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Bach : Sonate e Partite per Violino solo - Giuliano Carmignola


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Bach : Sonte e partite per violino solo, BWV 1001-1006
Giuliano Carmignola

Deutsche Grammophon 2018, disponibile in 96/24, registrazione effettuata a Dobbiaco nel febbraio del 2018

***

Le sonate e partite per violino di Bach non rappresentano soltanto un monumento della musica occidentale, sono anche oltre due ore di sforzo titanico dell'esecutore - limitato dalle quattro corde del violino - nel tentativo di rendere un suono monodico il più polifonico possibile.
Sforzo che, per le dueore e trentaminuti circa viene trasferito anche all'ascoltatore.

Bersi una integrale di tutto un fiato non è facile, tanto quanto non è una passeggiata di salute interpretarlo.

Specialmente quando tanti altri ti hanno preceduto prima.

Ma comprensibilmente è musica che sta nel repertorio di ogni grande violinista che è giusto che la interpreti come ritiene, in quanto nulla di questa musica è imposta per come debba essere resa.

Carmignola arriva nella piena maturità ad offrirci una delle più estroverse edizioni di questi capolavori. Il suo è il suono che conosciamo bene per le sue incisioni vivaldiane. L'approccio vuole dare dichiaratamente l'impressione di essere improvvisato. Come se tutta quella musica scaturisse dal violino stesso e il violinista si prestasse solamente ad estrarla.
Le frasi hanno coloritura cangiante, tempi variabili, con volumi e ritmi che si modificano anche tra una battuta e un'altra.
Piccolissime pause sottolineano accentuazioni e rimarcano frasi e paragrafi.

Lo ammetto, dopo la nuova interpretazione di Tetzlaff per Ondine (qui) faccio fatica ad ascoltare un altra registrazione.
Qui al netto del differente violino - al mio orecchio il Guarneri di Carmignola è anni luce avanti al violino contemporaneo di Tetzlaff - sono due letture antitetiche.

Ed ammetto che ad un primo ascolto non mi é piaciuta la lettura troppo italiana dell'italiano.

Ma riprendendo dopo qualche giorno il confronto, siamo davanti ad una prova di grande nobiltà, estroversa, certamente, ed altrettanto libera da ortodossia. Dimenticando il preconcetto ("il principe dei violinisti barocchi", dedito più che altro alle 700 riscritture dello stesso concerto del solito Vivaldi), resta un senso di grande rispetto per un disco che ha piena dignità e compiutezza.
L'italiano si mette al servizio della musica lasciandosene attraversare ma senza farsi contaminare dal luterano senso di immanenza che contiene, il tedesco ne fa una questione autobiografica, come se ogni nota gli avesse lasciato il segno nell'anima.

In fondo si deve ammettere che è così, ma evviva la differenza.

Registrazione abbastanza soffice da rendere l'ascolto confortevole e rasserenante.

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