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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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  1. Lui gli angeli li ha fatti scendere sulla terra anni fa e adesso testimonia le loro vite e il tempo che scorre. Hai ragione, leggo e rileggo, ma soprattutto guardo le immagini, è magico, non so come esprimerlo ma guardando le foto incontri sguardi che ti penetrano, vorresti fossero rivolti a te. Merito anche delle persone ritratte che spesso sono magiche loro stesse.
  2. Frans Lanting è un'altra delle Nikon Legends, ma è una leggenda non solo per Nikon, uno dei più grandi fotografi naturalisti di tutti i tempi. Non si poteva non dedicargli un articolo qui su Nikonland. Come l'altro mio articolo su Joel Sartore, vedetelo come uno spunto di discussione e se altri appassionati di fotografia naturalistica vogliono intervenire a seguito con altre notizie, aneddoti, sono i benvenuti. Frans Lanting è nato nel 1951 a Rotterdam in Olanda, si è laureato in economia e poi si è trasferito negli USA per studiare pianificazione ambientale. Presto tuttavia ha cominciato a fotografare la natura e non ha più smesso, così la sua vita è cambiata. Per decenni ha documentato la natura in tutti gli angoli del mondo, trasmettendo la conoscenza e la bellezza di ogni forma di vita, con immagini che suscitano meraviglia e hanno definito nuovi standard di qualità per le generazioni successive di fotografi naturalisti. Di lui si è detto che ha una mente da scienziato, un cuore da cacciatore e gli occhi di un poeta (Thomas Kennedy ex direttore del National Geographic Magazine). Per il national Geographic Lanting ha lavorato moltissimo, dai servizi sugli scimpanzè pigmei (bonobo) del Congo, alla vita sulle chiome dellla foresta pluviale amazzonica, ai pinguini dell'Antartide, alla fauna e i popoli del Madagascar. Per realizzare questi servizi non ci si può risparmiare: Lanting ha passato settimane su piattaforme di legno in cima agli alberi, ha seguito i branchi di Leoni, ha dormito in crateri vulcanici con le Tartarughe Giganti. Tra i suoi lavori più famosi ci sono quelli sul delta dell'Okavango, Sul Borneo, Sui Pinguini Imperatori dell'Antartide sugli ultimi Ghepardi Iraniani, lavori pubblicati su riviste e esibiti in mostre in tutto il mondo. Orsi "danzanti". Nei suoi libri Lanting trasforma gli animali in arte come nessun altro fotografo scrive il New Yorker, e guardando le sue foto non si possono non provare emozioni che vanno dalla tenerezza allo stupore alla riverenza per le forme viventi da lui ritratte. Al di là della bellezza delle sue immagini, che sono vera poesia di forme e luci, molti suoi lavori hanno anche un grande valore scientifico, documentando nuove scoperte sulla diversità della vita. Il sole basso illumina una duna dietro i tronchi di acacie morte. Airone a pesca che fa ombra con le ali per individuare i pesci. Oltre a questo, la missione di Lanting è usare il la fotografia come mezzo per sostenere le iniziative promosse dalle diverse organizzazioni per la protezione dell'ambiente ad ogni livello, e lo fa tramite le pubblicazioni, le mostre le apaprizioni sui media e col sostegno attivo a fondazioni. E' Ambasciatore del WWF olandese , ed è nel comitato nazionale del WWF USA, membro o sostenitopre di altre organizzazioni fra cui la International League of Conservation Photographers (ILCP). L'orgoglio dei cacciatori riflesso nell'occhio della zebra uccisa. Si potrebbe andare avanti ancora a lungo, elencare i suoi libri e così via, ma ne abbondano informazioni sulle sue opere online, per cui prefersco soffermarmi su un suo progetto di ampio respiro, simile sotto certi aspetti al progetto Ark di Joel Sartore. Nel 2006 Lanting ha lanciato il progetto LIFE, una storia della vita dalle origini del mondo ad oggi realizzata sia come libro, che come mostra, sito interattivo e spettacolo multimediale accompagnato da un'orchestra sinfonica. Qui due Link utili: http://www.lanting.com/ http://www.photographyoffice.com/blog/2011/02/50-brilliant-examples-of-professional-animal-photography-by-frans-lanting Tutte le foto sono prese da internet al solo scopo di illustrare l'opera di Frans Lanting Un vecchio scimpanzè all'abbeverata.
  3. Penso anch'io che ci possano essere foto dove la nitidezza ecc. conta relativamente,. Mi viene in mente certa fotografia giapponese o certo street ad esempio oppure si cercano effetti particolari. Specialmente se in bianco e nero. In quei caso, se ci si diverte anche, ci può stare. In altri generi dove è necessaria la perfezione del dettaglio, invece ritengo sarebbe improponibile. PS. Scusate il leggero OT: ricordo queste tue due foto, mi fa piacere rivederle, freschissima la ragazza, e bellezza assoluta il gatto (Maine Coon?), non solo perchè è bello lui, ma anche lo sfondo e l'hai inquadrato in modo da valorizzare tutta quella che gli inglesi chiamano "cattitude" che tradurrei con "felinità".
  4. A me resta un 200mm f4 Ai (non macro), lo tengo per affezione, ma giace inutilizzato da tempo.
  5. Ce n'erano più di una, becchettavano qua e là, poi si sono messe a correre verso l'acqua, forse spaventate da qualcosa.
  6. Silvio Renesto

    Vento

    Ed eccoci ad un nuovo appuntamento con i Nikonlander. Oggi è l'amico Paolo (Vento qui su Nikonland), che ci racconta la sua storia fotografica. 1) Raccontaci qualcosa di te, La mia passione per la natura risale all’infanzia, leggevo molte riviste e guardavo tutti i documentari che trasmettevano in televisione. Oggi l’offerta si è diversificata molto, ma continuo a preferire i libri e naturalmente i documentari, in particolare quelli della BBC e National Geographic. 2) Quando e come ti è nata la passione per la fotografia? Fin da bambino uno dei miei regali preferiti erano le compatte KodaK, mio padre inoltre aveva delle Leica, che non potevo usare, e stampava il bianco e nero in casa. A quattordici anni ho frequentato il mio primo corso subacqueo, e da lì il passaggio alla fotografia subacquea è stato molto breve. 3) Qual'è il tuo genere preferito oggi? Oggi il genere di fotografia che pratico maggiormente è quello di paesaggio senza elementi umani, che io reputo parte della fotografia naturalistica. Negli ultimi tre anni, ho studiato molto la composizione ed il colore, leggendo diversi libri, non solamente di fotografia. Inoltre ho avuto la fortuna di conoscere e diventare amico di uno dei più talentuosi fotografi italiani, anzi secondo me mondiali, che mi ha aiutato tantissimo nel fare quel passo in più verso il tipo di fotografia che stavo cercando: Fortunato Gatto. Mi piace la solitudine dei luoghi e il contatto con la natura, mi permette di entrare in sintonia con l’ambiente per arrivare alle fotografie che ho progettato e pensato. 4) E quando hai iniziato? La fotografia subacquea e naturalistica. Oggi le pratico un po’ meno perché sento di dover fare un ulteriore passo in avanti in questo tipo di fotografia, renderla più personale, ma non sono ancora pronto. 5) Hai cominciato con Nikon perchè? Un caso o una scelta? Una scelta obbligata. Ai tempi la Nikonos era l’unico sistema subacqueo per fare fotografia anche in profondità, è stato quindi un passaggio naturale quello verso le reflex “terrestri” Nikon. 6) Ora hai cambiato sistema, cosa ti ha portato a questa scelta? Come ti trovi? Ho aspettato per oltre due anni che Nikon rinnovasse alcuni obiettivi, in particolare i grandangoli, e speravo che con l’uscita in commercio della D850 venisse presentato un 16-35 f2,8 moderno, ce ne sarebbe un gran bisogno, ma non è arrivato. A pochi giorni dalla partenza per un progetto a cui tenevo molto ho capito che rischiavo di farmi influenzare negativamente dall’attrezzatura, così ho deciso di rischiare con un sistema nuovo, ed è andata bene. Non che sia un sistema perfetto, ma è molto vicino alle mie necessità attuali. Naturalmente sono sempre disposto a tornare in casa Nikon quando rinnoverà la tecnologia che oggi offre, in particolare, strano a dirsi, le ottiche. 7) Oltre alla fotografia hai altre passioni o interessi? La barca a vela, e l’apnea. La scienza (fisica e chimica soprattutto). 8) Fotografi i soggetti o gli oggetti di queste altre passioni? No. 9) Qual'è la foto, o il portfolio, il progetto fotografico da te realizzato a cui sei più affezionato? Sicuramente l’ultimo di cui accennavo prima. Le isole Ebridi esterne in inverno (Scozia). Questa foto ad esempio, l’ho “sentita" mentre ne stavo facendo un altra esattamente dalla parte opposta, ma appena si è alzato il vento sapevo che dovevo fare questa foto, era come se il luogo stesso me l’avesse suggerita in precedenza e quando si sono presentate le condizioni era già nella mia testa. Mi sono girato e mi sono messo a correre verso le dune alle mie spalle, il tempo è fuggevole, infatti sono riuscito a fare solo questa foto, poi il vento è calato. Come dicevo devo entrare in sintonia con il luogo, o forse sono solo un po’ pazzo. 10) E in futuro? Il progetto futuro in realtà è sempre lo stesso, fotografare di più e fotografare meglio.
  7. Amo il cinema, ci vado spesso, ci vado per divertimento, al cinema non mi interessa indignarmi, coinvolgermi in crisi esistenziali o che, perchè ne ho a sufficienza nella vita reale. Vado al cinema per evadere, vedere cose che mi facciano provare emozioni, per sognare. Amo il cinema di fantascienza, del fantastico e del mistero, specie se con sfumature horror, da buon cultore di Lovecraft. Detesto invece la bassa macelleria, lo splatter e assimilati, perchè non mi interessa avere movimenti gastroenterici, provare disgusto o angoscia. Sono molto affezionato ai vecchi film horror/fantastici per la loro ingenuità, per l'atmosfera un po' da sogno dovuta anche al bianco e nero. Non mi vergogno a dire che se dovessi salvare solo cinque film in tutto, uno sarebbe senz'altro "Il Mostro della Laguna Nera" (The Creature of the Black Lagoon) del 1954, di Jack Arnold, che per me è il più bel B movie mai girato. Senza dimenticare che, in fondo, gli uomini pesce o "abitanti del profondo" nascono dai racconti di Lovecraft... E' la storia di un uomo-pesce misteriosamente sopravvissuto dal Devoniano (wow!), che infesta una laguna dell'Amazzonia e del team di biologi/paleontologi che lo va a cercare per studiarlo. Tra gli scienziati c'è la fantastica Julia Adams, scienziata anche lei, di cui il mostro si invaghisce, con quel che ne segue (un mistero nel mistero, potrebbe essere come mai il resto della ciurma non ci prova). Ovviamente il mostro viene ucciso e la bella salvata dall'eroico scienziato innamorato. Il team di scienziati osserva la mano fossile di una Creatura estratta da rocce devoniane, ma intanto in Amazzonia.... Una delle scene migliori del film: La Adams nuota con la Creatura che nuota sotto di lei, affascinato. E la sfiora, non visto. Primo incontro cui seguiranno fughe, spari, ammazzamenti, rapimenti, inseguimenti, fino al climax Da lì a poco la Creatura verrà uccisa a fucilate. Visto il successo, il film ha avuto due seguiti, facendo misteriosamente risorgere la Creatura. Furono però film di una banalità sconcertante e soprattutto di una noia mortale. Il tocco di grazia se n'era andato. C'è stato in seguito qualche tentativo ispirarsi al tema della Creatura, ad esempio con l'italianissimo "L' isola degli uomini pesce" del 1979, più che altro una scusa per far vedere Barbara Bach, quale damsel in distress (fanciulla nei guai) con uomini pesce ridicoli. Peggio, nel 1980 con Humanoids from the Deep, un soft-porno, soft-splatter ecologico (scorie tossiche trasformano marinai e pescatori mostri pisciformi arrapati) con molto topless, molta mucillagine e nessuna intelligenza. La locandina è già un programma... Il film è pieno di stelline in bikini come questa... che fine faranno? Come prevedibile. Così il destino della Creatura, l'uomo pesce, sembrava l'oblio (meglio dei beceri tentativi comunque). Ed ecco che quest'anno il geniale Guillermo del Toro tira fuori dal cilindro La Forma dell'Acqua, che riceve da subito recensioni entusiastiche. La speranza di un film che renda giustizia alla mia creatura preferita rinasce e corro a vederlo. Che dire: Finalmente un altro gioiellino. ATTENZIONE: DA QUI IN AVANTI CI SONO DEGLI SPOILER, CHI VOLESSE ANDARE A VEDERE IL FILM DOVREBBE SOSPENDERE LA LETTURA. Del Toro è riuscito nella magia: ha creato tramite sapiente fotografia, scelta dei colori ed ambientazione, un'atmosfera da favola dark, senza splatter e senza imbecillità, con tracce di astuta, calcolata, delicata ingenuità. Già questo sarebbe un ottimo risultato, ma si va oltre, la trama relativamente semplice è arricchita di personaggi e di situazioni, anzi potremmo dire che Del Toro si è divertito a metterci di tutto: siamo nell'America del 1962, c'è la guerra fredda, le spie russe, gli scienziati di buon cuore, i generali ottusi, il razzismo contro i neri e contro i gay, il consumismo e la crudeltà aziendale. Il "mostro", ma sarebbe meglio chiamarlo la Creatura, è chiaramente discendente dall'altra Creatura, quella di Jack Arnold: La fisionomia è molto simile, ovviamente è molto più "vivo" e per nulla gommoso, lo sguardo è più stupito e sognante che feroce od ottuso. E' ingenuo, ma al tempo stesso dotato di grandi poteri. Come il suo antenato cinematografico proviene da una laguna del Sudamerica, dove era temuto ed adorato dagli indigeni. Per il resto siamo di fronte ad un'intelligente inversione dei ruoli e degli standard, che adegua il film ai nostri tempi. E' il Mostro della Laguna Nera, ma alla rovescia. Il mostro qui è la vittima, catturato a scopo di studio per fini di uso militar-spaziale e trascinato in laboratorio. Qui il positive thinking, action man mascellone bianco americano con moglie alla Debbie Reynolds è uno spietato aguzzino, è lui il vero mostro, ma in fondo un povero mostro, ingranaggio in un sistema ottuso. La protagonista femminile è bruttina e socialmente isolata, ed è pure muta; condivide l'appartamento con un tenero vecchio pubblicitario gay. Non è assolutamente una scienziata, ma fa le pulizie nel laboratorio. E' così che entra in contatto con la creatura Fragile e sensibile com'è viene presa dal desiderio di salvare l'uomo-pesce dalla vivisezione, entra in comunicazione con lui tramite il linguaggio dei muti, e finisce per innamorarsene, ricambiata, due creature sole che si incontrano. La forza dell'amore (e la solidarietà fra perdenti per quell'epoca, l'amica di colore e il vecchio gay) trasforma la timida insignificante donnetta delle pulizie in una coraggiosa salvatrice. Infine siamo nel 2018 , non nel 1954 e soprattutto l'amore è consensuale, per cui fra la donna e questa creatura succede (finalmente?), con qualche allagamento, quello che tutte le altre creature dei film degli anni cinquanta avevano cercato senza riuscirci, essendo la creatura stranamente dotata di apparato compatibile, come spiega a gesti la (adesso) strafelice protagonista alla sua unica amica. La storia è in realtà più complessa ed il finale più che degno, cosa rara nei film (e nei racconti) fantastici, che spesso "cedono" proprio alla fine. Aggiungete qualche gag ironica ed avete un prodotto squisitamente confezionato. Certo, non c'è spessore, non c'è nessun messaggio profondo, solo quelli ovvi, ma qui non va cercato, qui c'è un film ben costruito, con ottima scenografia e fotografia, che scorre veloce, non ci sono momenti noiosi, ci sono citazioni per chi ama il genere e c'è l'atmosfera. Come scriveva Lovecraft, la bravura di un autore di storie del soprannaturale sta proprio in questo: creare la giusta atmosfera. Curiosità, tra i tanti richiami simbolici, nel film è citata spesso la storia di Sansone, e la creatura in una scena finisce al cinema mentre proiettano Sansone e Dalila. Penso che il regista volesse dire più cose che lascio scoprire a voi se andrete a vedere il film, mi limito a sottolineare un piccolo particolare, uno degli dei dei Filistei nemici di Sansone era Dagon, l'uomo pesce; Guarda caso l'unico dio che Lovecraft prese a prestito da una religione esistente. TUTTE LE IMMAGINI SONO PRESE DA INTERNET AL SOLO SCOPO DI RECENSIONE.
  8. Io non sono mai andato dove è andato Massimo, il mio .... minimo di temperatura è stato -16 °C , ma se può servire io usavo dei guanti a muffola (quelli che prendono tutte le 4 dita insieme) in cui la muffola si poteva ripiegare al bisogno sul dorso della mano e fermarla con un velcro. Il pollice il palmo della mano e la base delle dita rimangono sempre coperte e quando non si scatta la muffola è efficace.. Non va bene se si deve essere molto veloci ma evita il togli e metti. Un po' le dita si raffeddano durante l'azione, ma poi si recupera. Un mio amico indossa sotto a questi guanti dei sottoguanti fini in modo che un minimo di protezione ci sia sempre. Il mio abbigliamento era quello classico, con sottopantaloni tecnici, maglia tecnica di quelle non troppo costose ma efficace, a manica lunga, e una serie di strati sopra, come si usa in montagna, finendo con un bel e Pile Giacca a vento . passamontagna doppio strato pile+lana, scarponi da montagna con calze tecniche e calzettoni grossi. Adesso si usano indumenti più raffinati e probabilmente a -30 ci vuole altro. Però io fino a 1600m e come ho scritto, -16 non ho avuto problemi, soprattutto se ci si muove.
  9. Nei telefilm dell'ispettore Coliandro lui guida una Giulietta come quella sopra, anzi con la presa d'aria sul cofano motore. Anche a me la Matta piaceva! Era la nostra Jeep, Willy, ma meglio.
  10. Infatti, dovesse tenere fede alle aspettative, lo prenderei per la Sigma
  11. Il 60 è l'unico macro Nikon Fx che ho provato così poco da non averne un'opinione. Ho sentito dei proprietari soddisfatti, ma era tempo fa. Questo 70mm mi attira molto per lavori di riproduzione, still life, mondo vegetale/funghi e tutto quello che non punge/morde/fugge. Per questi ultimi mi sa che la distanza di lavoro sia un po' un problema.
  12. Erano i Biscotti Colussi Gran Turchese... "Tempi duri per i Troppo Buoni" Mauro... domanda: ti ha mai fatto problema che la coppia 135 Art e Marumi lascia un buco di "ingrandimento" tra con e senza; ossia con l'obiettivo liscio arrivi a 1:5, con la Marumi che è da 3 diottrie parti da 1:2,5, per cui ti mancano i rapporti di riproduzione in mezzo es 1:4, 1:3?
  13. Grazie anche da me. Ottimo articolo corredato di foto eccellenti come sempre. La testa è veramente interessante, anch'io ci farei un pensiero ad una di occasione, la mia veneranda Linhof comincia a mostrare acciacchi dovuti all'età.
  14. Senza fiato, soggetto splendido e immagini da sogno.
  15. Come promesso (o minacciato ) ecco la mia svergognata autopromozione (shameless self-promotion): Venerdì 2 marzo Convergenze evolutive, invasioni aliene e cambiamento climatico: il Grande Interscambio Americano. Parla il sottoscritto. Vedi sopra per i dettagli.
  16. Il Sigma 105mm f2.8 macro OS, mantiene anche l'Af se c'è sufficiente luce e contrasto. Ma... come ho già scritto altrove, il 50mm Art a mio parere risulta ancora più nitido, anche in macro, nonostante l'interposizione della lente Marumi, cosa di cui non mi capacito Dovrei verificare con una prova comparativa 50+lente e 105 "liscio"sullo stesso soggetto, nelle stesse condizioni. Ma non ho nè il 50, nè la lente ahimè.
  17. Sì è una specie attuale, il calore e l'aridità del deserto hanno impedito la decomposizione completa, ossa e pelle squamosa sono rimaste. Le mummie non sono veri fossili, durano finchè stanno all'asciutto. Se lo mettessi in presenza di umidità comincerebbe ad ammuffire, a decomporsi. PS. Però le mummie possono anche fossilizzare nelle giuste condizioni.
  18. Le specie più grandi arrivano a poco meno di metro (tutto l'animale). La zampa che ho fotografato, sarà 4-5cm. Foto sotto presa da Internet.
  19. La tridimensionalità che esce quando riesci a gestire la luce ha dell'incredibile (stacking di due scatti): E la zampa di un rettile un Uromastice , trovato mummificato naturalmente nel deserto dell'Oman. Lo so fotografo cose strane.
  20. Un percorso completo lineare e preciso. Stimolante. Grazie davvero.
  21. Poesia di natura e uomo insieme, emozionante. Perfetta la scelta del bianco e nero per enfatizzare il contesto.
  22. Concordo. A dire il vero la nostra tricromia, che condividiamo con tutte le scimmie del vecchio mondo, probabilmente è stata selezionata dal vantaggio di poter distinguere il rosso vivo e l'arancione dal verde/giallo, il che permette di riconoscere i frutti maturi, i giovani germogli ecc., mentre la maggior parte dei mammiferi moderni è dicromica, con scarsa capacità di distinguere il rosso vivo. Gli uccelli molti pesci e gli insetti invece possono addirittura essere tetracromatici (quattro tipi di coni) e vedere nell'ultravioletto. Cuoriosità: Le renne che vivono in ambienti con scarsa luce per la maggior parte dell'anno e innevate, non sono tetracromatiche ma la loro sensibilità cromatica è estesa per parte dello spettro UV così che vedono nere le sostanze che riflettono gli UV, per dell'urina nella neve spiccherà come inchiostro su carta, lo tesso i licheni (cibo), o il pelo dei lupi (predatori), ma anche i cavi elettrici che mandano occasionali bagliori UV, per cui le renne li vendono come scintillanti e li evitano.
  23. Hulk non è un cattivo in senso stretto, è irascibile, ma fa parte degli eroi (ad es. è fra i Vendicatori) E' verde perchè è... verde di bile (arrabbiato). Più seriamente: C'è da tenere presente che la percezione dei colori varia anche secondo le culture, alcuni colori hanno lo stesso significato quasi ovunque, ad esempio il blu, mentre altri possono assumere significato differente od addirittura opposto (in alcuni paesi d'Oriente il bianco è sia colore della purezza ma anche della morte e della sfortuna, In India le vedove vestono di bianco e non di nero) . Di che colore sono? Mah... Io percepisco prima le forme dei colori, ma anche per me la spada laser di Obi Wan Kenobi è chiaramente più "nobile" di quella di Darth Vader.
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