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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 25/01/2021 in Blog Entries

  1. 24 gennaio, Palermo, località Vergine Maria, Tonnara Bordonaro me, la Z6II , il 500/4G con i suoi TCx e raffiche di libeccio anche a 40 nodi... urge congrua zavorra... ed ecco a che serva la cintura da sub coi suoi piombi Tonno (il solito) sotto sale col suo wingfoil bluarancio, sotto refoli che non consentono quasi di brandeggiare l'obice montato sul mio affusto girevole, nemmeno per trenta secondi di video tonno 20210124.mp4 E poi comincia lo spettacolo: il solito...si...ma le sfumature di colore della luce che cambia col movimento delle masse di acqua e nuvole mi da un'emozione alla quale non rinuncerò finchè posso. Che si rinnova nello stupore per le foto che poi guardo e riguardo, trovando errori e ripromettendomi di correggerli alla prossima Botta di Vento. Continua...
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  2. I cipressi sono un elemento caratteristico del territorio Toscano, forse l'oggetto più particolare, perché fin dal tempo degli Etruschi, erano a testimoniare, con la loro snella altezza, con la loro sobria eleganza, lo scorrere della vita. Il cipresso è alto, composto, e non ha bisogno di nulla, nemmeno di potatura. Sta lì, come un’antica memoria storica, come un guardiano della dimora, come una presenza dolcemente rassicurante. Troppo facilmente si associa il cipresso ai cimiteri, a qualcosa di funebre. È vero, i camposanti sono circondati da cipressi, ma chi si limita a identificare il cipresso con la fine della vita umana forse non è nato in Toscana e probabilmente perde di vista altri aspetti fondamentali di questa pianta, altre collocazioni ed altri paesaggi. L’albero in questione adorna tutte le ville più o meno medicee sparse ovunque, le ampie vallate della Val d'Orcia o delle Crete Senesi, dove il cipresso è talmente compenetrato nel paesaggio ed è talmente elemento costitutivo della sua bellezza che, se fosse eliminato, due delle più belle valli del mondo non sarebbero più tali. Castello di San Donato in Perano - Comune di Radda in Chianti - D850 70-200/4 a 102mm 1/125 f.5,6 iso 80 Località La Leonina (Siena) - D850 70-200/4 a 70mm 1/125 f.6,3 iso 64 Castello di Brolio (Gaiole in Chianti) - D850 70-200/4 a 150mm 1/200 f.8,0 iso 64 Qui si possono notare i filari di cipressi all'esterno e sulle mura da ambo i lati le cipresse o cipresso femmina, che invece di essere affusolato ha la chioma allargata. Castello di Meleto (Gaiole in Chianti) - Z 7 14-30/4 a 22,5mm 1/200 f.6,3 iso 64 Borgo di Montefioralle (Greve in Chianti) - Z 7 70-200/4 a 160mm 1/100 f.6,3 iso 72 Badia a Passignano (Greve in Chianti) - Z 7 24-70/4 a 70mm 1/100 f.4,0 iso 2200 San Quirico d'Orcia - Z 7 70-200/2,8 a 70mm 1/250 f.7,1 iso 125 Stupenda villa scelta per alcune scene del film Il Gladiatore Il Belvedere (San Quirico d'Orcia) Z 7 70-200/2,8 a 200mm 1/200 f.9,0 iso 250 Rocca d'Orcia (Castiglione d'Orcia) Z 7 70-200/2,8 a 70mm 1/160 f.5,6 iso 64 La Pieve - Palazzo Massaini (Pienza) - Z 7 24-70/4 a 40mm 1/80 f.5,6 iso 64 Castello di Montelifré (Trequanda) - Z 7 70-200/2,8 a 103mm 1/200 f.9,0 iso 160 Localita Terrapille (Pienza) Z 7 70-200/2,8 a 86mm 1/160 f.5,0 iso 90 Località nota per essere il terreno di battaglia del film Il Gladiatore Se abbiamo presenti le cartoline della Toscana, i calendari, le guide, che affollano le edicole, le cartolerie e le librerie, in buona parte di queste pubblicazioni sono raffigurati i i paesaggi della Val d'Orcia e delle Crete Senesi. Bene, in molte foto (nella maggior parte) sono presenti i cipressi, disposti in filari su un crinale, o in curiosi circoli in mezzo a un prato, od addirittura solitari isolati, come svettanti bandiere verde-scuro piantate su quelle colline di una bellezza unica. Togliendo i cipressi il quadro che la natura dipinge ogni giorno, perde l’intensità e diventa quasi normale. Località La Leonina (Siena) - D850 70-200/4 a 70mm 1/80 f.8,0 iso 72 Deserto d'Accona (Siena) - D850 70-200/4 a 100mm 1/100 f.8,0 iso 180 Veduta delle Crete da Torre a Castello (Siena) - D850 70-200/4 a 145mm 1/160 f.8,0 iso 220 Località La Leonina - Site Transitoire (Siena) - D850 70-200/4 a 82mm 1/640 f.4,0 iso 64 Località La Leonina (Siena) - D850 70-200/4 a 150mm 1/160 f.6,3 iso 125 Mucigliani (Siena) - Z 7 70-200/4 a 70mm 1/160 f.5,6 iso 64 Ville di Corsano (Monteroni d'Arbia) Z 7 70-200/4 a 75mm 1/200 f.6,3 iso 64 Loc. I Triboli (San Quirico d'Orcia) Z 7 24-70/4 a 24mm 1/100 f.9,0 iso 64 Loc. Monticchiello (Pienza) - Z 7 70-200/4 a 82mm 1/200 f.7,1 iso 100 Filare di cipressi alternati a qualche cipressa (cipresso femmina) Chiusure (Asciano) - Z 7 24-70/4 a 70mm 1/100 f.13 iso 100 Loc. Baccoleno (Asciano) Z 7 24-70/4 a 51mm 1/100 f.5,6 iso 80 Loc. La Foce (Pienza) Z 7 70-200/2,8 a 160mm 1/160 f.8,0 iso 72 Il Cipresso è la sentinella verde del paesaggio Toscano. Infatti, chi ha una certa familiarità con le dolci colline Toscane sa quanto il cipresso sia un elemento importante e riconoscibile nella composizione del paesaggio locale: la sua chioma affusolata e sempreverde è come una sentinella che in file ordinate ci accompagna lungo il viale sterrato d’ingresso alla casa padronale, segna gli angoli dei confini di giardini o di piccole e grandi proprietà, presidia gli incroci delle strade di campagna, gli ostelli, le chiese, le vecchie strade di campagna che corrono lungo le dorsali collinari per unire coloniche isolate o borghi. Il cipresso appare spesso isolato nella campagna a mo’ di punto di riferimento o di segnale per il viandante. Infine, fa da ombra alla quiete dei cimiteri, come presenza simbolica da secoli associata alla vita eterna oltre la morte. Deserto d'Accona (Siena) - D850 70-200/4 a 70mm 1/80 f.8,0 iso 110 Pieve di Vitaleta (San Quirico d'Orcia) - D850 Sigma 24-35/2 a 35mm 1/125 f.9,0 iso 64 Un cipresso e due cipresse Pieve di Vitaleta (San Quirico d'Orcia) - Z 7 24-70/4 a 52mm 1/100 f.7,1 iso 90 Pieve di Vitaleta (San Quirico d'Orcia) - Z 7 70-200/2,8 a 200mm 1/200 f.5,6 iso 110 Poggio Covilli (San Quirico d'Orcia) - D850 Sigma 24-35/2 a 30mm 1/250 f.7,1 iso 64 Pieve di San Leolino (Rignano sull'Arno) - Z 7 24-70/4 a 24mm 1/100 f.5,6 iso 450 Localita Terrapille (Pienza) Z 7 24-70/4 a 70mm 1/100 f.8,0 iso 64 Castello di Spaltenna - La Pieve - (Gaiole in Chianti) - Z 7 14-30/4 a 14mm 1/250 f.7,1 iso 64 Borgo Beccanella (Asciano) - Z 7 24-70/4 a 68mm 1/100 f.5,6 iso 80 Mucigliani (Siena) - Z 7 70-200/2,8 a 200mm 1/200 f.5,6 iso 110 Se in Toscana sparissero i cipressi, sarebbe come togliere a un piatto raffinato un ingrediente fondamentale. Ecco perché in Toscana, non possiamo concepire che il cipresso venga identificato semplicemente con la fine della vita, perché per noi è tutto il contrario, è il simbolo della vita stessa nel suo pieno splendore è il simbolo della bellezza, dell’eleganza, dell’eccellenza della nostra terra. Detto questo, il cipresso non è però nato in Toscana, la sua origine è nel bacino del Mediterraneo orientale, tra la Persia, la Grecia e l’Egitto dove vegeta spontaneamente. Fu importato in Italia dai Fenici e dai Greci, mentre in Toscana, dagli Etruschi. Sono alberi longevi che possono superare senza problemi i 500 anni, e pare addirittura che nel mondo esistano esemplari millenari, soprattutto tra i cipressi del Nord Africa che in alcuni casi raggiungono i 4.000 anni. Composto da foglioline simili a squame allargate e da piccole pigne tondeggianti, il cipresso ha due forme: quella piramidale tipica, come un’ampia lancia piantata a terra, o una fiammella che brucia, e quella orizzontale (cipressa, o cipresso femmina) con una chioma più panciuta dato che i rami invece di salire in verticale si allargano in orizzontale, in modo simile all’abete. La seconda è una varietà che ha minore valore ornamentale ma è altrettanto diffusa in Toscana perché più preziosa della prima nella falegnameria e nell’ebanisteria artigianale. Il cipresso ha avuto un’importanza ornamentale e simbolica ininterrotta per 3000 anni. Gli Egizi amavano la nobiltà della sua fibra e utilizzavano solo il cipresso per costruire i sarcofagi per la sepoltura dei defunti, mentre Etruschi e Romani piantavano cipressi intorno ai cimiteri ed alle tombe di personaggi illustri perché la sua resina profumata copriva l’odore che emanavano i tumuli. Gli artigiani usavano e tuttora usano il legno di cipresso perché praticamente incorruttibile: la fibra regolare, compatta, lo rende pregiato per la realizzazione degli scafi delle navi, per portoni di ville e palazzi, per mobili e strumenti musicali. Secondo la Bibbia, l’arca di Noè era costruita col cipresso, e la tradizione ci dice che la croce di Cristo era fatta anche di cipresso, oltre che di cedro e di pino. Per i giudei prima, e per i cristiani, dopo, il cipresso era simbolo d’eternità. Nei conventi del medioevo i cipressi servivano da barriera frangivento che delimitava lo spazio sacro da quello laico. Il cipresso aveva anche la funzione concreta di frenare il vento che intorno agli edifici sacri, costruiti di solito sulla sommità delle colline, è piuttosto intenso. I pittori del rinascimento, dal Beato Angelico a Paolo Uccello a Leonardo da Vinci, solo per citarne alcuni, usarono le ordinate matasse verdi dei cipressi per spartire lo spazio, i cieli, il paesaggio. Più di recente è stato Rosai a dipingere cipressi, soprattutto nelle stradine collinari intorno a Firenze. In Toscana, apprezziamo il cipresso e tutto ciò che esso rappresenta: storia, arte, bellezza, eleganza, raffinatezza, eccellenza. Che ci volete fare, chi nasce nel bello, ama il bello e finisce per non poter fare a meno del bello. Se è vero quello che dice il principe Myškin ne “L’idiota” di Dostoevskij, “che la bellezza salverà il mondo”, be’ allora in Toscana siamo già sulla via della salvezza. Parti del testo è stato tratto da Tuscanypeople.com
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  3. La mia passione per Nikon non ha data: ma la mia prima Nikon si... e cioe' il 17 Novembre 1987, quasi trenta anni fa. Il Centenario che Nikon celebra quest'anno non si ricollega in effetti alla produzione ottica per fotografia che noi tutti conosciamo ed apprezziamo, (anche per il fatto di essere qui presenti su Nikonland, il sito relativo a tutto ciò che ruota intorno a Nikon.) La data di Nikon nostra, quella che nel nome e col marchio cerca timidamente di ispirarsi a Zeiss Ikon, e' piu' recente, ed e' relativa ad un periodo storico che i giapponesi tendono a non voler rammentare, ma e' il momento nel quale Nikon diventa azienda civile, non solo nella denominazione, ma sopratutto nelle modalita' di progettazione e realizzazione. Ne ho scritto undici anni fa in questo articolo del quale resto ancor oggi orgoglioso che ci riporta al 1946 per le RangeFinder, le macchine a telemetro che 13 anni dopo, nel 1959 furono soppiantate dalla Nikon F, la prima delle reflex che utilizzava una baionetta, identica (con le opportune modificazioni) a quelle dell'ultima: la Nikon D850, appena presentata al mondo. Quindi per noi fotografi ....Nikon oggi compie solo 71 anni, e' anziana ma sempre valida nelle sue proposte, ammodernata nelle proposte e nei materiali. Non tutti sono contenti dell'impoverimento, proprio dei materiali, delle recenti realizzazioni ottiche Nikon. In questo mio blog voglio utilizzare le foto degli obiettivi dal 1946 in poi che in questi miei 30anni di Nikon, ho tenuto tra le mie mani e hanno partecipato alla mia vita fotografica, professionale ed amatoriale, emozionandomi: motivo per cui la maggior parte di essi saranno appartenenti alle prime generazioni, prima della fase autofocus. Sono oggetti costruiti con il crisma della durevolezza e della piacevolezza estetica e tattile. Molti degli obiettivi ritratti sono stati anche oggetto di articoli che man mano linkero' alle foto: non si tratta di un vezzo, ma semplicemente di un mezzo per aiutarmi a ricordare quanto in questi 30 anni io sia stato per Nikon, tanto quanto Nikon sia stata per me. E che il mio nickname, che utilizzo da 15 anni sul web, sia la cifra di quanto anche le macchine Nikon che non sono riuscito a possedere, siano state importanti per me, Max Aquila RFSP photo (C) per Nikonland 2017 Nikon RangeFinder SP
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