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Strade...


Max Aquila

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Una strada porta in tante direzioni: ognuna utile a chi la percorra.

Ma ciascuna porta con sè miriadi di esperienze e testimonianze che sono la memoria ed il ricordo degli avvenimenti che le riguardano.

Alcune ben note a tutti, la maggior parte invece, patrimonio personale dei loro viandanti.

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Centro, a Palermo, è un concetto elastico quanto il senso di appartenenza degli abitanti per ogni quartiere della città dove mettono radici.

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Ma ogni tracciato conduce inevitabilmente al Teatro del Sole, il meraviglioso Ottagono seicentesco di piazza Villena, dal nome del vicerè spagnolo che lo volle edificato, per mano dei più rinomati architetti e operai del periodo artistico forse più prolifico di questa Capitale di tanti Regni.

Li chiamiamo anche i Quattro Canti di Città, contrapponendoli così a quelli di Campagna che, a meno di un chilometro di distanza, stabilivano con l'analoga opposta distanza rispetto alla Stazione Centrale, il diametro della estensione cittadina, fino all'inizio del 900: una città stretta e lunga, dal mare fino alle montagne.

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A questo percorso si è aggiunta poi la città Liberty del secolo scorso, in un lunghissimo tracciato rettilineo su cui si affacciano il magnifico Teatro Massimo ed il Politeama, che adesso porta al mare anche in senso orizzontale rispetto a piazza Villena, attraversando la città nuova della speculazione edilizia, che ha collegato frazioni e abitati rurali, facendo piazza pulita progressivamente degli agrumeti e terreni per l'estensione dei quali, ancora cent'anni fa, era definita essere la Conca d'Oro. 

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E da questo barocco Teatro del Sole, magnifico epicentro urbano, dove per ogni stagione il sole illumina di volta in volta due Canti alla volta, si colgono ad occhio tutti i riferimenti nei quattro punti cardinali, una bussola per cittadini e visitatori, un naturale punto di incontro per l'inizio o la fine di qualsiasi itinerario, storico, gastronomico, culturale o godereccio, sentimentale, come per ogni sposa che esca a farsi fotografare per strada, da una delle infinite e magnificienti chiese che insistono su questo esoterico crocevia.

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Ancora di più, l'edificazione dei Quattro Canti contribuì alla divisione urbanistica della città di allora nei quattro principali quartieri del Capo, Kalsa, Loggia e Albergheria, che seguirono destinazioni e sviluppi architettonici differenti, contribuendo a mettere le basi per le successive espansioni territoriali nelle aree esterne alle mura originarie della città, in un progresso continuo di allargamento che ha portato a determinare nell'originario nucleo di Palermo, l'area di centro storico più estesa in tutta Europa e per ciò stesso, immagino, in tutto il mondo.

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Ogni gruppo marmoreo si sviluppa in tre ordini: le fontane alla base rappresentano intanto i quattro fiumi che attraversando la città, si dirigevano poi a mare, il Papireto, l'Oreto, il Kemonia (fiume del maltempo), ed il Gabriele (o Pannaria) mentre le rispettive statue di Eolo, Venere, Cerere e Bacco, sono la raffigurazione delle quattro stagioni.
Al secondo livello, quello di centro, le raffigurazioni dei sovrani spagnoli che si sono avvicendati, Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV.
In alto la raffigurazione delle quattro originarie Sante protettrici della Città, ossia Santa Cristina, Sant'Agata, Santa Ninfa e Santa Oliva. prima dell'avvento della attuale Santuzza, Santa Rosalia, che solo pochi anni dopo l'edificazione dell' Ottangolo, durante la violenta epidemia di peste del 1624, apparsa ad un cacciatore che stava tentando il suicidio e ritrovate le sue spoglie sul Monte Pellegrino, dove gli chiedeva nel sogno di essere cercata, portata in processione, fece repentinamente cessare l'epidemia e rese d'un colpo obsolete nella fede dei palermitani le povere sante dei Quattro Canti.

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Leggenda e mito, fiumi e sovrani, architetti e povera gente, fasti e miseria, in un rivugghio di mescolanza (ancora un melting pot) tra Sacro e profano, tra potere spirituale, temporale e...naturale, come quello delle stagioni, ognuna delle quali, a Palermo, condiziona gli umori, la politica, la Fede.

Si... il palermitano è metereopatico assai...!

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Nella mia città, Palermo, una delle caratteristiche peculiari del suo tessuto viario è certamente il TRAFFICO: non solo di mezzi, sopratutto di accadimenti, che si incrociano e ripetono di epoca in epoca, con polarità a volte del tutto opposte: è una città che si è vista attraversare da popoli appartenenti a civiltà e culture del tutto differenti, sicani, cartaginesi, greci, arabi, ebrei, normanni, spagnoli, francesi, ancora spagnoli, piemontesi per poi infine ...diventare siciliana.

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Che significa... non del tutto italiana, ma con qualcosa in più ed altrettanto in meno, in bilico perennemente tra la ricerca di riscatto economico e il pavoneggiamento degli antichi o recenti fasti.

Perchè perfino nei periodi più oscuri gli stranieri di passaggio si sono impegnati con tutta la loro perizia a lasciare traccia, segno, lingua, cucina, esperienza.

Se le pietre parlassero, se su di esse apparisse scritto il loro punto di vista, scopriremmo il vero senso degli avvenimenti che nei secoli fino ai giorni nostri hanno coinvolto la loro superficie, ne hanno eroso la materia.

A Palermo la Storia si stratifica su ogni balata di travertino, nonostante l'eventuale colata di asfalto che la ricopra, da cui prima o poi qualcuno riesce sempre a riesumare i fatti che le abbiano caratterizzate.

vicolodellasalvezzaperduegaribaldinidel1860.thumb.JPG.260755914d309da94595e4e7d10d5e97.JPG Non serve studiare: basta ascoltare.

I cunti della gente viaggiano nel vento.

 

 

Max Aquila photo (C) per Nikonland Magazine 02/2023

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7 Commenti


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  • Nikonlander Veterano

Una città magnifica, un reportage-racconto dettagliato è capace di suscitare l’interesse nel non-già-visto, cosa non facile e bisognosa d’attenzione per riuscire a non ripetere le icone. In più, in BN. Che col sole ed i colori di Palermo, sceglierei con difficoltà.
Ma commento solo io…. Timidi?

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  • Amministratori
7 ore fa, Massimo Vignoli ha scritto:

[...]
Ma commento solo io…. Timidi?

Per informazione, questo articolo è stato commissionato da Nikonland Magazine e pubblicato sul numero 2 dedicato al bianco e nero (di qui la scelta espressiva) in edicola dallo scorso mese di Febbraio 2023 :

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che a detta dell'Editore di Nikonland Magazine, è veramente un bel numero anche, o soprattutto, per merito dei due articoli palermitani di @Max Aquila

  • Sono d'accordo 1
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  • Nikonlander Veterano

Ci provo anche io ...
Che dire belle foto, poi il BN, in questi casi per me essenziale, per dare certe sensazioni. Sensazioni che queste foto e questo scritto suscitano ed invtano ad esplorare questa splendida città.
Città che Max dimostra di conoscere a fondo in ogni suo angolo, (ma chi non ricorda, qui su Nikonland le belle foto che fa in giro per i Mercatini rionali di Palermo).
Certo meriterebbe (Max) un commento al suo Articolo ed alle Sue "Strade" più strutturato ma spero che si accontenti della mia Ammirazione per questo " Lavoro"....

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  • Amministratori

Palermo è uno strumento in questo lavoro: il cui titolo "strade" ed il testo a corredo sono la reale esigenza espressiva cui le foto sono solo didascalie, esattamente all'opposto di come solitamente funziona nel rapporto tra mezzo e fine.

Ma in generale le mie foto si prestano quasi sempre a questo, non sono mai fini a se stesse e completano il racconto che per me è sempre il principale motivo che mi spinge a fotografare qualcosa.

Per evidenziare il concetto, il colore non sarebbe servito che a distrarre: è solo in questi casi che riprendo a fotografare in bianco e nero. Non solo per esigenze editoriali, con le quali però, questo mio lavoro si adattava a meraviglia.

Consiglio a tutti coloro che amano il bianco e nero di usarlo sempre come mezzo e mai come fine.

Come un tempo: quando, in assenza di emulsioni a colori, non sembrava un effetto speciale...

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  • Amministratori

Io, quando ho visto questo reportage stampato sul Magazine, mi sono emozionato.
E non mi capita spesso se i soggetti non sono belle femmine del nord, riprese al naturale ... ;)

 

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  • Nikonlander Veterano

Nessuno meglio di Max può raccontare Palermo. Alcuni di questi luoghi li ho visti e già erano emozionanti senza il racconto. Un racconto difficile e complesso perchè le strade sono testimonianza del nostro passaggio ma ne sono anche silenziosi testimoni.  E ritengo sia in questo contesto che debba essere letto questo reportage che narra del tempo trascorso e delle civiltà mediterranee che sono passate su questa terra prima che divenisse Sicilia. Il bianco/nero è il giusto mezzo, la narrazione. Utile  a percorrere qualche millennio di storia attraverso strade diverse che talvolta si incrociano ma più spesso si sovrappongono.
Veramente un bel lavoro Max. :)

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  • Nikonlander Veterano

Noi viviamo in un mondo a colori,ma non c’è dubbio alcuno, che in taluni casi una foto in b/n da sola racchiuda e racconti una storia.ottimo collage di immagini.bravo.

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Ospite
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