Ian Bostridge, tenore, Thomas Adés, pianoforte.
Pentatone 2019
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Il tenore inglese Ian Bostridge è molto legato al Winterreise, il famoso e magnifico ciclo di lieder di Franz Schubert. E’ l’opera con la quale debuttò nel 1993, l’aveva incisa nel 1997 per un documentario e l’aveva già portata su disco nel 2004 con Leif Ove Andsnes, in un’ottima interpretazione.
Bostridge con Andsnes.
Bostridge è un cantante con un timbro e uno stile così particolari, che solitamente il pubblico si divide tra fervidi ammiratori e inaciditi detrattori.
Non essendo né l’uno, né l’altro, mi sono approcciato a questo disco, senza particolari pregiudizi, con solo un lontano ricordo della sua precedente incisione con Andsnes e natualmente la conoscenza di tante altre versioni, comprese quelle relativamente recenti di Goerne (con un grande Eschenbach al pianoforte) e Kaufmann.
Al pianoforte troviamo Thomas Adés, compositore inglese tra i più famosi e eseguiti in questi anni, che già aveva collaborato con Bostridge in lavori propri. Insieme hanno eseguito Winterreise durante una serie di concerti in Europa e negli Stati Uniti e questo disco è la registrazione dal vivo di una serata alla Wigmore Hall di Londra a Settembre del 2018.
Bostridge con Adés in concerto.
La voce di Bostridge è così peculiare che il primo ascolto può essere sorprendente o sconcertante. Non stupisce certo per il bel timbro e, come dicevo sopra, la reazione può essere di amore o odio. Quello che però rende questo disco a mio avviso straordinario è l’assoluta autenticità della sua interpretazione. Bostridge si è calato nel ruolo e lo abita “dal di dentro” con una naturalezza e una ricchezza di accenti che mette i brividi. Probabilmente, trattandosi di una registrazione dal vivo, anche questo ha contribuito al pathos della sua lettura, insieme a certe libertà espressive che in studio di registrazione difficilmente si prendono.
Thomas Adés si rivela un partner di prim’ordine, non tecnicamente sopraffino come un Andsnes o un Eschebanch, ma assolutamente efficace nella resa musicale. Adés sceglie uno stile più equilibrato e rassicurante che mette in risalto proprio la tormentata espressività di Bostridge.
Tante le differenze con la registrazione con Andses nel 2004, com’è normale che sia. Su tutte segnalo l’insolita lentezza di Die Krähe, probabilmente due volte più lento di qualsiasi altra edizione, che acquista così un carattere del tutto nuovo, tra il misterioso e lo spettrale.
In conclusione, questo è un disco che per me è stata una vera e propria rivelazione e che, per la potenza della narrazione più che per la bellezza del canto, merita di stare al fianco delle migliori letture del Winterreise.
Ottima la qualità della registrazione, con gli ingegneri della Pentatone che riescono a metterci di fronte agli interpreti, senza farci percepire la presenza del pubblico.
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