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Queens : Handel Opera Arias


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Queens : Handel Opera Arias
Roberta Invernizzi
Accademia Hermans, Fabio Ciofini
Glossa GCD 922904

Registrazione del 23-26 aprile 2016 al Teatro Cucinelli di Solomeo, pubblicazione del febbraio 2017

***

Non è certo una rarità nei nostri giorni, un disco dedicato alle arie dalle opere di Handel.
In questo caso si tratta di una selezione di quelle delle regine (da cui il titolo Queens).

Sono arie composte da Handel tra il 1720 e il 1730 - nel clou del suo periodo "italiano" a Londra come compositore e impresario teatrale - per primedonne come Francesca Cuzzoni e Anna Maria Strada del Pò.

Quell'epoca segnò in un tempo il massimo splendore dei castrati e il loro declino, l'ascesa dei soprani e dei contralti (femminili) destinati a sostituirli in forza del regio decreto emesso da Carlo II Stuart che autorizzava le donne ad esibirsi in pubblico.

I cantanti in quell'epoca erano vere e proprie superstar, capricciose e inseguite dai fans in visibilio, quasi come le rock-star dell'epoca.

Le loro esibizioni erano un crescendo di audacia, di fioriture, di trilli, di esibizionismo, di uscite ad effetto (è inutile citare Farinelli ma anche la Cuzzoni, la prima vera primadonna della storia, la prima Cleopatra per la quale il ruolo fu scritto da Handel). Tutto quanto contribuiva a far spettacolo. Per la gloria e la borsa del nostro Caro Sassone, morto ricco e venerato come un nume.

Non siamo più in un'epoca in cui una soprano può fare la primadonna, ma la ripresa del repertorio di Handel, anche quello dimenticato o trascurato (persino per insuccesso già alla prima rappresentazione) e una certa inflazione di rappresentazioni e di registrazioni discografiche, inducono spesso i registri e gli interpreti ad indulgere nel sensazionalismo.

Non abbiamo - ovviamente - testimonianze del livello delle esibizioni dell'epoca né possiamo immaginarci il gusto degli appassionati di Opera del tempo di Handel. In fondo poco ce ne importa, siamo convinti che ogni epoca debba interpretare la musica secondo i propri valori.
E' la forza della musica colta, che non resta segno morto ingiallito dal tempo ma rivive nella vitalità degli interpreti che la rileggono generazione dopo generazione.

Ma, dicevo, una certa inflazione di repertorio handeliano, ha anche portato certi eccessi di drammaticità, appesantendo un tratto che in Handel, non è mai greve o sovrabbondante.

Abbiamo adesso regine che in guepiere copulano sulla scena con il proprio amante per vendicarsi del re infedele. E regine che covano nell'ombra desiderio di vendetta degni di Rigoletto.

Non fosse già solo per la dizione perfetta, la voce bellissima, il fraseggio leggero e, in generale, il gusto delicato, la scelta di una selezione non frequentatissima (a parte il celeberrimo "Ah, mio cor, schernito sei" di Alcina), basterebbe la mia simpatia per il garbo della signora Invernizzi.

Signora a tutti gli effetti, perché non deve ricorrere a tremoli esagerati e a fioriture esibizionistiche e a pantomime d'avanspettacolo per toccare l'ascoltatore con il suono semplice, di quel sassone di cui Beethoven diceva "gli bastava poco per raggiungere l'effetto giusto".

Una vera boccata d'aria pura.

Non mancano ovviamente sul mercato, proposte differenti da questa, spesso con accenti sassoni degni dello stesso Handel, piuttosto che isterie adatte agli studi di Freud, qualche volta coinvolgenti, altre effettivamente di troppo, da cui scegliere a seconda del nostro feeling quotidiano.

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