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happygiraffe

Nikonlander Veterano
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  1. Ma la Zfc sarebbe uno sfizio e per come la userei la Fuji X100n va più che bene. Io punto al full frame e a rinnovare un po’ di ottiche. Se faccio il passo verso il mondo Z, lo faccio bene. O sbaglio? (BTW, quelle colorate non le vogliamo, tsè)
  2. Due dischi di qualche anno fa che meritano di essere ascoltati:
  3. Mi piacerebbe averla, ma sono un botto di soldi e onestamente sarebbe sprecata in mano mia. Penso che aspetterò la Z6 III.
  4. Ancora Petrucciani in un live memorabile del 1986 con Jim Hall e Wayne Shorter. Lui aveva solo 23 anni e gli altri due erano già da tempo delle icone del jazz.
  5. ah, niente, ascolto i dischi nuovi con indulgenza. Per fortuna almeno viviamo in un'epoca in cui abbiamo facile accesso a tutta la discografia a costi irrisori.
  6. Sì, Barenboim e Perahia rimangono il mio riferimento per Mendelssohn e al loro confronto questi dischi di Donohoe diventano trascurabili. Però, e senza voler passare per un vecchio nostalgico che guarda solo al passato, fatico a trovare tra i tanti pur bravi pianisti di oggi chi possa arrivare a quei livelli. Chiaramente non mi riferisco sono a Mendelssohn e neanche alla sola musica per pianoforte.
  7. Una raccolta che riunisce il meglio di quattro concerti di Petrucciani e amici al festival di Montreux negli anni ‘90. Spumeggiante!
  8. Gran bel disco che riprende l'idea del precedente disco del 2018 e va oltre: Ci sono diversi motivi per apprezzarlo: il percorso che ci fa fare nella storia della musica per tastiera da Bach a Schnittke, gli strumenti davvero magnifici utilizzati in questo disco, la straordinaria bravura nel trarre il massimo da ciascuno di essi (e non deve essere facile!) e infine la bravura dell'interprete, umile e sempre al servizio del compositore. Chapeau!
  9. Steve Reich: Music for 18 musicians. Colin Currie Group, Synergy Vocals. Colin Currie Records, 2023. *** Colin Currie è un percussionista di fama mondiale, di cui abbiamo già parlato su queste pagine, corteggiato da compositori, orchestre e direttori d'orchestra. Nel 2017 ha creato la sua casa discografica per registrare i suoi progetti. Qui ci fa ascoltare Music for 18 musicians, una composizione del 1976 di Steve Reich, per un ensemble che conta violino, violoncello, 2 clarinetti, 2 clarinetti bassi, 3 marimba, 2 xilofoni, vibrafono, 4 pianoforti e 4 voci femminili!! Trattandosi di Reich sappiamo già che ci aspetta un'ora di musica minimalista. Se vi piace il genere, qui c'è da divertirsi.
  10. Mendelssohn: Vatiations sérieuses Op.54, Romanze senza parole, Phantasie Op.15. Rachmaninov: Scherzo da "Sogno da una notte di mezza estate" Op.61. Peter Donohoe, pianoforte. Chandos, 2023. *** Con questo secondo volume delle Romanze senza parole di Mendelssohn Peter Donohoe conclude il percorso iniziato a gennaio del 2022 con la prima raccolta: Le Romanze senza parole furono composte in un arco di tempo piuttosto lungo, tra il 1829 e il 1945. e pubblicate in otto raccolte di sei brani ciascuna. Si tratta di brevi brani di due, tre minuti al massimo, caratterizzati da uno stile intimo e cordiale e da una tecnica non virtuosistica. Donohoe non li esegue in ordine cronologico, ma li mischia in modo da offrire un'esperienza di ascolto più varia e interessante. Donohoe affronta questi brani con un tocco leggero e brillante e con consumato mestiere. Detto questo, per quanto graziose possano essere le Romanze senza parole e per quanto queste miniature possano essere giustamente ricordate come dei piccoli capolavori, alla lunga possano stancare (mia personalissima opinione e ricorrente esperienza con questi brani ), non avendo il Mendelssohn quelle caratteristiche che rendono alle mie orecchie più interessanti i suoi compositori coevi: la visionaria e appassionata follia di Schumann, la febbrile disperazione di Chopin, la tragica malinconia di Schubert, il diabolico e irrequieto virtuosismo di Liszt. E così il nostro Donohoe, come aveva già fatto nel primo volume di questa raccolta, ben fa ad accostare altri brani alle Romanze. Il disco si apre infatti con le frizzanti Variations sérieuses e si chiude con la meno nota Phantasie Op.15 sulla canone irlandese "The last rose of summer" e infine il diabolico arrangiamento di Rachmaninov dello Scherzo dal Sogno di una notte di mezza estate, che ci risveglia dopo un'ora e venti di intime e morigerate confessioni romantiche. Nel complesso un ottimo disco, suonato in maniera ideale dall'irreprensibile Peter Donohoe.
  11. La Fantasia di Schumann nella fantastica interpretazione di Richter.
  12. Guarda le mani: quella di Bernstein appoggiata con disinvoltura sulla spalla di Abbado e quella di Abbado abbassata e contratta! Poi c’è la terza mano misteriosa, che non sappiamo di chi sia…
  13. Lo ascoltai quando uscì e l’ho riascoltato in questi giorni, confrontandolo con Levit, di cui avevo parlato qui: Il mio giudizio è opposto al tuo: trovo Levit una spanna sopra a Minnaar per maturità e profondità interpretative e per intensità. Levit mi emoziona, Minnaar, che è bravissimo, lo trovo arido al confronto e mi comunica molto meno. Però non è una gara, così come il mio parere conta poco, anzi nulla! Ad ogni modo quella di Minnaar rimane un’interpretazione di alto livello ed è giusto dargliene merito.
  14. Bella, ma Abbado non sembra tanto a suo agio…
  15. Altro gran bel disco del quartetto di Julian Lage (che comprende Bill Frisell, scusate se è poco).
  16. Lo trovi su qobuz. Croccante ‘sto remaster!
  17. Max, da oggi è disponibile online il remaster del 50° anniversario in 192/24. Hanno pubblicato anche un remaster in HD di un concerto a Wembley del 1973:
  18. L'ho ascoltato una volta sola, ma già al primo ascolto mi è parso un disco molto bello. Ricordo un'edizione memorabile dei quintetti di Mozart con il Talich. Oggi si presenta così: Ma io la ricordo così: Addirittura Diapason d'or del secolo (XX evidentemente).
  19. E allora già che ci sono aggiungo questo: Una delle poche Hammerklavier di Richter. Come spesso con lui si tratta di registrazioni dal vivo, in questo caso di buona qualità e in 96/24.
  20. Beh, Grosvenor è una pianista meravaglioso e lo conferma anche qui. Disco già ascoltato diverse volte in poche ore. La sua interpretazione della Kresleriana la definerei molto solida, ma forse un po’ troppo quadrata per i miei gusti. Argerich è lontana anni luce, ma la grande Martha fa storia a sé. Forse la parte che mi è piaciuta di più di questo disco sono i tre intermezzi op.117 di Brahms.
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