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happygiraffe

Nikonlander Veterano
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  1. Io avrei fatto cifra tonda a 900€: 10€ per ognuno degli anni da celebrare!
  2. Forse ci sono (in ordine sparso): Mozart, sinfonia n.41 Brahms, sinfonia n.4 Beethoven, sinfonia n. 3 Beethoven, sinfonia n. 7 Beethoven, sinfonia n. 9 Mendelsshon, sinfonia n. 4 "Italiana" Schumann, sinfonia n.4 Mahler, sinfonia n.4 Mahler, sinfonia n.5 Prokofiev, sinfonia n.1 "Classica" Shostakovich, sinfonia n.10 Britten, Simple Symphony Ahimé, sono stato costretto a fare delle scelte e ho tolto compositori e sinfonie meritevoli, ma ho voluto dare spazio anche a qualche sinfonia "leggera" (l'Italiana di Mendelssohn, la Classica di Prokofiev e addirittura la Simple Symphony di Britten) per non appesantire la mia vita in esilio sull'isola deserta.
  3. Beethoven, concerti per pianoforte 3 e 4. Boris Giltburg, pianoforte: RLPO, Vasily Petrenko, direttore. Naxos, 2023. *** Si conclude con questo disco l'integrale dei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven ad opera della bella coppia Giltburg-Petrenko. Non cambia l'impressione rispetto ai due dischi precedenti. Tutto bello e ottimamente suonato, ma vorremmo vedere più slancio, vigore, sudore, prese di rischio. In generale il Beethoven di Giltburg non mi ha mai convinto del tutto. Peccato, perché Boris è un grandissimo pianista e il suo Rachmaninov ci aveva entusiasmato. Ora che ha esaurito le integrali delle sonate e dei concerti di Beethoven, non vediamo l'ora che ci proponga musica di altri compositori.
  4. Seong-Jin Cho è molto bravo e in questo disco ne abbiamo ancora una volta la conferma. Ha una paletta di timbri incredibile e sa mettersi al servizio della musica, lasciando che "parli da sola". Speriamo che il "progetto" vada avanti e che non sia la solita trovata dell'editore per attirare l'attenzione.
  5. Posso capire le esigenze di Mahler 100 anni fa, ma oggi riproporre queste orchestrazioni non penso abbia ancora molto senso. Sono davvero pesanti.
  6. Eh, ma sono tutti dischi fuori catalogo da quel dì... Aggiungo solo che Rouvier è stato allievo tra gli altri anche del mitico Vlado Perlemuter, che studiò le opere per pianoforte di Ravel con lo stesso Ravel. A sua volta Perlemuter fu allievo di Cortot, che studiò con Décombes, allievo quest'ultimo di Chopin , ma questa è un'altra storia.
  7. Beatrice Rana ha capacità e personalità incredibili, che la rendono immediatamente riconoscibile all'ascolto. Il concerto di Clara Wieck merita davvero maggiore risalto. La trascrizione di Liszt di Widmung è una vera perla. Il disco è bello. Detto questo e senza nulla togliere alla straordinaria bravura di Beatrice Rana, questo repertorio non mi entusiasma quanto il suo penultimo disco Ravel/Stravinky. Ma è un problema mio
  8. Il disco del '94 aveva un'ardore incredibile. Oggi Lugansky non ha più quel fuoco dentro, ma trovo che questa interpretazione degli études-tableaux abbia guadagnato in profondità e poesia. Alcuni passaggi sono davvero ipnotici. Naturalmente stiamo parlando di un pianista che in Rachmaninov gioca in un altro campionato.
  9. Schubert: Trii per pianoforte n.1 e 2, Trio per pianoforte op.148 D.897 "Notturno", Rondò op.70 D.895 "Rondeau brillant", Sonata D.821 "Arpeggione". Christian Tetzlaff, violino, Tanja Tetzlaff, violoncello, Lars Vogt, pianoforte. Ondine, 2023. *** Questo è un disco molto particolare e con una storia molto toccante. E’ l’ultima registrazione di Lars Vogt insieme agli amici di una vita, Christian e Tanja Tetzlaff, prima della sua scomparsa prematura nel 2022 a soli 51 anni. All’epoca dell’incisione Vogt era già sofferente e fu proprio in quel periodo che gli fu diagnostica la malattia. Con Christian e Tanja Tetzlaff li lega un percorso artistico comune di 25 anni, costellato da tanti dischi di musica da camera, e una lunga amicizia. Questo penso sia il loro primo o uno dei primi dischi insieme, del 2003: Ma ce ne sono tanti altri che immancabilmente li ritraggono insieme in copertina: E questi che ritraggono Lars e Christian decisamente più giovani: Ma veniamo a quest’ultimo disco, che contiene alcune delle più belle pagine di musica da camera di Franz Schubert: i due trii op.99 e 100 e la sonata “arpeggione” per violoncello e pianoforte. Quello dei Trii è un Schubert maturo, ormai lontano dall’intrattenimento mondano e salottiero, prossimo alla morte nonostante la giovanissima età (il povero Schubert morì a soli 31 anni). In questo senso il secondo Trio in mi bemolle maggiore, sicuramente il piatto forte del disco e uno dei massimi capolavori della musica da camera tout court, ha un carattere tragico e carico di angoscia, nonostante la consueta bellezza schubertiana delle linee melodiche. E il terzetto Vogt-Tetzlaff riesce a esprimerci tutta l’angoscia e il dramma dell’animo di Schubert, nascosti sotto l’apparente bellezza e perfezione di queste pagine immortali. Spesso queste opere (e Schubert in generale) vengono interpretate prestando più attenzione al fascino della melodia e alla perfezione del suono e dei timbri, in qualche modo compiacendo l’ascoltatore, che non a far emergere le angosce sotterranee del compositore. Qui invece a chi ascolta si propone un messaggio più impegnativo, più difficile, lontano da qualsiasi sentimentalismo, ma infinitamente più emozionante. I suoni sono a volte aspri, la dinamica molto ampia, dai pianissimo quasi impercettibili ai fortissimo molto…forti, com’è giusto che sia! Si sente che i tre interpreti, ormai all’apice delle loro capacità tecniche, hanno investito tutto loro stessi in queste pagine, per farci arrivare qualcosa di più del semplice bel suono. Il libretto del disco contiene una lunga e toccante intervista a Christian e Tanja Tetzlaff, nella quale parlano dell’amico Lars, delle sessioni di registrazione e di Schubert. Ci riportano queste parole di Vogt: "Mi sembra che tutto, almeno nella mia vita, si sia sviluppato verso questo Trio in mi bemolle maggiore", ha scritto in un messaggio dopo aver ascoltato la registrazione. "Se non rimane molto tempo, allora è un degno addio". Il disco contiene anche per altri brani del tardo Schubert, tra cui il Notturno per trio, D897, di struggente semplicità, il Rondò per violino e piano, D895, e la famosa Sonata per arpeggione, che Tanja Tetzlaff e Vogt rappresentano con grande naturalezza e intesa. Sono però le esecuzioni dei due trii che definiscono questo disco. Sono però le esecuzioni dei due trii a definire questo set. Naturalmente esistono già molte belle esecuzioni di queste opere, a partire da quella Eugene Istomin, Isaac Stern e Leonard Rose degli anni ‘60, ma questa sicuramente si pone come un nuovo riferimento tra quelle recenti. Caldamente raccomandato.
  10. Walckiers l'iconoclaste. Chamber Works. Alexis Kossenko, flauto, Aparté, 2023. *** Eugène Walckiers (1793-1866) fu un flautista e compositore francese, coevo di Beethoven. Sicuramente un personaggio curioso a giudicare dal ritratto in copertina. Il flautista Alexis Kossenko con una dozzina di amici ci propone ben 4 cd di musica da camera con flauto di Walckiers. L'ascolto è stato sorprendentemente interessante! Kossenko e amici si devono essere molto divertiti a riportare in vita pagine scritte con abilità, creatività e umorismo. Non tutte le composizioni sono allo stesso livello, ma sicuramente è stata una bella scoperta!
  11. Yunchan Lin è un giovane (18 anni) pianista coreano. Ha vinto lo scorso anno il prestigioso concorso internazionale Van Cliburn e ha fatto scalpore con una entusiasmante prova del terzo concerto di Rachmaninov, che ha lasciato la giuria e il pubblico a bocca aperta e ha commosso la veterana direttrice Marin Alsop. Il ragazzo ha tecnica, talento e carisma in abbondanza. Basti vedere all'inizio del terzo movimento (28'50") lo sguardo ardente che rivolge all'orchestra e il gesto a dire "dai, diamoci dentro, vi voglio tutti con me!". Seguiremo i prossimi passi di questo prodigioso talento. Immagino che a breve vedremo uscire il suo primo disco in studio. Ah, questo video ha già quasi 10 milioni di visualizzazioni. E' già un fenomeno pop!
  12. Ha ragione lui. I pianisti non si fanno certo problemi a suonare il repertorio per clavicembalo! Il Doctor Gradus ad Parnassum in anteprima mi ha incuriosito, ora aspettiamo il resto!
  13. Una curiosità per gli amanti dei videogiochi vintage: il minuetto della terza suite accompagnava le partite di Tetris sul Game Boy
  14. J.S.Bach: Suites francesi BWV 812-817, 818a, 819. Pierre Gallon, clavicembalo. Encelade, 2022. *** Le Suite francesi sono delle composizioni per clavicembalo di J.S.Bach derivate dalle forme di danza che ne compongono i diversi movimenti. Furono chiamate francesi solo successivamente, perché idealmente si rifanno allo stile francese, anche se in realtà ritroviamo anche elementi dello stile italiano. Nelle belle note del libretto è lo stesso Gallon che ci dice che “testimoniano della volontà di Bach di inculcare ai suoi allievi una certa idea dello stile francese: finezza del discorso, elegante semplicità della linea melodica, nobiltà e varietà portate dai diversi caratteri delle danze”. Per chi studia il pianoforte e il clavicembalo, le Suite francesi sono state spesso considerate un facile punto di ingresso nel complesso universo musicale bachiano. Già dai tempi di Bach i suoi allievi le consideravano tali, come testimoniano le diverse copie manoscritte che ne fecero, complicando così la vita agli interpreti e studiosi moderni che si devono districare tra le diverse varianti stratificate. Il clavicembalista francese Pierre Gallon, collaboratore stabile dell’Ensemble Pygmalion e del suo direttore Raphael Pichon, in questo disco affianca alle sei suite francesi della raccolta canonica anche le due suite BWV 818a e 819 (completandola con una Giga di W.F.Bach), che compaiono nel primo manoscritto, ma che spariscono dalle copie successive. Inoltre, fa precedere ogni Suite da un preludio, preso in prestito dallo stesso JS Bach, ma anche da Couperin e Dieupart, come era solito avvenire nella prassi esecutiva del tempo. E' lo stesso Gallon che ci spiega che in alcune fonti si trovano in effetti dei preludi prima delle Suite di danze. Il risultato è indubbiamente molto convincente. L’interpretazione di Gallon è molto fluida e “danzante”, con tempi piuttosto comodi, ma che trovo corretti, e soprattutto una grande attenzione alla relazione tra i vari movimenti. Lo strumento che suona è una riproduzione moderna di un magnifico clavicembalo fiammingo del 1679, opera dell’Atelier Ducornet. La registrazione è sublime e ci restituisce tutta la varietà timbrica di questo strumento in un’acustica sontuosa. Gran bel disco, molto curato in ogni suo aspetto.
  15. Sì, è curioso, guardando le foto di tutti i suoi album e anche quelle recenti è sempre stato molto attento al make-up (in un'epoca in cui era impensabile).
  16. Abbondano anche dei simpatici coniglietti, che presumo gli possano fare gola!
  17. Beethoven: Variazioni e fuga "Eroica" Op.35; 6 variazioni WoO 77; 32 variazioni in do minore WoO 80. Bruno Leonardo Gelber, pianoforte. Orfeo, 2016. *** Mi chiedevo perché la rivista francese Diapason abbia recentemente deciso di premiare con il suo "diapason d'oro" questo disco del 2016 di una registrazione del 1983 del pianista Bruno Leonardo Gelber. La risposta è venuta naturale con l'ascolto: dovevano riparare all'onta di non averlo fatto prima! Bruno Leonardo Gelber è un pianista argentino nato nel 1941 a Buenos Aires e allievo dello stesso Vincenzo Scaramuzza che fu maestro di Martha Argerich. Ha avuto una lunga carriera internazionale e ha inciso per lo più per Denon e Emi, ma per qualche motivo è stato un po' trascurato dai media, specialmente negli ultimi anni. In questo disco suona le variazioni Eroica, le variazioni facili WoO 77 e le 32 variazioni in do minore WoO 80. Le interpreta con una naturalezza, una limpidezza che non rinunciano, al contrario, al brio e alla fantasia. Troviamo uno slancio e allo stesso tempo una sapienza interpretativa che tolgono letteralmente il fiato. E' molto buona anche la qualità della registrazione, che restituisce un'immagine dello strumento molto omogenea e coerente. Un disco che non posso che raccomandare molto caldamente.
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