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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 16/10/2017 in tutte le aree

  1. Generalmente a molti di noi, quelli che ancora hanno dei parenti più o meno stretti capita di dover far loro visita.. e, spesso questa visita si trasforma in una cosa che te la senti , come un groppo alla gola. Oggi sono andato a far visita ad alcuni miei conoscenti, due per l'esattezza.. uno il maggiore onestamente con l'età è avanti, ma tutto sommato malgrado le avversità della vita. le guerre, le situazioni di pericolo che sembrano non abbandonarci mai, ancora si difende è lucida, parla con coscienza e in fondo anche speranza, di questi giovani dei giorni nostri.. l'altra, la più giovane.. beh in fondo non poi di molte della prima.. era là sulla sedia a dondolo, la prima ormai si aiuta con la sedia a rotelle ma, se vuole si alza.. e sempre se vuole è ancora sufficientemente combattiva, ma poi si stanca.. Stavo dicendo.. scusate ma ho perso un pochino il filo del discorso.. ah sì, si stavano godendo questo sole d'ottobre, con dei giovani che si divertivano con un pallone, scorrazzando qui e là.. e loro parlavano dei tempi passati, delle loro vite vissute intensamente in ogni parte del mondo, già.. quelle tipe, staranno forse ferme ora, ma in passato.. hanno fatto follie di ogni genere... Comunque ragazzi miei è un pochino triste vedere due che ormai sono così.. e i giovani?.. onestamente non so.. speriamo possano portare una serie di cambiamenti positivi in questo vecchio e stanco mondo.. Ahhh ho fatto una foto.. ora ve la mostro.. PS - N° 1 - da una mia folle idea del giorno di ferragosto, che il mio valente famoso cognato mi ha aiutato a realizzare.. PS - N° 2 - avrei altre cose da dire, raccontare e far vedere ma sono sullo stanco.. scusate ma si rimanda, magari domani.. non arrabbiatevi per favore..
    3 punti
  2. E' una storia con un finale (e un cuore) quella che racconto, non una lezione. La mia ricerca riguarda da sempre i Rettili del Triassico, momento cruciale della storia della vita perchè seguì la più grande estinzione di massa alla fine dell'Era precedente, una delle più grandi crisi che gli organismi abbiano mai attraversato; in cui andò perso oltre il 90% della diversità animale (non vuol dire che scomparve il 90% degli animali, ma che la varietà delle forme viventi crollò del 90%, lasciando una bassissima diversità). Nel Triassico i sopravvissuti alla crisi diedero luogo ad un recupero favoloso, occupando le nicchie ecologiche lasciate vuote ed "inventandosene" di nuove. Fu allora che comparvero, solo per dirne alcuni, i grandi rettili marini, le tartarughe, le "lucertole", i rettili volanti, i primi Dinosauri e verso la fine arrivarono anche i nostri antenati Mammiferi (che dovettero stare all'ombra dei Dinosauri per cento milioni di anni almeno, prima di avere "campo libero"). In questo ambito di ricerca la mia specializzazione è la morfologia funzionale, ossia ricostruire (o almeno provarci ) come erano fatti, come si muovevano, cosa mangiavano, insomma dove e come vivevano i rettili che studio.. Proprio perchè il Triassico è un periodo di ripresa e di innovazione è per me affascinante. In ogni caso, al di là della passione scientifica, questi studi, mettendo ognuno il suo tassello, servono anche elaborare modelli per ricostruire gli ambienti del passato, spiegare i grandi cambiamenti evolutivi e le grandi crisi, cercare di individuare le cause scatenanti e (anche) confrontare il passato con quanto succede oggi. Giusto per far capire che la Paleontologia non è solo un'astrazione da museo. Fra le "bestie" che ho studiato e che continuo a studiare, le più bizzarre, insolite e difficili (e per questo più amate) sono i Drepanosauri. Noti fin dagli anni '80, i primi esemplari scoperti vengono dai giacimenti delle Prealpi Lombarde e dal Friuli. Si trattava per lo più di scheletri incompleti con caratteri così strani da non permettere a chi li studiava di capire se fossero acquatici o terrestri o a volte addirittura l'identità di alcune ossa dello scheletro. Ai tempi ero appena agli inizi, ma fu un colpo di fulmine per queste creature così misteriose. Appena riuscii ad avere accesso agli esemplari mi buttai a testa bassa nello studio. Forse perchè i giovani, quale ero io allora, hanno meno preconcetti e maggiore flessibilità, forse perchè la mia capacità di interpretare le strutture era(è) abbastanza sviluppata, azzardai una ricostruzione, vista con grande scetticismo dalla comunità scientifica. Ci si potrebbe scrivere un piccolo romanzo sulle vicissitudini, le intepretazioni e le controintepretazioni di altri (a suon di sganass pubblicazioni) che andarono avanti per anni, ma non è il caso. Basta dire che con l'accumularsi di evidenze sempre più forti e nuovi ritrovamenti le mie idee furono finalmente accettate: un intero nuovo gruppo nuovo di rettili, i Drepanosauri (rettili falce, per via degli enormi unghioni che caratterizzavano una specie) aveva sviluppato un adattamento molto spinto per la vita sugli alberi, più spinto di quello che vediamo oggi nei camaleonti a cui vagamente assomigliano (anche se non hanno nulla a che vedere). In brevissimo. i Drepanosauri hanno tutti una testa appuntita, un po' da uccello, con grandi occhi, un collo lungo, un tronco a botte, una coda a foglia, che si piegava in su e in giù ma pochissimo di lato; in alcune specie la coda terminava con un robusto uncino, una vera spina appuntita, che non serviva per aggredire, ma per ancorarsi, formando con le zampe posteriori un treppiede stabile, così da avere le "braccia" libere per afferrare rami o, scattando in avanti come nelle mantidi, anche le prede (insetti). Le varie specie si distinguono soprattutto per le dimensioni (da poco più di una decina di cm a mezzo metro) e per la presenza o meno di adattamenti nelle mani e nelle braccia. Megalancosaurus, un Drepanosauro che cacciava come una Mantide, era lungo 30cm. Vallesaurus, il Drepanosauro più piccolo di cui si abbia uno scheletro intero disegno (c) Matt Celeskey. Drepanosaurus, il primo ad essere scoperto, è quello che ha dato il nome a tutto il gruppo, lungo mezzo metro senza la testa (non c'è qui è ricostruita in base agli altri). E' il più strano, con un artiglio enorme sul secondo dito della mano. La mia idea è che lo usasse come fanno oggi i formichieri pigmei che vivono sugli alberi ed usano un artiglio simile per scortecciare i rami e mangiarsi gli insetti che ci vivono sotto. Confronto fra il braccio di Drepanosaurus e un braccio umano (non in scala, naturalmente, colore uguale osso uguale) L'"uncino" sulla coda, con funzione prensile. Una volta "capito" i Drepanosauri, c'è stato un effetto a cascata, esemplari incompleti dagli USA e dalla Gran Bretagna che non si sapeva cosa fossero, si rivelarono anche loro Drepanosauri così, lavorando insieme agli Yankee e ai Britannici, dimostrammo che era un gruppo di successo, diffuso dal Nuovo Messico all'Inghilterra fino alle isole che un tempo erano le nostre Prealpi. Dolabrosaurus, un Drepanosauro americano disegno (c) Matt Celeskey. Una bella avventura, che mi ha riservato una grossa sorpresa: Due ricercatori americani hanno descritto (la pubblicazione è uscita pochi giorni fa ) una nuova specie e l'hanno dedicata a me.... l'hanno battezzata Avicranium renestoi. Avicranium perchè il cranio somiglia più a quello degli uccelli che a quello di un rettile, renestoi perchè a loro dire " sono quello che più ha lavorato per far conoscere questo gruppo". Avicranium renestoi come lo vedo io. Ne sono molto contento è naturale, avere una specie che porta iltuo nome è una bellissima soddisfazione, ma ne racconto, non solo, o non tanto per me stesso, ma perchè questi bizzarri animali hanno rappresentato la parte più importante, la svolta della mia vita professionale, e in un certo senso ho un debito di riconoscenza verso di loro. E se pensate che siano solo cose da specialisti guardate un po' cosa si vende online... Inutile dire che ne ho prese due (manica corta) I Drepanosauri italiani si possono vedere al Museo di Scienze Naturali di Bergamo e di Udine. Gli altri dovete andare oltreoceano.
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  3. Si, certo. Solo che la taratura fine della macchina consente la messa a punto ad una sola distanza di messa a fuoco utile mentre l'USB lo permette a quattro distanze (dalla minima fino ad infinito).
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