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Giuseppe Paglia

Nikonlander Veterano
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Blog Entries posted by Giuseppe Paglia

  1. Giuseppe Paglia

    Generale
    Senza maschere nonostante abbia scattato in pieno Carnevale e proprio per questo posso proporre questi scatti anche a dicembre. Ho avuto tanto da fare, fra foto e altro, soprattutto per altro. Magari quando sarò pensionato ... 
    Su Venezia ho un aneddoto che non dimenticherò mai! Mi trovavo in una piccola cittadina sulla Route66 e una giovane ragazza che gestiva un mini market mi dice che fra qualche mese avrebbe fatto il suo primo viaggio all'estero e sarebbe andata in Italia, a Venezia per la precisione! E mentre l'ascoltavo ridevo dentro di me immaginando guardare sbalordita il Canal Grande, le gondole, i Palazzi storici, i ponti, fino a raggiungere Piazza San Marco. Lei viveva in mezzo al nulla e aveva scelto di visitare una delle città più belle al mondo.
    Sono scatti che principalmente hanno un fil rouge nelle luci luci e nelle ombre ... ma ci trovate anche qualcos'altro 






         


     



     


         
         

     


     

     
  2. Giuseppe Paglia
    I cancelli della base di Istrana di venerdì 5 aprile sono stati aperti per la cerimonia dell’addio all’AMX, che lascia definitivamente l’Aeronautica Militare dopo 35 anni di servizio (1989), e dopo aver volato per la prima volta nel maggio del 1984. 
    L’AMX è stato un progetto congiunto tra Italia e Brasile, che ha coinvolto, all'epoca, tre aziende: Aeritalia, Aermacchi ed Embraer, ed è stato impiegato dalle aeronautiche militari di Italia e Brasile. E’ stato prodotto in più di 200 esemplari in versione monoposto per l’impiego operativo - nei ruoli bombardamento e ricognizione - e biposto per l’addestramento. La sua storia è iniziata proprio nella base di Istrana, dove il primo esemplare fu assegnato nel 1989 al 103esimo Gruppo Volo. Il velivolo AMX ha operato in diversi teatri operativi all'estero ma ha dato un contributo importante anche in ambito nazionale, dov'è stato utilizzato in missioni di ricognizione fotografica in casi di emergenze e pubbliche calamità e a supporto di operazioni di contrasto ad attività illecite sul territorio. 
    A lui sono stati attribuiti due nomignoli nel corso della sua vita: Ghibli per la Forza Armata e “Topone” per chi è stato a contatto con lui.
    Uno di questi è stato Alessandro Floriani che ha volato sull'AMX per quasi 7 anni (dal (dal 1998 al 2005) come pilota da combattimento e come istruttore di tattiche operative. Durante il viaggio in pullman verso Istrana e ritorno, ha rammentato alcuni aneddoti del periodo in cui lo pilotava e con commozione ha ricordato l'incidente del 2001 nel quale perse la vita il Colonnello Davide Franceschetti, suo amico e capopattuglia. A farci compagnia, oltre ad Alessandro, c'erano anche una trentina di dipendenti dell'ex Aermacchi, ora Leonardo, che ci hanno invece raccontato delle loro esperienze sui modelli iniziali dell'AMX e sui successivi adeguamenti ed aggiornamenti.
     


    Purtroppo il mio invito per la tribuna d'onore è andato smarrito e quindi sono rimasto a terra e oltremodo lontano dallo speaker che raccontava cosa stava accadendo.
    Non mi è ancora capitato di fotografare una manifestazione a favore di luce ed anche questa volta non è stato differente, inoltre la giornata era un misto di nuvole con un sole pallido che si palesava ad intermittenza.
    Non mi è dato sapere a questo punto se fosse a causa della meteorologia che la PAN ha volato con soli 4 aerei ma era la festa dell'AMX e quindi ho deciso di dedicare questo spazio a lui, per quanto mi è stato possibile, vista la mia posizione alquanto disagiata.

     







    Oltre a qualche passaggio dedicato in esclusiva ai 5 AMX, 

    ce ne sono stati un paio in parata, con i quattro aerei della PAN e con i successori dell'AMX stesso, un Tornado, un Eurofighter e un F35


    L’Aeronautica Militare ha voluto celebrare questa giornata con un aereo commemorativo per l’evento del phase-out come si usa chiamare in gergo tecnico questa fase e non poteva mancare la versione con una livrea speciale. Sulla deriva sono presenti un pilota che saluta al fregio avvolto dal tricolore, elementi che contraddistinguono l’#AeronauticaMilitare, e la frase “Volatus ad astra, memoria in aeternum”. Dietro la cabina di pilotaggio, sulla fusoliera, sono raffigurati una bussola e un mondo stilizzato a rappresentare il contributo nelle missioni dentro e fuori dai confini nazionali. Infine, sul muso troviamo l’araldica della Forza Armata.


    Per tutta la manifestazione non c'è stato il ritmo frenetico di un airshow e del resto non lo era!
    Infine un ultimo passaggio in parata per la pattuglia AMX e poi l'atterraggio.

    A volare per l'ultima volta sull'AMX anche il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Generale di Squadra Aerea Luca Goretti


    e il Comandante del 51° Stormo Emanuele Chiadroni (il quinto della fila) 

    Alla cerimonia d'addio hanno preso parte oltre diecimila persone e, come affermato dal Generale Goretti, dopo 35 anni di onorato servizio, può ora "godersi la pensione".
  3. Giuseppe Paglia
    Le corse dei clienti sono diventate globali grazie alla Fanatec GT World Challenge Powered by AWS.
    Questo campionato unico nel suo genere è deciso dai risultati delle gare in Europa, Asia, America e Australia, con il miglior costruttore di tutti e quattro i continenti che si aggiudica il titolo.
    L'ottavo turno della stagione 2024 si è corso a Monza dal 19 al 22 settembre con la gara di endurance che ha presentato vetture da corsa gran turismo modificate da vetture stradali di serie conformi ai regolamenti GT3 della FIA.
    Insieme alla classe principe, le 3 giornate hanno visto prove libere e qualifiche della classe GT2 e GT4. La GT2 è una competizione automobilistica per la classe di vetture gran turismo progettata per i piloti paganti dilettanti nella categoria FIA Bronze. Questo target di riferimento è noto anche nel settore delle auto sportive come "gentleman driver". La GT4 è invece un campionato pro/am che utilizza vetture di classe GT4. A supportare il popolarissimo Fanatec GT World Challenge Europe powered by AWS, insieme alla GT2 e alla GT4, McLaren Automotive ha progettato il McLaren Trophy per porre l'accento sui piloti amatoriali ambiziosi (Bronzo) e per sfidare le partnership pro-am.
    Solo un cenno ai risultati con le vetture salite sul podio.
    La BMW M4 GT3 numero 30 della OQ di Oman Racing, sul gradino più alto, con i piloti Ahmad Al Harthy, Sam de Haan, Jens Klingmann;
    la  BMW M4 GT3 numero 32 della Squadra WRT, al secondo posto, con i piloti Dries Vanthoor, Sheldon van der Linde, Charles Weerts;
    la Ferrari 296 GT3 numero 51 dell'AF Corse - Francorchamps Motors, con i piloti Alessio Rovera, Vincent Abril, Alessandro Pier Guidi.
    C'è chi fotografa le macchine per la loro bella livrea, le linee filanti mentre a me piacciono i contatti, i fuori pista. Qualcosa è saltato fuori anche nelle gare dell'ultima giornata e ho cercato di non farmelo sfuggire. 
    Nella seconda sessione di qualifiche, all'uscita dell'Ascari, la BMW M4 GT3 della Rowe Racing, va a muro 



    e mentre si svolgono le operazioni per rimuovere la macchina, si pulisce l'asfalto della variante



    e poi si riprendono le qualifiche

    Smetto di fotografare dalle tribune dell'ingresso della variante Ascari e dalle tribune dell'uscita ... evitiamo di incazzarci!
    Inizia la Race 2 della GT2 e io scatto dalle tribune della prima variante














    Questo incidente me lo sono mancato perché è successo alla Roggia  

    Dopo la GT2 è la volta della Race 2 della GT4, gara molto più affollata rispetto alla precedente







    e come potete vedere le ammaccature si vedono tutte

    e i cerotti anche ...













    Dopo la pausa pranzo e in attesa dell'inizio delle 3 ore della Challenge si corre anche la Race 2 della McLaren Trophy Europe









    La Challenge parte con circa 40' di ritardo 





    Fra le altre autovetture anche la BMW M4 GT3 "46" della Squadra WRT, pilotata da Raffaele Marciello, Maxime Martin e Valentino Rossi, piazzatasi in 5^ posizione 




    Chiudo col podio dal 3° al 1° posto 



  4. Giuseppe Paglia
    Desertum: lasciato in abbandono.
    È la parola che i latini usavano per indicare un luogo disabitato. E qui, a due passi dal cielo, su un altopiano sdraiato tra i 3.400 e i 4.600 metri, dieci milioni di anni fa la natura ha dimenticato un angolo di pianeta, rimasto immutato da quei tempi lontani. Un deserto costellato di montagne, vulcani, pianure di sale, lagune colorate. Una distesa immensa, pressoché disabitata, un vuoto da riempire con il pensiero. A questo universo ancestrale nel nordovest dell’Argentina gli antichi abitanti, probabilmente i Quechua, diedero il nome di Puna, che significa “alto” ed è la prosecuzione naturale del deserto di Atacama, in Cile, o del Salar de Uyuni, in Bolivia.
    Autunno, inverno e primavera (australi) rappresentano le stagioni secche, mentre per un breve periodo dell’estate si possono verificare precipitazioni, spesso a carattere nevoso. Questo periodo è fondamentale per garantire le risorse idriche al resto dell’anno e le pendenze mediamente lievi e un terreno poco permeabile fanno sì che l’acqua scorra lentamente sulla superficie. Si formano così le paludi d’altura che trattengono l’acqua sull’altopiano, rendendo possibile la presenza di flora e fauna.
    Nel mio tour, si parte (e si rientra) dai mille metri della città di Salta e poi su fino ad un’altezza media di pernottamento di 3.500 metri. Sembrerà strano ma a queste altezze non si fatica solo a camminare ma anche digerire e dormire diventa difficile.
    “In un posto così non ci si viene da soli”, raccomandano le guide. “Sono necessari fuoristrada, mappe, telefono satellitare, scorte di acqua e carburante: bisogna, insomma, organizzare una vera e propria spedizione”.
    La Puna argentina è grande circa la metà dell’Italia, ha l’aspetto dell’altopiano d’altura, ma geologicamente è una cordigliera vulcanica. Le piste segnate sono poche e i villaggi abitati sono sperduti nel nulla, gli itinerari possibili sono infiniti e ognuno può modulare il proprio come preferisce.
    L’economia di questa terra è ed è sempre stata l’attività mineraria. Negli anni Quaranta era in costruzione la linea ferroviaria che avrebbe collegato Salta (Argentina) al porto di Antofagasta (Cile), sull’Oceano Pacifico per il trasporto su rotaia dello zolfo. Negli anni Settanta, con la chiusura delle miniere dovuta a un inspiegabile piano economico imposto dall’allora governo dittatoriale, l’intera zona si spopolò. Oggi, l'estrazione mineraria riguarda soprattutto litio, piombo, argento, zinco, sale e idrocarburi.
    Ogni giorno si può andare alla scoperta di un angolo diverso di Puna argentina. Le piste che vi si inoltrano corrono tra rocce e minerali messi a nudo dalla mancanza quasi totale di vegetazione, solo la presenza dei lama e delle vigogne danno la sensazione di essere ancora sulla Terra.
     
     

    Cerro de los catorce (14) colores dal Mirador della Sierra del Hornocal

    Cerro de los siete (7) colores

    dalla Ruta Provincial 52

    Salinas Grandes

    Ojos de Salar

    Viadotto della Polvorilla

    Lama

    dalla Ruta Nacional 40

    dalla Ruta Nacional 40

    Sciacallo sul Passo Abra del Acay

    dalla Ruta Nacional 40

    dalla RN 40 vista del Nevado del Acay

    Lama con cucciolo

    Salar de Pozuelos

    Mina abandonada del Salar del Hombre muerto

    Cementero Mina

    dalla Ruta Provincial 43

    Vigogna

    Struzzo

    Salar de Antofalla

    Salar de Antofalla

    Salar de Antofalla

    Lama

    Cucciolo di Vigogna

    Mirador del Real Grande

    Cima Volcan Galan

    Laguna Diamante

    Laguna Diamante

    Laguna Diamante

    Laguna Grande

    Campo di Pietra pomice

    Campo di Pietra pomice

    dalla Ruta Nacional 40

    Parque Nacional los Cardones

    Parque Nacional los Cardones
     
  5. Giuseppe Paglia
    È capitato a tutti che qualcuno venisse a chiederci qualche scatto per immortalare un evento, un traguardo, e anche stavolta è stato così. Una mia amica, ex cronometrista, ha indossato la tuta ed è tornata alla sua prima passione, facendo da navigatrice all'esordio del figlio come pilota di rally, a bordo della Citroen Saxo VTS.
    Sono stato sinceramente tentato dal non postare queste righe e le relative foto perché l'evento è stato praticamente concomitante con la tappa mondiale del Rally d'Italia in Sardegna splendidamente illustrato dal nostro amico Enrico. Poi ho però pensato che tutti gli sport, nelle sue molteplici categorie, hanno pari dignità e quindi fosse giusto dare merito anche ai numerosi iscritti a questa competizione Nazionale Zona 2.
    Il rally prevedeva 3 PS ripetute tutte due volte, la prima era in notturna con un'unica inversione fotograficamente interessante ma, proprio perché unica, più di un migliaio di spettatori si erano accampati con larghissimo anticipo per vedere transitare i drivers. Diverse uscite di strada hanno però interrotto più volte i due passaggi serali previsti dalla PS di Revigliasco di appena 13Km, facendola terminare a notte fonda.
    Le altre 2 PS erano caratterizzate solo da qualche tornante ed io mi sono concentrato sulla PS3/PS5 (nei due passaggi di 11Km) di Villafranca.
    Diamo onore ai primi 10 classificati
    1 - Chentre-Boglietti su SKODA FABIA EVO R5
     
    2 - Burri-Aubry (equipaggio svizzero) su HYUNDAI I20N R5

    3 - Gagliasso-Beltramo su SKODA FABIA EVO R5

    4 - Fenoglio-Rosso su SKODA FABIA EVO R5

    5 - Cantamessa-Bollito su SKODA FABIA EVO R5

    6 - Marasso-Pieri su SKODA FABIA EVO R5

    7 - Arione-Culasso su SKODA FABIA EVO R5

    8 - Morino-Miretti su SKODA FABIA EVO R5

    9 - Sciascia-Longo su SKODA FABIA EVO R5

    10 - Pelassa-Eriglio su SKODA FABIA EVO R5

    9 Skoda Fabia EVO nei primi 10 posti, una vettura certamente primeggiante nelle diverse categorie, S2000, R5 e Rally 2.
    Adesso, in ordine e momenti sparsi, andiamo a vedere
    una Peugeot ben danneggiata durante la PS di sabato sera
    anche quest'altra Peugeot è andata per campi, lasciandogli lo specchietto e ricevendo in cambio una manciata di paglia
    oltre agli svizzeri, anche un equipaggio britannico
    dicevano che questa Fiat 124 Abarth fosse abbastanza nervosa ... in effetti 
    un salto indietro nei ricordi con questa Delta HF
    un passaggio in mezzo ai campi anche per questa Renault Clio R3C
    le più numerose erano le Skoda, ma le Peugeot stavano al secondo posto, come questa 208 VTI  
    al terzo posto nella classifica delle marche partecipanti le Renault, la 99 una Clio Rally5 piazzatasi al 99* posto (non sto scherzando!)
    una Clio RS purtroppo ritiratasi
    nell'ordine penultimo ed ultimo classificato!
    curiosiamo un po' dentro?
    e neppure questi, ovviamente, sono arrivati alla fine 
    la mano sul cambio sequenziale
    e finalmente i miei amici esordienti sulla Citroen Saxo VTS
    quanta grinta per questa Peugeot 106 Rallye
    una prospettiva diversa mentre mi avvio verso il controllo della fine della PS
    il presidio dei cronometristi e di un commissario di gara per l'annotazione sulla tabella di marcia del tempo realizzato nella PS
    allo stop c'è chi arriva rilassato
    e chi no
    chi non è più giovanissimo
    e chi è esuberante
    chi, stringendo la cintura di sicurezza, controlla quando arriva il 147
    e chi ha lo sguardo perso nel vuoto
    e chiudo con i miei amici che possono ritenersi soddisfatti per questa prima esperienza
    Bravo Leo  
    Ciao Sandra  
  6. Giuseppe Paglia
    Il mio viaggio nella Puna Argentina (del quale una sintesi fotografica vedrà la luce nel numero 12 del nostro Magazine) ha avuto inizio e fine nella capitale dello Stato sudamericano - Buenos Aires - e non potevano mancare due brevi e rapide escursioni. 
    Soprannominata La Regina del Plata o La Parigi del Sudamerica, e nota anche con l'abbreviativo Baires. Oltre ad essere la città più popolosa del paese, è anche una delle più grandi metropoli sudamericane, è suddivisa in 15 comuni e in 48 barrios, è uno dei più importanti centri politici, culturali e finanziari dell'economia nazionale e, in virtù della fitta rete di nodi stradali e autostradali che si diramano lungo la metropoli, funge da principale punto di convergenza per i trasporti di tutta l'America meridionale.
    Al suo centro si trova Plaza de Mayo, circondata da edifici signorili del XIX secolo tra cui la Casa Rosada, il celebre palazzo presidenziale con balconi, il Cabildo di Buenos Aires, che oggi ospita il Museo Storico Nazionale del Consiglio e della Rivoluzione di Maggio, la Cattedrale. Nel mezzo della piazza, La Piramide de Mayo, un monumento storico, alta 19 metri e realizzata nel 1811 in occasione del primo anniversario della Rivoluzione di Maggio, e il Monumento equestre al generale Manuel Belgrano., alla cui base (contenuti da un recinto trasparente) si trovano i sassi lasciati dalle madri dei desaparecidos con i nomi dei loro figli dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983.


       



    Il Puente de la Mujer (Ponte della Donna), è un'opera dell'architetto spagnolo Santiago Calatrava che si trova nel Dock 3 di Puerto Madero. Questa è una delle due realizzazioni di Calatrava in America Latina, l'altra è il Museo del Domani a Rio de Janeiro.

    Il quartiere più italiano e colorato di tutta Buenos Aires è il Barrio La Boca, una tappa obbligata in Argentina, nato come porto naturale sul Riachuelo. Dal 1870, il Barrio iniziò a ricevere un gran numero di immigrati, soprattutto italiani (in particolare genovesi), che costruivano le loro case con lastre di zinco e le dipingevano con le vernici lasciate dalle officine del porto, motivo per cui erano molto colorate, un’usanza che è ancora mantenuta in alcune parti del quartiere. Le case, che erano chiamate "conventillos", erano abitazioni collettive in cui vivevano numerose famiglie all’interno di spazi comuni. Furono proprio un gruppo di giovani italiani originari di Genova che il 3 aprile 1905 si incontrarono nella casa di Esteban Baglietto (vi parteciparono altre quattro persone, Alfredo Scarpatti, Santiago Sana e i fratelli Juan e Teodoro Farenga, costoro originari di Muro Lucano) per fondare un club di calcio, il CABJ ovvero il Club Atlético Boca Juniors.
       


    Il Caminito è un museo all'aperto lungo quasi 150 metri che vede nella sua estensione le tipiche case popolari in lamiera di diversi colori. Il suo tracciato sinuoso è dovuto al fatto che segue il corso di un torrente che scorreva lungo di esso fino all'inizio del XX secolo e, per molto tempo, la zona ha fatto parte della linea ferroviaria per Ensenada, fino a quando, nel 1928, la diramazione fu chiusa e il binario divenne un vicolo abbandonato. È stato grazie all'iniziativa di alcuni vicini che, negli Anni 50, il terreno è stato recuperato e trasformato nella strada museo, dove è possibile ammirare il “Filateado”, uno stile artistico unico che si è sviluppato a Buenos Aires. È caratterizzato da colori vivaci, linee curve e composizioni creative, solitamente utilizzate per decorare insegne e case. L'arte di strada espone i sentimenti delle persone emarginate che hanno abitato il quartiere fin dalle sue origini. Gli impressionanti graffiti murali mostrano la grande passione e la mitologia di La Boca.
     


          

       



       
       
       
       
       
       
    Oggi questa piccola strada è il simbolo delle origini del tango e della forte personalità di questa parte della città.
           
          
          
       
       
       



    Su Avenida Santa Fe nel barrio di Recoleta, nella zona di Barrio Norte, sorge un edificio progettato dagli architetti Peró e Torres Armengol per l'impresario Max Glücksmann e fu inaugurato con il nome di Teatro Gran Splendid nel maggio 1919. Realizzato in stile eclettico, presenta affreschi sul soffitto dipinti dall'artista italiano Nazzareno Orlandi. Alla fine degli anni Venti il teatro fu trasformato in cinema e nel 1929 proiettò i primi film sonori in Argentina. Nel febbraio 2000 l'antico teatro è stato trasformato nella Libreria El Ateneo Gran Splendid, le poltrone del cinema sono state rimosse e al loro posto sono stati installati scaffali per libri. In tutto l'edificio sono stati installati posti a sedere per i clienti, compresi i palchi del teatro ancora intatti, e sul retro di quello che era il palcoscenico è stata creata una caffetteria. Il soffitto, gli intagli ornamentali, il sipario cremisi, l'illuminazione dell'auditorium e molti dettagli architettonici sono rimasti. Nonostante i cambiamenti, l'edificio conserva ancora l'aspetto del grande teatro che era un tempo e ogni anno oltre un milione di persone varcano le sue porte.







     
       
       
  7. Giuseppe Paglia

    Generale
    A novembre mi dedico sempre qualche giorno di relax in giro per l'Italia e quest'anno la scelta è caduta sulla zona termale di Saturnia, in provincia di Grosseto, dove non molto distante insiste la Laguna di Orbetello.
    L’Oasi della Laguna di Orbetello venne istituita nel 1971, a seguito dello straordinario ritrovamento di pochi anni prima da parte di Fulco Pratesi e  Hardy Reichelt di una piccola colonia nidificante di cavaliere d’Italia, una specie considerata estinta nel nostro Paese dall’inizio del secolo scorso. 
    Orbetello offre tutto il fascino che solo le zone umide sanno dare e frequentarle significa entrare nel più profondo e ancestrale rapporto che abbiamo con l’ambiente naturale. Per la mia visita ho prenotato un giorno chiuso al pubblico e mi ha dato modo di girare in perfetta solitudine e silenzio fra i capanni per tutta la giornata, purtroppo la giornata è rimasta nuvolosa e non ho avuto modo di fare degli scatti con la luce radente. Ciò nonostante, la sensazione di benessere che ho provato mi ha pervaso per tutto il giorno.
    Tra le zone umide costiere, Orbetello rappresenta veramente una delle lagune italiane più significative, dove potenzialmente è possibile assistere quotidianamente a scene indimenticabili ma in realtà può anche accadere completamente niente! Nonostante quest'anno la laguna abbia tanta acqua (quindi anche vicino ai capanni di osservazione), tutte le mie osservazioni sono avvenute abbastanza distanti e ho supportato la lente, spinta sempre a 600mm, con l'opzione DX. La giornata nuvolosa ha avuto il vantaggio di impedire la creazione di fastidiosissime ombre ma, al contempo, mi ha costretto ad alzare gli ISO più di quanto avrei voluto.
    La varietà della fauna della riserva è vastissima ma alcune specie erano talmente lontane che ho fatto a meno anche di scattare (come alla bellissima coppia di falco pescatore che nidifica sopra una torre artificiale costruita appositamente).
    Poi, alla fine, però, quando stavo per tornare a Saturnia, le due Gru che erano state avvistate in laguna, per la prima volta in stagione, il giorno precedente sono atterrate proprio nei pressi del capanno numero 3, dove mi trovavo pronto allo scatto, anche a pieno formato. Ne trovate testimonianza anche qui  sul profilo ufficiale Instagram dell'Oasi.
    Fenicottero

    Spatola
    Fenicottero
    Chiurlo maggiore
    Avocetta
    Airone cenerino
    Alzavola
    Chiurlo maggiore





    Garzetta





    Ibis Sacro
    Garzetta

    Pittima reale
    Fenicottero



    Pittima reale

    Fenicottero


    Mestolone
    Pettegola

    Gru cenerina



     
    Tutti gli scatti sono stati realizzati con Nikon Z8 e Nikkor Z 180-600mm. Diaframma f/8 con una sensibilità compresa fra 800 e 1600 ISO per garantire dei tempi di sicurezza.
     
  8. Giuseppe Paglia
    Era già in programma da qualche mese questo fine settimana nella riviera ligure di Levante, in quel di Bonassola, un paese a meno di 20Km da Monterosso al Mare, il primo dei borghi delle 5 Terre. Quello che non era in previsione è stata una temperatura talmente piacevole da spingere diverse persone all’ultimo bagno dell’anno e più che altro a giocare con le grosse onde che si infrangevano sugli scogli o si acquietavano sulla larga spiaggia quasi deserta.
    Quale occasione migliore per realizzare qualche bello scatto in tutto relax?
    Circa 35Km fra sabato e domenica, suddivisi in due passeggiate, verso Montaretto la prima e verso Vernazza ma in entrambi i casi i sentieri a mezza costa scoprivano degli scorci sul mare che ispiravano quella pace che stenti ad immaginare guardando un TG o sfogliando un quotidiano e senza bisogno di andare col pensiero in Ucraina o in Medio Oriente.
    Due giorni, due tramonti.
    Il cielo non era perfettamente sereno e le nuvole hanno contribuito a drammatizzare gli scatti.

























  9. Giuseppe Paglia

    Generale
    Sarò di pochissime parole perché le immagini non hanno bisogno di molti commenti.
    Quest'anno Jesolo festeggiava l'organizzazione della 25a edizione dell’Air Show che ha regalato fortissime emozioni e adrenalina pura alle migliaia di spettatori assiepati sul lungomare per assistere alle spettacolari evoluzioni da parte dei numerosi assetti che hanno partecipato alla manifestazione aerea. A fare d’anteprima alla manifestazione, alla presenza di autorità civili e militari, la cerimonia d'inaugurazione di un accesso al mare intitolato alle Frecce Tricolori e Jesolo è la prima città in Italia a dedicare una via alla PAN, a riprova dell’affetto che la città nutre per l’Aeronautica Militare e per le Frecce Tricolori.
    Ho scattato per l'ultima volta (questa volta davvero!) con il 200-500 montato con l'FTZ sulla Z6II e nei passaggi più vicini alle tribune, pur alla focale minima, non sono riuscito ad inquadrare la formazione al completo.
    Adesso lascio spazio agli MB-339, precisando che alcune foto sono state scattate durante le prove di venerdì 1° settembre e che la timeline delle immagini non è corrispondente alle figure presentate nel corso delle due giornate dello show.
     







































  10. Giuseppe Paglia
    Eravamo ancora a maggio e non c'era ancora il caldo canicolare ma avevo già deciso di separarmi dal 200-500 e quindi perché non andare a fare un giro per argini e rive?
    Niente tubi di prolunga e cavalletto e mimetismo ma ritengo il risultato apprezzabile, magari qualche nome scientifico non è corretto 
    Magari ne aggiungerò ancora qualcuna, di contorno, di atmosfera.

    Ibis sacro

    Pontia callidice

    Pontia callidice

    Apatura ilia

    Calabrone regina (Vespa crabro)

    Apatura metis

    Apatura metis

    Apatura metis

    Apatura ilia

    Aglais io
  11. Giuseppe Paglia
    Percorro la A5 in direzione di Aosta e giunto a Verres esco dall’autostrada e inizio a percorrere la SR45 che mi porta a Estoul dove posso lasciare la macchina.
    Sebbene gli impianti di risalita abbiano colonizzato tutta l'area compresa tra la Testa Grigia ed il Monte Bettolina, la valle d'Ayas presenta 35 itinerari, di cui 7 nella zona del Monte Rosa, tutti oltre i 4000 metri.
    Ma io non sono così montanaro e, proprio da Estoul, un gruppo di gite più modeste, ma piacevoli, conducono alla Punta Palasina, al Bieteron ed alla Punta Valfredda, inoltre non ho programmato una gita di un giorno ma pernottando al Rifugio ARP a 2.446 metri.
    Fotograficamente parlando era la prima uscita con il 70/200 f/2.8 S in abbinamento alla Z6II (nell’attesa che arrivi la mia Z8) mentre per le riprese ad ampio respiro ho scattato col 14-30 f/4 S.
    Non so se devo definirla fortuna o sfortuna ma le mie gite fotografiche in montagna sono sempre state caratterizzate da una spiccata variabilità metereologica e quella dello scorso weekend non è stata da meno, con una forte pioggia dalla serata di sabato e per tutta la notte. Nel tardo pomeriggio, speravo che gli stambecchi si avvicinassero al rifugio e prima che il temporale si scatenasse sono andato a cercarli. Diversi esemplari erano scesi lungo il costone per cercare erba, arbusti e germogli e nonostante gli enormi spazi di approvvigionamento due di loro hanno trovato il modo di incrociare le corna.
    Il Rifugio Arp è collocato alle pendici della Punta Valfredda, ma domenica, vista la splendida giornata assolata, ho preferito puntare ai sentieri verso i numerosi laghi di Palasina e l’omonimo colle da cui è stato possibile godere di una magnifica vista sul Cervino e sul Plateau Rosa. Sulla strada del ritorno sono riuscito a immortalare anche una bella marmotta.
    Libera ispirazione per gli altri scatti che mi hanno permesso, ancora una volta, di apprezzare la qualità degli obiettivi Nikkor serie Z.


















  12. Giuseppe Paglia
    Ormai, in rete, da una decina di anni si trovano tantissime richieste di modelle per shooting fotografici supportate peraltro da un’offerta di pari livello,
    perché i nostri ragazzi cercano sempre più un’indipendenza economica e ogni fonte di entrata economica è ben vista.
    Posare come modelli per uno shooting fotografico impegna poco, quasi sempre nei fine settimana, e consente loro di affiancargli gli studi o altri lavoretti part time.
    Alcune volte, a fronte di un compenso minore o del tutto assente, i modelli chiedono una copia degli scatti, per continuare a pubblicizzare il proprio lavoro.
    La mia modella è Arianna e quanto scritto va benissimo anche cucito addosso a lei, laureata, con un lavoro part time e a suo agio davanti al mio obiettivo.
     
     






























  13. Giuseppe Paglia
    La collezione di orologi di Palazzo Reale è particolarmente significativa: quelli che si trovano nel percorso dell’Appartamento sono stati realizzati tra il XVIII e il XIX secolo.
    Il più importante è certamente la rarissima Macchina di Clay del 1730, un Thuret di provenienza farnesiana, raffigurante Atlante che regge il globo terrestre. L'orologio è tra i più antichi e preziosi della collezione di Palazzo Reale, essendo stato realizzato da Thuret, orologiaio della corte di Francia e dell'Osservatorio di Parigi e collaboratore del fisico olandese Christian Huygens, che fu il primo ad introdurre nell'orologeria l'invenzione galileiana del pendolo. La raffigurazione del mito di Atlante è stata spesso usata negli orologi statuari. Atlante, fratello di Prometeo ed Epimeteo, partecipò alla lotta fra Giganti e Dei. Sconfitto, fu condannato da Zeus a reggere sulle spalle la volta del cielo. Il bronzista ha raffigurato il momento in cui Atlante, ricevuto il globo sulle spalle, lo sta assestando, cercando nel mentre appoggio su una roccia che potrebbe fargli da sedile. Il globo, all'altezza dell'equatore, è attraversato da una fascia in porcellana che gira da sinistra a destra con grandi cifre romane. Il sole con i suoi raggi segna le ore. Nella base sono raffigurati i simboli di Ercole: la pelle di leone, sulla quale è incisa la firma, la clava e la faretra. Il mito di Ercole è legato a quello di Atlante, e indicativo della provenienza dell'orologio dalla Casa Farnese, che si fregiava di simboli erculei.
    Con Gioacchino e Carolina Murat, appassionati mecenati, giungono a Palazzo Reale anche una serie di orologi, facenti parte degli arredi destinati alle residenze di Napoleone. Tra questi di particolare rilevanza artistica l’Orologio con il Genio delle Arti, firmato sul quadrante Thomire e C. /Bourdier Hr a Paris e realizzato per il Gabinetto di rappresentanza dell’Imperatore del Palazzo del Quirinale. Su un’ampia base in marmo è collocata un’ara con il quadrante, a cui si appoggia la figura maschile alata che simboleggia il Genio delle Arti.
    L’Orologio con la Meditazione, con quadrante firmato Bailly, orologiaio di Napoleone, era destinato originariamente alla Sala del Trono del Palazzo del Quirinale. Al di sopra del basamento, appoggiata con il gomito alla cassa, una figura femminile, allegoria della Meditazione, è coronata d’alloro e reca un libro nella mano destra.
    L’Organ Clock di Charles Clay, datato 1730, si pone come l’elemento più antico della collezione di orologi del Palazzo Reale di Napoli. La macchina di Palazzo Reale presenta una cassa a forma di edicola, in argento traforato, con sportello di vetro, sormontata da un’urna con ai lati otto pigne. Il quadrante reca le ore contrassegnate da numeri romani, i minuti, ogni cinque, da numeri arabi e le mezz’ore da piccoli gigli stilizzati. Sono, inoltre, evidenti i due fori per la carica. La faccia anteriore della cassa è in rame dipinto ad olio con l’applicazione di bassorilievi e altorilievi in argento che delineano la scenografia di un tempio, alla sommità della quale è raffigurato un concerto di musici celesti, con arti semoventi. L’orologio è a pendolo, mentre all’interno della cassa le parti dell’organo meccanico, composto di 51 canne, sono sostenute da un telaio. Georg Friedrich Händel fu abituale collaboratore di Clay e a lui si devono le musiche programmate sul cilindro dell’organo. Si tratta di cinque adattamenti di brani tratti da opere di Händel rappresentate a Londra tra il 1727 e il 1729 (Lotario, Siroe re di Persia e Riccardo Primo re d’Inghilterra) e cinque pezzi, non ancora identificati, probabilmente composti appositamente per Clay.
    E' per il nostro senno come per i nostri orologi, nessuno funziona come un altro, eppure ognuno crede al suo.   [cit. Alexander Pope]
     




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