Vilde Frang : l'archetto norvegese
Di Oslo, poco più che trentenne.
L'opposto della superstar classica promossa dalle major discografiche.
Eppure ha debuttato più di venti anni fa chiamata da Mariss Jansons come solista di un suo concerto a soli 12 anni.
Ha in repertorio musiche essenzialmente romantiche ma oltre al ruolo di solista con l'orchestra si presta spesso alla parte del primo o del secondo violino di rinforzo in quello cameristico insieme agli amici.
Per nostra fortuna ha un buon contratto discografico e trova il tempo - a differenza di altre colleghe impegnate 4 volte a settimana in esibizioni in ogni angolo della terra - per registrare "record".
Così possiamo già vederne lo sviluppo negli anni che sta prendendo con gli ultimi dischi pubblicati una piega estremamente interessante.
Emi 2009
Concerti di Sibelius e n.1 di Prokofiev
Emi 2010
Chopin, musica da camera
Emi 2011
Musica da camera di Bartòk, Grieg, Strauss
Emi 2012
Concerti di NIelsen e Chaikovsky
Warner Classics 2015
Mozart concerti per violino, sinfonia concertante
Warner Classics 2016
Concerti per violino di Britten e Korngold
Warner Classics 2017
Homage, raccolta di musica per violino e pianoforte e violino solo
Warner Classics 2018
Concerto n.1 di Bartòk, Enescu, ottetto
Alpha Classics 2019
Bartòk, quintetto con pianoforte
Warner Classics 2019
Paganini e Schubert, musiche per violino e violino e pianoforte
***
Vilde non si atteggia ed ha sempre un sorriso disarmante finchè entra in scena.
Dopo di che diventa serissima e concentrata.
Ma senza rendersi eccessivamente protagonista.
Non ruba la scena ai colleghi.
Ma il suo violino francese del 1864 canta con la sua voce calda e melodiosa.
Mostra grandissima personalità in ogni pagina.
La sua calma olimpica non è affatto fredda come la terra da cui proviene.
E' sicurezza, e se il suo modo di suonare non è proprio appassionato e viscerale come potrebbe essere, anche esagerando, Patricia Kopatchinskaja nelle stesse pagine, non è certamente algida e distaccata, come sono sovente Hilary Hanh o Lisa Batiashvili.
Anzi, c'è un tratto personale, una firma ricorrente che sta diventando più incisiva con la maturità.
Prendete l'ultimo brano di Schubert dell'ultimo, personalissimo recital con Michail Lifits (ne parliamo in una recensione dedicata), Der Erlkönig è coinvolgente come poche interpretazioni degli ultimi tempi.
Degli altri dischi che ho segnalato, in particolare trovo il Concerto di Nielsen tra le migliori prove disponibili su disco di recente.
E lo stesso si può dire per quello di Korngold.
Britten e Bartòk non sono al livello di quelli inarrivabili di Janine Jansens, ma a quelle vette oggi non ci arriva nessuno.
Eppure quel Britten è di un raffinato ed ammaliante che non si può smettere di ascoltarlo.
E' ironico, raffinato, sensualissimo, il disco del 2017 con José Gallardo.
Ma è molto intenso e coinvolgente quello - del 2011 - ancora con Michail Lifits dedicato a Grieg, Bartòk e a Strauss.
Insomma, una grande violinista a tutto tondo che diventa migliore anno dopo anno e che per fortuna anno dopo anno sta anche aumentando le presenze in dischi.
In repertorio ha altri concerti che non ha ancora registrato e sono sicuro che in futuro saprà proporci altre pagine ricercate come nell'ultimo personalissimo disco.
Una violinista di spicco che merita la dovuta attenzione e in questo senso ve la segnalo e raccomando.
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