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Nielsen : sinfonie n. 2 e n.6 - Danish National Symphony Orchestra/Fabio Luisi


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Nielsen : sinfonie n. 2 e n.6 - Danish National Symphony Orchestra/Fabio Luisi
DG 27 gennaio 2023, formato 96/24, comprato

***

Incendiarie, vivide, brillanti, ricche, sono alcuni degli aggettivi che sono stati associati con queste esibizioni di Fabio Luisi alla testa della stessa orchestra con cui Nielsen condusse le sue sinfonie 100 anni fa.
Si conclude con questo disco questa integrale che è tra i fenomeni discografici degli ultimi anni, ben più - a mio parere - del Sibelius di Klaus Mäkelä.

Sarà che l'italiano è schivo per natura (Luisi) o che l'italiano (in generale) non fa notizia se non si traveste da donna e bacia un altro uomo, ma si dovrebbe parlare di più di questo direttore e di quello che sta facendo con un'orchestra tutto sommato "provinciale" rispetto alle grandi formazioni europee.

Queste sinfonie - certo, non per tutti i palati - sono robusti edifici sonori che passano dal freddo mare del nord di Elsinore al magma incandescente dell'Islanda.
La grande orchestra sfruttata in ogni sua nuance, con dinamiche stratosferiche e soluzioni che erano impensabili in un periodo in cui la sinfonia era già un dinosauro.

Hanno sottotitoli in danese (la seconda che è in questo disco "De fire Temperamenter", la quarta già pubblicata "Det Uudslukkelige") e in italiano (sinfonia espansiva, la terza, sinfonia semplice, la sesta) e qualche cosa vorrà dire.
I movimenti hanno indicazioni italiane (allegro sanguineo, collerico, malinconico, flemmatico) e la musica segue l'indicazione andando anche oltre la lettera.

Luisi in qualche momento può sembrare compassato ma è facile che Nielsen prenda la mano e diventi cacofonico. Niente a che vedere con certo Mahler, questa non è musica decadente, c'è anima, amore, passione, speranza, forza.
Tutto quello che il mondo tedesco si era intanto giocato nella Grande Guerra e durante i tempi di Weimar.
E nulla delle atmosfere gotico-orrorifiche di Shostakovich e di Prokofiev, al servizio dell'uomo nuovo sovietico.

E' l'ultimo sussulto dell'occidente musicale tradizionale, quello nato con Bach e morto con Brahms, sepolto con Strauss.
Le fanfare e i cori degli ottoni ci vogliono eccome. Ci aspetta tutti il Valhalla.

Registrazione potente, con un basso esagerato che ci vuole tutto.

Grandi dischi.

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