Vai al contenuto

Massimo Vignoli

Nikonlander Veterano
  • Numero contenuti

    5.660
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    132

Tutti i contenuti di Massimo Vignoli

  1. Io a correre, perché ho in testa una foto che sta 1600mt di dislivello sopra la macchina.... e voglio vedere se a giugno/luglio riesco ad andare a prendermela p.s.: "caccia le foto" che siamo affamati!
  2. Di sicuro, certe cose sono innate. Si chiama talento. Ma nessun talento esprime il suo potenziale senza essere coltivato ed allenato. Neppure quello di Maradona, dei musicisti, dei pittori,.... e dei fotografi. Io non credo che Paul Nickeln, per tornare al genio che ci ha raccontato come ha affinato la sua arte con il suo libro, sarebbe mai diventato quello che conosciamo se invece di stare sul campo a fotografare i suoi soggetti preferiti fosse stato davanti al PC come noi stiamo in questo sabato. Cosa che non significa l'opposto (cioè che noi al suo posto avremo raggiunto le altezze siderali della sua arte).
  3. Se è davvero tasso 0, senza spese e balzelli, chi glielo farebbe fare? ci smenerebbero il costo finanziario oltre all'inflazione. Vogliono semplicemente evitare di dar troppo fastidio alla rete dei negozi, che il materiale glielo pagano 60 giorni dopo averlo ricevuto. E che, spesso, fanno lo sconto ai loro clienti sul listino.
  4. Speriamo che arrivi, il 3.0 è di ottobre 2022!
  5. Ne venderanno una vagonata, allora. Mi aspetto l'effetto D850, per lungo tempo in backorder. E nel breve anche una bella disponibilità di Z9 usate molto poco a prezzo progressivamente in riduzione, da parte chi vuole risparmiare qualche etto/cm. Nel lungo, invece, anche un effetto traino sulla Z9. Nel senso che quelli che comprano la Z8 come prima Z performante potrebbero scoprire di volere l'impugnatura integrata e la batteria grande.
  6. Per me la questione chiave è mettersi in gioco. Molto più facile farlo quando fotografi un soggetto di cui hai ampia disponibilità e che magari hai fotografato molte volte. In quel caso fallire ti pesa molto meno. Io credo che sia un fatto culturale, tanto è vero che d'istinto, non l'ho corretto apposta, sopra ho scritto fallire. Provare cose mai fatte e non ottenere il risultato non è fallire, ma è crescere se lo si fa con metodo e volontà di riuscire. Un po' come se dicessimo ad un bimbo che impara a scrivere che la sua prima pagina di A, sempre che si insegni ancora così a scrivere, è un fallimento perché gli sono venute irregolari e storte. Tu che sei esperto di arti orientali sai bene che per arrivare al risultato occorre lavorare, lavorare e lavorare ancora. Occorre solo decidere di provare ad andare in direzioni sconosciute. E poi farlo davvero. Relativamente al prevedere l'effetto finale, uno ha un'idea. A volte è giusta ed a volte sbagliata. La scorsa estate quando giocavo con i controluce delle damigelle per avere lo sfocato "a palle" ho fatto mille mila foto prima di ottenere qualcosa che somigliasse all'idea. Ho anche finito per comprare un filtro economico su amazon, rovinarlo con la cartavetro per metterlo davanti al 105MC e vedere se ne faceva di più... (NDR: non ne fa di più, ma se sei costipato... beh le immagini risultanti ti aiutano a liberarti ). Oppure quando giochi con i flash. Dopo un po' memorizzi cosa succede... ma all'inizio ci provi appoggiandoti alla teoria ma vedendo che succede. Ma un conto è prevedere la caduta di luce al quadrato della distanza.... un altro i riflessi e l'effetto su soggetti parzialmente trasparenti e riflettenti, come si proiettano le ombre, quanto le vuoi schiarire o scurire....
  7. Secondo me, la maggior parte, sono frutto della combinazione tra l'abilità del fotografo nel pensarle->vederle->farle ed il fatto di essere nel posto giusto al momento giusto. Cosa, anche la seconda, che è spesso frutto di molto lavoro e pianificazione. La causalità è più sistematicamente presente nel percorso di crescita che che ti porta li. Ne ho scritto nell'articolo sotto, raccontando del percorso che mi ha portato a fare certi sfocati, tra cui quello del ritratto del dente di cane che ho usato per illustrare questo articolo. Tecnica che ritrovi anche qui, perché ormai è nella mia "cassetta degli attrezzi".
  8. Che occasione! comprato anch'io, grazie!!!
  9. ...secondo Paul Nicklen. Spesso, quando vedo fotografie particolarmente creative, mi chiedo “ma come accidenti avrà fatto a pensarla?" Sempre, concludo dicendomi che l’autore è un vero genio, ha talento e lo fa per mestiere quindi riesce a dedicarci un mucchio di tempo. Di sicuro questi - talento e tempo - sono ingredienti determinanti. Ma non sono gli unici. Per migliorare, per arrivare a fare foto sorprendenti come le sue, occorre provare a fare quello che non si è capaci a fare. Uscire, a tentativi ed esperimenti, fuori dalla confort zone e fare cose delle quali non si è sicuri. A volte nemmeno un po’. Tanti anni fa, quando ho iniziato a fotografare, seguivo un consiglio del mitico, almeno per me, John Shaw, che suonava più o meno così: quando hai fotografato il tuo soggetto come hai pensato di fotografarlo…. prendi dalla borsa la lente per te meno adatta e provaci con quella. Devo dire che l’ho seguito per anni, ma da molto faccio una cosa diversa: penso all’effetto che cerco e provo a realizzarlo. Ma così niente mi sorprende se non, a volte, il riuscirci. Io credo molto che sia importante crescere come fotografi anzi, meglio, come artisti. Per questo cerco di dedicare tempo a questi argomenti. Purtroppo, la maggior parte delle volte trovi le ricettine trite e ritrite, come la regola dei terzi o l'istogramma svelato o... A volte, invece, inciampi in qualcosa di illuminante: il racconto di come Paul Nicklen è arrivato a produrre le sue immagini migliori. Lo scrive in un suo ebook, intitolato Photographing WILD insieme a molte altre cose interessanti. Lo consiglio a tutti, 20$ molto ben spesi secondo me - lo trovate qui. Questa la copertina. Che dice il buon Paul? “Get the safe shot. Make it sharp. Then put your energies into making something great, something that will draw the viewer in. And then you’ve done that, take it one step further”. Insomma metti al sicuro il risultato minimo, poi prova ad andare oltre. E poi prova ad andare ancora più in là. Era ovvio, è un artista. Non può essere un consiglio pratico su come muovere le ghiere. Non di meno l'ho trovato illuminante perché razionalizza quello che a volte provo a fare. E perché è utile farlo. Ha dato un nome a questa pratica, la chiama 20-60-20. Il primo 20 è finalizzato a mettere in sicurezza il risultato, fare in modo di non tornare a casa con le tasche vuote. Beh, lui lo fa per lavoro e deve produrre. Ma notate che questa è la parte più piccola del tempo. Quella che, se si domina la tecnica, produce fotografie che sono commentate come “Che dettaglio! Che nitidezza! Tecnicamente perfetta!”. Magari anche “ben composta!”. Insomma, una buona immagine. Purtroppo è qui che noi comuni mortali ci fermiamo troppo spesso. Dedicando tutto il restante tempo… a rifare foto sostanzialmente come quelle già fatte. Certo non sempre, perché si cambia soggetto, a volte punto di vista. Ma raramente davvero “altre foto”, perché quello che non cambiamo è la cosa più importante: il modo di fotografare. Lui, invece, cambia marcia ed entra nel secondo stadio, il 60. Che rappresenta la maggior parte del tempo della sessione. Perché una buona immagine non è il suo obiettivo, lo è una grande immagine. Questo è il momento in cui lui spinge se stesso oltre. Quando sperimenta, fa cose che non ha fatto prima…. E guarda cosa succede. Fino a quando non esce fuori qualcosa di cui è soddisfatto. Non l’immagine nitida-bene a fuoco-ben composta, ma quella speciale perché non è la solita immagine. E’ quella che stupisce, che colpisce chi la guarda. Poi c’è l’ultimo 20. Quando butta fuori le idee improbabili o impossibili. Ma le prova! Racconta “Una volta ho fatto un’esposizione di 18 secondi di un sommozzatore di notte, a mano libera con una camera subacquea mentre venivo martellato da forti correnti, e quella fotografia è una delle mie favorite di quel incarico (NDR: del National Geographic)”. Ammette che la maggior parte di quelle fotografie sono da buttare, ma dice anche che, facendole, sempre impara qualcosa e fotografando in quel modo cresce come fotografo. “That is my own personal school of growth, and that growth always expands”. Insomma, non è importante quante foto si fanno, se si vuole l’immagine speciale occorre prendere dei rischi, uscire dalla confort zone di quel che si sa fare, del "modo giusto” di farlo. Perché così si imparano altri modi di fare, che ampliano quella confort zone. Il processo si ripete e nel mentre si fanno foto speciali. Nel processo, continua, non preoccuparti se le butti quasi tutte. L’importante è provare a fare grandi immagini e, sbagliando, imparare. Il problema non è fallire, è non provare! Non ho messo didascalie sui dettagli tecnici delle immagini, ma non ho neppure tolto gli exif. Per cui chi non ha capito cosa intendo con l'articolo può andare a leggerli. Ma con l'ultima, che fa da copertina e da chiusura di questo articolo, ringrazio il mio amico Alberto. Con il suo stimolo ho provato i tempi lunghi a 840mm a mano libera, per vedere l'acqua che scorre. E con ostinazione ho cercato il tempo giusto, tra 1/10 ed 1/100, che facesse proprio quel filato li. E si, per averne con il Merlo acquaiolo nitido c'è voluta parecchia pazienza.... già, il 60! Incidentalmente, vedi l'ironia, era 1/60 . NDR - 1 Francamente non sapevo come illustrarlo questo articolo, non potevo prendere immagini di Paul e mi sentivo in imbarazzo a prendere immagini mie, temevo lo consideraste superbia. Ma non potevo non metterne. Allora ne ho scelto alcune, l’unico collante tra di loro è quello di essere “immagini provate”. NDR - 2 Spero di non avervi annoiato con queste riflessioni. E magari, una volta tanto, metterci a parlare di fotografia e non di pixel, millimetri, grammi, giga, euro, … Perché per fare fotografie migliori più della Zxyk serve essere fotografi migliori. Massimo Vignoli per Nikonland (c) 19/5/2023
  10. Ciao Daniele, hai detto molto di te ma hai omesso un particolare determinante. Cosa vuoi fotografare?
  11. Lui è un talento che, in più, ha avuto l'opportunità e la determinazione di dedicare tutta la sua vita a quello. Una miscela che genera... capolavori.
  12. Se mi è minimamente possibile (al momento a giugno ho impegni nel we del 10-11) vengo di sicuro!
  13. Questo è il titolo della newsletter di oggi di Paul Nicklen, un notissimo conservazionista, fotografo e filmaker. Nella sua carriera ha fatto cose straordinarie ed è uno dei fotografi che stimo di più. Non mi dilungo ulteriormente nel raccontare di lui, potete trovare la sua presentazione qui. La neswletter la trovate qui sotto. Non spoilero il contenuto ma secondo me merita proprio l'attenzione di tutti gli amanti della natura. https://mailchi.mp/paulnicklen/from-wolves-to-whales?e=ddac67d6da
  14. Per me sono foto molto ben fatte. Essendomi un po' cimentato so quanto sia difficile ottenere quella perfezione di esecuzione, per cui per me ti meriti di sicuro un sentito Bravo! Come fotografia preferisco decisamente la prima sulle altre. Posatoio e sfondo aiutano il racconto e danno di più di una, seppur non facile da fare, farfalla tecnicamente ben ripresa. Le altre mi sembrano più semplicemente illustrative. Che non vuol dire brutte. Questo è il ragionamento che vorrei discutere insieme perché assunto a dogma non lo condivido. Spiego perchè. Di sicuro quello è il modo di fotografare una farfalla se vogliamo documentare le sue caratteristiche morfologiche. Come detto, per me Gianni l'ha fatto in modo eccellente. Ma la prima non fa solo quello perché sullo sfondo c'è il racconto dell'ambiente in cui vive. Fino qui siamo sempre sulla documentazione, più sofisticata ma sempre documentazione. Ma, fotograficamente la prima ha ritmo! un ritmo dato dai due steli, uno con e l'altro senza soggetto, uno a fuoco e l'altro no. Con l'occhio che si sposta da uno all'altro percependo una sorta di eco. E con le linee dello sfondo che, ancora, ripetono ed accompagnano il movimento. Quello è un ritmo che seconda e terza non hanno. Il soggetto è affondato nello sfondo liquefatto. Composizione super statica. Tecnicamente perfette anche loro, ma mancano di un quid nella composizione che le faccia andare oltre. La quarta è vicina alla prima, ma è meno rifinita. Ovviamente è la mia valutazione soggettiva. Condividete? no? Ne parliamo?
  15. Si Gianni, hai inteso bene. Volevo la felce bella sfocata, con le sue foglie così speciali. E mentre fotografavo ero concentrato sul rendere quell’effetto. Ma ho penalizzato il soggetto, che sparisce.
  16. Meglio? Z9 su 105/2.8MC 1/100 f4 ISO 100 - Mano libera (crop 28Mpix)
  17. Ma sono piccoline... a 50mt vengono dei francobolli. L'unico trucco è stato fare piano piano e stare bassi. Ma forse ho solo avuto fortuna a trovare il tipino confidente.
  18. Nello stesso posto, qualche anno fa, avevo trovato i soggetti giusti ed avevo fatto molto, molto meglio di così! Ma si sa, nature is nature!
  19. In realtà le ho fatte il 23/4... ma c'è voluto un po' per trovare il tempo di guardarle. Z9 su 105/2.8MC 1/250 f4 ISO 360 - Mano libera (no crop) Z9 su 105/2.8MC 1/100 f7.1 ISO 500 - Mano libera (no crop) Z9 su 105/2.8MC 1/100 f4 ISO 80 - Mano libera (crop 32Mpix) Mentre la scattavo, ero convinto che la terza fosse quella che... spacca. Rivista non sono così convinto. Lo sfocato della felce è come lo volevo, ma secondo me sono rimasto troppo basso e mi soffoca un po' il soggetto. Che ne pensate? Le altre le metto per confronto, in quanto a composizione più ordinaria (è la stessa farfallina che dopo un po' ha deciso di cambiare set). BTW da allora non ho più visto nulla....
  20. Bel lavoro! Non sono molto esperto, dei 3 ho usato solo il 105MC (e qualche volta nel passato il 50/1.8S con i tubi). Qui è ben chiaro perché mi piace il 105. Il 300/4? lo vedo solo come il male necessario se fotografi cose che altrimenti ti scappano. Ma io personalmente in quel caso preferisco non fotografarle (lo so, sono strano).
  21. Bravo Roby, un gran bel lavoro ed un esempio per tutti dei risultati che si possono raggiungere con impegno e passione. Chissà che emozione quando la nipotina adolescente, sfogliandolo, riscoprirà se stessa così piccola. Una cosa che le foto lasciate a dormire nello smartphone fino alla loro perdita non potrà mai fare. BRAVO!!!
×
×
  • Crea Nuovo...