Tchaikovsky & Babajanian: Trii per pianoforte - Vadim Gluzman, Johannes Moser, Yevgeny Sudbin
Tchaikovsky, Trio per pianoforte Op.50 TH 117
Babajanian, Trio in fa diesisi minore
Schnitke, Tango (Arr.Sudbin)
Vadim Gluzman, violino; Johannes Moser, violoncello; Yevgeny Sudbin, pianoforte.
BIS, 2020
***
Ammettiamolo, Il Trio per pianoforte di Tchaikovsky, piatto forte di questo disco, è un’opera che speso risulta di difficile esecuzione, e spesso anche di difficile ascolto, per la sua lunghezza (48 minuti in questa edizione), per la sua particolare struttura bipartita, per il bilanciamento tra i tre strumenti e per il rischio di scivolare in una lettura eccessivamente enfatica e retorica.
I tre interpreti di questo disco, gli ottimi Vadim Gluzman al violino, Johannes Moser al violoncello e Yevgeny Sudbin al pianoforte, riescono nel miracolo di restituirci tutta la poesia e lo slancio di questo Trio, convincendo nella maniera in cui riescono a tenere insieme i due movimenti, senza operare tagli (come fecero altri illustri predecessori) e raggiungendo un perfetto amalgama delle voci dei tre strumenti.
Sudbin con il suo tocco leggero e articolato e una gamma timbrica incredibile, in cui si fondono alla perfezione lo Stradivari di Gluzman e il Guarnieri di Moser, riesce a dare coesione alla struttura così variegata, senza soffocare gli altri due strumenti con una partitura in effetti eccessivamente sbilanciata verso il pianoforte.
Interessante e personale il secondo pezzo del disco, il Trio del compositore armeno Arno Babajanian del 1952. Ci sono echi di Shostakovich e Kachaturian, ma onestamente dopo il romanticismo di Tchaikovsky ho fatto fatica a passare a questa opera composta 70 anni dopo in un contesto molto diverso. Probabilmente altri accoppiamenti sarebbero stati migliori.
Chiude il disco come una sorta di bis la trascrizione dello stesso Sudbin di un Tango di Schnitke composto nel 1974 per due violini, orchestra d’archi e clavicembalo.
In sintesi un disco da avere per la magnifica interpretazione del Trio di Tchaikovsky, che nelle ultime settimane ho ascoltato e riascoltato innumerevoli volte.
Ottimo il lavoro degli ingegneri del suono della BIS, che ci rendono un’immagine equilibrata e omogenea, con i tre strumenti sempre in rilievo.
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