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Beethoven : i concerti per pianoforte e orchestra - Bavouzet/Swedish Chamber Orchestra


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Beethoven : i concerti per pianoforte e orchestra
Jean-Efflam Bavouzet, pianoforte e direzione orchestrale
Swedish Chamber Orchestra

Bonus : Beethoven, Quintetto per pianoforte e fiati

Chandos 2020, formato HD

***

Bavouzet sceglie la doppia veste di solista e direttore per questa sua prova sui concerti di Beethoven.
E lo fa con una orchestra di composizione cameristica, molto leggera, quasi scarna.

Nelle note c'è una lunga prolusione dello stesso interprete che precisa quanto possa essere bello trovare un direttore d'orchestra che condivida la "sua" visione di un concerto ma che poter dirigere e suonare insieme può offrire altri vantaggi.
Che il suo sia uno studio profondo lo si apprezza proprio dalle note dettagliate che oltre alle scelte stilistiche di Beethoven, approfondisce le sue di scelte. Sono da leggere con attenzione.
Specie perchè sono citate più volte le indicazioni - in italiano - di Beethoven nel testo. Spassosa quella della coda alternativa del 5° concerto/Primo movimento, identificata come "ossia più facile" da Ludwig.

Personalmente ritengo Bavouzet uno dei più sensibili pianisti di questa generazione, spessissimo, se non proprio sempre, perfettamente dentro alla partitura che suona, senza mai dare l'impressione di averla improvvisata per la registrazione.
Qui si esibisce con molto piglio, certo non quello inarrivabile e sopra le righe sul piano istrionico di Giovanni Bellucci, ma quella interpretazione da non farsi mancare, fa classe a se.

Qui abbiamo un Beethoven molto naturale, spesso mozartiano ma con più profondità, chiarissimo, brillante, senza nubi.
Il pianoforte ne risulta avvantaggiato ma sinceramente a me non manca il pieno orchestrale delle compagini più importanti : questi concerti non lo richiedono.

La presentazione è quella storica, con il 2° concerto eseguito per primo e il 1° per secondo.

Non ci sono cadenze alternative e l'ascolto così se ne giova, scorrendo fedelmente con il fluire della musica.

Mi sono accorto di averli "bevuti" tutti di seguito senza che mi pesasse.

Finchè non è arrivato il quintetto finale, gradito ma in fondo azzarderei ... superfluo. Non la ritengo una delle composizioni più apprezzabili di Beethoven e con i concerti per pianoforte non mi pare che ci azzecchi moltissimo.

Sicuramente la visione di Bavouzet è piano-centrica e l'orchestra si trova li perchè ... in un concerto per pianoforte e orchestra, ci vuole. Ma va bene così.

Forse manca di magia o di pathos. Penso per esempio al mio preferito, il 4°, dove Pollini/Abbado svettano. Lui parte leggero e arriva leggero.
Un filo più salottiero di quanto mi piacerebbe.

Ma non parliamo di un solista che ama mettersi in mostra per forza o egocentrismo.
Anche il 5° è ben bilanciato, senza troppi esibizionismi. E ce ne sarebbe occasione, perchè la partitura è creata apposta.

Nel complesso mi sono piaciuti molto e li riascolto volentieri.
Non un riferimento ma il completamento di una discografia personale che Chandos sta costruendo attorno ad una delle sue firme migliori.

Registrazione chiara, perfettamente intonata con la visione dei musicisti. Ne accenna anche Bavouzet parlando della combinazione tra lui, l'orchestra e le fasi di workout della registrazione.

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