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Giuseppe Paglia

Nikonlander
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Tutti i contenuti di Giuseppe Paglia

  1. Grazie a @Francesco Contu e @Gianni per gli aggiustamenti sulle info didascaliche. L'errore sull'Alzavola è solo stato un refuso nei copia ed incolla (troppo diversa dalla Pettegola a partire dalla base del becco più larga e vicina agli anatidi). @Paolo_LC se mi spieghi il perché del tuo potrebbe essere un momento di riflessione. Grazie. Intanto ancora Buon 2024 a tutti i Nikonlander
  2. A novembre mi dedico sempre qualche giorno di relax in giro per l'Italia e quest'anno la scelta è caduta sulla zona termale di Saturnia, in provincia di Grosseto, dove non molto distante insiste la Laguna di Orbetello. L’Oasi della Laguna di Orbetello venne istituita nel 1971, a seguito dello straordinario ritrovamento di pochi anni prima da parte di Fulco Pratesi e Hardy Reichelt di una piccola colonia nidificante di cavaliere d’Italia, una specie considerata estinta nel nostro Paese dall’inizio del secolo scorso. Orbetello offre tutto il fascino che solo le zone umide sanno dare e frequentarle significa entrare nel più profondo e ancestrale rapporto che abbiamo con l’ambiente naturale. Per la mia visita ho prenotato un giorno chiuso al pubblico e mi ha dato modo di girare in perfetta solitudine e silenzio fra i capanni per tutta la giornata, purtroppo la giornata è rimasta nuvolosa e non ho avuto modo di fare degli scatti con la luce radente. Ciò nonostante, la sensazione di benessere che ho provato mi ha pervaso per tutto il giorno. Tra le zone umide costiere, Orbetello rappresenta veramente una delle lagune italiane più significative, dove potenzialmente è possibile assistere quotidianamente a scene indimenticabili ma in realtà può anche accadere completamente niente! Nonostante quest'anno la laguna abbia tanta acqua (quindi anche vicino ai capanni di osservazione), tutte le mie osservazioni sono avvenute abbastanza distanti e ho supportato la lente, spinta sempre a 600mm, con l'opzione DX. La giornata nuvolosa ha avuto il vantaggio di impedire la creazione di fastidiosissime ombre ma, al contempo, mi ha costretto ad alzare gli ISO più di quanto avrei voluto. La varietà della fauna della riserva è vastissima ma alcune specie erano talmente lontane che ho fatto a meno anche di scattare (come alla bellissima coppia di falco pescatore che nidifica sopra una torre artificiale costruita appositamente). Poi, alla fine, però, quando stavo per tornare a Saturnia, le due Gru che erano state avvistate in laguna, per la prima volta in stagione, il giorno precedente sono atterrate proprio nei pressi del capanno numero 3, dove mi trovavo pronto allo scatto, anche a pieno formato. Ne trovate testimonianza anche qui sul profilo ufficiale Instagram dell'Oasi. Fenicottero Spatola Fenicottero Chiurlo maggiore Avocetta Airone cenerino Alzavola Chiurlo maggiore Garzetta Ibis Sacro Garzetta Pittima reale Fenicottero Pittima reale Fenicottero Mestolone Pettegola Gru cenerina Tutti gli scatti sono stati realizzati con Nikon Z8 e Nikkor Z 180-600mm. Diaframma f/8 con una sensibilità compresa fra 800 e 1600 ISO per garantire dei tempi di sicurezza.
  3. Giuseppe Paglia

    Gatto indagatore

    Dall'album: Nikkor Z 24-120/4 S

    Che accade la fuori?

    © GiPa

  4. Giuseppe Paglia

    Gatti in attesa

    Dall'album: Nikkor Z 24-120/4 S

    Ma quando apre la mensa?

    © GiPa

  5. Giuseppe Paglia

    Gatto sonnecchioso

    Dall'album: Nikkor Z 24-120/4 S

    Mi godo questo bel tepore

    © GiPa

  6. Spesso succede che i nipoti (e soprattutto i pronipoti) vivano lontani dai nonni e allora quale migliore soluzione se non una cornice digitale al posto degli albumetti di foto che tutti sfogliavamo un tempo? Però non solo i bambini vivono in altre città ma anche i genitori che dovrebbero aggiornare le foto e quindi scopriamo che la tanto meravigliosa idea non era poi così perfetta. Per vedere i pronipoti crescere le abbiamo comprato un tablet, scaricato Whatsapp, e fino all'anno scorso riuscivamo anche a farci le videochiamate. La cornice è ancora sul comò di mia mamma e tutte le volte che torna la luce in casa dopo un momentaneo distacco della rete elettrica lei si riaccende e riparte con lo slideshow.
  7. Auguri a tutti di un Lo so, c'è anche Natale prima ma sono già curioso di scoprire se Mauro, in veste di Sibilla Cumana, ci ha azzeccato (e normalmente ci prende)
  8. Atterrati a Windhoek siamo andati a Sud e poi saliti a Nord nei giorni successivi.
  9. Giuseppe Paglia

    Namibia

    "Il paese dell’acqua asciutta, la terra che Dio creò in un giorno di rabbia, come vuole una leggenda locale L’incantesimo del nulla, distese roventi di polvere Rossa mitigate dall’azzurro smerigliato del cielo Strade zitte che si perdono all’orizzonte, camminate incessantemente da uomini e donne diretti verso improbabili destinazioni" L’etimologia della parola safari è una voce swahili che significa viaggio, derivata dall’arabo safara – viaggiare – che è giunta a noi attraverso l’inglese. Per la stragrande maggioranza delle persone però il safari è una battuta di caccia grossa o spedizione fotografica condotta nei territori dell’Africa equatoriale o tropicale, all’interno di una regione ricca di animali, sia per fini venatori, sia per fini scientifici, documentaristici o turistici. Anche se oggi i safari vengono condotti a bordo di massicci veicoli a motore e con equipaggiamenti moderni, nell’immaginario collettivo rimangono associati all’uomo bianco e biondo, baffuto con in testa il classico Pith helmet inglese (Casco del midollo, noto anche come casco da safari) e in spalla un fucile rétro, che scruta l’orizzonte col binocolo, alla guida di una lunga e difficile spedizione nell’ignoto della savana. È forse per questo che il safari resta indissolubilmente connesso all’avventura, colorata di rischio, adrenalina, fascino e senso di libertà e ha una presa tale da essere per noi, oggi, difficilmente comprensibile. Sempre dalla lingua inglese preleviamo il termine Big Five, ovvero i Grandi 5. Il termine risale al passato ed indicava i cinque animali più difficili e più pericolosi da cacciare a piedi. Oggi il termine è rimasto, ma ovviamente non ha nulla a che vedere con la caccia, semplicemente rappresenta i 5 top animali di un safari: leone, leopardo, elefante africano, il bufalo del Capo e il rinoceronte bianco. Nel concreto, però, gli animali che si avvistano durante un viaggio fotografico sono ben di più, infatti alcuni degli animali africani più belli, più ricercati e interessanti non rientrano nella lista dei Big Five. In Africa non si va tutti i giorni e la mia scelta è ricaduta sulla Namibia, con paesaggi mozzafiato, bellissimi paesaggi desertici e desolati e un abbondante fauna selvatica, una destinazione che sicuramente stupirà e ispirerà ogni visitatore. Ho scelto il periodo coincidente con la fine della stagione secca, quando si possono vedere gli animali vicino alle pozze d’acqua. Dopo Solitaire, un piccolo insediamento nella Regione di Khomas, vicino al Parco Nazionale di Namib-Naukluft, che dispone dell'unica stazione di servizio lungo il percorso che va dalle dune di Sossusvlei alla costa fino a Walvis Bay, mi dirigo a Sud fino ad arrivare, sotto il cielo perfettamente blu, ad osservare forse lo spettacolo più famoso di tutta la Namibia. Le imponenti dune di sabbia di Sossusvlei fanno da sfondo agli alberi neri appassiti e bruciati che emergono dalle sabbie bianche sottostanti, e la più nota, la Duna 45, a stella, composta da sabbia risalente a 5 milioni di anni fa, regala panorami mozzafiato. Da lì, risalgo verso Nord, attraversando il Parco nazionale di Namib-Naukluft, dirigendomi verso il Parco nazionale Etosha. Con il significato di “Great White Place” nella lingua locale, l’Etosha era un tempo parte di un enorme lago che si è prosciugato da tempo, ora è di un bianco polveroso per via della sua natura salina, è esteso come una regione italiana, con enormi distese di laghi salati e di vegetazione. È proprio durante questo trasferimento che inizio ad avere i primi avvistamenti con la fauna africana, a partire dallo sventurato Orice, incredulo che anche in queste enormi distese ci fossero delle recinzioni, fin quando non ci si è ritrovato impigliato. Fortunatamente una guida locale è riuscita a liberarlo e l’animale si è immediatamente allontanato. A causa del suo ambiente arido, la Namibia non è così ricca di animali selvatici come in Kenya e Tanzania, ma sono comunque presenti tutti gli animali che ci aspetteremmo di trovare in un safari africano, come i grandi predatori e gli enormi branchi di elefanti. A completare l’enorme varietà della wildlife namibiana sono stati Rinoceronti e Bufali, Zebre e Giraffe, Sciacalli e Ippopotami e, fra gli ungulati, Orici, Springbok, Impala ma anche qualche esemplare di Cudù, Kobus e l’Alcefalo Rosso. Se ne sente tanto parlare, ma chi sa davvero cos'è il Mal d’Africa? Forse è uno stato dell’anima prima ancora che mentale, quella struggente malinconia che ti coglie, di quelle che verrebbe voglia di fare una follia e prendere il primo aereo disponibile: destinazione Africa. Non esiste una definizione precisa, proprio perché i sentimenti che ognuno prova sono talmente differenti e così intimi che si può solo pensare di viverli e di conseguenza cercare di spiegare. Una cosa è certa (almeno per me), il Mal d'Africa ti prende non dopo che sei tornato, ma quando ancora sei là, quando guardando un tramonto tra le dune del deserto pensi che tra poco dovrai lasciare quella terra ed allora ti assale una forte malinconia, come se si stesse per spezzare un legame che ci ricorda quello che eravamo prima di crearci intorno un mondo non nostro, fatto di palazzi e cemento. È un conscio desiderio di continuare a rimanere legato ad una terra dove hai incontrato occhi sorridenti nonostante la povertà.
  10. Valerio, sai che ha dell'ansiogeno questo racconto? Come finirà? Vincerà lui o le Gru riusciranno ad eludere il suo obiettivo? E attorno tutto il resto del mondo animale che transita dalle tue parti. E' come una fiction gialla dove il caso principale si snoda lungo tutte le stagioni e solo all'ultima puntata, dell'ultima stagione svelerà il colpevole. E' superfluo dire che stiamo tutti aspettando la prossima stagione. Grazie per la condivisione delle foto e del tuo diario di appostamenti.
  11. Giuseppe Paglia

    DZ9_2317.jpg

    Un soldino per i tuoi pensieri ... Bellissimo scatto Dario
  12. Giuseppe Paglia

    0 °C

    Ogni tanto sorride anche
  13. Sono uno dei 44 ed è proprio vero che entrare nel sito da un notebook o da un desktop è un favore che faccio esclusivamente a me stesso!!!
  14. Riccardo, scegliere fra i moltissimi scatti che certamente avrai portato a casa non sarà stato facile! Grazie anche perché mi hai fatto tornare indietro di qualche anno. Il mio viaggio in Islanda risale al 2019 e considerato che la variabilità atmosferica è una delle caratteristiche precipue di quella splendida isola riuscire ad azzeccare anche un periodo limitato di 10 giorni con il bel tempo non è semplice. In estate, le ore di luce sono tantissime e si ha modo di vedere i Puffin (o Pulcinelle di mare), che vivono sulla terraferma solo per nidificare da maggio ad agosto, ma scordiamoci albe o tramonti se non con la consapevolezza di stare svegli 18/20 ore. In inverno invece fotografi albe e tramonti e se si è fortunati anche qualche aurora boreale ma c'è il problema delle bassissime temperature e delle strade interne spesso impraticabili per neve. Bisognerebbe trasferirsi in Islanda tutto l'anno per poterla fotografare a 360°. Chi vorrà farlo, però, deve sbrigarsi, perché gli effetti del riscaldamento del pianeta si vedono anche in Islanda con il ghiacciaio Vatnajokull che si erode sempre di più nella sua lingua di ghiaccio che arriva al mare, fino ad arrivare al primo funerale di un ghiaccio scomparso - l'Okjokull - a causa del surriscaldamento globale, con tanto di cerimonia ufficiale nel 2014 e apposizione di una targa commemorativa da parte della premier islandese.
  15. Ci sei riuscito perfettamente Alessandro ma con le tue parole piuttosto che con le immagini, perché l'unico riferimento è la vista in lontananza del ponte provvisorio, per il resto sono scatti che realizzeresti, a Venezia, tutti i giorni. Posso capire il tuo proposito di non fotografare all'interno della Chiesa ma un reportage vorrebbe un racconto completo, io penso sempre ai giornalisti e ai loro operatori che devono documentare i primi momenti delle sempre più frequenti tragedie del giorno d'oggi, in mezzo alle persone direttamente colpite. Avresti potuto riprendere un ingresso di tanti fedeli in Chiesa e lo scatto silenzioso delle Z avrebbero potuto aiutarti anche all'interno senza disturbare nessuno. L'uso del bianconero per rappresentare con la giusta sobrietà il momento del ringraziamento alla Vergine Maria Santissima è un'ottima scelta. Buona Festa
  16. Io però le asole le trovo utili perché durante gli spostamenti tenerlo a spalla, montato su un corpo macchina, senza che il suo peso vada ad impattare sul bocchettone d'innesto, è importante oltre che comodo per l'equilibrio del peso.
  17. Hai ragione, cliccando sull'autore della foto si apre il suo profilo e si può andare sulle sue images. C'è anche quello allora! Giusé ma che voi de più???
  18. Considerato che non stiamo parlando del premierato della Repubblica italiana ritengo di essere in grado di rispondere sì o no al sondaggio. Il mio è un NO. Non sono stato un Nikonlander 1.0 (all'epoca forse era solo un iscritto ma non partecipante) e quindi non posso dire se la navigazione fosse più o meno snella ma a me questa struttura non dispiace. Variazioni? A me i Clubs piacciono e concordo che tenere il Wildlife senza che venga più alimentato non ha senso. Apparecchiature ha un indirizzo ben preciso, come Variazioni Goldberg e Modelle. Restano quelli redazionali e Fotografia ma Nikonland parla di fotografia e quest'ultimo non lo toccherei affatto. Sui redazionali, considerate le ultime vicende, decidano Mauro e Max. Miglioramenti? La sezione Foto suddivisa per argomenti e obiettivi la trovo azzeccata ma mi piacerebbe trovare all'interno della sezione stessa una possibile ricerca per autore. Buon inizio di settimana a tutti
  19. Sul fatto che la qualità della luce e dell'aria fra il teleobiettivo e il soggetto incida sul risultato della foto lo sappiamo bene, se non per esperienza diretta, anche solo per averlo letto sugli articoli di Nikonland e comunque non credo solo in montagna o al mare. Detto ciò, esplicito meglio il mio parere molto personale. Forse che con il 600f/4, magari, il tempi sarebbero potuti essere glaciali per tutti gli scatti e con un 800mm magari avresti potuto fare meno ricorso al DX. Ovvio che la domanda è ma il differente impegno economico (vi risparmio il calcolo, 758,9% per il 600mm f/4) compensa i miglioramenti della foto? Se la risposta, a prescindere da quelle che sono le finalità della foto, fosse sempre NO allora sono molto contento di aver acquistato il miglior teleobiettivo del catalogo Nikon.
  20. Quelle sono regate di allenamento e tu hai un ottimo campo di fotografia per i test dei lunghi tele. Io invece devo accontentarmi delle briciole. In tutta onestà non avevo mai visto pescare col barchino ma questo tizio non era il solo e quindi vuol dire che nella zona di Orbetello (sono sempre davanti alla spiaggia Feniglia, quella dei cani) è uso farlo. Hai ragione sul fatto che i mm in mare non bastano mai ma ancora una volta le tue foto mettono in risalto la bontà del telezoom Nikon. Sarebbe ingiusto parlare di eccellenza (ingiusto soprattutto verso il 600mm f/4 e anche verso l'800 f/6.3) ma tutto va contestualizzato, a partire soprattutto dalla finalità degli scatti.
  21. Ho iniziato a frequentare attivamente Nikonland dalla fine dello scorso anno, fino ad allora ero entrato ed uscito da alcuni siti, nel giro di mezz'ora, non mi serviva molto per capire quanta poca sostanza ci fosse dietro i loro forum. Non parliamo neppure degli pseudo gruppi fotografici presenti sui social!!!
  22. Il mio riferimento era alle arti visive per comprendere oltre alla fotografia anche qualche film e dei documentari che ha realizzato ... e con quelle ci ha vissuto anche bene. Però hai ragione sul suo modo di intendere la fotografia e con questa prospettiva va visto quel suo progetto molto sarcastico (The art of André S. Solidor) dove si inventa un suo alter ego “fotografo artista” che presenta tutti i suoi lavori con paroloni e concetti di difficile comprensione, proprio come fanno i galleristi e i critici che lui appunto detestava. Diceva che la fotografia va usata per comunicare ed essere occasione d’incontri, di testimonianza.
  23. I cani nella sua fotografia sono sempre stati una cifra perché li amava e poi, ironizzando, diceva non si oppongono mai a farsi fotografare e non chiedono stampe! Una vita dedicata alla promozione delle arti visive. Mancherà a tutti.
  24. Come impegnare piacevolmente le giornate Ma alla fine hai capito se è stata più la sensazione di nostalgia degli scatti di 25 anni fà o dell'input indotto da Mauro?
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