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M&M

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  1. il firmware viene sempre riscritto per intero, anche se le correzioni da apportare sono minime.
  2. Un volo di linea Roma - New York richiede 63.000 litri di kerosene. Una F1 per un Gran Premio consuma 140 litri di benzina. Quindi con il pieno di un Airbus si potrebbero fare 450 Gran Premi. Ovvero una intera stagione di F1 con 20 auto. Un solo volo di linea e sola andata ... Le auto di F1 usano benzina sintetica altamente raffinata, senza zolfo, azoto e un contenuto minimo di aromatici, per cui con un reale bassissimo impatto in termini di vero inquinamento. In compenso i VIP che vanno a vedere i Gran Premi volano con jet privati che usano kerosene commerciale di scarsa qualità. E magari fanno Seattle-Melbourne in due, con vari scali. Altro che impatto ecologico.
  3. Memories, how they fade so fast Look back, that is no escape Tied down, now you see too late Lovers, they will never wait I am a camera Take heart, I could never let you go And you, always let the feeling show Love us all, how you never broke your heart You lose them If you feel the feeling start I am a camera, camera, camera And you, may find time will blind you This to just remind you All is meant to be There, by the waterside Here, where the lens is wide You and me By the sea Taken in tranquility Taken, taken so easily To pass into glass reality Transform, to transfer, to energy Taken, taken, so easily To pass into glass reality Transformer, transferring energy Trevor Horn e Stewe Howe, 1980 (Yes, Drama) In tema con le cose di Nikonland, non è vero ?
  4. M&M

    E428.113

    Mi mancava. E' nuova, modello Hornby/Rivarossi, 2009, fondo di magazzino. Digitalizzabile ma ancora analogica. adesso è vogliosa di farsi una corsa ma non la posso accontentare. Mi sta venendo voglia di farmi un tracciato in mansarda. Ma niente plastico, piuttosto una cosa tipo Autodromo di Monza a 4+4 corsie. di macchine che hanno bisogno di togliersi la ruggine di dosso ne ho a decine. E anche un paio di ETR 200 ... Ci penso per fine estate/autunno 2024. [è arrivato anche il libro Duegi sulle E428, fresco di stampa, ancora da togliere il cellophane. Sta con quelli di E431 ed E432. Si, sono un nostalgico del Castano&Isabella. Anche la mia gatta si chiama Isabella ...]
  5. Se per vincere con quelle regole, devi spostare la fabbrica vicino a Silverstone e stipendiare Adrian Newey e una nidiata di ingegneri aeronautici inglesi, anche no, guarda. A me le auto piacciono perchè fanno brum-brum, non perché volano ! E così sono tutti i veri amanti delle automobili. Schumacher non vinceva solo perchè era bravo ma perchè alla Ferrari, Montezemolo e Todt avevano portato una massa di brittannici. Insomma, io sarei per farci un campionato europeo e lasciare gli inglesi in Premiere con i soldi degli arabi.
  6. Paragone tirato per i capelli ma ieri, dopo aver letto i commenti a questo articolo mi è venuto in mente Charles Ives. Di una generazione e un pezzo più vecchio di Britten e altrettanto dotato come studente e come musicista. Fine orchestratore e conoscitore degli strumenti sia solistici che strutturati in orchestra, come ha ampiamente dimostrato nelle sue pagine orchestrali. Ma ragazzo ribelle e, soprattutto, compositore per hobby dato che i soldi veri li ha accumulati facendo l'assicuratore ed investendo a Wall Street. Per questo dopo gli inizi post-brahmsiani ha potuto scrivere esclusivamente per se stesso, in modo quasi totalmente atonale. Con il risultato che la sua musica è quasi sempre inascoltabile, salvo a sprazzi, in cui si intuisce quanto grande sarebbe potuto essere. Se si fosse mantenuto su un solco più frequentabile dai normali ascoltatori. Non dico come il suo coetaneo Rachmaninoff ma almeno tipo Prokofiev le sonate per violino e pianoforte - qui registrate per DG da Hilary & Valentina - sono degli anni 1913-1917, quando Frank Bridge e Rebecca Clarke componevano le loro splendide sonate per violoncello/viola e pianoforte. Eppure passano da momenti gustosi ad altri in cui non si capisce se uno strumento ascolta cosa sta suonando l'altro. stessa "trippa" per le sinfonie. La seconda (1902) sembra una riscrittura della 5a di Schubert o della 2a di Brahms - per me molto interessante - e poi ce ne andiamo con la 4a del 1916 che é cacofonia pura. Provate ad ascoltarle qui per le baton di Gustavo, sempre per DG. Resta The unanswered question di cosa avrebbe potuto scrivere se gli fosse piaciuto farsi ascoltare ...
  7. basterebbe tornare alla F1 Ferrari basata su questo coso qua. E poi niente Pirelli, una sola gomma dura uguale per tutti per la gara, la cambi solo se hai forato, una sola per la qualifica. Prove libere sempre. Sicuramente via i turbo e via i macinacaffe elettrici che hanno portato ad avere auto lunghe 6 metri e larghe 2 e mezzo. Ma in fondo, non è detto che Ferrari debba stare in F1. Si potrebbe fare anche una serie di campionati differenti fatti da veri costruttori, quelli che della macchina producono anche i bulloni, e lasciare Red Bull, Mercedes e McLaren a girare in tondo per piste sintetiche in Cina, Emirati Arabi uniti e non e cittadini emergenti in notturna.
  8. Finché ci saranno normative “british” non vinceranno che squadre “british”. Ferrari, Renault, Audi e Honda faranno solo belle auto (per non parlare di Haas e Andretti se gli americani resteranno in F1). La F1 oggi é tipo la Premiere League e i dirigenti Ferrari che sottoscrivono norme contrarie ai motori, sono conniventi. Dal 2026 i motori avranno meno horsepower di una GT stradale e conteranno ancora di più ali e gommature. Ferrari é il miglior produttore al mondo di automobili, non di aerei da caccia PS : la Mercedes AG di Stoccarda rispetto alla Mercedes F1 di Brakley è di fatto solo un azionista/sponsor
  9. lo pensano anche questi due (Jean è ancora seduto sulla #27, Gerhard è in tenuta crukken)
  10. M&M

    Nikon Styled : what's next ?

    Dave Douglas Duncan con le sue Nikon preferite ecco, io vorrei vedere/avere la versione Z delle sue due fotocamere (S ed F) prima di fare 102 anni Secondo voi ci possiamo aspettare una Nikon Zf argento verso Natale 2024, come Special Edition ? E la Nikon Zs ? Dopo il nostro articolo, sono comparsi dei clickbait anche su Youtbe.
  11. “Meglio il Wec? Magari sì. Il terrificante Bop anche in F1? Anche no. La Ferrari vista in Cina ha bisogno, in fretta, dei promessi sviluppi. Inutile girarci attorno: la sensazione è che la SF24 sia, nella configurazione attuale, plafonata. Non riesce ad avvicinarsi ulteriormente a Red Bull e in determinate condizioni è dietro la McLaren. Soluzioni magiche non esistono. Nessuno le ha in tasca, ma siccome ci sono ancora una ventina di GP da disputare, non è che la si possa chiudere qui. Mi spiego meglio. Vasseur merita rispetto per quanto ha fatto fin qui, partendo da una situazione oggettivamente imbarazzante. Ora deve dimostrare che con la sua leadership la Ferrari ha imparato a valorizzare in corso d’opera il suo prodotto. Sono anni che a Maranello non ci riescono”. Leo Turrini dal suo blog “Profondo Rosso”
  12. Dal piccolissimo accessorio al grande obiettivo, i cinesi si stanno preparando ad occupare ogni spazio. Non vorrei essere O/T ma a chi parla di "cineserie" riferendosi a certi marchi e non alle piccole produzioni da officina artigianale, è meglio cominciare a ricredersi. Viltrox ha appena presentato questo coso qui al NAB di Las Vegas : in anteprima : VILTROX LUNA 30-300mm T4.0 é un obiettivo CINE che copre un raggio di 46.5mm, quindi pienamente compatibile con le nostre Nikon Z e adatto alle RED, anche in 8K. Pesa più di quindici chilogrammi, è atteso sul mercato nel 2025, con un prezzo ipotizzato che probabilmente sfiorerà i $ 65.000. Cineserie ?
  13. Io voto la 21. Perché tutti i 1333 iscritti a Nikonland potevano farlo. Era questo lo spirito, il senso, lo scopo di questo contest. Però è sempre più facile dire, dopo, mi è sfuggitocit., "non ho avuto tempo", "portavo fuori il canarino" ..
  14. Può non piacere ed è certo un repertorio - salottiero ma non galante - lontano dal gusto odierno ma ... è letteralmente da bocca aperta, sin dal primo ascolto (almeno per me).
  15. Harpa Romana - arie e cantate dei virtuosi del XVII secolo - Riccardo Pisani/La Smisuranza Arcana, 19 aprile 2024, formato 96/24 *** Gli inizi del '600 segnano un periodo d'oro irripetibile per la musica di corte a Roma. I principi-vescovi mecenati, spesso in contatto con Parigi, forniscono l'occasione per un fiorire di virtuosi, compositori, operisti, cantori, solisti che si protrarrà fino agli inizi del secolo successivo quando ne beneficerà anche il giovane Handel. In questo disco abbiamo una performance che non esito a definire eccezionale da parte del tenore Riccardo Pisani, formatosi proprio come cantore pontificio ed oggi specializzato nel repertorio barocco e tardo-rinascimentale. La Smisuranza è un ensemble di tre arpiste (Chiara Granata, Marta Graziolino ed Elena Spotti) che suonano strumenti doppi, copie moderne della famosa arpa Barberini del 1633, celebre per il suo timbro chiarissimo Smisuranza è un neologismo che fa riferimento alla liberalità fantasiosa d'estro interpretativo. Il programma prevede brani di anonimi e di celebri musicisti vissuti a cavallo di '500 e '600, protagonisti della scena artistica romana, tra cui i più celebri sono certo Orazio Michi e Giovan Carlo Rossi (fratello di Luigi). Non manca una toccata per spinetta o liuto, qui portata ad arpa, di Girolamo Frescobaldi, in quel tempo titolare organista prima in Santa Maria in Trastevere e poi nella Cappella Giulia in Vaticano. Ma in fondo non ce n'era bisogno, le altre firme sono di veri virtuosi dell'arpa che musicano canzoni d'amore, liete e leggera. Possiamo immaginare l'evoluzione della musica sempre con lo scopo di intrattenere i principi, dalla semplice rima fino alla cantata profana. Espressività e virtuosismo, con strutture a due e tre voci, con basso melodia e basso. Siamo comunque ai confini con il teatro che in quegli anni si andava creando e che, nella forma italiana, romana e veneta, avrebbe "colonizzato" l'Europa per secoli nello stile del "bel canto" ornato. L'arpa era uno strumento antico, già in mano alle divinità greche e romane che vive in questo periodo un processo di ringiovanimento che si spegnerà circa un secolo dopo con l'affermarsi dello strumento demoniaco da sonare alla spalla (il violino). Difficile da trasportare e che richiede studio lungo ed approfondito e virtuosismo delicato, l'arpa si lega all'opulenza di quella società ricca ed esclusiva. In questo disco, arpe e voce si fondono insieme con liberalità di abbellimenti, trilli ed imitazioni, con una polifonia garbata ed elegante. Restando in tema papale, il disco si chiude, giustamente, dopo sospiri amorosi e struggimenti, peccati e infelicità e pene, con una laude dedicata alla Madre del Redentore, che rende definitivamente giustizia alle qualità eccezionali di Riccardo Pisani, avvolto nella suadenza delle arpe che tessono una trama di nostalgia e struggimento attorno al testo. Registrazione di un nitore e una chiarezza abbagliante. Da ascoltare con cuffie planari di fascia alta coadiuvate da elettroniche di classe. Oppure con diffusori aperti, senza inutili casse dietro ai driver, per una esperienza "dal vivo" che ci riporta alla meraviglia del primo barocco italiano.
  16. l'eccellente Doric String Quartet, per Chandos, con i tre quartetti di Sir Benjamin Britten, insieme ai suoi tre divertimenti e alle fantasie a quattro parti di Mr. Henry Purcell.
  17. Benjamin Britten quarantenne ritratto dal grandissimo Yousuf Karsh nel 1954. Si può amare oppure detestare. Credo sia difficile mettersi su posizioni mediane, oppure semplicemente trascurarlo. La sua importanza musicale è indubbia, di fondo è il più grande compositore inglese dopo Purcell (ma forse più grande di Purcell, con le dovute, evidenti differenze). Con buona pace dei tanti Elgar, Vaughan Williams, Walton & co. che hanno popolato il "rinascimento" musicale britannico di inizio XX secolo. I suoi lavori sono di indole introversa ma caratterizzati da episodiche esplosioni di pura potenza, simili a tempeste o deflagrazioni cosmiche. Eclettico, profondissimo - tra i massimi - conoscitori delle qualità cromatiche e coloristiche di ogni singolo strumento musicale, maestro dell'orchestrazione, del colore, degli accostamenti tonali ma al limite dell'atonale. Sarebbe potuto essere anche un grande stilista o un pittore ma sempre in bilico tra realismo assoluto ed accennato surrealismo. Estremo interprete delle pulsioni del secolo breve, senza indugiare troppo nello stucchevole narcisismo del linguaggio fuori dal mondo proposto dalla Seconda Scuola di Vienna ma nemmeno nell'eccessiva zuccherosa e autoindulgente nostalgia del perduto impero dei tardo-romantici compositori britannici della sua era. Benjamin e Peter, legati per tutta la vita Io non conosco e non amo particolarmente le sue composizioni operistiche e trovo ostiche certe sue pagine che però sono comunque somme in termini di pura scrittura musicale. Il suo travaglio personale traspare spesso, anche al di là delle influenze storiche (in primo luogo l'orrore per la guerra e i totalitarismi). Ancora di più le grandi amicizie musicali e di vita, oltre a Peter Pears, con Rostropovich, con Richter, grazie ad una naturale affabilità e bonarietà d'animo. Ottimo pianista, specie come accompagnatore, fine direttore d'orchestra, coltissimo. In vita inviso da molti colleghi e critici per le sue qualità compositive senza pari e perché troppo disinvolto cosmopolita, poco "inglese". In età matura scrisse musica complicata e abbastanza indigesta, io tendo a preferire le composizioni giovanili. Dichiarò più avanti che avrebbe potuto usare un linguaggio più difficile ma che questo avrebbe reso la sua musica non fruibile dalla maggior parte degli appassionati di musica mentre il suo obiettivo era farsi ascoltare. 1 Confesso che come tanti altri, l'ho conosciuto grazie alle proposte del grande Leonard Bernstein, specie nella bellissima "The young person's guide to the orchestra", ascoltata già alle scuole medie, insieme al solito "Pierino e il lupo". Al di là della sua destinazione "culturale" per giovani ascoltatori, le qualità di questa composizione sono inarrivabili. Per la profondità delle variazioni al servizio dell'orchestrazione che mette in luce tutti gli strumenti. la troviamo in questo sensazionale disco del 1961 con Bernstein anche nella sua felice e normale vita a New York, con la NY Philarmonic. Dal primo tema di Purcell alla fuga finale qui abbiamo la voce di un ragazzino che spiega l'ingresso degli strumenti ma sotto c'è tutta la consumata abilità di Bernstein che certo aveva grande ammirazione per il collega inglese. Ogni sezione dell'orchestra è valorizzata, anche negli strumenti più inusuali. Ma traspare l'amore per l'arpa e per le percussioni. Il bello dell'interpretazione è la doppia lettura, compositiva - e qui si sente tutto il Bernstein - nelle variazioni organizzate in prima lettura, fino alla fuga. E quindi nella versione divulgativa con lo speaker. Ma questo disco contiene anche una prima versione - molto tersa e diretta -dei fantastici Four Sea Interludes dal Peter Grimes. Bernstein li riprenderà a fine carriera, nel suo lancinante ultimo concerto con la Boston Symphony del 1991 con un accostamento coloristico estremo con la 7a di Beethoven. Altrettanto immancabile è la Passacaglia, sempre dal Peter Grimes. Insomma, un primo disco imperdibile che associa pagine orecchiabili ad altre meno dirette ma non meno interessanti. La registrazione è eccezionale con livelli di bassi e dinamiche straordinarie. Di ascolto più complicato, la tarda Suite on English Folk Tunes, Op. 90 che completa il disco. 2 anche se in questo cofanetto Britten è direttore e pianista, non è possibile arrivare a capirne la maestria, senza conoscerlo. Ci sono pagine sensazionali in queste 31 ore di grande musica. A cominciare da una umanistica e dolora Johannes Passion tradotta in inglese da Imogen Holst e Peter Pears (1972). C'è l'amatissimo NH Mr. Henry Purcell con The Fairy Queen (anche qui con l'intervento culturale della figlia di Holst e di Peter Pears). C'é il meraviglioso Mozart, con lui solista, con Richter e quello indimenticabile con Clifford Curzon. La Fantasia D940 di Schubert, con Richter. L'Arpeggione con Slava Rostropovich. E sempre con Slava, la sonata di Shostakovich. Benjamin, Peter e Dimitri ad Aldenburgh per il festival musical patrocinato da Britten (1966) 3 Tornando al compositore Britten, adoro questo disco Chandos anche se contiene solo le Variazioni su un tema di Frank Bridge, composizione giovanile dedicata al suo professore e mentore, morto durante il suo viaggio negli Stati Uniti sullo scoppiare della guerra. E' musica per archi ma qui il compositore dimostra già una consumata abilità di orchestrazione e riesce con le sole voci delle sezioni di archi a costruire architetture contrappuntistiche complesse, come dimostrato nella Fuga Finale. Attenzione, la scrittura di Britten non ha nulla a che vedere con il modello Mozart, non c'è niente di classico. Le radici arrivano piuttosto da Tallis e Purcell - in questo c'è una inglesità simile a quella mostrata da Debussy per i compositori francesi classici - fusa con le strutture moderne di Mahler e Berg e i colori di Strawinsky. Un impasto originale, difficile da decifrare ma onestamente affascinante, a mio gusto. 4 ma naturalmente tutta la musica di Britten si trova, con l'autore sul podio in una serie di cofanetti editi da Decca. Il Vol. 4, per esempio, comincia con il concerto per pianoforte Op. 10 interpretato da Richter con Britten che dirige, per l'appunto, la English Chamber Orchestra. Sono registrazioni effettuate tra il 1954 - inizio dell'era stereofonica - fino al 1976, morte di Britten. Possono essere considerate le edizioni "autentiche" ma non per questo sempre esaustive. Segnalo tra le cose curiose, le Diversioni per pianoforte (mano sinistra) Op. 21 con il grande Julius Katchen questo singolo contiene la celebre registrazione dei due concerti di Britten (mi ricordo quando lo comprai, tanti anni fa e altrettanto questo, appena passato in digitale sul "nuovo" CD (nuovo per gli anni '80) come questo, con le edizioni di riferimento delle suite per violoncello con Rostropovich 5 i quartetti di Britten compongono un mondo tutto loro. Aggiungerei anche il fanciullesco e schubertiano primo lavoro, senza numero d'opera, ma i 3 catalogati coprono tutta la parabola compositiva dalla giovinezza all'ultimo periodo, con il 3° composto pochi mesi prima di morire. Ascoltarli e come fare un viaggio per il novecento, dagli anni della speranza fino a quelli dell'oscurità della guerra fredda. Qui ho scelto l'edizione del Takacs Quartet per la registrazione bellissima di hyperìon. Ma amo molto anche quella più fredda e apollinea del Belcea che oltre ai quartetti contiene anche i 3 divertimenti. Sono composizioni che oscillano a tratti tra Purcell e Haydn e la frase dopo, volano verso Bartok e Shostakovich. Trascurando tutto quello che c'è stato in mezzo. 6 ritengo il concerto per violino di Britten tra le pagine più belle scritte in questa struttura, non solo nel XX secolo. Tra le tante edizioni disponibili, quella che mi appassiona di più è l'edizione con Paavo Jarvi alla testa della LSO che accompagna la straordinaria Janine Jansen. Ma ci sono tante altre versioni interessanti, da quella di Vilde Frang alla recentissima di Isabelle Faust. E non escluderei quella all-british con Tasmin Little e la BBC Philarmonic diretta da Edward Gardner, pratocinata da BBC Radio e con Howard Shelley che suona il concerto per pianoforte il suono Chandos vale sempre il prezzo del "biglietto". 7 Ho citato il disco per violoncello DECCA con Rostropovich ma ci sono tanti dischi moderni molto interessanti. Questo del grande Truls Mork ci regala una registrazione "lavish" della sonata per violoncello op. 65 unendola a letture bellissime delle sonate di Debussy e di Frank Bridge mentre un altro disco magistrale e molto british è l'integrale delle suites con Jamie Walton per Signum Records. La registrazione è eccezionale, l'interpretazione chiarissima, tersa, essenziale. Bellissima (anche se la musica è complicatissima da seguire). 8 non vorrei assolutamente dimentica questo disco, altrettanto british, ancora Chandos, che qui cito per la bellissima e leggera Simple Symphony. E' l'Op. 4 del catalogo e questo ce le dichiara come giovanile, giustamente inserita insieme ad una bella e chiara versione delle variazioni coeve su un tema di Frank Bridge. Completa il disco un oscuro preludio e fuga Op. 29. Nove minuti e mezzo di assonanze e dissonanze a metà tra il tonale e l'atonale, contrappuntisticamente però ineccepibili. 9 le radici tardo rinascimentali inglesi (e quindi italiane) nella musica vocale di Britten sono fuse con la visione coloristica contemporanea anche quando hanno tematiche religiose. A Ceremony of Carlos unisce virtuosismi corali al suono delicato dell'arpa. L'impasto è bellissimo, specie in questa edizione dei The Sixteen. 10 Io credo che la sonorità particolare della voce e la sensibilità di Ian Bostridge sarebbero piaciute a Sir Benjamin Britten. In questo disco che contiene la serenata per Tenore, corno e archi, è accompagnato da Sir Simon Rattle. Il disco EMI/Warner è completato dalla più giovanile Les Illuminations e dal notturno crepuscolare Op. 60 e ci offre il modo di uscire da un circolo che sarebbe potuto continuare ancora più a lungo con altre letture ed interpretazioni di musica raffinata, colta, originale, irripetibile. Non per tutti i palati. Non era questo lo scopo di Britten, ma per chi lo riuscisse ad intendere, si.
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