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Alberto Salvetti

Nikonlander
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Tutti i contenuti di Alberto Salvetti

  1. Sabato 21 un paio d'ore al solito stagno dove gli uccelli vengono a bere. Storno Nikon D5 + 5.6/500 PF ED F. 5,6 1/2000sec. ISO 3200
  2. 68 Cornacchia grigia che si disseta nel mio stagno 19.06.2021 Nikon D5 + 5.6/500 PF ED F. 5,6 1/2000sec. ISO 3200, controluce, mano libera, no crop
  3. 67 Piccoli germani reali in scala 14.05.2021 Nikon D5 + 5.6/500 PF ED F. 5,6 1/500sec. ISO 450, mano libera
  4. 66 Tra le fotocamere che ho usato, sono particolarmente affezionato alla D300s perché è la fotocamera che utilizzavo nel periodo in cui ho cominciato a fotografare più assiduamente e mi sono dedicato totalmente alla fotonaturalistica. Mi ha dato molte soddisfazioni e ancora oggi riguardando qualche foto di allora, mi meraviglio per la qualità. Ho usato con entusiasmo anche la V3, soprattutto con il 70-300, un teleobiettivo di 800 mm equivalenti in 1040 grammi di peso, compresa la fotocamera. Un ottimo progetto abortito. La D500 l’ho usata tantissimo fotografando gli uccelli, prediligo i passeriformi e di conseguenza il formato DX aiuta. La sto apprezzando tuttora, adoperandola soprattutto con il 300/4 PF ED + TC 1.4 per le farfalle e gli insetti in genere. La macro fotografia, da qualche anno la faccio con le D8xx e ora anche con la Z7. Le uso perché essendo più pixellate, si prestano meglio ai crop, ma nessuna di queste mi ha mai fatto impazzire. I colpo di fulmine è arrivato con la D5, che ho acquistato usata. E’ una macchina che sta bene in mano con qualsiasi obbiettivo sia attaccato, ergonomicamente è perfetta, unico difetto crea dipendenza. Produce dei files incantevoli, hanno una definizione e una lavorabilità incredibili. Fa molto di più e molto meglio di quanto mi serva. Viva la D5. Svassi maggiori in lotta 03.05.2021 Nikon D5 + 5.6/500 PF ED F. 5,6 1/1600sec. ISO 720, controluce, mano libera
  5. La mia classifica. 1 – La n. 1 è veramente una bella foto, e secondo me sarebbe ancora migliore se la punta di almeno uno dei due rametti fosse a fuoco. 2 – La n. 6 ha uno sfocato di classe e degli ottimi contrasti cromatici. 3 – La n. 10 ovvero il prato caotico è un tipo di foto che piace fare anche a me, ma poi non ne stampo nemmeno una. Questa comunque mi piace molto. PS. Il 95% delle mie macro è ripresa in verticale, di conseguenza, la foto che ho postato non è quella che avrei voluto mettere, ma mi sono attenuto alle direttive del capo che ha scritto che doveva essere necessariamente orizzontale. Avrei preferito mettere questa, ma non importa. Raponzolo di roccia
  6. 8 Un saluto a tutti. Dente di cane, Nikon Z7 + 2/100 Zeiss Milvus F. 2 1/400 sec. ISO 64, mano libera. Foto del 6 marzo 2021.
  7. Phoenicurus phoenicurus, codirosso comune Nikon D5 + 500 PF ED f.5,6 1/500 sec. ISO 280 mano libera, 14.09.2020
  8. Non credo che ci sia molto da aggiungere. Abbiamo un'età e un carattere che difficilmente può cambiare, come le nostre opinioni che sono difficilmente conciliabili. Guarderò con interesse i prossimi contest, senza mai più parteciparvi. Già diverse volte mi hai chiesto perché non abbandoni Nikonland. Lo frequento perché Nikon mi ha fornito i mezzi per divertirmi, non ho nessuna intenzione di cambiare marchio e Nikonland è l'unico sito in cui trovo un'informazione competente e aggiornata. Ma se ti sto sui c.......i, basta dirlo.
  9. Partecipo a questi contest per puro spirito di gruppo, ma a questo punto sono in difficoltà a valutare delle foto che mai mi sognerei di fare. Prima la 3 Mi piace moltissimo, anche se suggerirei di curare di più la PP. Una stampa gigante di questa foto starebbe bene sulla parete di qualsiasi ambiente. Seconda la 10 Le considerazioni sui pensieri, sui significati o sulle simbologie immaginate dall’autore, per limite mio, non riesco a percepirli. Ma mi piacciono molto la grafica, la simmetria, la pulizia e le tonalità. Terza la 7 Qui il mare si sente tutto. Non mi convince il taglio. Quella gamba tagliata e quello spazio vuoto in alto a destra mi danno fastidio. Ottimi i colori.
  10. 12 Lazise, lago di Garda, 25.05.2020 Il mio interesse per il lago si concentra su pochi elementi. Gli animali nati in ambiente pseudo naturale, che lottano per la sopravvivenza in un ecosistema antropizzato all’inverosimile. Nonostante l’ingordigia dell’uomo a vocazione turistica abbia cercato di togliere qualsiasi spazio alla loro esistenza, riescono a vivere e riprodursi. Cigno reale D5 + 5,6/500 PF ED F. 5,6 1/500 sec. ISO 220, mano libera
  11. Provo a mettere la versione senza la canna, grazie a tutti per i commenti.
  12. Grazie per i commenti. Anche a me piace molto, ma volevo sentire anche il vostro parere. Un mio dubbio l'ha colto Max, ho tenuto la cannuccia a sinistra per dare un minimo di ambientazione, ma non mi convince molto.
  13. Cosa ne pensate? La folaga ed il suo pulcino, entrambi a fuoco, sono offuscati dagli spruzzi sollevati dal bagno della folaga e dai tantissimi insetti svolazzanti, evidenziati dalla ripresa controluce. Nikon D5 + 5,6/500 PF ED F. 5,6 1/500 sec. ISO 560, mano libera Meglio ingrandire l'immagine.
  14. Le cannaiole comuni di solito non sono molto confidenti. Al contrario dei loro parenti cannareccioni, che sono molto esibizionisti, amano restare nel folto del canneto. Una mattina, forse per il bel sole del mattino, lungo un fossato ho trovato dei maschi che cantavano a squarciagola in bella vista. E ne ho approfittato. D500 con 5,6/500 F. 5,6 1/800 sec. ISO 125, mano libera D500 con 5,6/500 F. 5,6 1/800 sec. ISO 200, mano libera D500 con 5,6/500 F. 5,6 1/800 sec. ISO 180, mano libera D500 con 5,6/500 F. 5,6 1/800 sec. ISO 360, mano libera
  15. Riprendo questo mio blog, del quale mi ero dimenticato, ringraziando chi ha visualizzato le foto e chi mi ha lasciato un commento. Mi aspettavo che l’argomento e le foto non suscitassero grande interesse, come infatti si è verificato, ma credevo che qualcuno notasse un elemento comune che unisce tutte le foto. E nessuno lo ha notato. Come si vede in questa ultima foto, anche se il soggetto è comparabile alle altre foto, cambia notevolmente lo sfondo. Questo è uno sfondo invasivo che incasina tutto. Al disinteresse che normalmente provoca il soggetto, si aggiunge il disturbo dello sfondo che rende inguardabile la foto. Nella foto naturalistica, se l’intenzione è inserire il soggetto nell’ambiente circostante per evidenziarne delle peculiarità, è indispensabile che lo sfondo sia invasivo e anzi, molto leggibile. Ma a parte questo caso, senza eccezioni, lo sfondo deve essere assolutamente il più neutro possibile. Questo aspetto è quasi sempre sottovalutato se non ignorato, soprattutto nelle foto di fiori. Infatti se si osservano le foto di fiori postate anche qui su Nikonland, una buona parte hanno questo difetto che le degrada, anche in modo irreparabile. Questo succede perché molti non hanno la percezione che lo sfondo deturpi l’immagine. Anche perché se ci fosse questa consapevolezza, non c’è niente di più facile per evitare che ciò accada. I fiori sono piantati per terra (voglio dire non scappano) o meglio ancora nel vaso, ed è abbastanza semplice trovare un’ altra angolazione che escluda gli elementi di disturbo e provare con diaframmi più aperti per avere un risultato migliore.
  16. Abitualmente non sviluppo foto con un’ambientazione così ampia. Ma queste due mi sembrano abbastanza interessanti. Mi fa piacere la vostra opinione. Airone cenerino D500 con 500 PF ED f.5,6 1/800 sec. ISO 180, mano libera a 75 metri di distanza Pulli di saltimpalo D5OO con 300 PF ED +14TCIII F.6,3 1/640 sec. ISO 200, mano libera a 24 metri di distanza
  17. Ma figurati, anzi mi fa piacere. Io sono arrivato a questa configurazione, dopo aver provato qualsiasi altra possibilità. Ho scartato l'uso del Fx, anche se si ottiene uno sfocato migliore, perché il moltiplicatore dato dal Dx è impagabile. Con la Z 7 non provo nemmeno. Per gli stessi soggetti ho provato anche con la D500 col 200-500 e col 500/5,6 PF ED. Uso il 500 casualmente, ad esempio se sto fotografando avifauna e mi capita una libellula o una farfalla, la fotografo. Non parto per fotografare libellule o farfalle col 500 perché: 1 - la distanza minima di MF è più distante e di conseguenza l'ingrandimento è minore. 2 - E' molto più pesante del 300, la leggerezza facilita molto la maneggevolezza a breve distanza a mano libera.
  18. Ammiro e anche invidio la determinazione di Silvio nel provare e sperimentare instancabilmente nuovi materiali e soluzioni tecniche, soprattutto per la macro. Questa continua ricerca è molto utile a chi vuol indirizzarsi verso questo tipo di fotografia, evitando inutili spese in materiali che poi sarebbero inutilizzati. Sulla mia pelle, anch’io a suo tempo ho fatto innumerevoli prove per trovare la combinazione più adatta. Ora non avrei più la pazienza di farlo, ma la soluzione che mi soddisfa l’ho trovata. Per le libellule e per le farfalle uso la D500 col 300/4 PF ED, liscio oppure col TC 14 III. In pratica posso avere un 630 mm equivalente a F. 5,6 ad una distanza dal soggetto di 140 cm all’infinito, perfettamente usabile a mano libera. Con ingrandimenti leggeri come questi, fotografare a mano libera è molto vantaggioso per trovare l’allineamento ottimale. Perché non uso gli anelli distanziatori e lenti con questa configurazione? Perché, come mi è capitato svariate volte, se mi salta fuori un airone, un rapace o anche un uccelletto e non posso mettere a fuoco oltre i due metri, mi sono rovinato la giornata. Preferisco la versatilità ad un maggiore ingrandimento. Logicamente se si vogliono ottenere ingrandimenti più spinti o si vuol fare lo stacking il cavalletto è indispensabile, ma a quel punto occorre un vero obiettivo macro. Liscio o con tutti gli accessori possibili e immaginabili , ovviamente con soggetti più statici.
  19. Non so se ho capito male ma mi sembra che Silvio non abbia voluto partecipare e le sue foto siano solo di esempio. Ecco le mie considerazioni. Al primo posto: Foto 3 Il maschio di averla capirossa intento nella sua attività prevalente, cioè quella di infilzare le prede sulle spine è una sintetica lezione di etologia. Perfetta l’inquadratura e l’ambientazione. Al secondo posto: Foto 4 Una cincia mora su di una conifera coperta di neve. Questa è vera foto naturalistica. Un’immagine che racconta. Ineccepibile sotto tutti i punti di vista. Al terzo posto: Foto 7 Immagine incantevole. Uno zigolo delle nevi che raspa nel suo ambiente preferito. Conoscendo il luogo e le condizioni di ripresa, con il relativo affollamento di fotografi, la poesia un po’ si dissolve. Assolutamente da cestinare: Foto 1 Trovo insopportabili le argomentazioni e i simbolismi nelle foto di street, figuriamoci in naturalistica. Una mela matura, dei fiori di pesco e una capinera su di un posatoio secco. A parte l’incongruenza dei tre elementi nella stessa foto, la mela e i fiori potrebbero benissimo essere stati aggiunti con Photoshop perché non hanno alcun legame visivo con il contesto ed il resto dell’immagine. Se volevi rafforzare il concetto, perché non hai messo un rossetto o una guêpière? Una foto assurda dal punto di vista naturalistico. Noi fotografi dovremmo testimoniare e divulgare la natura, non produrre delle immagini farsesche. Poi ognuno si comporta come crede. Peccato, perché l’incolpevole capinera era ben fatta. Le altre foto: Foto 2 Un migliarino di palude che si ciba dei semi della cannuccia di palude non è una rarità. Ma l’immagine è gradevole e le varie tonalità di un colore unico per me sono un pregio. Un po’ stretta ma piacevole. Foto 6 Bella foto ambientata della cincia dal ciuffo nel pieno di una nevicata. Io la taglierei in formato 3:2 in quanto a sinistra del soggetto c’è troppo spazio inutile. Ne beneficerebbe molto. Comunque un buon inizio. Foto 8 E’ una bella foto ricordo. Il martin pescatore bianco e nero, Ceryle rudis, poco c’entra con le cince, ma poco importa. Il soggetto è ripreso in modo perfetto, ma lo sfondo è orribile.
  20. 5 Questa foto racconta una storia. Le rondini, quando i nidiacei cominciano a volare e lasciano il nido, ma non sono ancora in grado di procurarsi il cibo, spostano continuamente la famiglia in luoghi dove sono concentrati molti insetti, per evitare lo spreco di tempo per la trasferta. I piccoli vengono sistemati tutti vicini, solitamente su un filo e aspettano che i genitori tornino con il cibo. Appena scorgono l’avvicinarsi di un genitore, i piccoli cominciano a strillare tutti simultaneamente e aspettano ansiosi a becco spalancato. L’imbeccata avviene quasi sempre con il genitore in volo. Succede tutto rapidissimamente e c’è una frazione di secondo, nel momento dell’imbecco, in cui il genitore rimane fermo in aria. A occhio non ci si rende conto di quanto accade, solo nella successiva visione dei file si vede la testa viene infilata nel metà nel becco del piccolo per depositarvi gli insetti. Avevo il dubbio se mettere questa foto statica oppure la stessa scena col mosso del movimento. Alla fine ho scelto questa. Lo sfondo nervoso è dato dal 300/4 PF ED, che in certe situazioni non dà il massimo. Nikon D500 300/4 PF ED, F.5,6, 1/2000 sec., ISO Auto 640, priorità di diaframmi, mano libera, Bardolino 25.07.2017.
  21. Il mio interesse per il mondo vegetale, è stato quasi esclusivamente rivolto alle specie arboree. Coltivo bonsai di essenze rigorosamente autoctone da oltre 30 anni. Per poter mantenere in buona salute le piante in vaso, occorre una discreta conoscenza delle esigenze delle varie specie, poiché ogni specie ha delle proprie necessità, che le altre specie non hanno. Per approfondire gli argomenti attinenti a questa coltivazione, negli anni ho frequentato corsi, letto libri e un’infinità di riviste. La passione per i bonsai non si è mai indirizzata per le specie da fiore e per i fiori in generale. Il mio interesse fotografico per i fiori è iniziato una decina di anni fa, casualmente, perché vagando per campagne e monti alla ricerca di farfalle e insetti, ho incominciato a fotografare anche i fiori. Da lì è iniziata pure la mia attuale passione per la ricerca delle orchidee spontanee. Ma questa è un’altra storia. Le foto che stampo mi piace condividerle con altra gente allestendo delle piccole mostre in occasione di eventi a carattere naturalistico. Le espongo soprattutto per constatare l’interesse che suscitano. Ebbene, ad esclusione di qualche eccezione, le foto di fiori non le ca.. nessuno. Non riuscivo a capire il perché di questa indifferenza, alla fine mi sono convinto che nonostante si continui parlare di natura, non frequentandola, è ovvio che non la si conosca. La gente riconosce le poche specie di fiori che trova nei garden, dove le vede dal vivo, e di fronte alla foto di un fiore nostrano rimane indifferente. L’atteggiamento cambia se le foto sono viste da persone che abitano in montagna o in campagna. Laddove la natura si vive, i fiori vengono riconosciuti, suscitano interesse anche se non riconosciuti e le immagini di fiori sono apprezzatissime. Vi propongo alcune interpretazioni di un piccolo fiore, il ranuncolo favagello, comune ai bordi dei ruscelli, che da un po’ di anni ha colonizzato un piccolo angolo del mio giardino e a marzo fiorisce. Il 15 marzo, in piena clausura coronavirus l’ho potuto fotografare. Con la Nikon Z7 e il Nikon AF 200mm f/4 D ED IF Micro in manual focus e senza treppiede (qualsiasi treppiede sarebbe risultato troppo alto e non avrebbe permesso la corretta angolazione rispetto al soggetto) a priorità di diaframmi ed esposizione spot. La possibilità di ingrandire la vista nel mirino ed il focus peaking presenti nella Z7, mi hanno agevolato tantissimo nella selezione accurata della messa a fuoco. La mia è una ricerca puramente estetica attraverso la quale vorrei suscitare interesse verso l’ambiente naturale. Ai più le foto risulteranno monotone, ma gradirei da voi commenti e soprattutto critiche sulle singole foto, non sulla galleria.
  22. A meno di grosse rivoluzioni tecnologiche che potrebbero farmi cambiare idea, è escluso che acquisti un'altra ML. Porto già gli occhiali progressivi e ho provato e riprovato fotografare con gli occhiali. Mi fanno troppo fastidio, mi affaticano e non riesco a vedere bene come senza. Fin che riesco a fotografare senza occhiali preferisco farlo senza.
  23. @Silvio Ho scattato solo a f 16, curando esclusivamente il parallelismo, perché nel mirino vedevo uno sfondo discreto, la spiegazione l'ha data Massimo: vedevo lo sfondo a f. 5,6 che mi sembrava accettabile, tanto da non suggerirmi di scattare a diaframmi più aperti. @ Max Portando gli occhiali bifocali, mettere a fuoco è un casino. Ho corretto le diottriche nel mirino di tutte le mie macchine e scatto senza. E' un continuo cava e metti gli occhiali, ma solo senza occhiali riesco a mettere a fuoco in maniera minuziosa, come richiesto in macro. L'esempio che ho postato è una eccezione perché per le farfalle abitualmente uso dei teleobiettivi. Il problema che volevo evidenziare è che gli attuali mirini elettronici hanno dei grossi limiti se usati all'aperto con obiettivi macro, su fiori, orchidee e insetti. Più si aumentano gli ingrandimenti, minore è la corrispondenza tra ciò che si vede e ciò che si realizza. Qualche tempo fa, qui su Nikonland, non ricordo chi, proponeva in questo specifico caso di coprirsi testa e obiettivo con uno straccio come i fotografi di una volta. Forse era una battuta, ma voglio provare. Ti risponderei come ti avrebbe risposto la mia povera nonna Rosi, ma è meglio di no. Non ho capito il nesso tra la macrofotografia e le tre foto che hai postato.
  24. Foto dell’altra mattina nel mio giardino. Un podalirio mi ha regalato una gradita visita. Le condizioni di luce erano ottimali: sole leggermente velato da una nuvola trasparente. Mi ha trovato preparato perché stavo trafficando tra i fiori e gli insetti con la Z7 ed il Nikon AF 200mm f/4 D ED IF Micro, per avere un RR 1:1 e forzatamente a fuoco manuale. Un’occasione ghiotta, con il tempo limitato perché in tarda mattinata di solito il podalirio non sta posato molto a lungo nello stesso posto. Scatto a mano libera obbligatorio perché trovare l’allineamento per avere a fuoco tutto il soggetto con il cavalletto è impensabile, per il tempo occorrente. Risultato: Il vecchio Micro 200 è ancora all’altezza della situazione. Il soggetto è perfettamente dettagliato in ogni sua parte, ma lo sfondo è talmente incasinato da rendere cestinabile la foto. Per quale motivo? Nella concitazione del momento mi sono dimenticato di avere in mano una ML. Con la reflex nel mirino si vede l’immagine a tutta apertura e pigiando il tasto della PDC si vede realmente come sarà lo sfondo in base al diaframma impostato. Nel mirino elettronico della Z7 ci si aspetterebbe di vedere l’immagine esattamente al file finale. Invece no. All’aperto, in macro, nel mirino della Z7 lo sfondo non è MAI MAI MAI come si vede al momento dello scatto. L’ho riscontro sempre, però ogni tanto ci ricasco. Se la foto è da buttare è colpa mia, perché se avessi scattato a vari diaframmi a scalare, come facevo con la reflex, probabilmente uno scatto decente sarebbe uscito. Oppure se avessi scattato su cavalletto una foto a f 16 e un’altra a tutta apertura, le avrei potute assemblare con un buon risultato. Non è una tragedia, buone foto di Podalirio ne ho parecchie e non mi dispero certo per questa fallita. Non discuto sulle innegabili qualità delle Z, ma il mirino è proprio insopportabile. Hanno pensato di ficcarci dentro l’inimmaginabile delle informazioni e non hanno pensato di fare un’opzione che ne eviti lo spegnimento. Lo hanno fatto per risparmiare la batteria? E chissenefrega, basta riempirsi la tasca di batterie di ricambio. Oltretutto quando il mirino si spegne, il punto di messa a fuoco se ne va per i cazzi suoi e ogni volta si deve cercarlo nel fotogramma, all’esterno in piena luce, sfido chiunque a trovarlo nel monitor. Almeno lo avessero fatto giallo. Mi chiedo se nessuno qui su Nikonland faccia macro all’aperto e come si trovi? Z7 + Nikon AF 200mm f/4 D ED IF Micro F.16 1/250 sec. ISO Auto 400
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