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Anton Rubinstein : Concerti per pianoforte n.3 e 5 / Anna Shelest - Neeme Jarvi


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Anton Rubinstein : Concerti per pianoforte e orchestra n. 3 e n.5
Anna Shelest, pianoforte
Estonian National Symphony Orchestra diretta da Neeme Jarvi 

Sorel Classic 2019, 96/24

***

Due parole sole di preambolo.
Un tempo i concerti per pianoforte erano nel repertorio di pianisti come Sergey Rachmaninov e Ferruccio Busoni, che li eseguivano al posto o insieme alle loro composizioni. E al suo tempo Anton Rubinstein era considerato il primo e il più grande dei compositori russi.

Oggi le sue composizioni sono per lo più sconosciute e trascurate.
Esiste solo una integrale dei suoi cinque concerti per pianoforte (Marco Polo 1993, con Banowetz al pianoforte) e sostanzialmente nessuno esegue le sue musiche.

Giunge benemerito questo progetto congiunto tra la giovane pianista ucraina Anna Shelest e il veterano Neeme Jarvi che hanno già pubblicato lo scorso anno il 4° concerto (il più acclamato) registrato dal vivo e adesso presentano con l'orchestra Estone il 3° e il 5°.

Se il 4° nei momenti lirici non era al livello di quello - speciale - registrato da Hamelin per la raccolta di concerti romantici della Hyperion (che per Rubinstein include solo quello, a dispetto di tanti altri compositori assolutamente trascurabili inclusi nelle decine di volumi a catalogo di quella raccolta), questa nuova registrazione non teme confronti se non quella storica, un pò spenta nei toni, di Banowetz.

Anton Rubistein viene descritto come una vera forza della natura. E la sua musica gli rende certamente il servizio di perpetuarne questa statura.
Immaginatevi un Brahms anabolizzato e palestrato o un Saint-Saens ... "russo" ed avrete una lontana idea.

La parte sinfonica di questi concerti è veramente sinfonica e Chaikowsky ha preso a piene mani idee e soluzioni dalla musica di Rubinstein.
La struttura è al 100% tedesca.
La forza delle parti solistiche è semplicemente grandiosa, non riuscirei a definirla diversamente.

Anna Shelest ha la dote non comune di far sembrare privo di sforzo ogni passaggio, anche il più impegnativo, mantenendo al contempo la potenza necessaria per rendere al meglio questa musica. Idealmente la sintesi tra la facilità di fraseggio di Gulda sposata con la forza di Gilels.
Non esagero, non metterei queste partiture davanti a certe creature da copertina.

Se manca è nei momenti più intimi, ma questi concerti sono virili dalla prima all'ultima nota ed è difficile immaginare una creatura apparentemente delicata come Anna Shelest (nata nel distretto di Karkhov ma perfezionatasi a New York alla Julliard) suonare con una tale potenza.

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con il marito durante la registrazione di un disco dedicato a musiche ucraine (il marito cura le riprese audio)

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una sorta di novella Clara Schumann (ogni iperbole è puramente voluta, non ci sono esagerazioni se ascoltate questo disco, il finale del 5° concerto vi porterà alle lacrime se ancora siete capaci di commuovervi ma non per le sdolcinate note, per le ottave piene !)

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il grande Neeme Jarvi, il più grande dei direttori baltici alla testa dell'orchestra nazionale del suo paese

Dei due concerti qui registrati, il 5° è sicuramente quello che musicalmente merita di più e la cui parte pianistica è certamente di livello assoluto.
Sinceramente non vedo motivo per cui questo concerto non sia nel repertorio dei più grandi pianisti di oggi, al pari o al posto di alcuni di quelli di Rachmaninov o insieme a quelli di Chaikowsky o di Prokofiev.

La Shelest con Jarvi - il direttore ideale per accompagnarla, al suo posto potrei immaginare solo i suoi due figli o Vasily Petrenko - si mangia più di 4 minuti rispetto all'incisione di Banowetz. E comunque il primo movimento sfiora i 20 minuti da solo.
Ma non è solo foga concitata, anzi, non lo è affatto. Il suo suono limpido è perfettamente scandito per tutta la durata, con il piano che quasi non sta mai in silenzio e che sempre rivaleggia (o sovrasta) l'orchestra.

Fantastico !

Non conoscete questi concerti, non conoscete Anton Rubinstein. Cominciate da questo disco.
Registrazione nella media, si poteva fare di meglio ma la dinamica c'è tutta e il pianoforte è chiarissimo.

***

Edizione alternativa : Marco Polo 1993, Joseph Banowetz con l=rchestra Cecoskovacca.

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