La Nikon Zf non è soltanto una fotocamera a baionetta Z che indulge al ricordo dei bei tempi che furono,
quelli in cui ogni fotogramma di pellicola poteva essere misura del costo del capitale versato in macchina fotografica ed obiettivi e si stava attenti a fotografare cose degne di esserlo ed in una misura che oggi, a soli venti- venticinque anni di distanza, noi stessi che perseguivamo ed applicavamo questi buoni propositi, ci sembra asfittica.
Erano norme di buona educazione alla composizione consapevole e mirata, ma alla lunga portavano molti a scoraggiarsi, se i buoni risultati tardavano ad arrivare: si trattava di previsualizzare ed immaginare, forti di regole ed esperienza.
La partizione tra fotografi veri e fotografi della domenica era marcata: molto meno oggi...
Dicevo della Zf: questa fotocamera che riassume i canoni estetici delle Nikon di seconda fascia degli anni 70 ed 80 del secolo scorso, possiede molti elementi innovativi che fin dalla sua presentazione e descrizione tecnica, prima ancora di averla avuta in mano, ci ha fatto pensare ad una macchina sperimentale, anticipatrice di molte novità che verranno condivise agli altri modelli o con aggiornamenti fw di una certa consistenza, oppure direttamente da nuovi modelli come la rumoreggiata Z6III della quale si aspetta conferma nel primo trimestre del 2024.
Una delle innovazioni sconosciute perfino alla Z9 sta nell'interazione con eventuali obiettivi MF (quelli che questa fotocamera attira come il miele per gli orsi) tra i quali non dimentichiamo esserci anche l'Ottava Meraviglia della baionetta Z, ossià Sua Maestà il Noct 58/0,95 del quale si parla e si vede sempre troppo poco.
Infatti la Zf, innestato un obiettivo MF sull'adattatore per la sua baionetta (quando utilizziamo obiettivi privi di contatti elettrici, ma invece dotati di baionetta F con flange profonde o rimandi meccanici del selettore dei diframmi, consigliamo di non usare il delicato ed elettronico FTZ, bensì un qualsiasi adattatore terzo, privo anch'esso di contattiere) mantiene a mirino un rettangolo AF delle dimensioni di Wide L, qualunque selezione operiate e, se attivato l' EyeAF, vi mostra il riquadro identificativo del volto e poi dell'occhio del soggetto su cui stiamo mettendo a fuoco, con una precisione progressiva, fino a colorarsi di giallo al raggiungimento della corretta messa a fuoco.
Devo dire che la precisione non mi sembra assoluta, ma è un'era glaciale avanti al terribile focus-peaking inventato da gente che non conosce la differenza tra messa a fuoco di precisione e profondità di campo, di solito del tutto inutilizzabile sopratutto sui grandangolari.
Comunque disturbante, per quelle onde colorate che in inquadratura fanno perdere il senso della composizione, distraendo e comunque scarsamente risolutivo.
Bene... cominciamo quindi a sperimentare come funzioni, partendo da mediotele e tele, per passare poi a normali e wide,
iniziando con tre obiettivi come questo classico Nikkor H 85mm f/1,8 del 1968
un altrettanto famoso Nikkor 105/2,5 AiS del 1981
ed il celebre Nikkor * ED 180/2,8 AiS del 1980
Le premesse sono interessanti e vedremo se finalmente Nikon, distaccandosi dai competitor, riprende ad escogitare sistemi all'altezza delle sue radici che sono profonde e ramificate nell'affetto e nelle vetrine di tanti romantici nikonisti .
Beninteso...senza attenderci dei risultati che possano anche solo semplicemente equivalere alla immediatezza e concretezza che anche uno zoomino entry level come il 24-50 o il più semplice degli zoom tele, in abbinata all'ottima Nikon Zf, saranno in grado di garantirci.
Stiamo parlando di Amarcord e Nikon ci sta dando una mano.... ANCORA UNA VOLTA !
A presto per i risultati.
2/2/24:
Rieccomi:
mi sono divertito più di un mesetto a ritrovare le radici della fotografia, come si legge sui depliant di tanti corsi in giro per il mondo, girando ghiere di messa a fuoco manuale e regolando diaframmi e tempi di scatto, con il risultato di rivangare ricordi e riscoprire eccellenze Nikon del tempo che fu.
Ovviamente non mi sono limitato a portare appresso i trettele qui effigiati (io senza un grandangolare difficilmente chiudo la borsa) e ad essi ho aggiunto l'ultimo dei 20mm MF, che ho comprato un paio di anni fa, quello da montare invertito sul soffietto, per ottenere il RR più elevato che si possa ottenere in ambito Nikkor: ne ho scritto diffusamente qui e l'ho usato qua e la perchè è questo il mio modo quando decido di pensare in biancoenero, a luci, ombre e contrasto.
Quando la definizione diventa accessoria ed il dettaglio cromatico si tratta su di una scala pressocchè continua di sfumature, l'esposimetro non può che essere il classico semispot (o meglio, media compensata al centro) che ha fatto la fortuna di Nikon rispetto gli antagonisti che misuravano solo in spot. Oppure... quello spot, sulla luce riflessa dal soggetto dell'inquadratura, dovunque in essa si trovi, e la previsualizzazione della dinamica della scena parta da quel parametro, su cui tuitti gli altri si accorderanno.
Facile in digitale, dove dopo lo scatto premi il pulsante play e rivedi a monitor lo scatto: altra cosa un tempo, quando ci si affidava all'esperienza oppure all'incoscienza. Mandando tutto a memoria, scatti riusciti ed ancora meglio, quelli sbagliati: per ricordarsi di non sbagliare la volta successiva.
Facile con i riferimenti di messa a fuoco sull'occhio?
Come anticipato, si: la Df individua il volto e l'occhio dei soggetti preimpostati (persone, animali, uccelli, auto detect) e il quadrato diventa giallo non appena si raggiunga il punto di miglior fuoco....ma il margine è talmente esiguo che prima o poi si finisce per preferire di mettere a fuoco sul vetro smerigliato e basta...!
Molte delle foto realizzate sono abbastanza vicine alla precisa messa a fuoco da...risultare poco sopportabili se non fosse per la capacità del mezzo (il BN) di distogliere da questo aspetto e concentrare l'attenzione sulla scena.
O forse sono io a pensarla così: ma in ogni caso, riprendere la strada solo con obiettivi fissi in borsa, non è una cosa da poco per chi si sia assuefatto (come me) alle migliorie dei più recenti zoom e debba forzarsi ad una scelta controcorrente, più scomoda, ma alla fine più che soddisfacente.
Divertente lo è, comunque !
Sarebbe impossibile su pellicola ottenere una latitudine di posa simile, direttamente da una pellicola, se non dopo accurate mascherature in C.O in stampa: per ottenere un risultato vicino a questo on-camera
Lasciato da parte il 20mm andiamo ai tele
dove il 105/2,5 si manifesta con la sua morbidezza di sempre, che ne ha fatto strumento da ritratto per chi prima...alitava sulle lenti anteriori degli obiettivi
Mentre il più datato (1964 la prima serie) Nikkor-H 85/1,8 bandiera per Nikon da sempre, non fosse che per la focale opportunamente ridotta rispetto agli altri mediotele da ritratto tedeschi, a causa del formato pellicola delle prime serie delle Nikon a telemetro da 24x32 e poi 24x34, caratterizzato da incisione e contrasto evidenti
ed ancor più in presenza di forti contrasti luminosi
ancora il 105/2,5 su una formella di architettura Decò di un palazzo del centro a Palermo
lo stesso fotografato a maggior distanza col 180/2,8 ED del 1980, il primo tele in assoluto ad introdurre un elemento a bassa dispersione per migliorare il microcontrasto (e quindi anche riuscire a...bucare gli UV)
ma dove il contrasto e il dettaglio non siano fondamentali, il 105/2,5 assume rilievo complessivo anche a medie distanze, dove lo spazio agevoli il soggetto
non diversamente che il più datato 85/1,8
Ed il 180/2,8 che si prende invece la sua fetta di significato alle distanze maggiori, in un reportage selettivo, opposto a quello inclusivo del 20mm
Perfette od imperfette, le foto dovrebbero sempre poter parlare di qualcosa: se poi oltre a trasmettere si riesca anche a comunicare attraverso di esse, il mio scopo a quel punto, sarebbe raggiunto.
E la Nikon Zf si apprezza anche in questo suo ruolo da tramite temporale.
L'ho resa a malincuore...
Max Aquila photo © per Nikonland 2023
Recommended Comments