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  1. “Che cosa mi ha spinto e mi ha fatto andare avanti nel corso dei decenni? Qual è stata la forza motrice? Se dovessi usare una parola sola, sarebbe curiosità.” Eve Arnold Eve Arnold è morta nel gennaio del 2012, due mesi prima di compiere cento anni. Ma di lei e della sua lunga carriera fotografica si finisce sempre per ricordare quasi esclusicamente che è stata la prima donna-fotografo ad entrare nell'agenzia Magnum. Una specie di discriminazione al contrario. Se fosse stata un uomo non sarebbe entrata nella Magnum ? Non sarà invece che era naturale che venisse invitata in quel ristretto consesso per i suoi meriti, quale che fosse la sua anagrafe ? Eppure lei aveva studiato medicina e fino alla tenera età di 34 anni non aveva mai usato una fotocamera. E solo nel 1948 si è data una prima formazione in quel campo, frequentando un corso parauniversitario di sei settimane. Per quei corsi, tenuti dall'allora direttore di Harper's Bazaar Brodovič, passano allievi più giovani di Eve Arnold ma destinati a diventare delle vere star della fotografia, come Dick Avedon e Irving Penn. E' l'America che, dopo la guerra, si scopre superpotenza mondiale e che attira talenti da tutto il mondo. Proprio Brodovič le fa da mentore spronandola ad andare oltre i primi tentativi. Siamo nel 1948 e il talento di Eve Arnold verrà notato da Henry-Cartier Bresson già solo tre anni dopo, quando le verrà chiesto di fare il fotografo free-lance per la Magnum. Nel 1957 i suoi servizi le frutteranno il ruolo di fotografo associato, a pari titolo con Elliot Erwitt, Will Eugene Smith, Werner Bishof, oltre ai fondatori Robert Capa e, per l'appunto Cartier-Bresson. E' l'occhio di una fotografa di origini europee (famiglia di ebrei russi emigrati in America ad inizio secolo) che guarda l'America proibita per i bianchi, colta dall'occhio e dal gusto di un europeo e pubblicata su un giornale europeo. Probabilmente la Arnold si sentirà sempre una cittadina europea, tanto da trasferirsi a Londra nel 1962, città dove vivrà per il resto della sua vita tra viaggi e reportage in tutto il mondo. "E' la cosa più difficile al mondo a prendere il quotidiano, e cercare di mostrare quanto sia speciale" : Eve Arnold La regina Elisabetta II di Inghilterra nel classico clima londinese : piove o non piove ? Quanto è vicina a noi, una regina, vista così il giovane ma concentrato sul suo destino Paul Newman ripreso nel 1955 mentre frequenta le lezioni di Lee Strasberg all'Actors Studio Richard sembra scusarsi dell'ultima sfuriata con Liz che ha comprato due salsicce per cena (il pacchettino sul tavolo) che si farà cucinare dallo chef dell'Hotel a 5 stelle dove soggiornano ancora Liz, quasi una madonna laica con i suoi tre figli (avuti da due dei diversi mariti dopo Burton) mentre guardano dietro le quinte Richard Burton che verrà di li a poco teatralmente ucciso dai baroni del Re Enrico durante le riprese di Becket e il suo Re. Una reporter o una ritrattista ? In fondo è lo stesso ma scorrendo le tantissime foto pubblicate da Eve Arnold si nota come il suo sguardo si concentri sempre sulle figure. Sono sempre ritratti i suoi, che siano ricchi e famosi o sconosciuti e poveri, il suo tratto punta ad uno o a pochi soggetti, raramente alle masse. Cuba, 1954 é una visione profondamente umanista e pittorica. In un'altra era Eve Arnold sarebbe stata una Artemisia Gentileschi, sebbene con toni più morbidi e gentili. Senza eccessi. sfilata di moda ad Harlem, 1963 un tocco umano che può essere raggiunto con o senza la complicità del soggetto, come in questa straordinaria sequenza di Marlene Dietrich alle prese con un difficoltoso ritorno sulla scena discografica, oramai passata la cinquantina e perso buona parte del suo smalto d'anteguerra : scettica : non ce la posso fare ! preoccupata . ma che ci faccio qui ? pensierosa : ma quando finisce questa tortura ? ho le gambe gonfie e mi cola il fondo tinta ... ma sempre, lei, sempre affascinante. "Le sessioni di registrazione sono state stimolanti da fotografare, perché tutto era in movimento: il soggetto, i musicisti, i tecnici e il fotografo. Avevi bisogno di riflessi veloci per stare al passo con i soggetti in movimento, e la sensibilità e l'abilità per ottenere le immagini mantenendo le eyeline degli interpreti in modo da non rompere la loro concentrazione. Avevi bisogno anche di essere attenta a non fotografare durante i passaggi musicali più delicati in modo che il click non si sentisse nellla registrazione. Anche adesso, quando ci penso sento la tensione nei muscoli che ho sentito allora in attesa dei passaggi fortissimi nella musica." : Eve Arnold Ma anche assecondando la star ritratta poteva dare il suo tocco personale, magari rendendo idilliaco un rapporto che così non era : di Joan Crawford si ricorda il narcisismo e il fatto che preferisse i suoi cani alle figlie e qui posa di fronte al suo ritratto degli anni d'oro mentre qui si specchia, con la fotografa riflessa nello specchio più grande da cui è preso il ritratto. "La fotografia è un caleidoscopio attraverso il quale osservare il modo in cui ci rapportiamo al nostro mondo, il nostro modo di lavorare per vivere e vivere per lavorare " : Eve Arnold. Eve Arnold nel 1997 Sempre cortese, pulita e pacata, la Arnold ha portato molto della sua calma e gentilezza nel suo lavoro, comunque fossero angoscioso l'oggetto del suo lavoro. da un servizio sulla condizione delle donne in Sud Africa ai tempi della guerra del Vietnam al commovente gesto che simboleggia i primi cinque minuti della vita di un neonato ad un comizio della Ghandhi Indira Ghandhi a colloquio con Margareth Thatcher : le mani, gli sguardi negli anni '70 Eve Arnold pubblicò anche un libro dal titolo "La vita dietro al velo", sulle donne arave che popolavano gli harem. Sei mai soddisfatta ? "Mai. Se un giorno dovessi sentirmi soddisfatta smetterei. E' la frustrazione che ti spinge oltre" : Eve Arnold un donna mongola nella steppa, 1979 ho scelto di concentrarmi sulla prospettiva più intima della Arnold, privilegiando il bianco e nero ma sono centinaia le sue foto che si possono trovare sul sito dell'Agenzia Magnum. Vorrei concludere citando l'importantissimo ruolo avuto nelle cronache dietro le quinte del cinema, sia ad Hollywood che a Pinewood. Veniva chiamata spesso per il rapporto di amicizia che sapeva instaurare con le star che la trattavano come una della troupe. In questo modo poteva introdurre il suo occhio argentico senza timori, anche nelle situazioni più intime. Spesso sono foto rubate, in altre si vede la complicità dell'attore. I risultati sono sempre naturali, sia durante le riprese che nel backstage. in questo modo ebbe peraltro modo di seguire i 10 anni di carriera di Marilyn Monroe per intero. Marilyn aveva un rapporto di amicizia e di assoluta fiducia nei confronti di Eve Nelle due foto precedenti vediamo due fasi della vita : la Marlilyn platinata del momento di più fulgido splendore, ripresa dalla Arnold con la Leica M a telemetro, la Marilyn vulnerabile degli Spostati, ripresa da una Arnold quasi cinquantenne passata alla Nikon F Con queste premesse lei sola poteva andare oltre la scena : MM si concentra per una difficile scena con l'anziano Clark Gable (sempre ne Gli Spostati, l'ultimo film per entrambi) Gable ripassa il copione in camerino durante le prove di una scena MM annoiata accompagna John Huston al casinò di Reno, Nevada A proposito di John Huston, sono commoventi i ritratti dell'anziano regista e della figlia, nella loro casa in Irlanda nel 1968 : la giovanissima Angelica Huston il vecchio John con i suoi cani da caccia padre e figlia (rapporto molto burrascoso per i due caratteri difficili) della "arpia" Joan Crawford ho già parlato, ripresa in tutti i momenti della giornata, anche mentre si fa fare un massaggio tonificante o si trucca : qui ripresa con la Arnold alla Crawford fanno da contraltare la dolcezza con cui è resa la disarmante bellezza della giovane figlia di Indrid Bergman : o la naturalezza della Loren vicina a Charlie Chaplin con Marlon Brando fuori campo Non si sa a quale strano rituale si stia sottoponendo Andy Warhol ma qualche volta mi pare che Eve Arnold si trovi decisamente più a suo agio con soggetti femminili, mi sbaglio ? Ritorno a MM, in studio : e in tutta la sua sconsiderata naturalezza fuori dal set : Confidenza e sguardo curioso. Vanessa Redgrave in camerino mentre si ... opssss veste da Anne Boleyn e per strada con le due bellissime figlie Miranda e Joely : entrambe nel 1966 Ho volutamente lasciato in fondo le due foto più iconiche e celeberrime di Eve Arnold membri del partito nazista USA Malcolm X perchè quelle foto per me appartengono alla Magnum. La mia Eve Arnold é più vicina, più simile a lei stessa che si autoritrae con una Rolleiflex nel 1950 davanti ad una vetrina di Broadway a all'afroamericana che fa il pane a mano ad Harlem nel 1960 alla donna minuta, con i capelli raccolti dietro alla nuca, accovacciata in una chiesa, intenta a puntare quello che i suoi occhi le hanno fatto intravvedere con le sue due fotocamere al collo (Nikon e Leica) ... E fatico a trattenere una lacrima ... [tutte le foto pubblicate in questo articolo sono © Eve Arnold e Magnum, sono qui raggruppate esclusivamente per rendere un ossequioso tributo ad uno dei fotografi più importanti del nostro tempo]
  2. Ecco, adesso sotto all'immagine non dovresti vedere più quei pasticci ma un semplice riquadro per i commenti :
  3. Si, sbagli perchè nessuno è abilitato a scrivere Critiche/Recensioni, mentre tutti sono abilitati a scrivere commenti. Devi premere il tasto con i Commenti (quello di destra nella tua schermata) Adesso vado a vedere perchè compare il bottone delle Recensioni, visto che non è abilitato.
  4. Sfatiamo il mito secondo cui (per alcuni) i grandi fotografi si concentrano forte-forte e poi ... in piena estasi creativa fanno un unico scatto perfetto. Karsh ha lasciato (ma immagino siano solo gli scatti che ha voluto conservare) 150.000 lastre medio e grande formato su oltre 15.000 sedute di scatto. Il che ovviamente sta a significare che per ogni soggetto gli scatti erano differenti finchè non era soddisfatto. Per esempio, per Sophia Loren in questo set a Parigi nel 1981 sono disponibili sul web differenti riprese anche a colori (!) quindi io sono certo che, vivendo oggi, un fotografo come Karsh apprezzerebbe notevolmente l'affrancamento dalla pellicola e dallo sviluppo permessi dal digitale (ad esempio con un dorso di medio formato vero, tipo la Phase One XF 100, tethering e un 32 pollici 4K su cui vedere in diretta gli scatti insieme al ritratto).
  5. Yousuf Karsh : I Windsor, 35 anni dopo qualcuno ricorderà il celebre scandalo, l'erede al trono di Inghilterra, Edoardo VIII che abdica per sposare la pluri-divorziata americana Wallis Simpson. I due duchi, qui ritratti 35 anni dopo il fatto (1936-1971), decisamente rilassati e ancora complici Lui morirà l'anno dopo.
  6. Un raffronto tra due fotografi diametralmente differenti e lo stesso soggetto. Il grande compositore inglese Benjamin Britten, Yousuf Karsh e una istantanea di Eve Arnold con la sua Nikon (della quale abbiamo parlato qui : Eve Arnold, un occhio curioso sull'America)
  7. C'è un breve momento in cui tutto quello che c'è nella mente, nell'anima e nello spirito di una persona si riflette attraverso i suoi occhi, le mani, il suo atteggiamento. Questo è il momento di scattare. Guarda e pensa prima di aprire l'otturatore. Il cuore e la mente sono il vero obiettivo della fotocamera. In ogni uomo e donna é nascosto un segreto, come fotografo il mio compito é rivelarlo, se posso. Yousuf Karsh Yousuf Karsh suggerisce la postura delle mani a Papa Giovanni XXIII Yousuf Karsh è il più grande fotografo ritrattista del nostro tempo. La sua firma vale, con le dovute proporzioni dovute al differente mezzo, quella di Caravaggio o di Hayez o di Boldini per avvicinarci di più ai tempi nostri . Nel suo studio di Ottawa c'era la fila per farsi ritrarre. E lui poteva andare a ritrarre chi voleva. Nato in Armenia nel 1908, fuggito alle persecuzioni con la famiglia nella più tranquilla Aleppo, si ritrovò nel Quebec da uno zio che faceva il fotografo. Lo zio, viste le potenzialità di Yousuf, gli trovò un posto di apprendista presso un suo amico ritrattista di Boston. John Garo, che era anche un pittore, oltre che fotografo, lo iniziò alle tecniche di illuminazione in studio con la luce artificiale e lo introdusse nell'ambiente dei pittori. Una formazione che pose le basi di quella che sarà poi l'illuminazione drammatica di tanti ritratti del Karsh professionista. Fatti tre anni di apprendistato e frequentata anche la scuola d'arte serale, ritornò in Canada per aprire un suo studio nela capitale, Ottawa. La dedizione nel suo lavoro e la fortuna gli consentirono di introdursi negli ambienti governativi per fotografare i dignitari in visita nel suo Paese. La fortuna gli consentì di scattare il celeberrimo ritratto di Winston Churchill nel 1941 Yousuf Karsh : ritratto di Winston Churchill, Ottawa, 1941 uno scatto destinato a diventare un'icona del XX secolo e che gli valse la notorietà. Una foto importante (più tardi Karsh venne soprannominato "l'uomo che tolse il sigaro di bocca a Churchill") ma cui non si arriva certo per caso se guardiamo questa foto del 1936, che apparentemente sembra una istantanea ma che in realtà è un ritratto dell'epoca prebellica : il Presidente Roosevelt (con suo figlio) in visita nel Quebec a colloquio informale con il primo ministro canadese e il governatore generale del Quebec. Il modo più semplice per far sapere alla Corona Inglese cosa poteva pensare della situazione europea l''inquilino della Casa Bianca ? Per 67 anni ebbe la costanza di applicare il suo metodo al suo lavoro. Se deve alla fortuna la fama, questa si è certamente sviluppata solo per le sue capacità. Ogni suo ritratto è diverso dagli altri. Ma in tutti si riconosce la sua firma. E non c'è fotografo al mondo ancora oggi che, magari inconsciamente, non gli debba qualche cosa. Del resto, nei 67 anni di ininterrotta attività, Karsh annotò non meno di 15.278 sessioni fotografiche, lasciando qualche cosa come 150.000 lastre di grande formato scattate con il suo banco ottico, sviluppate personalmente e stampate a regola d'arte. Sono numeri impressionanti anche per il convulso mondo digitale odierno (una lastra in 20x28cm vale lo sforzo di centinaia di scatti in 35mm in digitale) che però non scalfiscono che la superficie di questo gigante della fotografia. Quale era il suo segreto ? Karsh osserva una lastra prima di caricarla in macchina. 1) mettere a proprio agio il soggetto Una persona sta meglio quando è comodamente seduta. Sembra banale ma permette già di raggiungere metà del risultato 2) conoscere il proprio soggetto Karsh si documentava sulla vita e le peculiarità di chi doveva fotografare. Ne arrivava a conoscere tanto i dettagli da poter poi guidare la conversazione su argomenti familiari che potessero alleviare la tensione di chi, non professionalmente, posa per un fotografo. Karsh a colazione con Albert Schweitzer per farlo si prendeva il tempo necessario, arrivando anche ad una relazione di familiarità con chi fotografava, quando possibile. basti vedere l'atteggiamento di confidenza con Ernest Hemingway. I due sono ripresi nella casa dello scrittore all'Havana, nel 1957. Certo non con tutti, ma volete dire che dal 1943 al 1984 i rapporti saranno rimasti freddi e distaccati ? Dall'espressione di Sua Maestà non si direbbe Sua Altezza Reale la Principessa Elisabeth Windsor nel 1943 Sua Altezza Reale la Regina Elisabetta II nel 1984 considerando che se uno scatto della Regina è diventato il francobollo standard di tutto l'Impero Britannico e che le fotografia ufficiali non posso che essere formali 1966, Londra, la Regina Elisabetta d'Inghilterra con il Principe Filippo di Edimburgo 1984 ma io noto nell'espressione la rilassetezza che si può provare solo davanti ad una persona di cui ci si fida anche in questo scatto con i figli dove anche il compassato Principe Carlo appare sorridente e rilassato Senza questa capacità di entrare in relazione e di cogliere l'attimo fuggente non si spiegherebbe altrimenti questa altra icona del XX secolo : il celeberrimo ritratto di Albert Einstein, del 1948 o questo, altrettanto fermo nella nostra memoria del già citato Hemingway a sinistra, Karsh in posa davanti alla sua camera, a destra mentre con un dito suggerisce la postura al soggetto inquadrato 3) essere pronto ad improvvisare traendo ispirazione dal soggetto e da quanto ti succede davanti lasci il soggetto libero di essere se stesso come in questo caso il cancelliere tedesco Willy Brandt oppure, se per esempio è un attore, gli dai uno spunto e poi lasci che sia lui ad interpretare il suo ruolo più congeniale con Alain Delon in studio magari lo lasci distrarre trafficando con le tue apparecchiature mentre gli parli e poi lo prendi sull'attimo, secondo come sei isprirato dal soggetto stesso. ancora Delon, stessa sessione Depardieu Woody Allen Bogart, 1948 Laurence Olivier Clark Gable, 1946 magari non gli dai il tempo giusto per sedersi, per vedere l'espressione che ha mentre si appoggia Alfred Hitchcock raggiungendo livelli di spontaneità diversamente inimmaginabili ... per un attore, come in questo splendido ritratto dell'altrettanto splendido Yul Brynner certo con gli attori é più facile come questo ispirato Gregory Peck che non aveva ancora conosciuto Moby Dick meglio ancora se hanno gli abiti di scena come lo straordinario Mosè interpretato da Charlton Heston un grande regista può anche essere molto ispirante è più complicato con persone differenti. Ma se poi ha un grand'uomo che è anche stato un attore, allora puoi lasciarlo recitare per te Ronnie Reagan, 1980 Karsh nel suo studio sistema le luci sul soggetto 4) la luce non è solo illuminazione appreso studiando pittura e seguendo il teatro, quanto sia importante la luce. Che non è solo illuminazione, nel senso di luce sufficiente a formare l'immagine sul materiale sensibile (sul sensore, oggi) ma il modo di esprimere, assecondare o sottolineare i tratti e i caratteri di un volto umano. Io ne vedo i risultati in particolare in questa carrellata di politici, ritratto stretto limitato al volto, di personaggi importanti, in grado di cambiare la storia e allo stesso tempo soli, nella solitudine di chi prende decisioni per gli altri. La luce svolge un ruolo fondamentale, così come la postura che la asseconda o la esalta (e viceversa) Ronnie Reagan e il suo antagonista Michail Gorbatchev Jimmy Carter Eisenhower. Qui Ike è scuro e duro come l'acciaio delle bombe e dei cannoni che hanno devastato la Germania dei suoi progenitori. JFK del quale vediamo una panoramica a 180° con le mani che svolgono il ruolo di smorzare la luce secca Karsh racconta di aver incontrato Reagan dopo che aveva discusso per due ore con il Segretario di Stato, pranzato con il Cancelliere Tedesco e ricevuto il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Stanco ma ancora in grado di raccontare barzellette ... Karsh ritratto ad una mostra di sue fotografie 5) la reputazione è importante per la riuscita di un ritratto sembra banale ma la reputazione del fotografo conta. Come e più del suo portfolio. Quando si ha a che fare con personaggi importanti, con una agenda piena, diffidenti o impegnati. Altrimenti non solo si fa fatica a farsi ricevere ma ci si trova di fronte un'istrice difficile da penetrare. Karsh racconta di essere riuscito a stento a far sedere Nelson Mandela, appena giunto dall'Africa all'Onu, stanco e teso per il viaggio e le preoccupazioni che solo dopo un pò di conversazione con un uomo di grande umanità come Karsh, riuscì a rilassarsi tanto da permettere questo istante di libertà dai pensieri sottolineato da una risata liberatoria e se sembra ansioso di mostrare la propria grinta Fidel Castro non lo è affatto il Crushev della scarpa sul tavolo figuriamoci l'impettito De Gaulle o quell'Harry Truman con ancora il gravoso fardello di essere stato l'unico Presidente della Storia ad autorizzare lo sgancio di due atomiche su civili inermi ... pensate che il Visconte di El Alamein (sic!) avrebbe permesso a qualunque fotografo di ritrarlo ? Guardate le mani (!) o Maggie Thatcher, impegnata nella sua guerra con il mondo ? Chiaramente non possono essere solo questi i segreti di Karsh. Sono le indicazioni che vengono dai tanti aforismi citati, dalla lunga carriera di una leggenda. Un uomo in fondo anche molto vanitoso che ha giustamente goduto in vita del suo successo. Ritirandosi solo nel 1998, alla tenera età di 90 anni suonati (morirà nel 2002). Gli altri restano nelle sue tante foto, nel garbo, nella grazia, nella forza di tanti scatti a persone della più diversa estrazione e livello. Personaggi famosi Dali Giovanni Paolo II Albert Einstein Jacques Cousteau Cassius Clay Andy Warhol Alfred Hitchcock Bernard Shaw Madre Teresa Picasso Di Picasso, Karsh racconta di essere andato a casa sua. E questi, visto il caos dei tanti figli che giocavano rincorrendosi per casa, suggerì di trovare un pò di pace nel suo studio. Ne venne fuori questa foto, un pò fuori dagli schemi anche per Karsh (l'ispirazione del momento) ma certamente a tema con lo stile del soggetto. Una frase di Karsh, poco politicamente corretta per lo stile di oggi che riporto in questa pagina dedicata alle attrici. Fotografare le belle donne è un peccato, perchè devi spegnere la luce solo quando se ne sono già andate via (per sviluppare le lastre, evidentemente) Audrey Hepburn ad inizio carriera Sophia Loren la giovane Liz Taylor appena arrivata in America l'incantevole Ingrid Bergman, anche essa appena giunta ad Hollywood ancora la Hepburn ai tempi di Sabrina Anna Magnani nei suoi anni hollywoodiani Karsh venne anche incaricato di immortalare l'evento rappresentato dalle nozze di Grace Kelly con Rainier di Monaco un soggetto tanto abbagliante quando ripreso bene come in questo scatto Anita Ekberg ai tempi della Dolce vita e Lauren Bacall emancipata dopo la morte di Bogart Ovviamente un fotografo di queste capacità, sebbene principalmente impegnato nel ritratto, poteva occuparsi di altro. Nel 1952 accettò un lavoro di approfondimento sulle condizioni del suo Paese di adozione - il Canada - nel periodo post-bellico. Riporto alcuni scatti altro non sono se non ritratti ambientati ma caratterizzati dall'opera, dal lavoro. Nei primi tempi di attività si dedicò anche al nudo in studio, di grande delicatezza Concludo con un mondo a me molto caro e che ai tempi di Karsh era l'epoca d'oro, i musicisti. Arthur Rubinstein il grande compositore finlandese Jean Sibelius Glenn Gould nel 1957, all'apice della carriera concertistica prima della decisione di dedicarsi esclusivamente alla sala d'incisione. Jasha Heifetz Jehudi Menuhin Potremmo continuare per giorni con le 150.000 lastre donate al museo da Karsh. Io trovo le sue immagini straordinarie anche se in un certo senso (in senso buono) confinate nel loro tempo. Palpitano di vita e di umanità, di garbo e di sensibilità. Sembra di vedere Karsh con i suoi grandi occhi indagatori che fissano i soggetti, invitandoli con infinita dolcezza a donarsi al suo otturatore, nell'atto di attendere il momento migliore per scattare. Sono tanti scrigni che racchiudono storie straordinarie. Alcune che restano nella nostra memoria al posto del nome del fotografo, ignoto ai più, altre che ci riportano ad un tempo di cui abbiamo smarrito il ricordo. Ho scelto di chiudere con due ritratti opposti ma legati dal vivo spirito di spontaneità, uno che guarda direttamente lui e non la camera il maestro Ansel Adams che nella vita non si è allontanato a più di 5 miglia dalla sua montagna che sorride bonariamente al maestro Yousuf Karsh che invece ha trasvolato l'Atlantico innumerevoli volte per immortalare i VIP di tutto il mondo. Due personaggi del tutto opposti, sebbene legati a stretto filo dalla loro arte e la grande tenerezza spontaneamente regalataci da Laurence Olivier nei confronti della moglie Vivien Leigh in uno degli oramai rari momenti di lucidità di questa, negli ultimi anni del loro matrimonio, entrambi incuranti della presenza del fotografo. Una foto impossibile per chiunque altro. Un altro segreto ? nessun segreto, se guardiamo questa foto, fatta a loro insaputa che li ritrae nella loro familiarità. Il fotografo e i suoi soggetti messi sullo stesso piano. Persone legate, non creature aliene ed estranee. ****************************************** Mi sono avvicinato con grande umiltà a questo articolo, pensandolo nell'ultimo anno. Sentendomi inadeguato a sondare un tale monumento di arte e umanità. Mi sono sentito alla fine in dovere di scriverlo perchè penso che non possa mancare su Nikonland, un tributo al più grande ritrattista del nostro tempo. Qualcuno che, con il cappello in mano e grande senso di inadeguatezza mi spingo a mettere vicino ai miei miti, Caravaggio, Velasquez e Vermeer, del tutto incapace di andare oltre nella mia modesta analisi dell'opera di un genio inarrivabile. Per chi volesse approfondire, segnalo, disponibile (ma non sempre) il libro : Karsh: A Biography in Images un libro biografico per immagini redatto dal curatore del Museum of Fine Arts di Boston che è scritto in modo tale che pare che Karsh vi racconti prima la sua vita e poi vi illustri egli stesso, per aneddoti, le sue foto più rappresentative. Un libro molto pregevole, secondo me. 200 pagine, 38 euro su Amazon. *** Il 21° secolo è l'era della superficialità. Non solo i personaggi pubblici non durano - c'è ancora la Regina Elisabetta che Karsh ha fotografato a 16 anni ma non ci sono altre donne di quella rilevanza, o sono morte oppure non sono ancora nate - mentre i fotografi famosi della nuova leva sono imbarazzanti sul piano culturale, vuoti sul piano morale e in quanto a sensibilità umana, mi verrebbe da voltarmi dall'altra parte. Ho letto una intervista ad un notissimo ritrattista di oggi (sui 40 anni scarsi, mica 70) che ... fa venire voglia di piangere. In quanto a Gandhi dubito sia mai entrato in uno studio fotografico. Ma ho trovato Indira Indira Gandhi di Yousuf Karsh e BB Avevo dimenticato ... Walt Disney con il suo sorriso contagioso e tra i musicisti Pablo Casals e Mstislav Rostropovich Karsh che osserva una delle sue innumerevoli lastre (autoritratto) Man Ray Marc Chagall Marcel Marceau e il mitico Rudy
  8. 1) è possibile commentare una immagine in galleria. La meccanica è la stessa di un post sul forum. Finito di scrivere, si preme Invia Risposta. E la risposta compare. Vedo che altri iscritti possono commentare e lo fanno con successo. Quindi tenderei - salvo smentita - ad escludere problemi di abilitazione incompleta. 2) un iscritto può modificare ogni proprio post entro 5 minuti dal momento in cui l'ha inviato originariamente. Dopo di che non è più possibile fare correzioni. Si acquisirà la possibilità di fare correzioni in via perpetua, solo al superamento di 100 contenuti sul sito (contando ogni tipo di intervento in ogni dove).
  9. Per queste operazioni, si fanno delle Action automatiche in Photoshop. Generalmente basate su una applicazione di livelli con High Pass per definire i bordi. Il livello si può ulteriormente rifinire a mano prima di fonderlo con l'immagine sottostante. Certe volte può essere duplicato ed applicato con diversi stili di fusione. Che poi a seconda della destinazione può essere ulteriormente definita. Definita l'action una volta, poi la si applica con un semplice click a qualsiasi immagine adatta. Il livello di intervento può essere reso variabile a seconda delle circostanze con la comparsa di finestre di regolazione contestuali. Io, in più, generalmente sullo sfondo applico un plugin di riduzione del rumore (su un altro livello separato).
  10. M&M

    Attesa per l'annuncio ufficiale

    Prezzo consigliato in Europa, salvo conferma : 3.799 euro comprese tasse.
  11. M&M

    Comprerai la Nikon D850 ?

    L'annuncio ufficiale ci sarà domani mattina (tra circa 21 ore) ma già sappiamo praticamente tutto grazie ad alcuni leaks ... scovati nella notte da Nikonrumors (grazie Peter !) Quindi è il momento di farsi qualche domanda (io ho già risposto da un mese, tanto da aver venduto contemporaneamente sia D810 che D500 per sostituirle con due D850) : compreremo la nuova Nikon D850 ? Astenersi perditempo e curiosi, non graditi in questo club, ma la parola a tutti i nikonisti in ascolto e in visione su queste pagine consacrate alla nuova regina Nikon
  12. M&M

    Nikon D850 (rumors aggiornati)

    Graie Roby. Io sette ore fa dormivo il sonno del giusto Aggiungo un dettaglio che adesso è ufficiale anche se io ne ero già convinto, il nuovo sensore Nikon della D850 è un CMOS di tipo backlit, il che, insieme ad una sapiente amplificazione di tipo dual-gain, consentirà certamente di mantenere la promessa di sommare le qualità della D810 a bassi ISO a quelle della D5 ad alti ISO, se non fare addirittura meglio. Resta da capire, per me, solo come sarà il Live-view della nuova macchina. Ma qui ho paura che non sarò accontentato. Poco male, tra tre anni ci sarà di meglio
  13. M&M

    Attesa per l'annuncio ufficiale

    Abbiamo anche il comunicato stampa Nital di ... domani
  14. M&M

    Attesa per l'annuncio ufficiale

    Confermato l'annuncio per il 24/8/2017. Consegna dalla metà di settembre. Nikon Day dalla seconda metà di settembre.
  15. M&M

    Io ho deciso

    Mi spiego meglio. La Nikon D850 assolve i miei bisogni per una macchina Nikon, superiore alla Nikon D810, ad alta risoluzione, veloce, con una autofocus affidabile e sicuro come quello della D5, memorie ad alta velocità di tipo XQD, buffer da almeno 50 scatti, 8-9 scatti al secondo, autonomia da 1000-3000-8000 scatti a seconda della batteria, compatibilità completa con il mio corredo di ottiche senza adattatori, compatibilità con il mio workflow di sviluppo e postproduzione, disponibilità entro fine 2017 a prezzo accettabile ? SI/NO >>>> Compro La Sony/Fujifilm/Olympus/Leica/qualsiasi mirrorless presente sul mercato .... assolve i miei bisogni per una macchina Nikon, superiore alla Nikon D810, ad alta risoluzione, veloce, con una autofocus affidabile e sicuro come quello della D5, memorie ad alta velocità di tipo XQD, buffer da almeno 50 scatti, , 8-9 scatti al secondo, autonomia da 1000-3000-8000 scatti a seconda della batteria, compatibilità completa con il mio corredo di ottiche senza adattatori, compatibilità con il mio workflow di sviluppo e postproduzione, disponibilità entro fine 2017 a prezzo accettabile ? SI/NO <<<< Compro non ci vuole altro metodo, per la mia filosofia. E del resto, sono io che la devo comprare
  16. M&M

    Io ho deciso

    Per quanto mi consta, Sony fa fotocamere eccellentissime. Solo che la mia mamma non mi ha fatto adatto a loro. Purtroppo dovrò vivere così per sempre e rinunciare ai prodotti Sony. Ma in questo caso ho risposto ad una domanda diretta rivolta a me, sul perchè io ritenga che la Nikon D850 faccia più al caso mio, rispetto alla rispettabilissima Sony A9 che è purtroppo non corrispondente alle mie esigenze.
  17. M&M

    Io ho deciso

    Se per te è indifferente avere in mano una Nikon o una Sony A7 (parlo di presa in mano e di soddisfazione d'uso), non ho altro da risponderti. Io mi occupo di Nikon
  18. M&M

    Io ho deciso

    Si, giusto per ricordare a me stesso che non ha senso andarsi a mangiare un hamburgher da McDonald quando a casa ho una succulenta fiorentina che mi aspetta
  19. M&M

    Io ho deciso

    La Sony A9 ai miei occhi è solamente una Sony A7II anabolizzata. E' troppo piccola e spigolosa per usare ottiche professionali, le memorie non sono della stessa classe della macchina. La risoluzione è scarsa. La lista di quello che si perde per avere il falso otturatore elettronico è maggiore di quello che si guadagna. E poi, il limite principale, per me, chiaramente, non è Nikon. Macula originalis ... Per me la mirrorless ideale sarebbe la Nikon D850 (o la D5 !) senza specchio, con mirino elettronico superiore a quello della Fujifilm GFX e un autofocus valido come quello della D850 ma a tutto frame.
  20. M&M

    Io ho deciso

    Credo che il tempo degli specchi sarebbe finito se ci fossero delle mirrorless con le caratteristiche migliori delle attuali reflex. Per il momento io le ho provate (quasi) tutte e nessuna mi ha dato l'esperienza d'uso di una reflex Nikon. La questione piuttosto è che Nikon continua a dire pubblicamente che entrerà nel mercato delle mirrorless serie. Quindi quando avremo una mirrorless Nikon come e più di una D850 ? Io credo tra non meno di 24-36 mesi. E nel frattime io farò 200.000 scatti con le mie D850 Se poi - io non credo - le future mirrorless Nikon necessitassero di nuovi obiettivi con un altro attacco ... francamente non so se farei il cambio dell'intero corredo
  21. M&M

    Io ho deciso

    Credo che sia lo scopo che si è prefissa Nikon con questa macchina : la completa polivalenza in tutti i campi, lasciando a D5 e D500 la super-specializzazione. Per questo io tendo a paragonarla alla Nikon F del 1959.
  22. Caro Dario, anche io ho fatto foto sensazionali con il Nikon 135/2 DC. Peccato non avere più quei soggetti adesso che ho il Sigma 135/1.8 Art Ma intanto mi consolo con altre opzioni : Fiori con il 135/1.8 ? E perchè no ? naturalmente su Nikon D810 F8, ISO 64, 1/100'', Glash Godox AD600B in TTL con softbox 60x60 e nido d'ape. Una vera figlia di Albion, un fiore bretone Nikon D810 e Sigma Art 135/1.8 attendendo la Nikon D850, ovviamente
  23. Ho ricevuto questo obiettivo in test da Mtrading Srl, distributore italiano di Sigma, in qualità di Sigma Ambassador. L'obiettivo sarà restituito a fine test. 1.060 grammi, 108x88mm (in posizione 24mm), passo filtri da 82mm, 19 lenti in 14 gruppi, ecco il biglietto da visita del nuovo zoom Sigma 24-70/2.8 Art OS. Si tratta di una aggiunta molto attesa al catalogo degli obiettivi Sigma Global Vision e se ne parlava effettivamente da almeno un paio di anni. E' oramai un must per ogni casa produttrice avere in catalogo almeno uno zoom di questa categoria perchè nel tempo sono diventati ambiti dai fotografi, sia professionisti che amatoriali. Un tempo potevano sostituire un intero corredo, quando i fissi alle focali corrispondenti erano poco luminosi e poco prestazionali. Adesso le cose sono cambiate. E tra obiettivi superluminosi (e Sigma con i suoi Art è all'avanguardia, quasi un riferimento) e della serie F1.8, le soluzioni sul fisso sono oggi molto più attraenti di un tempo. Resta la flessibilità e la comodità dello zoom, specie quando non si può cambiare ottica oppure non si sa a priori quale servirà, come sarà il soggetto, a che distanza saremo. Ma oggi esistono anche zoom trans-standard con una escursione più ampia che pagano uno stop di luminosità sui più prestigiosi F2.8 ma generalmente non sono delle seconde scelte. Insomma, lo zoom 24-70/2.8 è una scelta tra le diverse possibili, magari non più "la scelta" ma comunque tra le prime che il fotografo considera. E l'ultima generazione aggiunge alle sue specificità anche la presenza dello stabilizzatore che se non serve a fermare un soggetto che si muove, rende ininfluenti i movimenti del fotografo quando è costretto - per scelta o per necessità - ad usare tempi molto lunghi. Questo Sigma, annunciato lo scorso mese di marzo e reso disponibile a metà estate, si presenta come il più classico degli obiettivi Sigma Art. Ben costruito, con il fusto in metallo e la restate parte in resina termostabilizzata, in posizione 24mm ha una presenza massiccia, un pò tozza, ma sta benissimo in mano. il paraluce a petali è di buona fattura. Il tappo è il consueto Sigma che immdiatamente si riga senza paraluce a 24mm, esteso a 70mm, con il paraluce non è piccolo ma a confronto con il Sigma 100-400mm F5-6.3 sembra piccolino mentre a me sta bene in mano, e le mie mani non sono particolarmente grandi ... bottoniera tradizionale, qui si aggiunge l'interruttore dello stabilizzatore. la costruzione è ineccepibile, secondo gli standard Sigma dell'ultima generazione il marchio dell'anno di introduzione made in Japan, ovviamente la parte anteriore è ben sigillata da differenti anelli e guarnizioni. Non credo che questo obiettivo debba patire infiltrazioni di polvere o di umidità montato sulla mia Nikon D5. Una accoppiata abbastanza agile test dello stabilizzatore ad 1/6'' di secondo. Ragionevolmente fermo. primo piano e sfuocato in esterni, 46mm. Una bella prova. a 24mm l'aberrazione cromatica assiale è abbastanza presente ma nella norma a 70mm è invece quasi del tutto assente. Bella prova. distorsione alle varie focali. Anche qui siamo nella norma, tutto sommato meglio del Nikon ma è impossibile fare miracoli su escursioni così estese. Insomma, quanto mostrato dal meraviglioso Sigma 24-35/2 Art sta su un altro pianeta. Ma quello non è nemmeno un 2x ! l'escursione focale sulla villa d'Este di Varese sfuocato a 70mm e tutta apertura due prove di panning a diaframma tutto chiuso e tempi intorno ad 1/25''. L'autofocus è fulmineo e reattivo. nuvole, sole a destra sole nel fotogramma aprendo un pò il diaframma si vedono gli artefatti luminosi in primo piano. Ma il sole non si fotografa in pieno agosto ... a 24mm a 50mm a 70mm a 50mm a 70mm, F8 a 24mm Per più di uno questo Sigma sarà un ideale candidato in alternativa al superprofessionale Nikon 24-70/2.8E VR, provato da noi di recente su queste pagine. Li confronto solo sul piano dimensionale (dirò due parole sulle mie impressioni in fase di conclusione). il Nikon, pur tanto furbo da nascondere l'escursione dello zoom con il paraluce monumentale di cui è dotato, è comunque enormemente più grosso del Sigma in posizione rientrata peraltro il Sigma si estende al massimo a 24mm, mentre il Sigma è al minimo a quella focale, il Nikon è al minimo intorno ai 58mm altra foto "artistica" del nuovo Sigma sulla mia Nikon D5 Un altro confronto (anche qui, solo dimensionale, per un confronto fotografico dovrete attendere il prossimo test di Max Aquila) che può interessare molti e con l'ottimo Sigma 24-105/4 Art che è il mio zoom standard (per quando uno zoom è indispensabile pure a me :marameo:) il passo filtri è lo stesso (82mm), le dimension a riposo paragonabili. Il 24-70/2.8 ha un diametro più marcato ma la lunghezza è simile. ovviamente il 24-105/4 svetta quando è esteso al massimo. Ma ci sono giusto quei 35mm in più che a me tanto fanno comodo sul campo ... ! di fronte sono praticamente indistinguibili, infatti nell'usarli io dovevo leggere prima l'etichetta qual'è l'uno e qual'è l'altro ? Vi aiuto io : in primo piano il 24-105/4, in secondo, il 24-70/2.8 ancora di fronte Uno dei punti di forza degli obiettivi Sigma Global Vision è la disponibilità della basetta USB e del programma Sigma Optimizer Pro. In questo caso, dopo aver verificato la presenza di un nuovo firmware, ho tarato la messa a fuoco. che ho poi verificato con questo scatto a Sue mentre non c'è nessuno in grado di verificare la velocità di messa a fuoco del mio Fritz In questo periodo ho fotografato moltissimo ed ho portato sempre con me il Sigma 24-70/2.8. In studio un momento di preparazione del make-up : Julia e Ilaria Ferrantello mi sono subito accorto che la prestazione migliore di questo zoom è sempre attorno ai 46-56mm. Non che alle focali più corte sia disprezzabile, ma è visibilissima la differenza. In location, con Arya, luce naturale e mista, sempre tutto aperto e ancora in studio, flash da 600 W/s e ombrellone da 185cm, F2.8 Bene, andiamo alle : Conclusioni Pro ottime prestazioni di autofocus e stabilizzatore aberrazioni cromate molto ben controllate distorsioni normali per questo genere di zoom, forse un filo meglio della media alla focale più corta colori vivaci, contrasto non esagerato, obiettivo adatto al ritratto pur pesando più di un chilo è un obiettivo più compatto del Nikon che invece sembra quasi un 70-200/2.8 massima prestazione in termini di nitidezza alla focale normale Contro non brillantissimo alle focali grandangolari. Per il paesaggio sul mercato c'è di meglio vignettatura sempre ben presente a tutte le focali, anche chiudendo di uno stop il diaframma anche a 70mm tende ad essere un pò più morbido che a 50mm. Ma potrebbe essere un vantaggio per ritratto stretto prezzo consigliato al pubblico di 1.400 euro che se conveniente rispetto agli obiettivi "originali" Nikon e Canon non ne fa un campione di prezzo/prestazioni in casa Sigma In estrema sintesi, sarebbe un ottimo obiettivo questo nuovo Zoom Sigma se considerato a se stante. Purtroppo è un obiettivo Sigma Art e le ultime realizzazioni hanno alzato così tanto le aspettative di noi fotografi che questo non è riuscito ad entusiasmarmi come, ad esempio, il fantascientifico Sigma 24-35/2 Art, per tacere degli ultimi fissi da 85 e 135mm. Evidentemente ancora non si possono fare miracoli con escursioni così estese che prendano dal grandangolare spinto al tele moderato. E' possibile che il 24-35/2 tragga vantaggio dall'avere una escursione così modesta. Ma tant'è e la differenza di prestazioni è tale che nessuno potrebbe non accorgersene. E non considero nel novero il bellissimo Sigma 50-100/1.8 Art solo perchè non è full-frame. Mentre entrambi sono più luminosi di oltre uno stop rispetto al 24-70/2.8 e non pesano così tanto sia in mano che ... nel portafogli. Insomma, candidamente, confesso che me lo aspettavo. Da parte mia non sono un grande fan degli zoom e trovo che, se devo accettare dei compromessi per usare uno zoom, il Sigma 24-105/4 soddisfi di più le mie esigenze, dandomi a circa la metà del prezzo (pari garanzia Mtrading) e pur a costo di uno stop di luce in meno, molta più flessibilità sulle focali più lunghe. Quando sull'altro corpo avrò la possibilità di montare uno o più fissi scelti tra le opzioni del ricchissimo catalogo Sigma. Non che ve lo sconsigli, certamente no, ma solo vi consiglio di provarlo bene prima di comperarlo. Per evitare di comperare una cosa differente da quello che vi aspettate. Può essere che per voi vada bene, io lo so, sono un pò particolare con gli zoom. Rispetto al Nikon, sul piano delle prestazioni siamo tutto sommato li, con il Nikon un filino meglio (e questa è già una novità di questi tempi). Non che il Nikon sia un campione assoluto - tutt'altro - ma se siete un fotografo professionista, io tenderei a consigliarvi quello, specie con la Nikon D5. La parentela dà dei vantaggi che vanno oltre le prestazioni. Il Nikon sta in mano come un 70-200/2.8, solo è un pò più leggero. Ed è assolutamente naturale nell'uso. Ma anche con quello avrete bisogno dei migliori fissi per avere invece la prestazioni maiuscola. Ad un fotoamatore ... beh, ragioniamoci insieme nei commenti, se vi va. Comunque sia, e al di là della mia opinione che non voglio sembri essere asseverante, questo Sigma è bello da usare, "docile", pastoso, ben fatto e sincero. Una volta fatta la tara ai suoi "limiti", non dubito che, pur non potendo mai diventare un purosangue come il Sigma 135/1.8 Art, farà quello che gli chiederete di fare. Infiniti ringraziamenti a Mtrading che ci ha inviato questo esemplare in test, appena disponibile in Italia.
  24. M&M

    Io ho deciso

    Considerazioni condivisibili. Ma la D5, la D500, e la D7500 sinora non hanno fatto segnalare difetti di un qualche rilievo (se escludiamo l'incompatibilità della D500 con batterie non originali, o con le prime Lexar UHS-II).
  25. M&M

    Io ho deciso

    Bene, benvenuti in questo nuovo club, allora. Qui potremo parlarne fino alla noia, senza ... annoiare chi non è interessato (ma magari gli faremo venire la voglia di interessarsi della nuova D850 )
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