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Corredo Fotografico (sintetico !)


Cosa fotografi in prevalenza ?

  1. Luca Eberle è un giovane fotografo naturalista di Saronno; è poco più che ventenne ma la sua esperienza fotografica è già lunga, ha incominciato infatti da ragazzo e la passione che lo anima si vede. Il caso ha voluto che ci incontrassimo (frequenta il corso di Scienze Ambiente e Natura presso l'Università dell'Insubria a Como, dove io tengo il corso di Paleontologia), vista la sua passione ho pensato che un'intervista ad una giovane promessa avrebbe portato un po' di vitalità e freschezza . Eccola qui SR Come e quando è nata la tua passione per la fotografia? LE Tutto è nato al Parco Natura Viva di Bussolengo dove, all’età di 16 anni, con una vecchia macchina reflex, ho iniziato a ritrarre gli animali anche se in cattività. In quel momento è “scattato” qualcosa anche dentro di me. SR Qualche incontro ha giocato un ruolo importante, oppure è una cosa tua? LE Devo ringraziare Elena, la compagna di mio padre, che per prima mi ha fatto provare la sua reflex e che poi mi ha spinto a frequentare i primi corsi di fotografia. E’ iniziato così il mio percorso nel quale ho poi incontrato professionisti che hanno contribuito ad accrescere le mie conoscenze e la mia passione. SR Hai vinto un premio OASIS a 17 anni con delle foto di animali d'Africa. Hai iniziato la tua avventura fotografica con i safari? Se sì come mai sei partito dai safari? LE Probabilmente ho iniziato a prendere un po’ sul serio questa passione dal mio viaggio in Zambia. Viaggio dedicato quasi interamente al volontariato dove ho avuto comunque modo di fare ottimi scatti che mi hanno regalato grandi soddisfazioni. Purtroppo ho iniziato a valorizzare le specie del nostro paese solo negli ultimi anni, per molto tempo ho stupidamente creduto che dal punto di vista naturalistico l’Italia non avesse così tanto da offrire… quanto mi sbagliavo! SR Quali sono i tuoi progetti futuri come fotografo naturalista? LE Attualmente sto cercando di farmi conoscere nella speranza di riuscire, in futuro, a trasformare questa mia passione in una professione, affiancando la fotografia naturalistica ad un lavoro in campo naturalistico-ambientale o di divulgazione scientifica. SR Cosa vorresti trasmettere agli altri con le tue foto di natura? LE Vorrei prima di tutto condividere le bellezze che ha da offrire il nostro pianeta, dalle più piccole e semplici forme di vita alle mastodontiche forme di un paesaggio. La mia fotografia non vuole essere solo ricerca della perfezione dell’immagine ma cerca di trasmettere emozioni, condizione indispensabile per una migliore sensibilizzazione rispetto alle problematiche riguardanti le specie o gli ambienti da me ritratti. SR Stai seguendo un Corso di Laurea naturalistico-ambientale; è la passione per la natura che ti ha portato a fotografare gli animali o al contrario, la passione per la fotografia naturalistica ti ha portato a voler approfondire le conoscenze e magari un giorno lavorare, in campo ambientale? LE E’ decisamente stata la passione per la natura che mi ha avvicinato alla fotografia naturalistica anche se ora viaggiano da tempo pari passo. Se all’inizio la fotografia era qualcosa di secondario e non strettamente necessario, ora è totalmente diverso: quando sono in mezzo alla natura la macchina fotografica è quasi un prolungamento del mio corpo, e se prima fotografavo mentre viaggiavo, ora il più delle volte viaggio proprio per fotografare! SR La fotografia naturalistica non è solo estetica o documentaria, ma può essere uno strumento potente per sostenere la conservazione dell' ambiente, Sei interessato a questo aspetto? LE Assolutamente si! Credo fermamente che spesso un’immagine possa valere più di molte parole; usare la fotografia come strumento per la salvaguardia e la conservazione è forse l’obbiettivo che ogni fotografo naturalista dovrebbe perseguire. Fare ciò che amo contribuendo a preservare i soggetti delle mie foto mi sprona a farlo ancora di più e con più motivazione. SR Fai solo fotografia naturalistica od anche altro? Ad esempio ritratti, street, paesaggio? LE In passato ho spaziato in generi fotografici diversi: street, sport, architettura, reportage, ritrattistica e fotografia di studio. In questo momento ho deciso però di dedicarmi esclusivamente alla fotografia naturalistica proprio perché mi regala emozioni che gli altri generi non sono in grado di offrimi. SR Se fotografi persone o altri soggetti, come li interpreta un fotonaturalista? LE Quando fotografo soggetti diversi esco dalla mentalità del “fotografo naturalista”; quando cambia il genere cambiano anche le regole. Solo nei ritratti l’occhio del fotografo naturalista riemerge, d'altronde siamo animali anche noi! SR Usi prevalentemente materiale Canon, il motivo di questa scelta quale è stato? Casuale? Hai seguito i consigli di qualcuno? Ti sei ispirato a qualche altro fotografo? LE E’ stato puramente casuale, in casa si è sempre usato materiale Canon e ho voluto mantenere la stessa linea per pura comodità e per non dover imparare da zero a utilizzare un’attrezzatura diversa. SR Per il tuo genere fotografico preferito , che cosa trovi di positivo o al contrario c'è qualcosa che vorresti veder migliorato nel Sistema Canon? LE Il sistema Canon mi è da sempre sembrato semplice e intuitivo, con un’ottima resa sotto quasi tutti i punti di vista, l’unico appunto che mi sento di fare è l’eccessivo costo di alcuni accessori, tra cui in particolare i flash, che rispetto ai corrispettivi Nikon (o di altre marche) risultano essere decisamente meno accessibili e, da quel che ho sentito dire, anche di qualità inferiore. SR Cosa diresti a dei giovani come te per motivarli, avvicinarli alla fotografia di natura? LE Non penso che basterebbero solo delle parole per motivare a sufficienza una nuova generazione di fotografi naturalisti. La sudata ricerca che si conclude con una meravigliosa scoperta, una lunga attesa ripagata da un magnifico incontro e tutte le sensazioni che da esso scaturiscono sono cose che vanno provate sulla propria pelle, preferirei fargliele vivere piuttosto che limitarmi a parlargliene! SR Cosa pensi ti darà (o già ti ha dato) la fotografia naturalistica? LE La fotografia naturalistica mi ha già dato tantissimo in termine di conoscenza, emozioni ed esperienze, mi ha spinto a viaggiare, conoscere gente nuova e in alcuni casi anche a ritrovare me stesso. Spero vivamente che in futuro continui ad offrirmi le stesse cose. GRAZIE LUCA e in Bocca al Lupo! NOTA tutte le foto pubblicate sono (c) di Luca Eberle.
  2. Piotr Naskrecki è una figura particolare nel mondo della macrofotografia: scienziato e fotografo allo stesso tempo. Usa la fotocamera per documentare le sue ricerche, ma anche per trasmettere al mondo la bellezza delle piccole creature che ci circondano, troppo spesso sconosciute o trascurate. Ebbi modo di intervistarlo "telematicamente" qualche tempo fa e questo mio contributo è in parte basato sul nostro scambio di email. Naskrecki ha lavorato al Museum of Comparative Zoology (Museo di Zoologia Comparata) all’Università di Harvard, a Cambridge, Massachussets (USA) e all'Università del Connecticut. La sua ricerca è incentrata soprattutto sull’evoluzione degli insetti ma è anche coinvolto in numerosi progetti scientifici e di divulgazione correlati con la conservazione delle foreste pluviali tropicali. Il suo interesse per la macrofotografia è iniziato una ventina d'anni fa quando la moglie gli ha regalato per Natale una Nikon N 6006 (F601). Dall'uso della fotocamera come mezzo per illustrare gli organismi su cui lavorava al fare della fotografia una passione il passo è stato breve. Non è interessato fotografare uccelli o mammiferi, perché trova che il piccolo mondo che ci circonda sia molto più affascinante. Attualmente usa soprattutto fotocamere ed obiettivi Canon. Come fotografo cerca sempre di portare alla luce la bellezza di quei soggetti che sfugge ai nostri occhi per via delle dimensioni del mondo in cui noi siamo abituati a vivere. Rendendo i soggetti più grandi del reale, Naskrecki ci porta alla loro scala, permettendoci di vedere strutture, simmetrie e forme normalmente nascoste. Una splendida Mantide tropicale Nemia, un Neurottero tropicale Typophyllum un ortottero mimetico Nello stesso tempo cerca di ricreare la prospettiva e la tridimensionalità di questo microscopico mondo. Per questo usa spesso i grandangoli (15-35mm) con un tubo di prolunga corto, in modo da focheggiare molto vicino pur mantenendo una prospettiva ampia e notevole profondità di campo in modo da cogliere l’ambiente in cui vive il soggetto. Un ortottero del Mozambico, ambientato. Un altro ortottero tropicale In altri contesti usa obiettivi macro e, per soggetti molto piccoli, come le formiche lavora a rapporti di riproduzione molto elevati sfruttando il Canon MPE 65mm, che arriva a 5:1. Se vuole includere qualcosa di più del solo soggetto centrale, usa grandangoli tradizionali Le sue gallerie sono diverse (ma ugualmente spettacolari), rivelando posture insolite, oppure interazioni fra (minuscoli) organismi, che per venire ripresi, richiedono abilità ed esperienza. Per ottenere questi risulta occorre una grande conoscenza del soggetto. Ogni volta che inizia un nuovo progetto fotografico, comincia documentandosi approfonditamente in quanto una buona preparazione fondamentale se si è interessati al comportamento animale. Si può persino arrivare ad osservare e documentare comportamenti che nessun altro ha mai visto prima. Naskrecki rimane comunque prima uno scienziato e poi un fotografo. Usa la fotografia principalmente per documentare il suo lavoro e come strumento educativo alla comprensione del comportamento animale e alla conservazione della natura. Raganella tropicale, Papua Nuova Guinea Pronto al duello... Granchio del Costarica Ma a parte la documentazione scientifica, quando fotografa, il messaggio principale che Naskrecki cerca di trasmettere con le sue foto è che esiste un mondo bellissimo e complesso costituito da organismi di cui pochissima gente sa qualcosa. Si tratta invece di membri affascinanti, coloratissimi e di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle comunità biologiche. Spesso sono minacciati quanto i panda e le tigri, ma ricevono poca attenzione dal pubblico e dai conservazionisti, solo perché in pochi sanno della loro esistenza. Mostrarli da vicino è il primo passo per apprezzarli e proteggerli. Piotr Naskrecki, (dal sito Uconn Today) Non perdetevi il suo interessantissimo sito: http://www.insectphotography.com/ E il suo fantastico Blog: https://thesmallermajority.com/ NOTA: Tutte le foto sono (c) di Piotr Naskrecki, qui mostrate solo allo scopo di illustrare la sua opera ad esclusione del suo ritratto, preso dal sito Uconn Today. DISCLAIMER: All the photos shown here are (c) by Piotr Naskrecki, published here only to illustrate his work, apart for his portrait, taken from the site Uconn Today.
  3. Articolo scritto e pubblicato da Silvio Renesto nel suo blog. Ho scoperto Beth Moon per caso, le sue foto mi hanno subito affascinato. Una visione intensa della natura, a volte drammatica, a volte cupa o sognante, mai leziosa o banale. Ne ho scritto già su Nikonland, ma ne scrivo qui in modo un po' più esteso e aggiungendo delle foto. Forse le sue immagini più famose sono i ritratti ad alberi giganteschi o secolari. Un patrimonio di meravigliosa antica bellezza, spesso minacciato, che Beth Moon ci fa conoscere attraverso la sua sensibilità, creando immagini di forte impatto emotivo. Lei stessa nel suo sito http://www.bethmoon....ouchWood00.html scrive: "Molti degli alberi che ho fotografato sono sopravvissuti perchè fuori dal raggio della civiltà...certi esistono solo in angoli remoti del mondo...i criteri che uso per sceglier eun particolare albero sono principalmente tre : l'età, le dimensioni immense o la storia importante... essendo i più grandi e più vecchi monumenti viventi della Terra, credo che questi alberi simbolici abbiano un significato più vasto in un tempo in cui la nostra attenzione è concentrata nel trovare un modo migliore di convivere con l'ambiente". Majesty back. Le grandi querce. Sempre nel suo sito Beth Moon riporta quanto sul suo lavoro scrisse Jane Goodall : "Queste anziane sentinelle delle foreste sono tra i più antichi esseri viventi del pianeta ed è disperatamente importante fare tutto quello che è in nostro potere per farle sopravvivere...voglio che i mie nipoti ... conoscano la meraviglia di questi alberi vivi e non solo tramite fotografia... I ritratti di Beth sicuramente ispireranno molti ... ad aiutare chi lavora per salvare questi magnifici alberi". Ma Beth Moon non si limita agli alberi. Odin's Cove (la Baia di Odino) è un portfolio fortemente gotico/romantico ispirato ai corvi di Odino. Nella mitologia norrena, Huginn e Muninn sono due corvi che volano per il mondo cercando informazioni e portando notizie al loro padrone, il dio nordico Odino. Escono all'alba e ritornano la sera, si posano sulle spalle del dio e gli sussurrano le notizie nelle orecchie. I loro nomi hanno un significato: nella lingua norrena Huginn vuol dire pensiero e Muninn memoria. I Corvi Imperiali sono grandi e stupendi uccelli; nelle immagini di Beth Moon sono al tempo stesso malinconici e potenti, sembrano davvero venire dalle brume di un altro mondo. Beth Moon per la stampa utilizza anche quello che lei, citando John Stevenson, chiama "Nobile processo nell'era digitale": ossia una stampa al platino, che dice di essere nota per la luminosità e ampia scala tonale, in cui l'assenza di uno strato legante (binder layer) permette ai cristalli di platino di venire incorporati nella carta dando una tridimensionalità unica.Oltre non mi addentro... perchè non so di cosa sto parlando se Michele, bontà sua, vorrà spiegarci meglio di cosa si tratta gliene sarò grato. Insomma, non perdetevi il sito di Beth Moon e godetevi le sue immagini. http://www.bethmoon.com DISCLAIMER: Va da sè che tutte le foto di questo reportage sono opera e proprietà esclusiva di Beth Moon, qui riportate solo a scopo di illustrare la sua arte.All the photos here shown are by Beth Moon and she has the exclusive copyright, and are published here only to spread knowledge about her great art.
  4. Ho scoperto Beth Moon per caso, le sue foto mi hanno subito affascinato. Una visione intensa della natura, a volte drammatica, a volte cupa o sognante, mai leziosa o banale. Ne ho scritto già su Nikonland, ma ne scrivo qui in modo un po' più esteso e aggiungendo delle foto. Forse le sue immagini più famose sono i ritratti ad alberi giganteschi o secolari. Un patrimonio di meravigliosa antica bellezza, spesso minacciato, che Beth Moon ci fa conoscere attraverso la sua sensibilità, creando immagini di forte impatto emotivo. Lei stessa nel suo sito http://www.bethmoon....ouchWood00.html scrive: "Molti degli alberi che ho fotografato sono sopravvissuti perchè fuori dal raggio della civiltà...certi esistono solo in angoli remoti del mondo...i criteri che uso per sceglier eun particolare albero sono principalmente tre : l'età, le dimensioni immense o la storia importante... essendo i più grandi e più vecchi monumenti viventi della Terra, credo che questi alberi simbolici abbiano un significato più vasto in un tempo in cui la nostra attenzione è concentrata nel trovare un modo migliore di convivere con l'ambiente". Majesty back. Le grandi querce. Sempre nel suo sito Beth Moon riporta quanto sul suo lavoro scrisse Jane Goodall : "Queste anziane sentinelle delle foreste sono tra i più antichi esseri viventi del pianeta ed è disperatamente importante fare tutto quello che è in nostro potere per farle sopravvivere...voglio che i mie nipoti ... conoscano la meraviglia di questi alberi vivi e non solo tramite fotografia... I ritratti di Beth sicuramente ispireranno molti ... ad aiutare chi lavora per salvare questi magnifici alberi". Ma Beth Moon non si limita agli alberi. Odin's Cove (la Baia di Odino) è un portfolio fortemente gotico/romantico ispirato ai corvi di Odino. Nella mitologia norrena, Huginn e Muninn sono due corvi che volano per il mondo cercando informazioni e portando notizie al loro padrone, il dio nordico Odino. Escono all'alba e ritornano la sera, si posano sulle spalle del dio e gli sussurrano le notizie nelle orecchie. I loro nomi hanno un significato: nella lingua norrena Huginn vuol dire pensiero e Muninn memoria. I Corvi Imperiali sono grandi e stupendi uccelli; nelle immagini di Beth Moon sono al tempo stesso malinconici e potenti, sembrano davvero venire dalle brume di un altro mondo. Beth Moon per la stampa utilizza anche quello che lei, citando John Stevenson, chiama "Nobile processo nell'era digitale": ossia una stampa al platino, che dice di essere nota per la luminosità e ampia scala tonale, in cui l'assenza di uno strato legante (binder layer) permette ai cristalli di platino di venire incorporati nella carta dando una tridimensionalità unica.Oltre non mi addentro... perchè non so di cosa sto parlando se Michele, bontà sua, vorrà spiegarci meglio di cosa si tratta gliene sarò grato. Insomma, non perdetevi il sito di Beth Moon e godetevi le sue immagini. http://www.bethmoon.com DISCLAIMER: Va da sè che tutte le foto di questo reportage sono opera e proprietà esclusiva di Beth Moon, qui riportate solo a scopo di illustrare la sua arte.All the photos here shown are by Beth Moon and she has the exclusive copyright, and are published here only to spread knowledge about her great art.
  5. Piotr Naskrecki è una figura particolare nel mondo della macrofotografia: scienziato e fotografo allo stesso tempo. Usa la fotocamera per documentare le sue ricerche, ma anche per trasmettere al mondo la bellezza delle piccole creature che ci circondano, troppo spesso sconosciute o trascurate. Ebbi modo di intervistarlo "telematicamente" qualche tempo fa e questo mio contributo è in parte basato sul nostro scambio di email. Naskrecki ha lavorato al Museum of Comparative Zoology (Museo di Zoologia Comparata) all’Università di Harvard, a Cambridge, Massachussets (USA) e all'Università del Connecticut. La sua ricerca è incentrata soprattutto sull’evoluzione degli insetti ma è anche coinvolto in numerosi progetti scientifici e di divulgazione correlati con la conservazione delle foreste pluviali tropicali. Il suo interesse per la macrofotografia è iniziato una ventina d'anni fa quando la moglie gli ha regalato per Natale una Nikon N 6006 (F601). Dall'uso della fotocamera come mezzo per illustrare gli organismi su cui lavorava al fare della fotografia una passione il passo è stato breve. Non è interessato fotografare uccelli o mammiferi, perché trova che il piccolo mondo che ci circonda sia molto più affascinante. Attualmente usa soprattutto fotocamere ed obiettivi Canon. Come fotografo cerca sempre di portare alla luce la bellezza di quei soggetti che sfugge ai nostri occhi per via delle dimensioni del mondo in cui noi siamo abituati a vivere. Rendendo i soggetti più grandi del reale, Naskrecki ci porta alla loro scala, permettendoci di vedere strutture, simmetrie e forme normalmente nascoste. Una splendida Mantide tropicale Nemia, un Neurottero tropicale Typophyllum un ortottero mimetico Nello stesso tempo cerca di ricreare la prospettiva e la tridimensionalità di questo microscopico mondo. Per questo usa spesso i grandangoli (15-35mm) con un tubo di prolunga corto, in modo da focheggiare molto vicino pur mantenendo una prospettiva ampia e notevole profondità di campo in modo da cogliere l’ambiente in cui vive il soggetto. Un ortottero del Mozambico, ambientato. Un altro ortottero tropicale In altri contesti usa obiettivi macro e, per soggetti molto piccoli, come le formiche lavora a rapporti di riproduzione molto elevati sfruttando il Canon MPE 65mm, che arriva a 5:1. Se vuole includere qualcosa di più del solo soggetto centrale, usa grandangoli tradizionali Le sue gallerie sono diverse (ma ugualmente spettacolari), rivelando posture insolite, oppure interazioni fra (minuscoli) organismi, che per venire ripresi, richiedono abilità ed esperienza. Per ottenere questi risulta occorre una grande conoscenza del soggetto. Ogni volta che inizia un nuovo progetto fotografico, comincia documentandosi approfonditamente in quanto una buona preparazione fondamentale se si è interessati al comportamento animale. Si può persino arrivare ad osservare e documentare comportamenti che nessun altro ha mai visto prima. Naskrecki rimane comunque prima uno scienziato e poi un fotografo. Usa la fotografia principalmente per documentare il suo lavoro e come strumento educativo alla comprensione del comportamento animale e alla conservazione della natura. Raganella tropicale, Papua Nuova Guinea Pronto al duello... Granchio del Costarica Ma a parte la documentazione scientifica, quando fotografa, il messaggio principale che Naskrecki cerca di trasmettere con le sue foto è che esiste un mondo bellissimo e complesso costituito da organismi di cui pochissima gente sa qualcosa. Si tratta invece di membri affascinanti, coloratissimi e di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle comunità biologiche. Spesso sono minacciati quanto i panda e le tigri, ma ricevono poca attenzione dal pubblico e dai conservazionisti, solo perché in pochi sanno della loro esistenza. Mostrarli da vicino è il primo passo per apprezzarli e proteggerli. Piotr Naskrecki, (dal sito Uconn Today) Non perdetevi il suo interessantissimo sito: http://www.insectphotography.com/ E il suo fantastico Blog: https://thesmallermajority.com/ NOTA: Tutte le foto sono (c) di Piotr Naskrecki, qui mostrate solo allo scopo di illustrare la sua opera ad esclusione del suo ritratto, preso dal sito Uconn Today. DISCLAIMER: All the photos shown here are (c) by Piotr Naskrecki, published here only to illustrate his work, apart for his portrait, taken from the site Uconn Today.
  6. Più che "Into the Wild" sarebbe "Into the Wald", perchè ho provato lo Zoom Sigma 100-400, durante una visita al Bayerischer Wald (Foresta bavarese), grosso parco nazionale al confine fra la Baviera e la Repubblica Ceca. Questo parco è molto conosciuto fra i fotografi perchè in due località è possibile fotografare gli animali da vicino, in ambiente controllato ma sufficientemente aperto e comunque dentro la foresta. Avevo tre giorni a disposizione, in cui il tempo è stato per lo più nuvoloso e piovigginoso. Rather than "Into the Wild" it should be "Into the Wald", because I had the chance to test the Zoom Sigma 100-400 at the Bayerischer Wald (Bavarian forest), a large national park at the Germany/Czech republic boundary. The Bayerischer Wald is well known among wildlife photographers because in a couple of places it is possible to get close to the animals in a controlled environment, yet wide enough and into the forest. I had only three days, in which the weather was mostly cloudy, with drizzle and occasional rainfalls. Il Bayerischer Wald è un lembo di un'antica grandissima foresta che ospitava una ricca fauna. Qualcosa rimane anche oggi. Ecco le specie più rappresentative. The Bayerischer Wald is a remain of a large forest that housed a rich fauna, and something is still there. Here the most representative species. Tutte le foto sono state scattate con Nikon D500 e Sigma 100-400mm f5-6.3C. All photos taken with Nikon D500 and Sigma 100-400mm f5-6.3C. Orso Bruno Europeo. European Brown Bear. Bisonte Europeo, meno massiccio di quello americano, perchè adattato ad un ambiente di foresta, anziché di prateria. European Bison, less bulky than the American one, because it lives in forests rather than in grasslands. Per dare l'idea dell'ambiente in cui vive. To give an idea of the environment in which it lives. Più centrato sul soggetto senza avvicinarsi, è il bello dello zoom. Closer look at the subject without getting closer, it's the advantage of the zoom. Lupo europeo, una delle star del parco European Wolf, one of the stars of the park Lince europea (continuo a scrivere europeo/a perchè si tratta di specie o almeno varietà diverse da quelle americane). European Lynx (I insist in adding European to make it clear that are different species, or sometimes breeds, with respect to American ones). Il primo incontro è stato in una giornata buia e piovigginosa, col soggetto illuminato da dietro. C'è stato poco da fare, anche con ISO esagerati, peccato perchè sarebbero state belle foto. Solo due esempi: The first encounter was in a dark and rainy day, with the subject backlighted, Little could be done, even with crazy ISO; a pity because the photos could have been very good. Just two examples: Un altro giorno, un altro posto, un'altra luce. Another day, another place, another light. Per finire il grazioso, elusivo Gatto Selvatico europeo. Last, the cute, elusive European Wildcat. Contrariamente a quel che si può pensare, non è antenato diretto del Gatto domestico, che invece deriva dal Gatto selvatico del Vicino Oriente (Felis silvestris lybica) . Le diverse razze possono comunque ibridarsi, come i cani e i lupi. Contrary to what one may think, the European Wildcat (Felis silvestris silvestris) isn't the ancestor of the domestic cat, which instead comes from the Near East Wildcat (Felis silvestris lybica). However all can interbreed, like dogs and wolves. A proposito del Sigma 100-400. Non posso che confermare le sue doti ottime per il tipo di obiettivo. Senza cambiare obiettivo si va da soggetti lontani a vicini, da grandi a piccoli, sempre con una qualità soddisfacente. Oltre a girare per tutto il giorno senza stancarsi. About the Sigma 100-400. I can only confirm the excellent qualities (for its class). Without changing lenses, it is possible to shot subjects far away or very close, big or small, always with the same very good quality. And walking all day without getting tired. Unico limite le condizioni di scarsità di luce, come nel caso delle due prime foto delle linci (quel giorno accanto a me c'era un fotografo con 500mm f4 e una D5, su un cavalletto monumentale, ha fatto meglio di me, ma stiamo parlando evidentemente di contesti e costi differenti). The limitations show off in dim light, such as int he first two photos of the Lynx (that day I was shoulder to shoulder with a photographer with a 500mm f4 and a D5, on a huge tripod, he got better results, but it is obviously a different context). Altre foto nella galleria Di nuovo sentiti ringraziamenti a Mtrading, Importatore italiano di Sigma per avermi messo a disposizione l'obiettivo e a Mauro Maratta per il supporto. Again, my sincere thanks to Mtrading, the Italian dealer of Sigma, for the loan of the lens and to Mauro Maratta for his friendly support.
  7. A tutti i fotografi di natura presenti su Nikonland. Ho creato un club tematico QUI Pensato come posto dove condividere e commentare immagini di fotografia naturalistica di ogni genere, animali, piante, macro, sopra e sott'acqua. Un luogo dove commentare foto, chiedere identificazioni di animali e vegetali, proporre incontri, scambiarsi "dritte" e consigli , discutere di attrezzature per la fotografia naturalistica. Vi aspetto! Silvio
  8. Quando ho provato per la prima volta la D500 sono passato anche da Torrile (PR). oltre alle foto che ho pubblicato nella prova delal fotocamera ne ho ricavato una serie a tema. Numerose coppie di Cavalieri d'Italia avevano nidificato sugli isolotti davanti ad uno dei capanni ed i pulli ormai grandicelli si avventuravano fuori dal nido nella palude, sotto l'occhio attento dei genitori. I Cavalieri d'Italia difendono i piccoli coraggiosamente e con incredibile aggressività, in pratica scacciano qualsiasi altro uccello che possa rappresentare una minaccia. Davanti al capanno era un carosello continuo di attacchi aerei velocissimi ed un frastuono infernale di grida di allarme. A coppie o addirittura in stormo non esitavano ad assalire uccelli ben più grandi di loro: Airone guardabuoi (giovane) Due intercettori inseguono il nemico (ancora Airone guardabuoi) Però sono anche selettivi, quando un'Oca egiziana è atterrata su un'isolotto non l'hanno degnata di uno sguardo. Quando sono arrivate le Spatole, una volta identificate come non particolarmente pericolose Le hanno lasciate stare. Le uniche che hanno dato filo da torcere ai Cavalieri sono state le Folaghe, non perchè minacciavano i piccoli ma perchè avendo nidificato fianco a fianco, c'erano ogni tanto screzi fra coinquilini, come in un condominio. E le folaghe sono goffe, ma toste.
  9. Laghetto brianzolo ....due foto del maschio e una dei giovani ancora col piumaggio da immaturi.
  10. Galen Burrell è stato il primo a farmi scoprire come si può fare arte con la fotografia di natura. Il suo libro In Search of Mountain Bluebirds (Grapich Sha, 1987) è stato "il" libro che mi ha aperto gli occhi, la mente ed il cuore sul "grande respiro" del mondo vivente. Galen Burrell nasce nel 1952 in una fattoria dello Iowa USA, nel 1977 si laurea in Wildlife Biology all'università di Washington. Nel 1982 inizia la sua carriera di fotografo naturalista, gira Gli USA con una Nikon FM2 ed usa quasi solo un 80-200mm f4 Ais ed un 400mm f3.5 Ais. Nel 1984 vince il contest BBC per la categoria forma e composizione. Uno dei suoi libri più famosi, City geese, è del 1987 Dello stesso anno è In search of the Mountain Bluebirds, forse il suo capolavoro. Preceduto dal molto simile ed altrettanto bello Successivamente compaiono molte sue foto in riviste e calendari naturalistci, ma dopo "When the Snowgeese are Gone" la sua produzione si rarefà, . ristretta a collane didattiche "Chi vive nella palude degli alligatori" (sulle Everglades) e simili; poi di lui non sente quasi più parlare Una delle sue foto più recenti, risale al 2008, piazzata seconda in un contest americano. Nelle sue fotografie il soggetto è quasi sempre piccolo nell'inquadratura e le foto (ai tempi rigorosamente Kodachrome) sono spesso scattate nella foschia, nella neve spesso con un'esposizione tirata verso l'high key o addirittura sovraesposte, in modo che il soggetto si riveli come una piccola macchia di colore nell'insieme indistinto, soffuso.Qualcuno lo ha accostato a Vincent Munier. A me ricorda la pittura orientale (non sarà un caso che Burrell sia membro della Japan Bird Society e che le sue opere migliori siano pubblicate da un editore giapponese) che amo moltissimo e anche per questo l'ho apprezzato in modo particolare. A volte l'animale è solo una silouhette in lontananza, oppure è seminascosto e solo un particolare ce lo rivela, altre volte è il gran numero ei soggetti a creare una trama nella nebbia o nel crepuscolo. In quelle che ritengo le sue migliori è però l'equilibrio compositivo che insieme a luci impagabili, crea immagini che sono vera poesia. Oggi altri fotografi naturalisti si sono orientati verso questo stile pittorico e suggestivo, ma ai suoi tempi Burrell è stato un vero pioniere ed è un peccato che se ne siano perse le tracce. NOTA: le immagini sono tutte delle scansioni dai libri, solo per rendere l'idea, non si avvicinano nermmeno alla reale qualità dell'originale.
  11. Ci sono i "naturalisti da campo", un tipo speciale di persone che amano la natura, ma sul serio.Fanno un lavoro "normale" ma nel contempo hanno una conoscenza minuziosa del territorio e di chi ci vive (animale e vegetale). Collaborano con Università ed altri enti per atlanti, censimenti, segnalazioni e così via, il loro lavoro è volontario, poco conosciuto ma preziosissimo. Ho la fortuna di conoscerne qualcuno che sapendo della mia passione per la fotografia naturalistica, mi chiama ogni tanto se pensa che ci sia qualcosa di interessante per me. Una volta li ho accompagnati in una zona di riproduzione del rospo smeraldino, un piccolo, simpatico anfibio, una specie protetta, nella Valle dell'Olona. I rospi si muovono di notte e fotografare al buio senza potenti fari che disturberebbero eccessivamente e farebbero anche scappare i soggetti non è così semplice, almeno per me. La soluzione è stata quella di girare con due lampade: una abbastanza fioca per individuare i soggetti senza allarmarli, una volta trovato mi sistemavo, mettevo a fuoco e poi il compare accendeva una torcia direzionale più potente per illuminare bene ed io scattavo col flash. Di notte rane e rospi sono molto attivi per cui fuggono subito. Occorre prontezza e si sprecano molti scatti. A dire il vero c'è chi li stanca (essendo animali a sangue freddo si fa in fretta) poi li prende e li posiziona, ma a me non va perchè o ci si bagna prima le mani con molta acqua o a mani nude il grasso della nostra pelle rischia di ledere il loro sottile rivestimento di muco creando una possibilità di infezioni da funghi. Siccome le foto migliori si fanno ad altezza del soggetto... avete idea di quanto è alto un rospo?Fotografavo sdraiandomi a terra col tele appoggiato ad una delle gambe del treppiede aperto quasi a 180 gradi per avere un minimo di stabilità.Essendo ambienti di acqua ferma di notte, c'erano milioni di zanzare felici che non volevano credere a tanta abbondanza di sangue... gli abiti cosparsi di biokill hanno fatto qualcosa, ma le mani... Come è andata? Da subito abbiamo incontrato centinaia di rospetti smeraldini appena metamorfosati (passati da girino ad adulto) grandi quanto l'unghia di un dito mignolo o forse meno, che ci saltavano via letteralmente da sotto le scarpe (la lampada a bassa intensità ci ha permesso di non schiacciarne nessuno) nel prato era troppo difficile ottenere un'immagine pulita per via della loro piccolezza e irrequietezza. Tanto per avere un'idea di quanto son piccoli. Ma sullo sterrato ne sono venute di simpatiche: Questo piccoletto credeva di essere mimetizzato perchè si era ricoperto di sabbia, così restava lì. Più tardi (dopo le 22.30) abbiamo incontrato gli adulti che si sono concessi per delle riprese sia sullo sterrato che in un contesto più ambientato.Un adulto è lungo dai 5 ai 7cm. L'ombra sotto la gola è dovuta ai movimenti della respirazione, velocissimi. Eccolo ambientato. Tre ore di sangue sudore, polvere ... e gran divertimento, con gente che ama e difende la natura. Un grande GRAZIE ai miei compagni di avventura, Andrea e Abramo.
  12. Quando mi sono comprato il 300mm f4 PFE, ho voluto provarlo subito nella fotografia agli uccelli: Il 300mm usato su un corpo macchina Dx si trasforma in un 450mm "equivalenti" (ossia non cambia realmente focale ma l'inquadratura viene ritagliata come se fosse un 450mm). Questo ne aumenta notevolmente la versatilità nel campo della fotografia naturalistica, soprattutto nella fotografia a distanza ravvicinata. Per la fotografia all'avifauna (Birding) è senz'altro splendido Anatra Mandarina. Nikon D7100 e 300mm f4 PF Però capita spesso che persino i 450mm equivalenti possano rivelarsi troppo pochi, perlomeno nel nostro Paese dove gli animali sono, a ragione, piuttosto diffidenti, per cui hanno una distanza di fuga che richederebbe focali ancora più lunghe. In questi casi o si ritaglia in postproduzione, oppure si monta un moltiplicatore ( meglio non andare oltre 1.4x per evitare perdite di luminosità e anche di qualità). Siamo a Pescarenico (LC), ho cominciato con i soliti germani: Germano Reale. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Poi ho cercato di usare l'AfC con area 3D (o come si chiama) ed ho notato che sulla mia D7100, il 300 col TC14 EIII montato, fatica un pochino ad inseguire, ogni tanto mette a fuoco a caso, specie se lo sfondo è confuso. Con il solo 300 PF invece va molto meglio. Però, non so quale parte degli insuccessi siano invece da addebitare alla la mia imperizia, visto che uso molto raramente questo metodo. Gabbiano Reale Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Il maschio del Fistione turco (Netta rufina) è una bella anatra, poco frequente e molto fotogenica. Quando si esibisce, forma con le penne una bella cresta tonda sul capo, ma oggi col vento, non c'era verso. Meglio comunque un Fistione senza cresta che niente, per cui ci abbiamo dato dentro, giocando sul contrasto fra la testa color ruggine e l' acqua verde e blu. Di fronte . Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII La coppia che si alimenta. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Un Cigno reale in volo. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII e in atterraggio/ammaraggio/affiumaggio, insomma fate voi. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Le cince in una zona del Varesotto sono piuttosto abituate alla presenza umana e sanno che fotografo=cibo, per cui sono abbastanza confidenti, ma non come in Val Roseg, dove ti si posano in mano. Qui hanno una distanza di sicurezza di sei-otto metri. Troppi per il 300 da solo, anche usando il formato Dx. Il TC 14 EIII è d'obbligo. Ma è ancora poco! Cinciarella. Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc14 EIII Era con me l'amico Gianni (che tanto per chiarire il soggetto, possiede l'intera produzione di converter Nikon dal primo TC Ai all'ultimo, più converter di terze parti che non voglio nominare ) che mi ha tentato: Vuoi provare ad usarlo con il mio TC 20 EIII? Visto che ero lì a fare esperimenti , perchè no? Allora vai col 300mm f4 PF e il Tc20 EIII (qualcuno è già fuggito con la mano sulla bocca e sento in lontananza dei conati)... no, non fate così, guardate prima! Sempre Cinciarella Nikon D7100 e 300mm f4 PF + Tc20 EIII Crop 100% Questa foto è ottenuta con D7100, 300mm e TC14 EIII poi ritagliata e upsized in pp per avere l'inquadratura equivalente a quelal che si avrebbe con il 300mm e il TC20 EIII Ecco il crop 100% relativo. Meglio Il TC 20 EIII o il crop e upsizing? A ciascuno la sua scelta. Rimane il fatto che che se si vuole insistere su questi soggetti serve proprio un 500-600mm o almeno un 150-600 o 200-500. Non ci piove. Oppure, più economico ancora, cercare zone dove i soggetti sono confidenti. Non si arrabbi nessuno, è solo per sperimentare e fare due chiacchiere.
  13. Quando esce dal Lario (lago di Como) il fiume Adda forma altri due piccoli laghi, quello di Garlate e dopo una strozzatura, quello ancora più piccolo di Olginate.La conformazione del territorio fa sì che la parte a Nord/Nord Est, nei dintorni di Calolziocorte, sia riparata dai venti che d'inverno spesso imperversano sui laghi superiori, per cui le acque sono quasi sempre tranquille e la temperatura leggermente superiore. Questo fa di quell'angolo di lago un "dormitorio invernale" per molti migratori, un paradiso soprattutto per gli anatidi. Se uniamo a questo la presenza di un paio di canneti con una certa abbondanza di fauna, tanto che è considerato area protetta, diviene un luogo interessante per quei fotografi naturalisti appassionati di avifauna, i cosiddetti birders.La fauna è ricca, ma ci sono dei problemi, si fotografa allo scoperto da un pontile oppure da un moletto abusivo in disuso che offre un po' di riparo. Quando l'acqua è bassa si può fotografare anche da una piccola penisola temporanea, poco più di una lingua di terra. Servono focali lunghe quindi, 500mm a volte con un moltiplicatore 1.4x , a meno che ci si accontenti dei moriglioni, relativamente confidenti e presenti a centinaia, oppure non si abbiano dei colpi di fortuna, come capita con il porciglione, che quando meno te lo aspetti ti compare a tre metri, per rovistare per un po' nel limo e sparire di nuovo.La varietà dei soggetti è discreta, oltre al moriglione, fra gli anatidi abbiamo le morette e le morette tabaccate, a volte il fistione turco, e ovviamente i comuni germani reali.I rallidi abbondano con folaghe e gallinelle d'acqua. Svassi e tuffetti pescano in continuazione. Il martin pescatore si fa vedere spesso, ma non è semplice da "catturare". Qualche ardeide si ferma aironi bianchi e garzette. Ospiti fissi invernali i cormorani.Raramente, e solo negli inverni più rigidi, si presenta la star del lago, la strolaga mezzana, il che manda in fibrillazione i birdwatcher della zona (quest'anno non si è vista). Nel canneto è presente il porciglione e numerosi passeriformi di palude, e nelle siepi e sugli alberi che circondano il laghetto separandolo dalla paseggiata, pista ciclabile e dalla strada ci sono cince, fringuelli e la più elusiva capinera. Lungo la riva ballerine bianche e gialle cercano insetti.Gabbiani e cigni reali completano il quadro di questo piccolo, tranquillo angolo di lago. Una vista dell'angolo Nord -Est del lago. Sullo sfondo il pontile, spesso affollato di fotografi naturalisti (birders) Il moletto abusivo abbandonato. Altro punto di osservazione, ottimo per il Porciglione. Moriglioni e morette che svernano. Una Moretta (maschio). Volo di Moriglioni. Un'Oca canadese, insolito ospite fisso (probabilmente fuggita da qualche privato). Cigno in decollo. L' onnipresente Nutria. Cormorano che asciuga le ali. Quando l'acqua è bassa è più facile vedere il Porciglione Capinera nel canneto. Non è il suo ambiente ma vicino ci sono molte siepi e cespugli. Ballerina gialla sulla riva. Lago di Olginate all'alba.
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