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Buon Compleanno a Te, S... !


Max Aquila

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Compiere 70 anni non è facile, meno che mai se invece di una persona, sia un progetto a varcare un simile traguardo.

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6FB è il suo nome sulla carta,  Nikon I-M-S, quello del prodotto finale

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Masahiko Fuketa a capo del gruppo di ingegneri che, ispirandosi agli stilemi delle RF Leica e Contax, realizzò sul finire del 1948 il modello Nikon I

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A compiere 70 anni oggi è quindi la mia Nikon S,  terza espressione del progetto 6FB: ancora identica nel disegno al progetto iniziale, salvo i connettori di sincro flash ed il formato, portato a 24x34mm, dai 24x32mm iniziali della I e della M, per espressa richiesta dell’importatore americano Joe Ehrenreich, in funzione della sua commercializzazione in USA, dopo che, durante la guerra di Corea, il reporter di Life, David Douglas Duncan, l’aveva provata, apprezzata e consigliata ai suoi colleghi, al posto di Leica e Contax

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specialmente abbinata al mediotele che qui vedete raffigurato, il Nikkor P.C. 8,5cm f/2, nella sua terza versione, proprio del 1953, quindi perfettamente centrato in questo compleanno.

Il 1953 è  l’anno della svolta per le RangeFinder Nikon, del passaggio dal progetto iniziale a quello delle innovazioni, sigla 16FB, da cui promaneranno la Nikon S2 e le successive SP e S3, in un percorso di successo che porterà dritto alla fase successiva, quella della Nikon F reflex del 1959, che dedica la sua iniziale a quella del cognome di Fuketa, della cui immaginazione, fu ultima creatura.

Le rughe, i segni, l’usura del metallo sulla mia Nikon S, danno il senso di una vera macchina fotografica usata: che ha scattato migliaia e migliaia di fotogrammi, e sul cui pressapellicola è strisciata pellicola per chilometri.

Ma perfettamente funzionante, ancora oggi, 70 anni dopo …

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L’incredibile modernità della grafica del marchio, crasi del nome originario della fabbrica, Nippon Kogaku, a rammentare con sfacciato senso di sfida quel nome “Ikon” che tanta suggestione provoca in abbinata al marchio Zeiss, ancora oggi, tanto da impedirne l’utilizzo in Europa sulle sue ottiche, appositamente diversificate in Nikkor, il richiamo neppure tanto remoto alle architetture Art Noveau che avevano caratterizzato i decenni iniziali del ‘900, la sensazione materica dell’alluminio spazzolato di rivestimento alla sottostante cassa, sono tutti elementi di decoro inscindibili da questa famiglia di fotocamere a telemetro della Casa di Tokyo.

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La cura nel dettaglio di ogni particolare, ghiere, manettini, pulsanti e scritte, ne fa un prodotto superiore ad ogni altro concorrente, fin dal suo esordio del 1948.
Purtroppo condizionato dal pregiudizio riguardo la nazione giapponese, sconfitta ed occupata fino alla metà del 1952 dagli americani: come citato sugli apparecchi Nikon prodotti fino a quella data con la sigla MIOJ (made in occupied Japan)…

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Un coacervo di elementi classici e moderni in questo progetto 6FB

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La doppia ghiera coassiale per i tempi lenti e veloci, il manettino di sblocco per il riavvolgimento della pellicola, il pulsante di scatto con ghiera coassiale di blocco, la rotella di regolazione “a dito”  della messa a fuoco degli obiettivi standard con montatura esterna (mutuata dalle Contax, come la baionetta di innesto)

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Otturatore con tendine in seta gommata a scorrimento orizzontale (mutuate da Leica, mentre Contax III aveva già tendine a scorrimento verticale in metallo) ma caricamento pellicola enormemente facilitato rispetto Leica, con fondello totalmente asportabile (per trovarlo incernierato dovremo aspettare la Nikon F2 del 1971): per dirlo ancora…perfettamente funzionante a 70 anni di distanza.

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Base telemetrica abbastanza larga da consentire l’uso di obiettivi fino a 13,5cm senza bisogno di cassetta reflex, con la quale le RF Nikon si spinsero ad utilizzare teleobiettivi da 25, 50 e 100 cm !  
Però…che tortura l’uso dell’oculare!   Fu il primo elemento a diversificare in meglio la S2 del 1954

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 Nel dorso della S2 è incisa la matricola del corpo macchina, a dimostrare l’estremo grado di coerenza tra le parti della fotocamera: la mia riporta anche un timbro di manutenzione, evidentemente effettuata nel marzo del 1958… dubito che ne abbia goduto ancora oltre, e ciononostante…

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Le prese sincroflash per spinotti a banana, sono invece il tratto caratteristico della S, rispetto i due modelli precedenti: divisi per tipo di lampada flash (uno scatto = una lampada) che si differenziavano per la durata del lampo.

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La doppia baionetta, interna per le ottiche standard, esterna per tutte le altre, resta un elemento caratterizzante questa serie di fotocamere e la rende compatibile con buona parte degli obiettivi Zeiss per Contax prebellica e Krasnogorsk per le Kiev IV e successive, copie sovietiche delle Contax.

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Le Nikon a telemetro non sono state solamente un riferimento per i fotografi e per i marchi concorrenti, ma hanno indirizzato Nikon a determinare quei cambiamenti che dal progetto originario, frutto della necessità di conversione aziendale postbellica, attuato con la precisione e l’umiltà tutta orientale di prendere esempio dalle migliori realizzazioni occidentali, per raggiungere quei livelli di perfezione industriale che consentirono la progettazione di macchine come la Nikon SP del 1957 e la cugina Nikon F del 1959: meno di undici anni per l’attuazione di un programma industriale che è sopravvissuto fino ai giorni nostri con i prodotti dell’attuale eccellenza della nuova baionetta Z, di nuovo senza specchio, come la mia Nikon S con i suoi obiettivi del 1953.

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Max Aquila photo (C) per Nikonland Magazine n.3/2023

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  • Eccellente, grazie ! 5

2 Commenti


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  • Amministratori

La mia Nikon S fa parte di quegli oggetti Nikon che grazie alla smania di rinnovamento dei collezionisti d'oltreoceano ed alla concomitanza di ebay, su cui opero da 21 anni, sono riuscito a far mia con poca spesa, nel 2004: proviene da Woodbridge, nel Connecticut e non so da quanti altri posti prima di li.

Non ho idea di quante immagini abbiano strisciato contro il suo pressapellicola e di quante persone vi siano state ritratte.

Ma il senso di una fotocamera e dei suoi obiettivi è tutto qua: la storia di tante vite riunita e condensata in un rettangolo di pellicola (oggi su di un sensore).

Una cosa davvero incredibile, solo al pensarci.

Grazie...

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