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Vasily Petrenko : Elgar


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Edward Elgar

  • ouverture da concerto "In the south (Alassio)"
  • Serenade per string Orchestra Op. 20
  • Variazioni su un tema orignale Op. 36 "Enigma"

Royal Philarmonic Orchestra diretta da Vasily Petrenko

Onyx 2019, 96/24

***

L'uomo di Leningrado ha da tempo preso le misure alla musica inglese che sta registrando con la sua Royal Philarmonic.
Alle due sinfonie di Elgar si aggiunge questo nuovo disco del 2019.
L'interpretazione non segue i tempi - abbiamo le registrazioni storiche della Emi - di Elgar e nemmeno quelli di Barbirolli.

Se vogliamo siamo in un mondo intermedio, più vicino al nostro tempo. Certo l'eredità "britannica" di queste pagine celeberrime, registrate praticamente da ogni grande direttore inglese non è facile da portare, specie se sei russo.
Ma Petrenko è nato nell'Unione Sovietica e si è formato con quella scuola (Termikarov e Jansons), si sente in qualche passaggio ma ha anche assorbito l'asciutta rigorosità formale di Esa-Pekka Salonen e la sta mettendo a frutto.

Questa interpretazione è permeata di ritmo e di forza, con le parti solistiche ben in evidenza ma con tutta l'orchestra che mantiene una sua perfetta coerenza, su pagine che certamente ha suonato innumerevoli volte. Un bene e un limite allo stesso tempo, in quanto è sempre difficile andare a proporre una view originale in questi casi.

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Secondo me ci riesce, già dalle prime note dell'ouverture "Alassio", mettendo tanto calore in questa musica, magari non esattamente mediterraneo ma è la musica di un inglese suonata da inglesi diretti da un russo, che si vorrà mai di diverso ?

Bellissima la serenata per archi, portata anche qui con grande ritmo. Queste composizioni è facile che risultino monocorde se manca coesione interna e ritmo perchè spesso ci si dimentica di cosa sia una serenata. Ma qui non siamo in queste circostanze.
Passiamo effettivamente dal "piacevole" al "frizzante". Certamente è una serenata "estiva".

Intensa, sugli stessi tempi esatti della classica lettura di Barbirolli - ma come dicevo decisamente meno monumentale - la lettura del pezzo forte del disco, le Enigma.
Il tema è delicato ma già la prima variazione ci porta verso un mondo tutto suo, melodico ma ma triste.
Drammatico il passaggio iniziale della breve toccata che segue. Ma subito si riprende in un ritmo più lento ed ondeggiante.
Ciakovskiana la V e via via verso il finale, molto veemente che si chiude in crescendo.

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Bel disco, se vi piace la musica inglese letta in modo per quanto possible neutrale da un direttore abituato a Chostakovich, Rachmaninov, Prokofiev e Chaikovsky (a proposito, vi segnalo le sinfonie di Chaikovsky di Petrenko, sempre con la Liverpool).

Bella registrazione, potente, equilibrata, dinamica.

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