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happygiraffe

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di happygiraffe

  1. The Smile, “Wall of eyes”. Notevole questo disco degli Smile, progetto parallelo di Tom Yorke e Jonny Greenwood (Radiohead).
  2. “Nessun animale è stato maltrattato durante questo test”. In effetti l’agnello si fa sentire…
  3. Sì, non parlavo di gusti musicali, ma di gusti in materia di cuffie.
  4. E sempre da Playstereo puoi trovare molte occasioni come b-stock. Io avevo preso le he1000se così. Ora vedo delle ottime Ananda a 419€!
  5. Eh, è difficile darti un consiglio, perché le nostre orecchie e i nostri gusti sono diversi dai tuoi, per cui ti consiglio come prima cosa di fissarti un budget e come seconda di trovare il modo di provare di persona. Mi pare che Playstereo, che tratta Hifiman e Violectric e molto altro, abbia una politica di resi molto vantaggiosa e siano in grado anche di darti buoni suggerimenti. Diversamente dovresti trovare un negozio dove recarti di persona.
  6. Yussef Dayes, Black Classical Music. Uno dei dischi di jazz più belli del 2023.
  7. Sì, non ha senso spendere 6-700€ di interfaccia digitale per usarla su un dac da 500€. L’EF400 ha solo l’ingresso usb, perché è pensato per essere collegato direttamente al pc. Non ha senso un’interfaccia digitale in questo caso.
  8. Breve preambolo per chi non fosse un impallinato di hifi e musica liquida. Ci sono principalmente due modi di ascoltare la musica liquida, che provenga da una delle diverse piattaforme (tidal, qobuz, apple, amazon, etc) o dal nostro archivio di musica digitale. Il primo è quello di usare uno streamer, ovvero un apparecchio dedicato che si collega tramite internet alle varie piattaforme di musica liquida e tramite un dac interno converte il segnale digitale in un formato analogico che viene poi inviato ad un amplificatore e da qui alle casse. In pratica lo streamer è il corrispettivo "liquido" di quello che una volta era il lettore cd. Il secondo modo è quello di usare un pc come player. La musica in formato digitale esce tramite la porta usb e viene inviata a un convertitore digitale-analogico (DAC) e da qui a un amplificatore. Ogni sistema ha i suoi pro e contro. Li ho usati entrambi, ma alla fine ho preferito servirmi del pc per modularità, versatilità e minore obsolescenza rispetto a uno streamer. Il pc, nel mio caso un portatile, ha però un grosso problema. A meno che non parliamo di computer particolari progettati per la riproduzione audio, solitamente i pc dei comuni mortali usano l'uscita usb per mandare i file musicali all'esterno. L'uscita usb non nasce per la riproduzione audio ed ha due grossi problemi: il primo è che il segnale audio è "sporcato" dal rumore digitale, il secondo è che il segnale è affetto da "jitter": in pratica il metronomo che batte il tempo della musica che stiamo ascoltando non è preciso, a volte accellera, a volte rallenta. Per risolvere il problema, già da anni esistono sul mercato quelle che si chiamano interfacce digitali, ovvero degli apparecchi che prendono il segnale audio dall'uscita USB del computer, lo ripuliscono dal rumore e lo rimettono al tempo corretto, grazie a un clock interno sensibilmente migliore di quelli normalmente usati nei pc, e infine lo inviano al DAC. Dopo aver ignorato le interfacce digitali per anni e sottovalutato i problemi di jitter e rumore digitale, qualche settimana fa ho deciso di provarne una: il Singxer SU-6. Singxer è un'azienda cinese, presente da una decina d'anni sul mercato. L'SU-6 si presenta come una scatoletta poco pretenziosa, larga circa 24cm: Sul retro troviamo l'ingresso USB e le diverse uscite: - due uscite S/PDIF, una con connettore RCA e una BNC - AES/EBU - ottica - i2s tramite RJ45 - i2s tramite HDMI (doppia) - un'uscita per il clock con interfaccia BNC L'SU-6 impiega due oscillatori Crystek CCHD-957 e accetta file PCM fino a 384kHz/32bit e DSD512 (tramite I2S). Sul mercato ci sono apparecchi che arrivano a risoluzioni maggiori, ma a me queste bastano e avanzano. Una particolarità riguarda l'alimentazione: un banale trasformatore esterno carica un supercondensatore, che viene quindi usato per alimentare L'SU-6 e che virtualmente annulla l'impatto dell'alimentatore esterno sulla performance. Non c'è un interruttore, si collega il trasformatore alla presa, il condensatore ci mette circa un minuto per caricarsi abbastanza da far funzionare l'SU-6 e a quel punto si accende la spia sul display frontale. Il sistema è fatto per rimanere sempre acceso. In realtà occorrono 20 minuti perché il condensatore sia completamente carico. Altra particolarità è che sulla parte inferiore dell'apparecchio ci sono degli switch per configurare l'uscita i2s HDMI. Il manuale fornisce i dettagli per configuare i vari switch per alcuni marchi di DAC: E' una soluzione che va bene se non si prevede di passare spesso da un modello di DAC a un altro. L'impiego è banale: si collega l'ingresso usb al pc e una delle uscite al DAC. Fine. Il display frontale non fornisce indicazioni particolari: ci informa se stiamo riproducendo musica e file DSD. Ci vuole qualche giorno di rodaggio perché suoni al meglio. All'ascolto il risultato è semplicemente eclatante! In realtà un'interfaccia digitale ha il solo il compito trasferire al DAC il segnale digitale così come dovrebbe essere, vale a dire ripulito dal rumore e dal jitter, e quanto pare il mio DAC è stato felice di cibarsi finalmente di un segnale di qualità! Quello che mi ha sorpreso è la naturalezza del suono e del posizionamento degli strumenti nella scena, nonché la sensazione che diffusori e cuffie scompaiano letteralmente (con buone registrazioni ovviamente). Già con l'uscita coassiale il risultato è notevole, passando all'uscita i2s c'è ancora un po' di miglioramento. Non nascondo di aver avuto qualche problema con l'uscita i2s su hdmi. Saltuariamente riscontravo un'attenuazione e delle distorsioni delle alte frequenze. Il problema sembra essere rientrato pulendo i contatti della presa sul DAC con del DeoxIT. Il costo ad oggi si aggira tra i 600 e i 700€, non pochissimo, ma se penso a quanto è migliorato il suono del mio impianto, il rapporto qualità/prezzo è molto elevato. In conclusione arrivo a dire che non si tratta di una semplice ottimizzazione, ma di un upgrade sostanziale.
  9. Le Edition XS e le Ananda ora hanno prezzi abbordabili e sono effettivamente allettanti. Qui trovi un articolo di uno che ha confrontato le HE1000 Stealth con V1, V2, SE e Arya https://www.headfonia.com/hifiman-he1000-stealth-review/3/ È difficile darti un consiglio, ma sicuramente saranno un’altra cosa rispetto alle Stellia. Come diceva Mauro sorgente, dac e ampli cuffia sono molto importanti per cavarne il massimo. Ti consiglio di cercare un ampli con l’uscita bilanciata. Poi occhio che, se sei abituato a delle cuffie chiuse, qui siamo all’opposto: questo tipo di cuffie fa passare anche il minimo rumore ambientale, per cui intorno a te ci deve essere un bel silenzio per goderle al meglio.
  10. Ecco, il disco di Corti me l’ero colpevolmente scordato. Con Nielsen non mi ci sono neanche messo, per pigrizia. Ma il Vespro di Pychon ha compensato alla grande l’annata non troppo ricca.
  11. Un po' in ordine sparso i dischi di classica del 2023 che mi hanno colpito. Una lettura drammatica delle più belle pagine di Schubert. Il modo migliore per ricordare il compianto Lars Vogt, già malato durante la registrazione, qui con gli amici di una vita, Christian e Tanja Tetzlaff. Un bellissimo disco tutto Schumaniano del giovane pianista svizzero Fabrizio Chiovetta. Lugansky, grandissimo interprete di Rachmaninov, torna dopo qualche decennio agli études-tableaux, stupendoci con una prova di grande maturità. Schiff negli ultimi anni ci ha abituati a continue sorprese. Lo fa ancora con questo disco di musiche di Bach suonate al clavicordo. La Faust è una garanzia: quest'anno ci ha regalato tre dischi uno più bello dell'altro. Davvero insuperabile l'intesa tra solista e orchestra nel concerto di Strvinsky. Uno dei migliori pianisti della sua generazione, Grosvenor ci offre una prova solida e matura, a cui manca forse un briciolo di follia schumaniana. Pianista di grandissima classe, Blechacz si supera in questo recital dedicato all'amato Chopin. Bellissimo recital dedicato a Tchaikovsky del sempre bravissimo Sudbin. Musica sublime, stroardinariamente suonata dal aurtetto Ebène con il mitico violista Antoine Tamestit. A dispetto del titolo raccapricciante, questo è un bellissimo disco del coreano Seong-Jin Cho, che seguo sempre con molto piacere. Ottimo disco che riunisce le due sonate per violino e pianoforte di Saint-Saëns. Un'ottima prova di Capuçon e Armstrong delle sonate per pianoforte e violino di Mozart. La registrazione della prova finale del concorso Cliburn vede il giovane pianista Yuncham Lim offrire una lettura elettrizzante degli strudi trascendentali di Liszt. Honeck e l'orchestra sinfonica di Pittsburgh sono ormai da tempo una garanzia, ma qui si superano, davvero. L'addio alle scene del quartetto Emerson è un intenso disco tutto novecentesco. Una gloriosa interpretazione del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi. Pichon e il suo ensemble Pigmalion in formissima! Un disco che trasuda la gioia di fare musica insieme! Igor Levit non cessa di proporci dei dischi densi e impegnativi. Per digerirlo ci vuole tempo, non mancano però le soddisfazioni, anche al primo ascolto. Molto bello il concerto per viola di Bartòk, con Amihai Grosz nella parte solista, ma anche il Concerto per orchestra non scherza! Un altra registrazione degli dtudi trascendantali di Liszt con un altro vincitore del concorso Cliburn. Lettura molto diversa da quella di Lim, ma altrattanto affascinante. Finalmente è uscito il secondo volume dei Trii di Beethoven con il Sitkovetsky! Il Trio Busch ci regala ottime interpretazioni dei due trii più belli del '900. L'abbinamento è assolutamente insolito, ma ci va bene così. Sempre bellissimo il Debussy di Osborne! Il Chiaroscuro è fenomenale nei quartetti di Haydn! Un disco godibilissimo delle sonate per violino di C.P.E. Bach. Ancora la Faust, in un recital solista di musica barocca. Bellissimo. Un disco curioso e godibilissimo di musiche di Satie e Cage. Chiudo con il coronamento del lavoro di alcuni decenni: l'integrale dei madrigali di Monteverdi del Concerto Italiano e Rinaldo Alessandrini. Questa è la mia personalissima lista, ma chissà quanti bei dischi mi sono perso o ho ascoltato troppo distrattamente per coglierne la bellezza. Se avete commenti o volete condividere i dischi del 2023 che vi hanno colpito maggiormente, basta scrivere qui sotto nei commenti
  12. Saint-Saëns è una fonte di continue sorprese! Condivido questa bella foto: Qui nel 1913 mentre prova con Pierre Monteux alla Salle Gaveau (si direbbe che nel 1913 a Parigi andassero di moda i baffoni 😀).
  13. A me Babbo Natale mi ha portato un’interfaccia digitale: Sembra un giocattolino, ma non lo è! L’impatto sul suono è eclatante. Ne parlerò a gennaio, ora sta completando un laborioso rodaggio.
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