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  1. Bene, bravi, si può votare. Votate la foto 1,2,3 secondo preferenza. Stando attenti alle specifiche del concorso ("protagonista il mare o il lago, foto nuova e inedita su Nikonland") Può votare ogni iscritto, anche se non ha messo foto.
  2. M&M

    Prossime Nikon : facciamo chiarezza

    Cosa che induce a pensare che sia la Z9 ...
  3. Pomeriggio, palla nuoto femminile. R3 e 200-400/4 TC. Questo si sta divertendo come un matto. Ti credo che poi dice che ha troppe foto impensabili a disposizione a 30 scatti al secondo ! la prima è sensazionale per la smorfia della bocca durante quella elevazione.
  4. Se Canon dice che la maggiore potenza (in senso di Watt, ovvero Volt per Ampere) della R3 consente migliori prestazioni dei supertele rispetto alla minore potenza (sempre in senso di Watt) della R5 (che il Jeff preferisce usare con il nuovo 100-500 RF nonostante sia buio pesto) credo che non sarà miracoloso riscontrare la stessa cosa per la Z9. Del resto se Nikon ha sempre e solo offerto D3-D4-D5-D6 in queste competizioni, un motivo ci sarà. Naturalmente attendiamo che qualcuno rompa l'omertà intorno alla Z9 o in alternativa, di averne un sample per provare di persona-personalmente.
  5. Oggi il tipo si è divertito al basket (che non è la sua disciplina e si vede, lui è specializzato nel nuoto) e la R3 con il 100-500 a 3200 ISO con il tracking automatico
  6. Amy Beach : Quintetto op. 67 - 1907 Samuel Barber : Dover Beach Op. 3 - 1931 Florence Price : Quintetto - 1935 Kaleidoscope Chamber Collective Chandos 28 maggio 2021, formato HD *** autografo del quintetto Op. 67 di Amy Beach Fortunatamente non possiamo più considerare una sconosciuta la Grande Amy Beach, probabilmente la più genuina brahmsiana che ci sia stata. Lo stesso del suo quintetto Op. 67, pluri-registrato anche da formazioni con un solido palmares. Si tratta di una composizione praticamente fuori dal suo tempo eppure intimamente originale che crea un'atmosfera tutta sua. In alcuni casi avvicinato a pagine di Elgar, è invece più melodico, sognante seppure sempre energico. Vivo dalla prima all'ultima pagina va oltre il suo modello per la sua brillantezza. Dopo una parentesi - francamente a mio gusto dispensabile di Samuel Barber - segue un inedito di Florence Price, ritrovato fortunosamente in una soffitta della sua vecchia casa solo nel 2009. Non deve sorprendere in quanto sono parole della stessa Price in vita lei ha dovuto affrontare "due handicap: quelli del sesso e della razza", e gran parte della sua musica è rimasta inedita al momento della sua morte. Siamo nel 1931 ma la musica è ancora più conservatrice e puramente romantica ancora dell'altro quintetto presente in questo disco. Più melodico con una impronta afroamericana portata da echi di stirituals. Il terzo movimento è peraltro una juba, danza tipica delle piantagioni del sud, qui ritmata con il piano quasi in tempo di ragtime. Finale un pò sopra le righe, si tratta comunque di una composizione piuttosto interessante, anche questa tipicamente americana, almeno per il nostro orecchio. Anche se sappiamo bene dove l'avanguardia americana si stesse posizionando in quegli stessi anni. Il Kaleidoscope Chamber Collective é una formazione " a geometria variabile" che vede mischiarsi le parti nelle sue performance, formata da strumentisti e cantanti di diversa formazione, legati da un'approccio intenso e creativo. Passione, intensità e ritmo si leggono in ogni momento di questo bellissimo disco che per il quintetto della Beach io vedo al momento una spanna sopra gli altri disponibili, compreso il celebrato recente del Takacs Quartet edito da Hyperion e il cui approccio compassato mi convince di più in Elgar. Certo che accostare Beach ed Elgar ci da veramente il segno di quanto tempo sia passato. Vivaddio !
  7. Louise Farrenc : sinfonie n. 1 e n. 3 - Insula Orchestra/Laurence Equilbey Erato 9 luglio 2021 *** Louise Farrenc - nata Dumont - alla sua epoca (1804-1875) era una musicista famosa e ben considerata in tutta Europa. Dimenticata dopo la sua morte, la riscopriamo solo in questi anni per l'opera di rivisitazione delle compositrici romantiche e tardo romantiche in corso. Più fortunata di altre sue colleghe, almeno in ambito familiare, perchè messa in grado di studiare musica da una famiglia di artisti (il padre e il fratello erano noti scultori parigini), potendosi formare alla scuola pianistica di Clementi e prendendo lezioni direttamente da virtuosi come Moscheles e Reicha. Il marito, il flautista Farrenc, la incoraggiò a sviluppare la sua carriera sia di insegnante di pianoforte - ebbe la cattedra al Conservatorio di Parigi per trenta anni - che di editrice musicale. La Éditions Farrenc, che divenne una delle più importanti case editrici musicali della Francia per gli ultimi 40 anni. Le sue composizioni sono varie e in tutti i generi, tranne l'opera lirica. Tra il 1820 e il 1830 esclusivamente per pianoforte. Dal 1834 anche per orchestra, ed insieme, musica da camera. Ci restano 49 composizioni, tra cui spiccano quintetti e trii, tre sinfonie - scritte tra il 1942 e il 1847, molte pagine per pianoforte. Lodata da Schumann e da molti critici, nonostante l'ostica accoglienza della musica in quanto scritta da una donna e considerata all'epoca, per lo più una curiosità. La terza sinfonia vedrà la prima al Conservatorio di Parigi nel 1849 ma la prima per ottenere una accoglienza felice fu fatta debuttare a Bruxelles. Il Conservatorio era il tempio di Beethoven e difficilmente venivano accolte composizioni di autori contemporanei, meno che meno di donne. Il debutto di una sinfonia di una contemporanea, per di più insegnante alla stessa scuola di musica è stato certamente il più elevato tributo che potesse esserle rivolto da una società non tenera con i debuttanti in generale e dove i fiaschi erano concretamente sonori. Ascoltata oggi, molta della sua musica, specie quella cameristica potrebbe essere facilmente liquidata come Biedermeier ma sarebbe uno sbaglio. Considerando ciò che circolava negli anni 30-40 dell'800, ascoltando con attenzione, le sue pagine richiamano Beethoven e Schubert nelle scelte tecniche e nei colori e possono essere facilmente accostate al miglior Mendelssohn. Il nonetto in particolare venne acclamato da critica e da pubblico, con la partecipazione alla prima esecuzione di Joseph Joachim come primo violino. Diciamola conservatrice, senza la verve iconoclasta di Berlioz ma intensamente originale una volta fatta mente locale sull'esatto periodo storico. La terza sinfonia in sol minore, presente in questo disco, è particolarmente densa di materiale tematico e il suo sviluppo è di primordine. Se pensiamo alla povertà delle pagine orchestrali di Chopin o del primo Liszt, entrambi avrebbero dovuto prendere lezioni dalla Signora Farrenc. Negli adagi si sentono temi di stile operistico, lo scherzo richiama Berlioz mentre il finale sarà piaciuto molto a Schumann perchè ci sono tutte le sue soluzioni, più un pizzico di Mozart e di Beethoven. Questo album è il primo volume della serie completa di tre Sinfonie di Louise Farrenc dirette da Laurence Equilbey a capo dell'Orchestra dell'Insula, orchestra che lei stessa ha assemblato per esplorare un repertorio poco conosciuto, in particolare per portare alla luce opere del grande dimenticato compositori come Fanny Hensel-Mendelssohn o Clara Schumann. Compito impegnativo ma per cui le siamo particolarmente grati. Ammetto che non avevo mai sentito nominare questa musicista ed ho invece trovato motivo di apprezzarla molto. Per cui vi segnalo questo disco molto al di là della semplice curiosità. ritratto ad olio di Louise Farrenc, 1835, Luigi Rubio Laurence Equilbey alla testa della Insula Orchestra Registrazione equilibrata con un ottimo apporto di bassi e percussioni che mette in mostra il piglio vigoroso dell'interpretazione.
  8. Questo è il service Canon per i CPS (qui)
  9. Quello però é il service ufficiale per gli NPS accreditati. Le Z9 in comodato sono state distribuite certamente in via personalizzata e prima delle Olimpiadi. Nessuno andrebbe ad una competizione così importante con una macchina mai provata prima. Quello che rimarcavo io è l'assoluto silenzio imposto ai nikonisti, mentre il canonista si sente libero di mostrare le foto e parlarne (anche se non specificatamente della R3).
  10. Archie Nikkor Z 50mm f/2.8 MC su Nikon Z50, b&n nativo, sotto al tavolo, 12800-18000 ISO, riconoscimento degli occhi ingrandire
  11. "Sono davvero fortunato a scattare con queste nuove fotocamere mirrorless Canon con frame rate super veloci. Questo mi permette di catturare più immagini di alta qualità che mai. È stata una frazione di secondo in cui l'acqua è scivolata fuori dalla palla direttamente negli anelli olimpici. (Significa anche che ho un sacco di immagini in più da esaminare una volta completato il gioco, ma sono d'accordo se significa che ho più buone foto per la squadra.) "
  12. Questo si sta divertendo con la sua R3 mentre se ci sono Z9 in giro non è dato saperlo, perchè ci saranno anche le spie Nikon sguinzagliate in giro ad evitare leakege di informazioni ... !
  13. Il nuovo riferimento, per me, per la seconda sinfonia di Rachmaninov (è bellissima, non la trascurate per i soliti concerti per pianoforte !) :
  14. Cuffie che passione La mia (lunga) frequentazione con le cuffie é una storia di amore-odio. Sinceramente non trovo mai del tutto appagante l'ascolto in cuffia. Per mia fortuna non ho problemi "ambientali" e quindi posso ascoltare a volume normale dai diffusori la mia musica ad ogni ora del giorno. Le cuffie le impiego quando voglio isolarmi oppure quando cerco nuance e sfumature difficili da ritrovare nella musica riprodotta dai diffusori. Ma c'è una peculiarità delle cuffie che, lo concedo, anche per me è impagabile. Ogni cuffia ha un suono suo, diverso dalle altre. Non solo modelli differenti, anche esemplari differenti dello stesso modello. Diversa intonazione, diverso scopo, diverso carattere. Diverse tecnologie, aperte, chiuse, semichiuse, dinamiche, elettrostatiche, ortodinamiche. Di scuola europea, giapponese, americana. Alta impedenza, bassa impedenza. C'è da divertirsi. E poi le cuffie costano molto meno di una coppia di diffusori dello stesso livello. Occupano poco spazio, si possono collezionare. E poi scegliere secondo l'estro quelle che ci piacciono di più in quel momento. E' bello anche parlarne alle volte e discuterne come facciamo su queste pagine. Ma non tutte le cuffie escono perfette dalla scatola, a volte ci sono cose che piacerebbe correggere, almeno a livello di risposta globale o particolare. Una volta questi interventi potevano essere fisici. Modificando materialmente a mano le cuffie stesse. Cambiando i padiglioni, aumentando o togliendo l'imbottitura interna. Chiudendo parzialmente l'apertura esterna. Passando da sbilanciato a bilanciato. E via spropositando. Modifiche per lo più permanenti e non sempre reversibili. Oggi per fortuna la moderna tecnologia ci rende la vita più facile e si possono fare interventi soft via ... software, per modificare, addolcire, linearizzare, riplasmare la risposta delle cuffie. Capiamoci bene, un modello impostato per dare il massimo per la musica elettronica o i mix spinti non potrà diventare miracolosamente adatta all'opera barocca. E le cuffie elettrostatiche resteranno sempre confinate più o meno nell'ambito della musica acustica a bassa energia. Ma nel mezzo ci sono tante possibilità di intervento. Prendiamo per esempio questa riposta in frequenza : e il medione tra le risposte dei due canali delle Sennheiser HD700, viceammiraglia di casa di qualche anno fa, un modello da 1000 euro poco meno. Lineare come la schiena di un mulo. L'ascolto lo conferma. Eppure la forma dei padiglioni e i driver derivano da quelli dell'ammiraglia HD800, proposta a prezzo molto più alto. Con qualche potenzialità inespressa, secondo me, considerando che la tenuta in potenza è esemplare. Quindi che fare ? Ma equalizzare, è ovvio. Le orecchie Certo, si può fare ad orecchio finchè il risultato ci soddisfa. Ma se possiamo prima misurarle e poi allinearle ad un ideale perchè fare le cose a casaccio ? ci viene in aiuto miniDSP che ha messo in commercio un paio di anni fa una ... specie di testa di misura ad un costo amatoriale. Le teste sono sul mercato da anni ma costano ... un occhio della testa. EARS di miniDSP costa poco più di 200 euro e si può impiegare collegato ad un normale pc, via cavo USB, impiegando peraltro un programma di pubblico dominio. Le mie AKG K712 Pro al banco di misura nel mio studio. In breve, le cuffie vanno collegate al normale amplificatore che usiamo per ascoltare la musica. All'amplificatore si manderà un segnale generato sinteticamente da un programma di misura che riceverà dal cavo USB la risposta delle cuffie mediante due microfonini messi all'interno delle orecchie finte del dispositivo di misura. Una cosa tutto sommato banale da mettere in atto. Il programma che impiego io è REW Room EQ Wizard. Un programma che è nato proprio per ottimizzare la risposta in ambiente dei diffusori ma può essere allo stesso modo impiegato anche per le cuffie. REW - Room EQ Wizard Non sono qui per fare una guida di questo bel programma, gentilmente offerto dal suo creatore John Mulcahy e quindi salto i passaggi. Vi dico che è questione di minuti caricare la calibrazione dei microfoni e poi effettuare la misura, ottenendo un grafico come questo : una risposta che manifesta una carenza sulle basse frequenze sotto ai 100 Hz (sono cuffie aperte), un avvallamento esagerato intorno ai 2500 Hz e poi un andamento molto tormentato ed eccessivamente crescente oltre i 3000 Hz. Possiamo decidere di tenerci queste cuffie come sono, oppure provare a renderle più dolci. Impiegando la parte di equalizzazione di REW si può far modellare un filtro secondo un target prescelto. Questo target rappresenta l'ideale, non necessariamente il massimo. E deve tenere conto della tenuta in potenza delle cuffie, nonchè della facilità di implementazione nell'equalizzatore. Modellando la risposta su una linea perfettamente retta potremmo avere cuffie molto neutre, non necessariamente caratterizzate da un buon suono. Ma potrebbe essere semplicemente una base di partenza. Personalmente io preferisco una curva target tipo quella Harman che prevede un andamento decrescente verso l'aumento della frequenza, con basse in evidenza e alte in ritirata. Ma ci sono teorie che si basano sulla sensibilità delle nostre orecchie in relazione alla potenza acustica che vorrebbero invece una risposta più a U, con basse e alte in evidenza. A me le alte e altissime non interessano troppo perchè nella musica che ascolto non ci sono. Chi predilige la musica sintetica avrà altri orientamenti. E' bello poter giocare con queste cose proprio perchè si può andare a gusto. Quindi utilizzando REW si può avere una correzione con un certo numero di filtri parametri. i fitri parametrici sono caratterizzati da tre grandezze : la frequenza di intervento, l'entità del guadagno (che può essere negativa) e la forma dell'intervento, ovvero il Q del filtro. Esistono poi altri filtri che possono intervenire anzichè su una singola frequenza (i picchi o gli avallamenti che vediamo nella risposta più sopra), su una gamma di frequenza da quella in avanti oppure fino a quella data frequenza. in questo caso il Q se omesso, sottintende che il guadagno sia applicato sommando l'intervento per ogni ottava di frequenze (ovvero, partendo da una data frequenza di 1000 Hz, se il guadagno è di +3 dB, avremo un incremento di 3 decibel per ogni raddoppio di frequenza a partire da 1000 Hz). Le due immagini che vedete sono di esempio e si riferiscono ad un DSP elettronico della miniDSP. Ma noi qui utilizzeremo esclusivamente un DSP software. Quindi, tornando alle nostre Sennheiser HD700 e alla loro complicata risposta, applichiamo un target massimamente piatto : la linea quasi retta è il target. Quella verdolino è la risposta in frequenza misurata con EAR, quella in azzurrino è la risultante dell'applicazione dei filtri. Magico, no ? Attenzione che si tratta di una simulazione, non di una misurazione. Attendibile ma comunque teorica. Data dall'applicazione di questi filtri. che intervengono in queste 12 frequenze superiori a 245 Hz. Personalmente poi applicherei un guadagno di +3 dB da 120 HZ a 0 e un guadagno di -3 dB da 3000 Hz in su. Ma questo secondo i miei gusti. Bene, ma che fare adesso di questi filtri e come impiegarli ? JRiver Media Center Io uso JRiver ma immagino che altri player software (tipo Foobar) abbiano moduli di equalizzazione. JRiver ha l'equalizzatore parametrico inserito dentro al modulo DSP e questo contiene ogni tipo di filtro correttivo. Questo è un esempio, esattamente l'equalizzazione che ho applicato alle mie AKG K712 Pro per avere una risposta "Harman". Sono bastate 8 correzioni ma poi ho inserito (qui non evidenziato) anche un filtro sulle frequenze basse sotto ai 120 Hz con un guadagno di 3 dB. Ottenendo cuffie molto più piacevoli da ascoltare. Il bello di questo modulo è che si può inserire e disinserire in tempo reale mentre ascoltiamo la musica, potendo quindi avere un monitoraggio in tempo reale con le nostre orecchie di quello che succede alla risposta della cuffie. E' possibile apportare tante modifiche quante ne vogliamo e confrontarle tra loro. Le correzioni vengono apportate in dominio digitale ad alta frequenza (64 bit) senza alcun artefatto salvo un lievissimo lag che però è del tutto trasparente dal punto di vista sonoro e dipende dalla potenza del vostro computer. Con un processore veloce non noterete niente. E in ogni caso nessun degrado sonoro audibile. Si possono salvare più equalizzazioni e richiamarle a piacere, quando si cambiano cuffie. Ed è anche divertente giocarci Vediamo un altro esempio per chiudere. Le AKG K701 sono abbastanza lineari ma molto, troppo, "chiare". Secondo me la linearizzazione, abbastanza facile, non basta : e si deve proprio ridurre la risposta sopra ai 1000 Hz. Ma lascio alle vostre orecchie valutare il risultato. Lo ripeto, ogni modello e ogni esemplare di cuffie ha una storia a se e non necessariamente la ricetta andrà bene per tutte e, soprattutto, per tutte le orecchie. Ho voluto mantenere questa mia "trattazione" volutamente sul semplice per non spaventare nessuno ed invogliare altri a provarci. Per approfondimenti vi rimando al sito miniDSP (qui) e all'articolo su Wikipedia relativo all'equalizzazione e al loudness con le curve Fletcher-Munson Oltre, ovviamente, alla madre di tutte le curve di equalizzazione, il target Harman. Mi raccomando, linearizzare una risposta, non è necessariamente la cosa migliore da fare. Qui ho solo voluto mostrare un metodo. Fatemi sapere se avete osservazioni o domande da fare. L'argomento è vasto e non è una scienza esatta !
  15. Bene, parliamo di un argomento che va a braccetto con i tempi moderni ma che farà arricciare le narici e raddrizzare i peli ai puristi. Puristi di che ? Non so, vedete voi. Io sono passato da tempo al 100% al Computer Audiofilo e quindi sinceramente di certe argomentazioni tardo ottocentesche me ne infischio. In fondo credo siano battaglie di retroguardia e non voglio nemmeno perdere troppo tempo a rintuzzare i contrattacchi del nemico in fuga. Che continuino a pascersi nelle loro incertezze. Qui le cose sono molto più chiare. Dismesso l'elettrodomestico musicale (il lettore CD) da lustri e passato tutto in digitale puro con un software che fa da lettore dentro ad un bel computer, non vedo perchè legarsi le mani evitando di andare oltre. Avete presente la risposta dei vostri bellissimi diffusori in camera anecoica con cui vi siete convinti di fare l'acquisto ideale a suo tempo ? Tutte balle, valide solo in quell'ambiente. Ma nel vostro, bene che vi vada, tra riflessioni, risonanze, rimbalzi, vetri e finestre, le cose saranno di gran lunga differenti. E quindi il suono che sentirete e a cui vi abituerete sarà ben diverso da quello che il progettista ha immaginato e ... vi ha venduto. Non ci credete ? Dotatevi di un microfono USB da poche decine di euro (come il miniDSP UMIK-1 che uso io) e un programma di misurazione free come REW e lo vedrete in pochi minuti. Poi vi farete domande sciocche che non meritano grandi risposte. E' così e non ci si può fare molto. Tappeti, trappole per i bassi, sofà e controsoffitti non vi aiuteranno molto a rendere lineare, pulita e coerente la risposta dei vostri diffusori in ambiente. Tenete conto che sicuramente sarà diversa la risposta dei due diffusori tra loro. E che difficilmente vi riuscirà di sistemarla semplicemente spostando un diffusore avanti o indietro. questa è la risposta dei due canali dei miei nuovi DIP 2, due affari enormi di cui sto parlando su queste pagine. Li ho concepiti, progettati, costruiti e regolati io me medesimo da solo. Utilizzando la tecnologia che il 21° secolo ci mette a disposizione. Fa spavento, vero ? Eppure sarà facilmente simile anche quella dei vostri, purchè non abitiate in una camera anecoica o in un teatro greco. Che si può fare ? Si può ricorrere all'equalizzatore. Vi ricordate quei cosi in voga negli anni '70 e '80 del secolo scorso pieni di cursori ? Quelli belli si chiamavano parametrici e consentivano di fare correzioni oculate. Normalmente ad orecchio. E chi ha un orecchio tarato bene ? Per di più su un numero limitato di frequenze. Oggi ci sono strumenti digitali che ci consentono di intervenire manualmente sulle singole gamme di frequenza inserendo filtri precisi con un fattore di merito adeguato alla bisogna. Ma su una figura così tormentata vi immaginate quanto tempo ci vorrà ? E cosa fare, per esempio, sulla figura impulsiva, così ... smorta ? o sul ritardo delle varie gamme di frequenza. E sulla differenza tra i canali sul punto di ascolto ? Appunto, lavoro improbo, soggetto a ... soggettività, lungo e sempre troppo artigianale per una mente aperta ma che sul piano dell'audio bada al suono : bello, pulito, preciso, nitido. Come da progetto delle mie DIP21 (leggetevi gli altri articoli al riguardo ... quando saranno in linea, se vi va). E allora ? E allora si fa intervenire l'intelligenza artificiale, si chiamano gli specialisti e si lavora alla radice del problema. Una società svedese ha preso il nome di un grande fisico inglese, Paul Dirac, autore di una equazione che è diventata famosa come ... l'equazione dell'amore (parliamo di meccanica quantistica applicata ai fermioni) ed ha sviluppato un sistema di correzione automatico della risposta in ambiente che viene applicata all'ascolto domestico, agli studi di registrazione, agli auditorium e alle automobili. La trovate a questo indirizzo. Collabora con grandi case (BMW, Bentley, Rolls Royce, Theta, Nad, Oppo, Huawei ...) ma rende disponibile il suo sistema anche ai privati come noi. Il suo software - Dirac Live Room Correction - é disponibile in due versioni : quella normale stereo (cui farò riferimento in questo articolo) e quella più evoluta ad 8 canali per il theather (tematica che non mi sfrizzola moltissimo). Il sistema si compone di due parti, uno che si occupa delle misure, ed uno che si occupa di applicarle alla periferica audio utilizzata per la riproduzione della musica. Come funziona ? Sulle prime viene richiesto di individuare l'ambito e la periferica di uscita. Il campionamento disponibile va dal formato CD (44100 Hz) a 192.000 Hz, più che sufficienti per i normali usi (per frequenze più elevate sarà necessario sottocampionare). quindi il microfono, necessario per le misurazioni : si dovranno impostare i livelli opportuni perchè la misurazione sia compatibile con il sistema regolando i cursori in dotazione : io ho montato il mio microfono (acquistato online da Audiophonics di Bordeaux) su un normale treppiedi da studio fotografico, con lo spike a vite da 3/8''. L'ho regolato perchè l'altezza dosse pari a quella della mia testa (altezza orecchie) nella normale posizione di ascolto (poltroncina a rotelle da ufficio : siamo nel mio studio, non nella sala d'ascolto). A questo punto si passa nella fase di effettiva misurazione. E' possibile scegliere tra sedia, sofa e auditorium. A seconda dei casi saranno proposte più misurazioni in posizioni differenti. Ad ogni passaggio si farà una misurazione e poi si sposterà il microfono come proposto. Il sistema ad ogni misurazione emette un segnale a tutta banda (dalle frequenze più basse a quelle più alte) di circa 12 secondi, dopo di che elabora il segnale e lo accantona. Vi consiglio di tapparvi le orecchie perchè dopo un pò dà fastidio ! Il mio cane infatti mi ha lasciato infastidito al secondo fischio ad alta frequenza. nella parte bassa della finestra qui sopra vedere la figura della forma d'onda nei vari impulsi. Finite le misurazioni si potrà procedere e verrà visualizzato il responso finale. Qui c'è una rappresentazione mediata della risposta in ambiente dei due canali sovrapposti (modulati dalle diverse risposte intorno ai due diffusori, l'asimmetricità della stanza, la presenza a sinistra della finestra, a destra di un mobile davanti alla parete, io medesimo messo da qualche parte, etc. etc.). E' la figura in azzurrino sullo sfondo blu. Terribile, vero ? Un basso profondo a picco fino a sensibilità esagerate che poi precipita e recupera solo nel medio basso, per poi decrescere con una ondulazione impossibile da correggere a mano. Il medio è quasi esemplare ma la variabilità è comunque elevata. L'alto è a doppia campana con un avvallamento all'incrocio tra i midrange e il tweeter che da manuale non ci dovrebbe essere ma, peggio, una differenza tra i due canali che fa paura. In arancione viene proposta una risposta in frequenza ideale, detta di target, cui il sistema vorrebbe allineare i diffusori. é possibile modificarla a mano secondo le proprie necessità. Io sapendo che il grosso delle registrazioni di musica è pensato per chi possiede minidiffusori senza woofer o, peggio, cuffie e cuffiette con risposte sui bassi ridicole, ho modulato i bassi sotto ai 150 Hz un pò all'ingrosso, come era da propositi del mio progetto delle DIP21 : avere un basso possente su un medio articolato e pulito. A queto punto si dice al sistema di regolare l'ottimizzazione del sistema che viene normalizzato così : per quanto riguarda la risposta. Il punto flat del basso è a 24 Hz, ben al di sopra della media dei diffusori migliori al mondo. E l'impulso è questo, molto, molto realistico, considerando che stiamo parlando di 2 pannelli che sommano quasi 3 mq di superficie con 18 driver complessivi e che, soprattutto, emettono da entrambe le superfici. Salviamo il filtro e il progetto per poterlo utilizzare. Insomma, banalmente che cosa ha fatto il nostro Dirac ? Ha creato una serie di filtri (un elevato numero, anche migliaia) piccoli e ravvicinati, che vanno a manipolare la risposta dei due diffusori, allineando al contempo anche i due canali e la loro risposta nel tempo. Tenendo conto di tutti i parametri effettivamente misurati nel mio ambiente nelle mie condizioni di ascolto. Ok, bello. Ma come si utilizza questo filtro ? Dirac Audio Processor C'è un altro tool messo a disposizione da Dirac che si installa automaticamente all'avvio del computer e che va ad impossessarsi della periferica audio (in questo caso un DAC Audio-GD) per manipolarne in tempo reale la risposta in frequenza. Si presenta con questa finestrella qui. e si possono caricare fino a 4 filtri differenti, selezionando quale poi utilizzare. ho chiamato il mio semplicemente UNO, immaginando in queste settimane di messa a punto del mio sistema ne progetterò diversi e mi piacerà confrontarli tra loro. Il DAP può essere regolato in modo fine per ottenere aggiustamente ad orecchio in caso sentissimo la necessità di farlo (non è, per ora, il mio caso). in termini di risposta tra i due canali e di intervento del processore come sia, da questo momento la risposta in frequenza del sistema sarà quella imposta e non più quella effettiva. Ad una prima prova di ascolto ho riscontrato in modo netto ed evidente la differenza di qualità, pulizia e, soprattutto di sensazione di ricostruzione tridimensionale della scena sonora, praticamente con tutti i genere musicali, anche quelli - non ci avrei creduto - più beceramente "elettronici". Ne riparlerò quando descriverò nel complesso le DIP21 ma in questo articolo monografico mi premeva parlare del Dirac Live Room Correction, un must have secondo me, quanto lo sono oramai la riproduzione musicale digitale direttamente da computer, i DAC, i cross-over digitali e i collegamenti bilanciati tra le elettroniche. Il prezzo di acquisto è sensibile (389 euro cui aggiungere i 79 del microfono) ma secondo me ne vale la pena. Sicuramente ne guadagnerà il vostro sistema di ascolto molto più che cambiando .... tutti i componenti secondo quella malattia che a più riprese colpisce tutti gli audiofili. Ma su questo sito siamo musicofili e quindi cerchiamo la via migliore per ottenere il massimo da quello che abbiamo deciso di utilizzare. Alla prossima !
  16. Piotr e Johannes si sono incontrati a Lipsia intorno al 1888 in uno dei tanti giri del russo per l'Europa e prima si erano trovati reciprocamente antipatici. Non ci deve sorprendere, tanto erano diversi ed opposti i due musicisti. Chi scrive è un discepolo osservante della musica contrappuntistica che discende dal barocco italiano attraverso Bach, Beethoven e Brahms, che vede con assoluto sospetto tutto ciò che è disorganizzato e liberamente irrazionale, come la quasi totalità della musica di Chaikovsky. Un soggetto così controverso da non sapersi mai come scrivere il nome e pure il cognome e che pare sia arrivato addirittura ad organizzare in melodramma la propria dipartita. Del resto questo sito si intitola alle Variazioni Goldberg e non c'è nulla da nascondere al riguardo. Insomma, di Chaikosky si parla come di Chopin. Sarebbe facilissimo stilare una lista di 10 dischi con la musica più passionale che ci sia e lasciare poi all'ascoltare fare una discernita. Ma sarebbe un compilato del tutto inutile. Le nostre guide invece vogliono essere una traccia per guidare chi si riconosca in certe logiche. Come per la guida sulla musica di Brahms, per l'appunto, che esclude completamente le celeberrime sinfonie e pone al centro invece musica che ai più è del tutto sconosciuta, qui si vuole fare una cosa ancora più ardita. Brahms si diceva in vita che detestasse Wagner. Ma non è vero, apprezzava sinceramente l'Opera di Wagner che ascoltava volentieri e conosceva bene. Detestava invece il mercimonio "a programma", i poemi sinfonici di Liszt. Anzi, tutta la persona e l'opera di Liszt. Chaikovsky non era il Liszt russo, per nulla ma il suo romanticismo nazionale non era poi così dissimile. Quindi come sceglierebbe 10 dischi di Chaikovsky il nostro Brahms ? Un giorno spero di poterglielo chiedere di persona se sarà di buon umore e se io sarò dell'umore giusto per chiederglielo. Oggi lo sono e quindi provo ad immaginarmi il mio Johannes che fa una selezione ragionata di ciò che va conosciuto ed apprezzato in Piotre - del resto anche qualche cosa di Liszt la si può ben salvare ! - e cosa invece non meriterebbe l'attenzione che gli viene tributata. Piotr Iliic Chaikovsky ha lasciato un catalogo con 80 opere scritte tra il 1867 e il 1893. Il corpus più importante della sua musica probabilmente pesa per lo più su quelle orchestrali. Ci sono le 6 sinfonie, i 4 concerti e pezzi concertanti, le suite orchestrali e le serenate, le musiche di scena. Ma non meno importanti sono le opere liriche, per tacere dei balletti. Sono invece da considerare per lo più composizioni minori quelle per pianoforte e la musica vocale. E anche la musica da camera non era dove il russo si esprimeva al massimo. Il massimo della sua notorietà viene certamente dai balletti e dalle opere. Dai i due più famosi concerti. E dalle ultime sinfonie. Ma forse c'è dell'altro ... 1) Sinfonie 4, 5 e 6 Pur essendo tre coacervi di "marce slave" le 3 ultime sinfonie sotto la guida del Grandissimo Mravinsky avrebbero finito per convincere anche il vecchio Brahms. Ci vuole disciplina per impedire a tutti quei sentimenti concentrati a pressione di fuoriuscire per la sala ed impregnare tutto quanto. Qui la simbiosi tra Direttore e orchestra é talmente totale che Lui poteva dirigere semplicemente con gli occhi, senza un gesto, nemmeno con il sopracciglio. La Quinta soprattutto è sensazionale. E perfino la torbida quarta risulta interessante. Per digerire la Sesta Johannes avrebbe fatto ricorso alla più amara cioccolata con panna offerta dalle pasticcerie di fronte al Prater .... 2) concerto per pianoforte e orchestra n.1 Sensazionalismo a parte, Gilels qui era una forza della natura e Reiner ha spinto la Chicago oltre i limiti della partitura. Il materiale tematico di questo concerto è essenziale, lo svolgimento volgare, i raddoppi esagerati. Ma è uno dei pochi concerti per pianoforte che si possono avvicinare al 2° di Brahms. 3) concerto per violino e orchestra Vecchia scuola qui, con la Boston nelle mani del leggendario Leinsdorf di scuola che più viennese non si può. Mentre Perlman al suo massimo alleggerisce i tratti esageratamente glicemici di certe parti del concerto per violino di Chaikovsky che Brahms di questi tempi, avrebbe scoperto con sorpresa, rivaleggia con il suo per notorietà e numero di esecuzioni. 4) Evgenij Onegin Onegin non è la Dama di Picche. Non lo è nel testo originale di Puskin e non lo è nella musica. Ci sono arie di grande lirismo mentre mancano almeno in parte i cori giovanili a tempo di marcia militare della Dama. E' la sintesi dell'operismo colto dei russi e, per lo meno, non richiede cuscini imbottiti come il Godunov o dosi massicce di antidepressivi come la Lady Macbeth. Scegliamo in questo caso un grande russo come Fedoseyev alla testa di una compagine tutta moscovita. Johannes si beveva l'Anello tutto di seguito, l'Onegin e la sua narrazione continua, senza recitativi e senza intervalli è un antipastino. Si sarebbe innamorato di Olga ? Chissà. 5) Romeo e Giulietta Brahms sarebbe uscito di senno ascoltando Manfred o Francesca da Rimini, mentre Romeo e Giulietta ha il dono, almeno, della sintesi. Il materiale tematico ha una parvenza di sviluppo e la storia si capisce tutta. E mancano del tutto i tratti ridicoli dei passi dei balletti. Per fortuna. Qui una versione sensazionale con cui Seji Ozawa - interprete magnifico del balletto di Prokofiev - lega la tragedia di Shakespeare nei colori di Berlioz, Chaikovsky e Prokofiev. 6) Il Lago dei Cigni, rigorosamente in riduzione da suite da concerto Il Lago dei Cigni è una storia commovente ma assistere al balletto e vedere paperette e tacchini che zampettano con forza sul palco richiede disciplina che il nostro Johannes non ha mai posseduto se non nell'applicare i principi del contrappunto a tutto ciò che si può scrivere in musica. Una suite, con un raddoppio di arpe, dopo una cena impegnativa. Perchè no ? Previn la vede come se fosse musica da film e toglie un pò della patina luccicante dei più classici direttori russi, troppo legati al balletto dell'800. e temo che il vecchio Brahms si fermerebbe qui, tranne che per un gesto di indulgenza finale non volesse aggiungere il trio Op. 50, un mezzo sorriso bonario, strizzando l'occhio opposto e mettendosi entrambe le mani sulla pancia con i pollici nelle bretelle ... Ovviamente questo articolo vuole solo suscitare qualche momento di ilarità ai lettori. Chaikovsky ha scritto grande musica, a tratti. Se avesse studiato a Vienna o a Berlino, probabilmente ne sarebbe uscito qualche cosa di più buono )
  17. La dedica originale ("scritta per il sovvenire di un grand'uomo") della Sinfonia n. 3 "L'eroica" è lo spunto per questa piccola Guida all'ascolto. Naturalmente Beethoven bisognerebbe conoscerlo a fondo tutto ma la sua musica ha avuto uno stile in continua evoluzione, tanto che la si può separare in più fasi. Quella ... di mezzo, la più immediata all'ascolto ma anche quella che più coinvolge. Non ci sono ancora le sonorità aspre degli ultimi quartetti, della grande fuga, e nemmeno le forme arcaiche di contrappunto intricato delle ultime sonate. Della nona sinfonia, solo il tema ma non lo spirito allucutorio. E' il Beethoven della Quinta e della Terza Sinfonia. Della sonata a Kreutzer, del concerto per violino. E' il Beethoven praticamente coetaneo dell'astro europeo, quel Napoleone che da Primo Console diventa Imperatore e poi padrone d'Europa, scorrazzando con le sue armate dalla Baviera alla Polonia, passando per l'Italia e Vienna. Questo periodo "Eroico" coincide per i due titani. E' vero, anche Napoleone raggiunge la piena maturità "strategica" negli anni che vanno dal 1800 al 1809 (da Marengo a Wagram, dove si cominciano a vedere i primi segni di appesantimento del suo "metodo"). Il Napoleone che libera le genti europee per poi dominarle come Imperatore, arrivando ad essere da liberatore atteso, allo straniero che bombarda Vienna per costringerla alla resa (con Beethoven rintanato in cantina) per poi sposare la figlia dell'Imperatore Asburgico (cui prima aveva fatto decadere la corona del Sacro Romano Impero). Del Beethoven il cui ultimo concerto per pianoforte che qui chiude idealmente la lista del periodo "Eroico" viene poi attribuito l'epiteto de "L'imperatore", pur senza un reale riferimento ... all'Imperatore E' il Beethoven degli Eroi, Coriolano e Prometeo tra tutti. Ma anche Leonora, eroina ideale come molte delle dedicatarie della musica del Maestro. Naturalmente come da nostra abitudine, qui si è fatta una selezione, con le opere più rappresentative, senza voler escludere necessariamente le altre se non per il numero. Non abbiamo nulla contro la 4a e la 6a sinfonia, ne con i quartetti e le altre sonate del periodo. Mentre è esclusa sia per il periodo di composizione che per il significato, quella Wellington Sieg che celebra la sconfitta delle armate francesi ad opera del Duca inglese ma che ancora deve incontrare quello che è divenuto "l'orco corso". Più avanti Beethoven diventerà più cupo come la sua musica, più introverso, più socialmente disturbato. Morirà qualche anno dopo, rispetto all'Imperatore componendo i suoi più grandi capolavori che però, tolta la 9a sinfonia, al pari delle più brillanti manovre napoleoniche della fine della carriera, non sono mai le opere più celebrate del maestro ma più rivolte ad un uditorio erudito e preparato. Ma stiamo andando oltre, ecco qua, il catalogo è questo ! Concerto per pianoforte n. 3 in do minore Op. 37 - 1800/1802 Sonata per violino e pianoforte n. 9 in la maggiore "Kreutzer" Op. 47 - 1802/1803 Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore "Eroica" Op. 55 - 1803 Sonata per pianoforte n. 21 in do maggiore "Waldstein" Op. 53 - 1803/1804 Sonata per pianoforte n. 23 in fa minore "Appassionata" Op. 57 - 1804 Concerto per pianoforte n. 4 in sol maggiore Op. 58 - 1805/1806 Concerto per violino in re maggiore Op. 61 - 1806 Trentadue variazioni per pianoforte su un tema originale in do minore WoO 80 - 1806 Ouverture "Coriolano" in do minore Op. 62 - 1807 Sinfonia n. 5 in do minore Op. 67 - 1807-1808 Fantasia corale "Schmeichelnd hold" Op. 80 - 1808 Concerto per pianoforte n. 5 in mi bemolle maggiore "Imperatore" Op. 73 - 1809 Ho inserito un paio di scelte per alcune delle composizioni ma in generale ho voluto premiare interpretazioni classiche, degli anni d'oro della stereofonia, con solo una manciate di edizioni moderne, digitali o ad alta risoluzione. Ovviamente è una scelta personale, ognuno si farà la sua compilation ideale. Iniziando questo anno Beethoveniano che anche noi cercheremo di celebrare degnamente, mi premeva principalmente tagliare esattamente in termini di repertorio e di epoca storica questo Beethoven Eroico, il mio preferito in assoluto (senza disdegnare assolutamente tutto il resto di cui avremo ampiamente tempo di dibattere di qui a dicembre). Ma se qui c'è qualcuno in ascolto o in visione che vuole aggiungere la sua gradita opinione, ci leveremo il cappello
  18. M&M

    Nuova Nikon Z fc

    Purtroppo le notizie che ho parlano di settembre inoltrato per il grip. In Giappone fanno il 10% di sconto a chi lo ordina.
  19. I due zaini di Jeff (la Canon 1Dx Mk III è di backup, le due macchine che alterna sono R5 ed R3) E un'altra foto di oggi con la R3
  20. Se ciò che importa è il soggetto e non lo sfondo o l'equilibrio tra soggetto e sfondo, il formato DX è un crop nativo ad alta risoluzione. Quindi le nostre 20 megapixel hanno la stessa identica densità di informazione di una 45 megapixel in formato FX. Ergo, è del tutto equivalente croppare in camera chiara e/o usare una macchina DX in ripresa. Diverso discorso se si usa una Z6, il suo crop potrebbe andare sotto ai 20 megapixel (in DX sono circa 10,6 megapixel), il che rende abbastanza poco redditizio usare una Z6 in formato DX. Tieni conto che le nostre macchine hanno la possibilità di variare il formato di ripresa ... in ripresa e al volo. A mirino vedi la scena come da ripresa. Quindi puoi riprendere in DX e riprendere in FX la stessa cosa. Poi fare anche il crop in camera chiara e vedere da te l'effetto che fa. Se invece parliamo di rumore in ripresa o di sfuocato o di profondità di campo, allora le cose sono leggermente più tecniche (ma non basilari se quello che conta è il soggetto al centro del frame).
  21. M&M

    Nuova Nikon Z fc

    Ha anche la presina per il pollice protegge il fondello, pesa 84 grammi. E' costoso ...
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