuno può realmente garantire nulla. Ma io so che lo voglio fotografare sulla banchisa, nell’ambiente dove le sue qualità sono state definite ed affinate dall’evoluzione e non sulla costa nell’attesa, sempre più lunga, che il mare ghiacci. Quindi, cosa del mio sogno non è solo l’Orso Polare, ma indissolubilmente l’Orso Polare nell’ambiente e con il clima estremo per il quale e nel quale quella specie è diventata quello che è. Per questo ancora non l’ho fatto ed è per me ancora un sogno. Per tornare sulla terra, quindi parlare di quello che ho fatto e non di quello che sogno di fare, fotografare il Musk Ox nel suo ambiente ha significato fare un bel po’ di ricerche su internet, per trovare la zona – il centro della Norvegia nel mio caso. Ma questo non basta, bisogna capire quando e come. Il momento giusto che abbiamo identificato era fine febbraio, perché volevamo le tempeste di neve, non ci bastava l’inverno norvegese. Anche a scapito di avere giornate ben più corte di quelle che ci sono a marzo inoltrato. Norvegia, 21/2/2016 - D810 su 16-35/4@24, 1/40 f11 64ISO Capito che il territorio era molto vasto, e pur essendo noi abbastanza esperti di animali e di montagna, abbiamo risolto il come cercando e trovando una guida locale, che abbiamo ingaggiato per aiutarci a trovare e raggiungere gli animali. Cosa che abbiamo fatto, insieme il primo giorno e poi da soli una volta localizzata la zona. Ma allo stesso tempo abbiamo prenotato una buona seppur economica sistemazione in fondovalle in modo da poter riposare bene tra un giorno e l'altro. I miei 4 compagni di viaggio, avanzano ognuno al suo passo, schiacciati dallo zaino. Molto, molto lontani 2 gruppi di Musk Ox - Norvegia, 24/2/2016 - D4 su 70-200/4@100, 1/200 f8 140ISO Strategia, questa, che consente anche di approfondire gli aspetti naturalistici, integrando quanto già noto con le informazioni e direttive dell’esperto locale. Consente, inoltre, di farsi consigliare per bene in relazione all’abbigliamento ed, in questo caso dove fotografare implicava lunghe ore di marcia per raggiungere i soggetti, anche quale stato di allenamento fisico sarebbe stato necessario e quale attrezzatura per affrontare le variabili condizioni climatiche. Fabrizio in salita verso i Musk Ox, guidato dal GPS in meno di 20 metri di visibilità - Norvegia, 25/2/2016 - D4 su 80-400AFS-VR@240mm, 1/800 f5.6 100ISO Internet ha ristretto il mondo, perché tutto questo l’ho ovviamente fatto dal soggiorno di casa, cercando e scambiando e-mail con i contatti che via via andavo trovando. Questo approccio lo adotto anche per viaggi molto più semplici. A fine 2018 ho fatto 5 giorni ad Istanbul, ovviamente autogestito. Per il primo giorno ho fissato, già dall’Italia e semplicemente via WhatsApp, una guida, con l’obiettivo di farci fare una bella passeggiata a vedere la città, fuori dai soliti percorsi turistici. Guida che ho trovato con passaparola dopo che la prima che avevo contattato mi ha detto di non avere disponibilità. Stessa cosa per gli ultimi due viaggi in Lapponia, in inverno, a fotografare le aquile. È evidente che questi animali non si possono fotografare semplicemente andando in giro ma che occorre appostarsi in capanno, capanno che deve essere ben posizionato in relazione alla luce e con un’organizzazione professionale che consenta di massimizzare le possibilità fotografiche. O per fotografare gli orsi. D'estate quella zona si raggiunge a piedi, ma eravamo li in primavera per fotografarli appena usciti dal letargo mentre muovono i primi passi con ancora la neve a terra. Nico con Kari sul Quad cingolato, Fabrizio vicino al capanno per gli orsi - Finlandia, 21/4/2013 - D800 su 16-35/4@16, 1/400 f6.3 100ISO Orso bruno europeo - Finlandia, 22/4/2013 - D800 su 70-200/4@200, 1/200 f4 1400ISO In questa fase si definiscono anche altri aspetti molto importanti per la logistica. Come capire quale automobile è opportuno prendere a noleggio (un 4x4 o una utilitaria) e se mezzi meno convenzionali possono essere la soluzione migliore. Ad esempio, nel giugno 2011 sono andato in Islanda. L’obiettivo principale era fotografare paesaggi ma data la lunghezza del giorno, a quelle latitudini ed in quella stagione, ho capito che sarebbe stato difficile essere sistematicamente sul campo nei momenti di luce buona dormendo in guesthouse o B&B ed evitando di massacrarsi non dormendo praticamente mai. Quindi ho noleggiato un camper! Fotografavo al mattino molto presto ed alla sera molto tardi e quando rientravo avevo sempre pronto qualcosa di caldo da bere, prima di fare un bel pisolino! Islanda, 6/6/2011 - D700 su 24-85AFS@24, 1/60 f14 200ISO Il tramonto arrossa le nuvole, (ore 0:58) - Islanda, 7/6/2011 - D700 su 70-300AFS-VR@110, 0,5' f16 100ISO Puffin (ore 23:33) - Islanda, 5/6/2011 - D700 su 500/4AFS-VR+TC14, 1/640 f5.6 1600ISO Insomma, il punto chiave è immaginare cosa si vuol fotografare e trovare le soluzioni per mettersi nelle migliori condizioni per farlo. Quali foto? Internet ci da un ulteriore aiuto, ci consente di farci un’idea, più o meno dettagliata, di cosa troveremo, come ambientazioni, soggetti e quant’altro. Di solito io faccio un bel po’ di ricerche su Istagram o Pinterest, su altri siti di fotografia o banalmente su Google Earth. Integro cercando se ci sono fotografi che organizzano Workshop e che fotografie usano per pubblicizzarli e cerco di capire, incrociando le informazioni, cosa mi aspetta, quali sono le opportunità e cosa cercare. Il tutto finalizzato ad immaginare le fotografie che potrò fare e pormi nella situazione migliore, una volta sul campo, per farle. Ma il meglio del meglio, qui, sono i libri fotografici. Nel mio caso i Musk Ox vengono dritti dritti dall’opera di Vincent Munier. In ogni caso, capire quali foto si vogliono fare consolida e definisce il periodo dell'anno nel quale fare il nostro viaggio. Questa fase, sostanzialmente, chiude il primo cerchio perché conferma che l’idea è praticabile. Un orsetto a spasso con mamma - Finlandia, 16/7/2014 - D4 su 500/4AFS-VR, 1/500 f5.6 1600ISO Puffin che porta il pescato al nido per i piccoli - Islanda, 6/6/2011 - D700 su 500/4AFS-VR+TC14, 1/160 f5.6 800ISO Valutare il budget realmente necessario. Questo è spesso sottovalutato. Nel senso che tutti, volenti o nolenti, scartano viaggi evidentemente troppo costosi. Ma il mio punto è un altro. Fare queste cose in sicurezza e contemporaneamente massimizzando le possibilità di successo significa capire bene quello che serve, veramente, e verificare che si abbiano i fondi necessari a dotarsene. Un esempio? Canada, febbraio 2018. Per fotografare il gufo delle nevi occhi-negli-occhi come avevo pensato di fare devo stare fermo ad aspettare, a -20°C. Snowy Owl - Canada, 2/2/2018 - D5 su 500/4AFS-VR+TC14, 1/4000 f5.6 1000ISO Una volta sul campo ho capito che il modo migliore di sfruttare il sole appena sorto era sdraiarmi sul ghiaccio a pancia sotto ed appoggiare il 500 allo zaino, come fosse un beanbag. Ad esempio, aspettando... questo. Snowy Owl - Canada, 2/2/2018 - D5 su 500/4AFS-VR+TC14, 1/640 f5.6 200ISO Per farlo è indispensabile l’abbigliamento corretto. Che significa, se devi comprarlo, aggiungere al budget del viaggio circa 1.100€ tra piumino Himalayan di TNF, scarponi Glacier di Sorel, sopra pantaloni in goretex, calze tecniche, guanti doppi ecc. Questa la mia soluzione. Ne esistono altre ma nessuna è più economica a pari, adeguata, efficacia. Altri esempi? Uno che dovrebbe essere anche più semplice da capire, riguarda un punto non meno sottovalutato. Noi italiani siamo abituati all’assistenza sanitaria gratuita, o quasi, ma questa in parecchi paesi semplicemente non esiste. Occorre informarsi bene, capire quando è necessario acquistare una copertura assicurativa dedicata e comprarla. La propria salute ha un valore inestimabile, non solo quando pensiamo che una volta curati dovremmo potenzialmente pagare una fattura a 5-6 cifre, ma anche che in certi posti, semplicemente, senza una copertura assicurativa non si viene nemmeno ricoverati in ospedale o non si può essere trasportati, magari in elicottero, all’ospedale più vicino. Oppure possiamo parlare di attrezzatura fotografica: ha senso fare viaggi di questo genere, ed intendo sia costo sia sforzo organizzativo, senza disporre degli strumenti adeguati? Organizzazione, organizzazione, organizzazione. Se siamo arrivati fino a questo punto, nel mio modo di pensare, significa che abbiamo trovato qualcosa che ci fa battere il cuore e che è possibile organizzare. A questo punto la parte più difficile è fatta e resta “solo” un po’ di lavoro per definire tutti i dettagli rilevanti e prendere alcune precauzioni per evitare problemi. Sula Bassana - Shetland, 6/8/2016 - D4 su 500/4AFS-VR+TC14, 1/3200 f5.6 200ISO Di seguito alcune esperienze ed avvertenze, entrambe senza pretesa di completezza. Prenotazioni. Io tendo a fissare tutte le prenotazioni ragionevolmente necessarie prima di partire. Le sistemazioni le trovo prevalentemente su booking.com. I voli? Skyscanner.it o edreams.it o expedia.it, che spesso consentono di prenotare volo, auto e alcune sistemazioni. Se sono “fuori dal mondo” spesso il contatto trovato in loco è il tramite con il quale definire questi fondamentali aspetti. Parlavo prima di guide, ma sto ad esempio lavorando ad un viaggio in Namibia: sono in trattativa via email con un tour operator con sede a Windhoek. Speciale avvertenza per il volo: spesso prima si prenota e molto meno si spende! Documenti. Passaporto, permessi come visti o ESTA o ETA; Patente internazionale. Occorre informarsi per bene dei vincoli relativi ai paesi che vogliamo raggiungere ma anche a quelli che attraverseremo negli scali. Un esempio, sempre dal mio viaggio in Canada. Ho scelto, per convenienza economica, un volo Malpensa – Toronto con scalo a Newark, USA. Ma questo ha reso necessario non solo fare il permesso ETA per il Canada – Electronic Travel Authorization, del quale ovviamente sapevo - ma anche l’ESTA – Electronic System for Travel Authorization – per gli Stati Uniti, anche se non dovevo neppure uscire dall’aeroporto. Nonostante la mia prudenza, l’ho scoperto al momento dell’imbarco: come dicono da quelle parti: the wrong way! Il mio viaggio è sopravvissuto. Perché? Perché quando si viaggia bisogna prendersi dei tempi di sicurezza. Che significa essere in aeroporto prima del necessario, se si cambia volo in coincidenza prevedere adeguato tempo per gestire imprevisti e ritardi, ecc… Quindi ho tirato fuori dallo zaino il portatile, l'ho collegato al telefono in tethering e l’ho comprato al volo: 15’ e con un po' di sangue freddo, tutto fatto. E se perdo un documento? O se me li rubano? Non mi riferisco solo al passaporto, ma anche a voucher delle prenotazioni o cose del genere. Io ho una soluzione semplice: se il documento è digitale ne tengo una copia stampata a mano, una nello smartphone ed una su un servizio cluod, come Dropox. Se il documento non è digitale, come il passaporto? Ho l’originale, che fotografo e ne tengo una copia sullo Smartphone ed una su Dropbox. Questo mi ha salvato, ad esempio, in un viaggio alle isole Shetland con mia figlia di 3 anni. Al momento dell’imbarco in traghetto, al porto, porgo la sua carta d’identità per il controllo, dal finestrino del camper. Un gesto maldestro, un colpo di vento e finisce in mare. Da li in avanti e per tutto il viaggio, ad ogni controllo, abbiamo spiegato la situazione e mostrato la foto: non ha valore legale… ma funziona! Se viaggio in una zona senza accessi ad internet? più copie di carta in posti diversi (tasca, zaino, valigia). Scozia, 29/7/2013 - D800 su 16-35/4@19, 1.3' f11 100ISO Medicine? Ridondanza! Io porto la provvista completa dei farmaci che devo assumere nell’intera durata del viaggio nel bagaglio a mano ed altrettanto in stiva, dove metto anche le medicine che normalmente non assumo ma potrebbero servire (tachipirina, antibiotico,…). Generi di prima necessità? Altro esempio. Il mio secondo viaggio in Finlandia, in aprile. KLM perde il bagaglio in stiva, che riottengo solo dopo 3 giorni. Partito da Milano con 15-20 gradi a Helsinki eravamo a -5… ma io andavo ben più a nord! Me la sono cavata, perché un piumino, nonostante l’attrezzatura fotografica, lo avevo nello zaino ed ai piedi nonostante le temperature primaverili di Milano avevo indossato da casa gli scarponi invernali, anche se quei primi giorni li ho trascorsi indossando solo dei jeans e senza poter cambiare la biancheria. Scozia, 30/7/2013 - D800 su 16-35/4@35, 6' f16 100ISO Soldi in contanti? Io giro prevalentemente nel nord del mondo. In più l’euro aiuta parecchio. Quindi? Bancomat e 2 carte di credito e pochissima valuta locale che mi procuro con un bancomat in aeroporto, una volta a destinazione. Questa sezione potrebbe continuare parecchio, mi fermo qui perché alla fine è la fase di Cosa – Dove – Quando – Come ad essere specifica di un viaggio fotografico, quanto sopra è comune a tutti i tipi di viaggi in zone un po’ fuori mano. L’attrezzatura fotografica: quale e come portarla. Io tendo ad ottimizzare molto perché non mi voglio trasformare in un mulo. E se sono troppo stanco non riesco a fotografare. Less-is-more! Sostanzialmente: Naturalistica? 16-35/4, 70-200/4 o 2.8 a seconda degli obiettivi fotografici, 500/4, TC14; 2 corpi macchina. Sempre 2 corpi macchina, per ridondanza in caso di guasti e per poter tenere montate 2 ottiche. Paesaggi? 16-35/4, 70-200/4 e 1-2 corpi macchina. Polarizzatore, ND. Reportage di viaggio? Spesso solo 50/1.8 ed 1 corpo macchina; a volte integro con 24/1.8 e 70-200, dipende dai soggetti che sto cercando. Ma è sorprendente quante foto diverse si possano fare con solo il cinquantino. Quindi, mediamente, 2-3 ottiche e 1-2 corpi. Ovviamente ognuno si organizza come preferisce. Quello che intendo dire con questi esempi è che io, dopo anni in cui cercavo di essere sempre pronto a tutto e per farlo mi sovraccaricavo di materiale, ho capito che.... non serve! Scozia, 21/7/2013 - D800 su 16-35/4@26, 30' f16 100ISO Sempre, nello zaino come bagaglio a mano: Batterie di scorta, 2 per ogni corpo e relativo carica batterie (attenzione: le batterie al litio non possono viaggiare in stiva!); Schedine, minimo 2 per ogni corpo; Portatile e 2 dischi. Sempre, in stiva: Treppiede; Materiale per pulizia sensore ed ottiche; Prolunghe, prese triple e quanto serve a ricariche tutto in parallelo. Per me il portatile è quasi obbligatorio. Non per selezionare le foto ma perché voglio vedere se sto effettivamente riuscendo a fare quello che avevo in mente. Se non è così, insisto. Se ci sono già riuscito so che posso sperimentare di più ed evitare di rifare tutti i giorni piccole varianti delle fotografie già fatte, nella mancanza di certezza che siano venute bene. O, all’opposto, tornare a casa senza l’immagine cercata perché si è pensato di averla fatta ma… è micromossa e non sapendolo non si è più cercata l’occasione. Non fate mai, sottolineo mai, viaggiare il tele montato sulla macchina. Il suo peso unito alla lunghezza ed al conseguente braccio di leva può rovinare l’allineamento del bocchettone del corpo macchina se lo zaino cade a terra. Attenzione alle dimensioni, al limite di peso e di numero di colli del bagaglio a mano. Personalmente evito come la peste le compagnie più economiche perché tendono ad essere puntigliose su tutto mentre le altre, se le dimensioni sono nei limiti, non pongono limiti al peso o chiudono un occhio su piccoli eccessi. Alcuni trucchi ed un consiglio: Andate per tempo, i primi imbarcati normalmente sono meno controllati; Se la compagnia ammette 2 bagagli a mano – tipicamente uno dei due è la valigetta del computer – inserite nella valigetta oltre al computer anche uno o due corpi macchina, per riportare il peso dello zaino nei limiti; Se comunque vi trovano fuori peso state calmi e sorridete. Stanno solo facendo il loro dovere. Sorridete e mostrate candidamente il contenuto dello zaino – evidentemente fragile e costoso. Chiedete gentilmente e per favore il loro aiuto. A me ha funzionato, più di una volta, mentre chi si arrabbia, alza la voce, chiede di parlare con il responsabile spesso viene inchiodato al rispetto delle regole: bagaglio imbarcato in stiva con gli enormi rischi conseguenti; Se siete notevolmente fuori peso portatevi una sacca di tela della spesa, come ultima spiaggia in caso di imbarco del materiale in stiva. Vi consente di ridurre il rischio di danneggiamento tirando fuori dallo zaino alcune cose, le più costose, e portandole con voi fino al limite di peso. Giovane lupo in esplorazione - Finlandia, 24/6/2015 - D4 su 500/4AFS-VR, 1/250 f4 1250ISO Relativamente allo zaino, se viaggio in aereo, io mi oriento così. Se porto il tele uso un ThinkTank Commuter. Un mio amico l’ha definito lo zaino della Barbie, perché da fuori sembra molto molto piccolo (almeno per essere uno zaino capace di contenere un 500/4 oltre ad un mucchio di altre cose). Consiglio questa marca perché ha una forma molto efficiente ed una tasca per trasportare il PC, che poi sul campo può contenere comodamente un pile o qualcosa da mangiare. Quel modello è ben al di sotto dei limiti dimensionali dei voli. Se non lo porto, e vado ad esempio a fare un giro per città, zaino “mimetico” che non faccia capire che ho la macchina fotografica. Cioè uno zaino come quello che usano i ragazzi per i libri di scuola: un The North Face Borealis, con dentro una piccola custodia imbottita. Dentro questo zaino, non appeso fuori, riesco a mettere anche un treppiedino. Utilissimo per le notturne. Se prevedo grandi giri a piedi, uso un FStop Satori, che è praticamente comodo quasi come uno zaino da montagna, e che con la modularità delle ICU mi consente di dosare lo spazio per l’attrezzatura fotografica lasciando tutto il resto a disposizione per gli effetti personali. Massimo Vignoli per Nikonland - 12/1/2019
  7. Più che "Into the Wild" sarebbe "Into the Wald", perchè ho provato lo Zoom Sigma 100-400, durante una visita al Bayerischer Wald (Foresta bavarese), grosso parco nazionale al confine fra la Baviera e la Repubblica Ceca. Questo parco è molto conosciuto fra i fotografi perchè in due località è possibile fotografare gli animali da vicino, in ambiente controllato ma sufficientemente aperto e comunque dentro la foresta. Avevo tre giorni a disposizione, in cui il tempo è stato per lo più nuvoloso e piovigginoso. Rather than "Into the Wild" it should be "Into the Wald", because I had the chance to test the Zoom Sigma 100-400 at the Bayerischer Wald (Bavarian forest), a large national park at the Germany/Czech republic boundary. The Bayerischer Wald is well known among wildlife photographers because in a couple of places it is possible to get close to the animals in a controlled environment, yet wide enough and into the forest. I had only three days, in which the weather was mostly cloudy, with drizzle and occasional rainfalls. Il Bayerischer Wald è un lembo di un'antica grandissima foresta che ospitava una ricca fauna. Qualcosa rimane anche oggi. Ecco le specie più rappresentative. The Bayerischer Wald is a remain of a large forest that housed a rich fauna, and something is still there. Here the most representative species. Tutte le foto sono state scattate con Nikon D500 e Sigma 100-400mm f5-6.3C. All photos taken with Nikon D500 and Sigma 100-400mm f5-6.3C. Orso Bruno Europeo. European Brown Bear. Bisonte Europeo, meno massiccio di quello americano, perchè adattato ad un ambiente di foresta, anziché di prateria. European Bison, less bulky than the American one, because it lives in forests rather than in grasslands. Per dare l'idea dell'ambiente in cui vive. To give an idea of the environment in which it lives. Più centrato sul soggetto senza avvicinarsi, è il bello dello zoom. Closer look at the subject without getting closer, it's the advantage of the zoom. Lupo europeo, una delle star del parco European Wolf, one of the stars of the park Lince europea (continuo a scrivere europeo/a perchè si tratta di specie o almeno varietà diverse da quelle americane). European Lynx (I insist in adding European to make it clear that are different species, or sometimes breeds, with respect to American ones). Il primo incontro è stato in una giornata buia e piovigginosa, col soggetto illuminato da dietro. C'è stato poco da fare, anche con ISO esagerati, peccato perchè sarebbero state belle foto. Solo due esempi: The first encounter was in a dark and rainy day, with the subject backlighted, Little could be done, even with crazy ISO; a pity because the photos could have been very good. Just two examples: Un altro giorno, un altro posto, un'altra luce. Another day, another place, another light. Per finire il grazioso, elusivo Gatto Selvatico europeo. Last, the cute, elusive European Wildcat. Contrariamente a quel che si può pensare, non è antenato diretto del Gatto domestico, che invece deriva dal Gatto selvatico del Vicino Oriente (Felis silvestris lybica) . Le diverse razze possono comunque ibridarsi, come i cani e i lupi. Contrary to what one may think, the European Wildcat (Felis silvestris silvestris) isn't the ancestor of the domestic cat, which instead comes from the Near East Wildcat (Felis silvestris lybica). However all can interbreed, like dogs and wolves. A proposito del Sigma 100-400. Non posso che confermare le sue doti ottime per il tipo di obiettivo. Senza cambiare obiettivo si va da soggetti lontani a vicini, da grandi a piccoli, sempre con una qualità soddisfacente. Oltre a girare per tutto il giorno senza stancarsi. About the Sigma 100-400. I can only confirm the excellent qualities (for its class). Without changing lenses, it is possible to shot subjects far away or very close, big or small, always with the same very good quality. And walking all day without getting tired. Unico limite le condizioni di scarsità di luce, come nel caso delle due prime foto delle linci (quel giorno accanto a me c'era un fotografo con 500mm f4 e una D5, su un cavalletto monumentale, ha fatto meglio di me, ma stiamo parlando evidentemente di contesti e costi differenti). The limitations show off in dim light, such as int he first two photos of the Lynx (that day I was shoulder to shoulder with a photographer with a 500mm f4 and a D5, on a huge tripod, he got better results, but it is obviously a different context). Altre foto nella galleria Di nuovo sentiti ringraziamenti a Mtrading, Importatore italiano di Sigma per avermi messo a disposizione l'obiettivo e a Mauro Maratta per il supporto. Again, my sincere thanks to Mtrading, the Italian dealer of Sigma, for the loan of the lens and to Mauro Maratta for his friendly support.
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