Vai al contenuto

Max Aquila

Amministratori
  • Numero contenuti

    19.406
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    219

Tutti i contenuti di Max Aquila

  1. ragà...dappertutto ci sono i finger-addict !!!
  2. eppure...sarebbe uno spunto... Se ce la dessero da colorare prima...?
  3. e che cacchio: anche il 21-10 si sono presi! Vuoi vedere che ...nemmeno per i Morti...!
  4. ANZI... è il perfetto sistema per non sentirsi in obbligo di farla uscire: Signori !!!, Mancano ancora tre teaser...!!!
  5. Da utilizzare in abbinamento alla guancetta frintale, consentirà l'impugnatura della scivolosissima (altrimenti) Zfc con una sola mano. Poi manca solo il guanto contenitore, da avvitare sulla ghiera treppiede e in caso di incidente per staccarla di mano ci vorrà il chirurgo...
  6. quando parlo di spot* però intendo lo spot che salva le alte luci, non lo spot normale... La compensazione a mano durante una discesa dall'onda, quando il surfer supera la zona di luce ed entra in ombra si può fare solo in IsoAuto. Oppure si scatta una sola foto. Io parlo di scatti in raffica
  7. anche perchè i negozi fisici, quando c'erano, mica disimballavano un Eizo ed un Apple per metterceli a confronto: l'acquisto di questi beni è sempre stato al buio. Tranne le eccezioni illuminate che tra poco fioccheranno dopo questa mia osservazione. Direi che Amazon e le sue pecche hanno come contraltare una politica per gli acquisti tutta a vantaggio del consumatore: che le cose le può non solamente provare un giorno, ma anche per settimane/mesi. E chi ce lo doveva dire? Il Paese del BAlocchi. Anche Nikonland ringrazia spesso Amazon...
  8. Inspiegabilmente: visto il revival che stavano facendo con la Zfc rivestita in lega di magnesio. Peraltro il 28/2,8 in versione standard sarà in una plastica decisamente più piacevole al tatto di quella di questo obiettivo, che per ragioni scenografiche andava realizzato COME i Nikkor a cui si ispira. E chi avesse parlato di peso...gli doveva cascare la lingua
  9. Non c'è che dire: ti sta benissimo addosso. Inoltre (e questo non è per tutti uguale) riuscirai ad avere la pazienza per tirarne fuori foto come quelle che hai mostrato e molte altre ancora. Non è per questo che questa macchina è nata nella mente dei giapponesi che l'hanno creata. Ma quelli della nostra generazione siamo guerrieri che sbucano dalla notte, ancora in grado di vedere oltre le tenebre. Una domanda: come la usi? All'antica girando le ghiere di tempi e diaframmi, quindi impiegando svariati secondi a guardare il ponte comandi.... oppure alla ...moderna, occhio nel mirino e ghiere impostate per funzionare come qualunque altra mirrorless?
  10. al confronto la Df era un'astronave: non fosse stato per quella ghiera anteriore davvero ridicola, come del resto nella Z fc, dal cui corpo spunta come una moneta nella gettoniera...
  11. Nikon FM 1977 Nikon FE 1978 Nikon FM2 1982 Nikon FE-2 1983 Nikon FM2new 1989 Nikon FM3a 2001 Nikon Z fc 2021 Ecco tutta la famiglia: ditemi perchè sostengono di aver preso per modello la FM2
  12. veramente ciò che è fuori misura nelle Nikon Z DX è il sensore, per effetto del bocchettone. Ma a parte le notazioni estetiche io non ci vedo proprio nulla di sgraziato, in tutta la linea Z. Vedo pochissimo sforzo nel voler interpretare le forme in modo da lasciare un'impressione personale: come se si fossero occupati dell'architettura interna e non di quella esterna, quella che va in mano al cliente. La dimostrazione opposta del lavoro di team affidato a quattro sbarbatelli magari assunti a tempo determinato, che avrà concorso per realizzare il miglior progetto, dal quale oggi è scaturita la Zfc Basta leggerne il processo di formazione qui Mentre le Z5,50,6,7 saranno state disegnate da personale che lavorava incatenato al tavolo
  13. sono lontani da noi, per età e cultura, Paolo: hanno giocato costruendo qualcosa che loro stessi non avevano mai visto. Come quando la maestra fa disegnare a tutti i bimbi della classe lo stesso disegnino per la festa della mamma, cui poi lo regaleranno a tempo debito. In realtà il pensiero d'amore è della maestra: che non è in quelle foto di gruppo degli scolaretti Zfc
  14. carino il Marshall, ma le attuali Sonos One Gen.2 sembrano molto meglio,... Sarà che sono ONE e ciò mi ricorda qualcosa di lontano?
  15. Vengo da lontano e mi ha sempre fatto compagnia la musica, dovunque mi trovassi, qualunque essa fosse, non necessariamente la Mia musica. In una simile condizione immaginerete che io sia sempre andato in giro, per città, monti e per valli con le cuffie alle orecchie, per consentirmene l'ascolto, vero? E invece no: detesto la costrizione imposta da ogni cuffia, quella di trovarsi con una struttura addosso, in testa, in giro (vale anche per gli occhiali). Ma in cuffia ho ascoltato tanto, per necessità, per non disturbare, fino dalle origini della mia passione di ascolto della musica: a casa. Da un decennio vivo da solo, quindi il problema non si è più posto, ma grazie a questo sito e alle sue recensioni sia della Musica sia degli attrezzi che ne consentono l'ascolto, mi è tornato il desiderio di provare e grazie ai suggerimenti di Florestan, mi sono procurato due cuffie poco più che entry level per i rispettivi marchi, ognuna delle quali rappresentativa di un percorso per le due Case. La AKG K240 mk II e la Sennheiser HD599, che si differenziano peraltro nella fascia di prezzo, inferiore ai 70 euro la prima, attestata oltre il doppio, la seconda. Si tratta di due modelli semiaperti e cablati, di impostazione differente: da studio, operativa, la AKG, più strutturata e definita nei padiglioni la Sennheiser che sconta in partenza un peso superiore di poco (250g senza cavo contro i 230 dell' AKG) ma che per materiali e costruzione, dà l'impressione di essere ben più pesante. La dotazione di entrambe è simile, si tratta di modelli con cavo sostituibile e vengono vendute con doppio cavo a jack e minijack (6,3 e 3,5mm), diversificati per l'attacco alla cuffia, un mini XLR nella AKG, molto ben realizzato, con pulsante di sblocco e pin dorati mentre nella Sennheiser troviamo un mini jack TRRS da 2,5mm munito di specifica baionetta di bloccaggio (più difficile da trovare per eventuale sostituzione con cavi più performanti) ugualmente curato nella doratura, un pò meno per la precisione del bloccaggio/sbloccaggio. Per entrambe, come detto, un secondo cavo che nel caso della Sennheiser è anch'esso liscio, ma con jack da 3,5mm (però da soli 1,5m), mentre per l' AKG è spiralato ma sempre con mini jack, pensando la K240mkii probabilmente incline anche ad un utilizzo itinerante e dedicato a smartphone o DAC. Ovviamente presenti i rispettivi gli adattatori di formato. Nella AKG anche una coppia di cuscinetti di ricambio per gli auricolari, spugnosi in velour, insieme a quelli in similpelle premontati Cominciamo proprio dalla mia prima AKG: Semplice ed elegantenella sua struttura essenziale: l'archetto e velocissimo e auto regolante sulla testa, gli auricolari cardanici si orientano orizzontalmente e verticalmente consentendo il massimo dell'adattabilità ai miei sensibili, delicati ed intolleranti, padiglioni auricolari. La similpelle dei tamponi non dà sensazione di eccessivo calore, all'inizio dell'ascolto, ma di naturalezza di contatto. Le cuciture non interferiscono mai con la mia pelle, schiacciando gli auricolari contro le orecchie non si produce una significativa sensazione di maggior chiusura: ergo, la pressione del sistema sulle tempie è esattamente calibrata. Bella estetica col blu cobalto a contrasto col nero e gli ologrammi delle scritte sui tondini ai lati dell'archetto. Decisamente una cuffia da tirarsi sulla testa, senza tanto pensare a sistemarla e clamparla al device origine del suono: DAC, mixer, smartphone che sia. Metto su musica leggera (De Gregori, Rimmel) e la voce di Francesco si allinea tra chitarra e tastiera, aumento il volume subito, si... ecco che arriva la batteria e resta ben simmetrica al resto, ma rullante e tom, quando sollecitati si presentano a esigere il conto, diventando protagonisti. Aumento ancora il volume e mi aspetto alterazioni che non arrivano: resta tutto in linea. Bene. Cambio genere e voglio restare selettivamente sul pianoforte di Keith Jarrett nel Koln Concert II parte percepisco esattamente la sensazione precedente di neutralità e assenza di protagonismo della scena: ho eliminato la voce e rimango sullo strumento, la percussione delle dita di Jarrett è percepibile ma non in maniera ossessiva, come pretenderei: i grugniti durante l'esecuzione si sentono lontani. La musica è il messaggio, qui non si fanno prigionieri, non ci sono eroi.... Del resto la risposta in frequenza me lo suggerisce, come queste cuffie siano orientate a stazionare per ore su orecchie e tempie dell'ascoltatore e quindi vogliano fare senza strafare, indipendentemente dal prezzo di acquisto. Alzo il tiro e passo sul mio Topping DX7s, Blue Interlude del Wynton Marsalis Septet con l'inseguimento tra fiati dell'ultimo brano, "Something it goes like that" dove tra intermezzi e preludi cadenzati da contrabbasso e spazzole del batterista, i due sassofoni, dominati dalla tromba di Wynton e dal trombone irridente, si alternano nelle AKG K240 mkii con ritmo ma lasciandomi la sensazione che ...debba ancora alzare il volume: ideale, ...se fossi un DJ che nel frattempo deve fare altre quattro cose con le cinque mani residue... Non trovo grande spazialità, tantomeno separazione dei canali. Ma una prestazione ineccepibile per la classe di appartenenza di questa cuffia. Voglio riascoltare le percussioni e la voce: Bob Marley, "Three little birds" da Exodus rattatttattatttta... reggae, respiro, messaggio: don't worry about anything, le AKG parlano ma non vibrano.... sono fedeli e non offendono l'orecchio neppure nel graffiante basso iniziale del brano che dà il nome all'album più celebre del giamaicano. Continuo ad alzare il volume per trovare la voce, sempre arretrata in queste cuffie, senza trovare il limite di tolleranza etico, impostomi dall'apparato uditivo.... movement for jah people, insomma... Ora... passiamo alle HD 599 Non sono imparziale: le mie prime cuffie serie da ragazzo, quarant'anni fa furono le Sennheiser 414x... Queste HD599, esteticamente come dice mio figlio di 17 anni, sembrano antiche e non posso dargli torto, beige su marrone e con il vellutino dei padiglioni tanto invernale all'apparenza, quanto...dopo le prime due o tre mezzore di ascolto. Tanto quanto la AKG si tira su in testa senza starci a pensare, questa Sennheiser va modellata sull'orecchio quanto l'impugnatura della racchetta sul polso di Ivan Lendl al momento della preparazione del servizio (si, sono antico anch'io...) Del resto i padiglioni non sono cardanici come quelli della AKG ma consentono solamente una regolazione verticale sull'orecchio. archetto superiore...ben presente, ma altrettanto ben imbottito, fa da cassa armonica alle estroflessioni dei trasduttori nelle orecchie: poco stabile, fa pensare che questa cuffia possa essere unicamente utilizzata a casa, davanti all'impianto origine, ben seduti e organizzati all'ascolto. Del resto l'esperienza acustica che me ne deriva è radicalmente differente da quella appena fatta sull' AKG a parità di brani. Rimmel parte con la tastiera che pare amplificata quasi fosse un organo e la voce di De Gregori che appare subito dopo, prende immediatamente il sopravvento sulla scena acustica. Eppure la risposta in frequenza mi evidenzia una maggiore presenza rispetto all'austriaca ascoltata prima solo sulle frequenze più basse e si sovrappone quasi sulle medie: eppure... Sarà l'aria, sarà l'acqua, sarà...il caffè...ma ogni colpo di tom sembra provenga da subwoofer JBL sotto la mia scrivania, invece che dai trasduttori delle mie nuove Sennheiser ! Vado a Colonia da Keith e nella parte IIc del suo Concert , o della speranza, trovo i tasti neri e quelli bianchi fondersi sotto la fatica di una jam session straordinaria tanto nel 1975 quanto fino ad oggi dentro le mie cuffie del Mulino Bianco (gli stessi colori, no?) Saltano argentine dalla mano destra alla sinistra reiterante. Un'altra esperienza, senza dubbio. Lo ascolto fino alla conclusione, perchè poi per anni di nuovo dimenticherò di ricordarmene, quindi...ne approfitto adesso. Marsalis è tronfio, sa di essere il mio trombettista preferito degli ultimi trent'anni, anche se del black power ha mantenuto una parvenza più alla Denzel Washington che alla Ray Charles, ma le atmosfere da interludio blu del brano che dà titolo al suo album del 1992 mi fanno tornare proprio a quegli anni newyorchesi alla Spike Lee, alla quale ispirazione antrambi attingono a piene mani: ecco le HD599 mi fanno pensare al luogo e non agli strumenti che si avvicendano su piani tridimensionali della scena acustica, e se aumento (come faccio ugualmente) il volume, la cornetta a sinistra ed il charleston a destra mi trapanano i timpani, dicendomi....: SI... ANCORA !!! Natural Mystic di Marley arriva minaccioso fino alle bacchette della batteria che spaziano il reggae dello speech di Bob: la testa si muove a ritmo, assertiva come lui: senza bisogno di fumo. La vera droga è la Musica, il Ritmo, la Struttura. Torno su Exodus brano: everything it's allright... Stereofonia, alternanza, tridimensionalità: sarà che la Sennheiser costa il doppio della AKG? Boh... io non me la riesco più a levare dalla testa... Insomma...e qui il suo peggior difetto, oltre a quelli più evidenti dalle frequenze medie verso le alte, nelle quali qualcosa si impasta...ma stiamo appunto parlando di strumenti dal prezzo davvero basic. Il difetto delle HD599 è che fanno male alle mie orecchie, dopo un'oretta di ascolto me le sento costrette, proprio come odio sentirmele trattare: ma il tattaratatta di Jamming, vale questo ed altro. Guariranno ... Max Aquila photo (C) 2021
  16. certamente: ma il surf a mare si fa anche dal gommone, se vuoi avvicinarti davvero: un 400 leggero di consente di entrare nell'azione. Non si è mai abbastanza vicini a mare
  17. Queste di surf sono molto più belle in termini di esposizione. Rimetti a zero il monitor che spesso è la ragione delle sovra/sotto exp. Belle foto di mare, come piace a me!
  18. ampia la scelta scavando nel passato: 7,5mm f/5,6 filtri incorporati 15mm f/3,5 18mm f/3,5 24mm f/2 e sull'altro versante: Micro 200mm f/4 300mm f/4,5 400mm f/5,6 tantitantitanti;: giusti compromessi per non generare impossibilità all'acquisto. Campioni ognuno nella sua categoria Negli Anni 70-80 del secolo scorso
  19. Del 180/2,8 come già chiesto da altri, esigo anch'io la copia riveduta e corretta in Z
  20. mi è piaciuto più sulla Zfc... come ho scritto (e ne avevo già parlato con Mauro), nonostante siano FX il 28 ed il 40, probabilmente saranno obiettivi votati alle DX. Temo di dover dubitare che il 50/1,8S possa essere soltanto avvicinato in questi termini (prestazioni principali) dal 40/2: vedremo quando lo avremo in mano. L'ultima foto dell'articolo, l'autoscatto, per chi se lo chieda è stato realizzato col TTArtisan 11mm f/2.8
×
×
  • Crea Nuovo...