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Alberto73

Nikonlander Veterano
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  1. Alberto73

    Sony a7 IV

    ho visto un video recensione e da quello che hanno detto il sensore è sempre quello classico anche se con più megapixel Diciamo che Nikon ci ha provato ma con scarso successo...
  2. Non so se è per poca fantasia ma quello che serve a me o ce l’ho già o lo hai già messo in lista… però a pensarci invece di 4.5-5.6 il 70-300 mi piacerebbe che fosse un f4. Personalmente il diaframma variabile mi piace poco…
  3. Trovi? 🤔 a me piace raccontare i luoghi in cui vado..
  4. A La Trinité ci sono stato anche io ma non mi ha colpito particolarmente, contrariamente a st. Jean che invece mi è piaciuta molto e ci sono voluto tornare... anche per "recuperare" con le foto questo posto del quale non mi era rimasto gran che in archivio. Prossimamente pubblicherò anche l'articolo sul castello di casa Savoia.
  5. Ne ho 2 di questi: uno stanmore e un acton II, il primo un po' più grande il secondo un po' più piccolo. Ovviamente quello più piccolo dispone di una potenza inferiore ma per quello che serve a me vanno bene entrambi. Personalmente preferisco lo stanmore perché ha la levetta di accensione meccanica mentre l'altro no e dopo un po' va in stadby, ma ripeto il tutto va visto per l'uso mio ovvero come cassa per il pc.
  6. Direi che le mie preferite sono queste: 1) 69 di Alberto Salvetti per come è isolato il fiore dal resto (ma pure il colore...) 2) 51 di Alberto Salvetti per i colori 3) 15 di Andrea Zampieron per l'effetto luci/ombre
  7. in effetti sono pere, anche se non so di che tipo... comunque si, una mela l'ho mangiata Grazie
  8. Percorrendo un facile sentiero, che parte dal piccolo lago artificiale ubicato nei pressi di Gressoney, si arriva, dopo una camminata di una ventina di minuti circa a una costruzione appartenuta a casa Savoia. Si tratta di un edificio realizzato tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900 fortemente voluto dalla regina Margherita. Amante della montagna, la regina soggiornò per alcuni periodi, a partire dal 1889, in questa valle presso Villa Margherita, di proprietà del barone Peccoz. Con lui la regina aveva in comune la passione per l’alpinismo e negli anni di soggiorno presso la villa del barone realizzò alcune imprese rimaste nella storia, come l’essere stata la prima donna a scalare il Monte Rosa. Il rifugio Capanna Regina Margherita (inaugurato nel 1893) porta questo nome in suo onore. È qui che, osservando il panorama alle prime luci del sole, disse: «Dinnanzi a questa grandezza di monti e a questa solenne distesa di ghiacciai, tace il dubbio misero e la fede s’innalza forte e vivace a Dio» Nel 1894, però, il barone morì stroncato da un infarto mentre si trovava sul ghiacciaio del Grenz, fatalità che pose fine alle scalate della sovrana. Questo però non la allontanò dal piccolo paese di Gressoney ma, al contrario, decise di costruire qui una sua residenza. Nonostante il parere inizialmente contrario del marito, la regina riuscì ad ottenere la possibilità di far edificare una residenza per la villeggiatura in questa parte della Valle d’Aosta, ai piedi del Colle della Ranzola, in località belvedere da cui domina tutta la vallata. I lavori di costruzione iniziarono nel 1899 ed ebbero termine nel 1904. Il re, però, non riuscì a soggiornare al suo interno poiché, nel 1900, venne assassinato per mano di Gaetano Bresci, un anarchico italiano. L’edificio, pur venendo chiamato castello, non è altro che una villa di tre piani progettata dall’architetto Emilio Stramucci, che già aveva prestato la sua opera nella realizzazione delle decorazioni di Palazzo Reale a Torino, il quale vi diede un’impronta di tipo medioevale secondo lo “stile lombardo del secolo XV”, in voga sia in Francia che nella Savoia. A dare un aspetto che possa ricordare i castelli medioevali, contribuisce il rivestimento esterno costituito da pietre da taglio grigie provenienti dalle cave di Chiappey a Gressoney, di Gaby e di Vert (Donnas). L’edificio, circondato da un bosco di conifere, è sostanzialmente a pianta rettangolare sovrastato da 5 torri a guglie e si compone di tre piani. Il pianterreno ospita le stanze da giorno: la sala da pranzo, la sala da gioco con il biliardo, alcuni salotti, la veranda semicircolare e il salone d’onore con la doppia scala anch’essa semicircolare. Il primo piano costituisce il piano nobile con gli appartamenti reali: quello della regina Margherita, del figlio, Vittorio Emanuele III, della nuora, la regina Elena e del nipote Umberto II. Parte dei mobili che si trovano nell’appartamento della regina provengono da villa Margherita. Al secondo piano (non visitabile) troviamo le stanze per gli ospiti e l’accesso alla terrazza coperta della torre più alta, mentre i sotterranei ospitano le cantine. Una particolarità è l’assenza delle cucine, che la regina volle ubicate in un edificio separato a 30 metri circa dal corpo principale della residenza; qui ora si trovano la biglietteria e i servizi igienici per i visitatori. Il collegamento con le cucine era garantito da una galleria sotterranea con un doppio binario Decauville. Le pietanze venivano trasportate con un carrello elettrico fino a un ascensore interno e tramite questo arrivavano alla sala da pranzo. La meridiana sulla facciata è stata realizzata nel 1922 e riporta la scritta “Sit patriae aurea quaevis” (“Ogni ora sia d’oro per la patria”), le stesse parole che compaiono su un orologio solare del 1915a Cogne. Nei dintorni del castello troviamo altre 2 strutture abitative. Una è la Villa Belvedere, adibita a foresteria e alloggio per i custodi, la servitù e i carabinieri reali di scorta, la cui proprietà oggi appartiene ai Padri Gesuiti dell'Istituto Leone XIII di Milano. Poco distante troviamo poi il Romitaggio Carducci intitolato all’amico poeta della regina che qui vi soggiornò. Il poeta, per manifestare la propria ammirazione per la sovrana di casa Savoia, le dedicò queste parole: “Ella sorgeva con una rara purezza di linee e di pòse nell’atteggiamento e con una eleganza semplice e veramente superiore sí dell’adornamento gemmato sí del vestito (color tortora, parmi) largamente cadente. In tutti gli atti […] mostrava una bontà dignitosa; ma non rideva né sorrideva mai […] e tra ciglio e ciglio un corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di colomba”. A seguito della morte della sovrana, avvenuta nel 1926 mentre si trovava a Bordighera per il suo soggiorno invernale presso villa Margherita, il castello rimase chiuso per diversi anni. Nel 1936 la proprietà venne acquisita da un industriale milanese, Ettore Moretti, che ne mantenne pressoché intatta la struttura e gli arredi. Nel 1981 la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha acquistato la proprietà. Nel 1990 ai piedi del ‘maniero’ è stato realizzato un giardino botanico formato da una serie di aiuole rocciose. Qui possiamo ammirare piante tipiche delle alpi come il Giglio martagone, il Rododendro ferrugineo e la Stella alpina oltre che Genziane e vari semprevivi. Il giardino è visitabile tutto l’anno, ma il periodo migliore sono i mesi di luglio e agosto nei quali si ha la fioritura delle piante in esso presenti. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con due brevi filmati montati da me. Al prossimo articolo! ciao! 2
  9. Uno degli affluenti di sinistra della Dora Baltea è il Lys, un torrente che nasce dal Monte Rosa e che percorre tutta la sua valle fino a confluire nel fiume. Risalendo il percorso del torrente, partendo da Pont St. Martin, si attraversano diversi paesi di montagna, tra i quali troviamo il piccolo comune di Gressoney St. Jean. Il paese, che si trova a 1.385 metri s.l.m., è un’elegante località turistica sia estiva che invernale. Il contesto in cui si inserisce è molto bello e offre la vista del ghiacciaio Liskamm e del massiccio del Monte Rosa. Sono poco chiare le origini del nome a cui sono stati dati, nel tempo, significati diversi. Ad esempio Chreschen-eye ovvero "piana dei crescioni", Grossen-eys "grande ghiacciaio" e infine Chreschen-ey: "uovo depositato fra i crescioni". Sebbene non vi siano documenti storici che lo attestino, il significato più probabile è il primo. Come ho accennato, Gressoney è una località turistica ideale sia nella stagione estiva che in quella invernale. In inverno è possibile praticare sport come lo sci nordico e lo sci alpino, mentre d’estate si possono fare delle passeggiate lungo sentieri di varia difficoltà oppure giocare a golf sul campo a 12 buche lungo il percorso del torrente. La storia di questo comune è legata alle popolazioni Walser che nel XII/XIII secolo arrivarono, spinte dal vescovo di Sion, a colonizzare questa valle e l’attigua Val d’Ayas ed è probabilmente quella l’epoca a cui risale la fondazione del paese. La colonizzazione da parte dei Walser ha lasciato tracce su diversi aspetti della vita quotidiana: nella cultura, nella lingua e nell’architettura. Molti dei tipici villaggi Walser sono ancora abitati e ben conservati, costituiti da case a due piani in pietra e legno e dagli “Stadel”, ovvero edifici adibiti a magazzino. La valle del Lys veniva chiamata “Chrèmertal”, ovvero valle dei mercanti, in quanto le popolazioni Walser erano abituate a spostarsi agevolmente da una parte all’altra delle Alpi. Anche il semplice passeggiare per le vie del centro abitato è molto bello. Le piazze principali sono 2: la piazza inferiore (“ondre platz”) e la piazza superiore (“obre platz”). La Piazza Inferiore è intitolata ad Umberto I di Savoia; è di forma allungata e circondata da edifici risalenti al 600, al sovrano è dedicato il monumento collocato nella parte più larga della piazza. Qui si affaccia la più antica locanda del paese, costruita in legno nel 1717 e che reca sulla facciata lo stemma della famiglia Liscoz La piazza superiore si caratterizza, invece, per la presenza di edifici più recenti, risalenti all’Otto-Novecento, tra i quali degna di nota è la chiesa di San Giovanni Battista. Quest’ultima, a differenza delle altre case adiacenti, risale a un periodo precedente, ovvero al 1733, anno in cui venne ristrutturata. L’origine però è sicuramente precedente in quanto il portico antistante risale al 1626. Gli affreschi della via crucis al suo interno, invece, sono del Settecento, realizzati da Johann Joseph Franz Curta, un pittore gressonaro. Sulla facciata della chiesa è presente un busto in bronzo della regina Margherita che fu sempre molto legata a questo luogo. Al suo interno possiamo trovare quattro altari lignei e un museo il cui pezzo più pregiato è un crocifisso risalente al XIII secolo. Tra gli edifici degni di nota ricordiamo Villa Margherita, fatta costruire dal barone Luigi Beck Peccoz per ospitarvi la regina e che ora è la sede del comune, che l’ha acquistata nel 1968. Adiacente al centro abitato troviamo il Lago Gover, un piccolo specchio d’acqua di origine artificiale. Da qui si riesce ad ammirare la catena del Monte Rosa da una buona posizione. È anche possibile praticarvi la pesca sportiva, in estate, mentre in inverno diventa una pista di pattinaggio naturale con la possibilità di affittare l’attrezzatura per praticarlo. L’edificio che sorge quasi in riva al lago ospita, oltre al magazzino per le attrezzature invernali, anche un piccolo ristorante dove viene servita dell’ottima polenta concia e altre specialità locali. Oltre a ciò, è presente un ampio spazio attrezzato a parco giochi per i bambini dove vengono svolte attività di animazione. Dal lago parte il ‘sentiero della regina’ che porta al Castello Savoia a cui dedicherò un articolo a parte. In realtà il sentiero prosegue fino a Tschemenoal. Da qui, per un sentiero di ben altra difficoltà, è possibile arrivare ad Alpenzu, un’altura da cui si gode di uno splendido panorama. E da qui partono i sentieri che portano alla scoperta dei villaggi Walser. Da menzionare anche le tradizionali feste, come quella patronale di San Giovanni Battista (a fine giugno) durante la quale donne ma anche ragazze e bambine sfilano dopo la messa indossando l’abito tipico walser mentre i ragazzi e gli uomini sfilano con una portantina ove è posta una testa che rappresenta quella del santo. È possibile assistere alla processione con l’abito tradizionale anche il giorno di Ferragosto, quando ad essere portata in giro è la statua della Madonna. In contemporanea alle celebrazioni del santo patrono, si svolge la ‘bierfest’. Festa che nasce all’inizio degli anni 80 per ‘celebrare’ la Kühbacher Bier, prodotto del birrificio del Barone Beck Peccoz, un gressonaro che ora vive in Germania nella città di Kühbach. Ricordiamo anche l’Estate Musicale di Gressoney con i suoi concerti di musica classica organizzati dall’associazione ‘amici della musica’ e la Festa della Toma, dove protagonista è la toma di Gressoney, formaggio da tavola molto apprezzato e tuttora prodotto con metodi tradizionali. Per chi si trovasse da quelle parti mi sento di consigliare i piatti tipici come la polenta concia (polenta gialla al forno con fontina e burro fuso), la carbonada (manzo sotto sale tagliato a fettine sottili e cotto nel vino) e per concludere il caffè alla valdostana da bere in compagnia nella tipica ‘coppa dell’amicizia’. Specialità del luogo sono anche i liquori come il Genepy, il Benefort o l’amaro che porta lo stesso nome del torrente, il Lys. Ricordiamo inoltre le grappe aromatizzate (ce ne sono di vari gusti: liquirizia, rosa, erbe, limone e molte altre). È infine possibile trovare imbottigliato il liquore già pronto da aggiungere al caffè per farlo alla valdostana. Sono tornato in questo luoghi a 15 anni di distanza dall'ultima volta e alcune foto di quest'articolo risalgono al mio precedente viaggio. Tutte le foto sono realizzate con Nikon Z6, Z50 e D50 solo alcune con iPhone 12 mini. Arriverà prossimamente un breve video realizzato da me. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con due brevi filmati montati da me. Al prossimo articolo! ciao! 2
  10. Queste si che sono scelte intelligenti
  11. Più che alcuni mi pare che siano la maggior parte... tutti i video che ho visto girati con la lente frontale del cellulare sono al contrario, e a me sinceramente sta cosa da fastidio!
  12. io son rimasto indietro... a Petra, Yanika e compagnia bella... 😅
  13. E io ringrazio per la dedica... chissà che questa pubblicità non porti qualche giovane giapponese ad appassionarsi alla fotografia e a Nikon.
  14. Vado contro corrente: io l'ho usato fino a poco tempo fa e l'ho trovata tutt'altro che inutile... 🤔 Avendo deciso di eliminare le ottiche AFS per sostituirle con le Z (attualmente ho il solo 70-300 che non ha un sostituto) non ho un interesse per un nuovo FTZ e il mio potrebbe avere un incarico a tempo per cui... oltretutto vecchie glorie da usare con le Z non ne ho...
  15. Un po’ difficile scegliere…. In ogni caso: 1) la 23 per l’effetto vedo/non vedo con le persone che mi sa di ‘i luoghi restano, le persone passano’ 2) la 4 più per lo strano movimento della ‘fotografa’ 3) la 21 più che altro perché mi piace il disegno particolare del tavolo
  16. 44 Nikon Z50 + Nikkor Z 105/2.8
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