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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di Silvio Renesto

  1. Come ho scritto nel mio articolo QUI, il Nikon 200-500mm f 5.6 NON è l'obiettivo ideale per la fotografia ravvicinata, dove eccelle invece il 300mm f4 Pf (o AFS è buono anche lui), magari moltiplicato. Però, se non hai modo di avvicinarti al di sotto dei 2m, dove il 300mm surclassa il 200-500, Lo Zoom(one) può aver qualcosa da dire, soprattutto su un corpo Dx, così oggi l'ho messo alla prova: Stamattina, tra me e questa Trithemis annulata stavano due metri o poco più di acqua. Focale 500mm, f7.1, 1/1000s, 720 ISO, mano libera (il Vr del 200 500 è molto valido ). Un leggero crop e l'inquadratura mi piace. E la nitidezza? Non è un macro, l'ho già scritto, ma non mi lamento si vedono le cellette degli occhi nel riflesso del sole. Tranquilli, fra poco arriva il freddo e non vi torturerò più con le pseudo macro.
  2. Avevo voglia di usare la Sigma Sd Quattro H in macro e così ci ho riprovato, purtroppo nelle condizioni peggiori possibili colpa soprattutto della faccenda di non poter usare il cavalletto in quel posto senza che ti facciano storie. Molti scatti buttati per fuori fuoco o mosso, ma i pochi riusciti... Chalcolestes sp. cliccare per aprire Stesso soggetto. Con questa foto ho voluto provare a salvare una versione anche S-Hi ossia interpolata automaticamente dalla fotocamera (o dal programma) rispetto al Raw. Ecco un confronto dei crop 100% A voi le considerazioni.
  3. Oppure: Cave di Baux (Francia)
  4. Se il tema va oltre il paesaggio:
  5. Può darsi di no, dipende molto dalle speciei.Il cervello (per così dire, gli insetti hanno un sistema più "decentrato") è piccolo e contiene solo istruzioni essenziali. per cui l'ombra è inequivocabilmente un trigger che scatena la fuga perchè associata ad un possibile predatore, una luce può non suscitare reazioni. In qualche caso si agitano, ma nella mia esperienza è raro. Negli uccelli invece basta il riflesso sulla lente frontale dell'obiettivo, anzi basta che sposti solo leggermente l'obiettivo
  6. Il 18-35 Art e pure il 50-100 Art coprirebbero il formato APS-H, almeno secondo quanto scrive Rino Giardiello: https://www.nadir.it/ob-fot/SIGMA_OBIETTIVI-APSC-SU-APSH/obiettivi-sigma-per-aps-h.htm Il Sigma Macro 70 è ancora più corto del 105, quindi non lo userei per la macro sul campo. Piuttosto un 35 f1.4 Art da usare come obiettivo standard? Un mio collega svizzero che usa anche lui la Sd Quattro H ha preso oltre al macro, un 24-105 OS, ma mi sembra che abbia problemi a uno dei bordi (magari è solo il suo esemplare che è decentrato).
  7. Il converter crea qualche conflitto con il tubo Neewer, o viceversa, se no avrei provato. Avrei voluto anche scrivere qualcosa a proposito della tecnica di mettere il tubo fra obiettivo e converter, ma dovrei trovare un tubo (più) compatibile.
  8. La sorpresa è per dare enfasi, così per scherzare So bene che quando ci sono le condizioni adatte è una bomba. Se avessi un 18-35 Art e un (inesistente!) macro lungo, ci farei indubbiamente più cose. Tranquilli, non ammuffisce affatto, la uso molto per lavoro, ma non posso pubblicare le foto. L'acqua minerale ha le bottigliette seducenti, . PS: Mi correggo, non posso pubblicarle qui, ma se andate a leggere le mie pubblicazioni professionali, le foto ci sono
  9. Le piccole, deliziose Licenidi sono per me tra i soggetti più difficili da riprendere bene. Piccole come sono sei costretto ad avvicinarti ed è difficilissimo avere a fuoco sia il corpo che tutte e due le ali (intendo il paio anteriore e quello posteriore). Vivaci già di loro se ti avvicini troppo o fai cadere un po' d'ombra si involano. Insomma ho sempre fatto fatica a fotografarle. Oggi mi sono messo di impegno, con il 105 mi dovevo avvicinare troppo, per cui ho fotografato con il 300mm f4 PF su D500 e il Tc 14 E III, poi ho provato anche con un tubo Neewer di media lunghezza (2cm circa), in grado di mantenere af e esposzione, ma togliendo il TC se no il tutto impazziva. Il rapporto di riproduzione è circa lo stesso come vedrete, quello che cambia è la gestione della luce (ero in Auto ISO). Non ho ritagliato l'immagine per far vedere l'effettivo rapporto di riproduzione si Nikon D500. Entrambe ad F14 e 1/1000s . 300mm più TC 14 EIII, 300mm + tubo da 21mm. Con il tubo da 36mm avrei potuto ingrandire di più ma a prezzo di perdere altri stop di luce.
  10. Oggi oltre all'attrezzatura Nikon, per sfizio ho portato con me la SIGMA Sd Quattro H con il 105 mm f2.8 Macro OS. Le foto non sono un capolavoro di espressività artistica (NON C'ERA IN GIRO NIENTE!!!) , ma la resa ... lascia a bocca aperta. PS Cliccateci sopra...
  11. Grazie, l'autore però è Gianni Ragno, gli giro i complimenti
  12. Quelle al link che ho indicato in risposta a Mauro contengono delle foto a umane più professionali anche se a me non piacciono comunque.
  13. KNP dovrebbe stare per Kruger National Park, Sudafrica. Un po' criptico, lo ammetto
  14. Ci sono dei lavori più curati con gli umani :dei ritratti un po' leziosi per lo più di di bambine e giovinette ballerine, ma il sito impediva di salvare le immagini. Le trovate qui: https://www.areashoot.net/crportfolio/victoria-ivanova/
  15. Allora invidio il Canon EF 180 mm f3.5 macro, molto più pratico del Mammut 180mm f2.8 Sigma
  16. A me sembra più Aeshna juncea, perchè vedo due grandi strisce gialle sul torace che in alto sfumano nell'azzurro e e non vedo macchie verdi sull'addome ma solo quelle azzurre. l'unica cosa che non mi quadra è che il profilo anteriore dell'ala sembra nero anzichè giallo, forse un maschio molto scuro. Eri in montagna/collina? In ogni caso... mamma mia che foto! Lo sfuocato che hai ottenuto con il 500mm è da favola.
  17. Humm già, ho letto male, .... il 180 Canon Ef non vale perchè non è per mirroless vero?
  18. Io non ho scritto che se avessi una Z vorrei un 180-200 micro S, perchè mi avete già detto che non lo faranno mai...
  19. Victoria (Vika) Ivanova è una fotografa russa molto originale, E' docente di discipline economiche all'Università, ma la sua vera passione è la fotografia. E' membro della Unione Artisti Fotografici di Russia, del Moscow Open Photography Club, ha una vasta esperienza di insegnamento e suoi articolie sue foto sono stati pubblicati su varie riviste fra cui Camera Obscura', 'Russian Photo', 'Practical Photoshop', 'Digital Photo' . pratica diversi generi fotografici , ma le sue passioni principali sono il ritratto e soprattutto la fotografia concettuale, che l'ha resa famosa nel mondo. Il suo Pear Project e Chess Project hanno fatto il giro di molte gallerie, e le hanno valso numerosi premi in Russia e all'estero. Di lei scrivono che è una bravissima fotografa concettuale con una fervida immaginazione, che le sue foto risvegliano emozioni diverse , possono trasmettere tristezza o far sorridere, e che anche quando sono umoristiche c'è dietro un messaggio serio. Costruisce piccoli sketch e storie con oggetti comuni o con la frutta, giocando sull'illusione percettiva. C'è chi descrive la sua fotografia come triste e deprimente, ma secondo me sotto c'è una sottile ironia allusiva, mi piacerebbe che Dario Fava ne scrivesse nel suo blog sulla semiotica, ma solo se lo ritiene interessante e ne ha voglia . Dal suo Pear Project: Da Chess project: Da altri progetti: Che ne pensate? Se cercatein internet troverete numerosi link alle sue foto. Disclaimer: tutte le foto sono (c) di Victoria Ivanova qui riprodotte solo allo scopo di illustrare la sua opera.
  20. Sono pienamente d'accordo con te, sia sui cani che, a parte qualche eccezione, hanno una storia più lunga di selezione attenta, sia sul fatto che da parte di chi compra ci vorrebbe più informazione e meno tendenza a considerare gli animali come cose.
  21. Grazie, sono contento che abbiate trovato coinvolgente l'argomento e che le foto non siano poi così male. Senza andare troppo OT, solo un po': Dario, non credo che ci sia bisogno di coinvolgere esistenze aliene, le prime tracce del nostro modo di comportarci le troviamo già negli scimpanzè e Homo sapiens è stato in discreto equilibrio con la natura per centomila anni. Massimo, la spinta a progredire (non so se il "bene" sia la parola giusta) penso sia naturale e positiva, i problemi sono cominciati quando siamo diventati abbastanza intelligenti ed potenti da fare quasi di tutto, ma non abbastanza saggi da valutare le conseguenze a lungo termine. Scegliamo ciò che favorisce nell'immediato, anche a scapito del futuro. Il progresso è cosa più che buona, ma va accompagnato dalla cautela, non dall'avidità. Roby, il tuo amico Rosso è bellissimo, lui da solo dovrebbe aver già tranquillizzato Max. Per rinforzo alla cura aggiungo comunque uno dei miei amici del Castello Sforzesco
  22. Questa volta uso le mie foto a scopo divulgativo, sperando che comunque siano "anche" gradevoli. Vi avviso, quanto scrivo può sembrare polemico, ma sono le mie opinioni, sulle quali potete benissimo non essere d’accordo. Discussioni e critiche costruttive sono ben accette (se no che scrivo a fare?), astenersi però da posizioni intransigenti o aggressive. Dall’alba della civiltà l’uomo ha sempre creato delle “razze” di animali (= varietà all'interno di una specie) a partire dai primi progenitori degli animali domestici, molto simili ai loro antenati selvatici. Selezionando ed incrociando fra loro quegli individui che presentavano caratteristiche utili. Darwin stesso trasse l’idea iniziale della sua teoria dell’evoluzione per mezzo della selezione naturale proprio osservando la selezione artificiale compiuta sugli animali domestici. Da questa creazione di razze a scopo di utilità, per la carne, il latte, la lana o, nel caso del cane, difesa del gregge, guardia, caccia, e così via, si è passati anche a selezionare animali per divertimento, creando “razze” il cui unico scopo è un appagamento estetico, o suscitare qualche risposta emotiva od anche per puro divertimento, anche se queste razze a volte hanno problemi. Creare una razza significa incrociare individui fra loro consanguinei per stabilizzarne le caratteristiche. Siccome non non c’è corrispondenza uno a uno fra un gene ed un carattere, per fissare una certa caratteristica che interessa può capitare di fissarne insieme un’altra (o più), indesiderata e spesso dannosa per l’animale. Così delle mutazioni genetiche negative anziché andare diluite e disperse nella massa della popolazione, vengono mantenute e tramandate. Per questo, specialmente oggi che sappiamo come funzionano le cose, il giocare all’ evoluzione richiederebbe intelligenza, responsabilità e senso della misura. Invece, come per tante altre cose, si ha una visione ristretta e antropocentrica (se ci piace, allora è buono). Così per divertimento o profitto si vadano a creare nuove razze di animali “carini” o “bizzarri”. Senza pensare prima alle conseguenze, magari preoccupandosene dopo. Non conosco molto bene le razze canine, non so quali siano quelle che hanno problemi ereditari, per cui non ne discuto. Parliamo invece dei gatti. Si sono addomesticati da soli seimila anni fa e fino alla metà del secolo scorso le diverse razze feline, alcune spontanee altre create, erano variazioni limitate rispetto al modello originario, (con l’eccezione dei Manx e altre razze di gatti senza coda) così anche le eventuali tare ereditarie erano rare. Poi, dagli anni ‘50-'60, si è scatenata la mania, numerosi allevatori, hanno pensato bene di far riprodurre dei gatti mutanti per creare razze singolari, anche spettacolari, che oggi sono vendute a caro prezzo. La gente se ne innamora, senza sapere bene cosa c’è a monte. Vediamo un paio di esempi: Scottish Fold. Tondino e carino. Esiste in versione a pelo corto ed a pelo lungo, come questo. La “razza” nasce nel 1961 in Scozia quando presso la fattoria dei signori Mc Rae nasce una gattina bianca (Susie) con le orecchie piegate in avanti (a bottone) così che la testa sembrava quella di un gufetto. La gatta mise al mondo altri cuccioli sempre con le orecchie flosce. Questi cuccioli venero adottati ed incrociandoli con dei British shorthair con orecchie normali si scopri che nascevano cuccioli con le orecchie piegate, ossia il carattere era dominante. Per farla breve, si continuò con i reincroci e venne creata la razza Scottish Fold (Fold vuol dire piegato). Ma perché le orecchie si piegavano? Perché erano molli, ed erano molli perché la loro cartilagine aveva qualche problema. Ma la cartilagine non sta solo nelle orecchie. Se le cartilagini non crescono abbastanza forti da sostenere le orecchie questo porterà patologie anche alle ossa. I gatti che ne venivano colpiti zoppicavano, presentavano rigidità articolare e riluttanza nel saltare. Il gene era inoltre anche responsabile di osteodistrofia, per cui i gattini potevano nascere con zampe corte, malformate e altre anomalie. Senza contare che le orecchie piegate erano difficili da pulire e così si sommavano malattie e sordità. Tutto questo senza contare le malattie tipiche di altre razze “pure” di gatti come la cardiomiopatia ipertrofica. Però erano tanto carini… si cercò di migliorare le cose con degli incroci con dei British shorthair ed altre razze, in modo da diminuire la frequenza di questo gene e si è presa qualche cautela negli accoppiamenti, così oggi, a parte il problemi di pulizia delle orecchie, che rimangono, la frequenza di queste malattie è ”ridotta”. Non sto affermando che tutti gli Scottish fold siano malati, oggi sono monitorati, solo che la razza è un po' delicata. Sphinx e simili. I gatti pelati. A mio modesto parere uno degli elementi di fascino del gatto è la sua morbida pelliccia che oltretutto ne arrotonda il profilo, ma dev’essere una questione di gusti personali, se no non si spiegherebbe il successo che stanno avendo le razze “pelate”. L’allergia al pelo di gatto non ha niente a che vedere con la creazione di razze pelate, perché non si è allergici al pelo dei gatti, ma a una proteina della sua saliva e anche i gatti pelati si leccano. In bianco e nero perchè, come previsto dal nostro admin con la luce artificiale la foto risultava altrimenti indecente. Torniamo ai nostri Sphinx ed assimilati. Questa razza non ha particolari tare ereditarie, ma è: Intollerante al freddo (ovvio) Rischia di scottarsi gravemente se si espone al sole. Occorre proteggere la sua pelle con creme ad alta protezione. L'assenza di peli nelle orecchie comporta un eccesso di formazione di cerume. Per cui vanno costantemente pulite con soluzione antibatterica. L’assenza delle ciglia porta a maggior lacrimazione. Stesse cure che per le orecchie, se no si infettano. Questi gatti non hanno i peli, ma hanno le ghiandole sebacee che servono servirebbero a lubrificare i peli. Senza peli il sebo si accumula e va asportato con detergenti per evitare malattie della pelle. Ma giocare agli Dei è tentazione forte, così ecco il Gatto Elve (elfo) che combina l’assenza di pelo con le orecchie rovesciate all’insù della razza American Curl, per cui si sommano i problemi della mancanza di peli a quelli della delicatezza delle orecchie. N. B. Tutto quello che ho scritto è ampiamente documentato e pubblicato, non sono mie invenzioni. Il gatto "elfo", Bianco e nero seppiato per lo stesso motivo. L' American Curl, bel gattone dalle orecchie arrovesciate. Frequente la polidattilia (avere sei o sette dita nella zampa anteriore) in questa razza. Il gatto ha per caratteristica (ed è uno degli elementi del suo fascino) di essere un animale semi domestico, indipendente e in buona misura in grado di cavarsela da solo in caso di necessità. Queste razze invece sono incapaci di sopravvivere all’aperto, e comunque necessitano della cura degli umani. Cosa pensavano i loro creatori? Lasciateci essere Gatti e basta... Ho fatto questi esempi perché sono fra i più eclatanti e poi ho foto decenti solo di queste razze. Ma potrei farne molti altri. Come il Mumchkin, il gatto con le zampe da bassotto (!), o lo stesso Manx, in cui il gene della coda corta è legato (a volte) a gravi handicap. Non voglio fare il terrorista, oggi molti di questi gatti stanno bene e vivono a lungo, se trattati con cura. Se vi piacciono, comprateveli. Il mio messaggio è un altro e spero sia chiaro: Manipolare esseri viventi per pura moda, senza alcuna utilità vera, senza pensare che si stanno creando degli individui nati per soffrire, è un’estensione del nostro voler centrare tutto sulla misura umana. Finchè si confondono i piani, finchè si riduce tutto alla nostra misura, non si può avere idea di cosa significhi veramente rispettare gli animali, e cosa fare per proteggerli.
  23. Sempre Milano, ma foto mie stavolta Un giorno in cui correvano tutti ( beh qualcuno guardava solo): Antichi giganti lasciavano inquietanti segni ammonitori: E due fidanzati venuti da un lontano pianeta, ci osservano stupiti. Appare un' altra incarnazione del cavallo di Leonardo. E trova ammiratori:
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