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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 28/01/2024 in Articoli

  1. simulazione pellicola Ilford FP4 125 ma scatto nato così, guardando questa costruzione dal cancello di casa [consiglio di ingrandire le foto per vederle meglio] Un famoso fotografo, reso celebre dai suoi ritratti esotici, anni fa, a Roma, ad una "personale" consigliò ad un nostro amico di "riconnettersi con le radici della fotografia". L'unica cura per l'ipertecnologia delle fotocamere proposte dal trio NiSoCan. Il modo migliore per farlo ? Acchiapparsi una Fj o una Le. Ed usarle come una volta, con i quadranti, le manopole e le ghiere. Perché una Fj Xo una Le QM anzichè una GFX o una SL ? Perchè solo quelle fotocamere consentono etc. etc. etc. Incidentalmente, potremmo essere maligni ma non lo siamo, quel fotografo che con le sue Nikon ha percorso i sette mari, i deserti e le montagne più impervie, pubblicando reportage con FM2 e ritratti con F5 e D3, oggi in età matura è Le Ambassador. Ma non conta, conta il concetto. Riconnettersi. Le radici della fotografia. La fotografia è nata in bianco e nero quando la pittura era a colori già da millenni per questioni tecnologiche. La fotografia è comunque, sia a colori che in bianco e nero, luce, contrasto, forme, composizione, impatto. Probabilmente questa era la noce del consiglio, la scusa del mezzo, quello più tradizionale e - immagino io - semplice da usare come intermediario. ieri mattina, nebbioso. Nikon Zfc con Nikkor Z 24/1.7 ad f/10. Scatto pensato in bianco e nero esplorando il mondo davanti a me con il mirino della Zfc. Volevo che affiorassero dalla nebbia le sagome degli alberi lontani, con la quinta formata dai pali elettrici. Se immaginiamo bene, è possibile che il senso fosse quello di tornare a riconsiderare gli aiuti della fotocamera - sempre più esasperati e soverchianti le capacità del fotografo - per riprendere il proprio potere fotografico. ieri mattina, nebbioso. Nikon Zfc con Nikkor Z 24/1.7 ad f/10. Scatto pensato in bianco e nero esplorando il mondo davanti a me con il mirino della Zfc. Il sole comincia a farsi spazio Vedere a mirino ciò che si sta "creando", al di là del soggetto, che può essere banale o minimalista, regolando la fotocamera e l'obiettivo con le proprie mani, infischiandosene di quello che direbbe l'esposimetro. Guardando la luce e come si formano i contrasti e le luci e le ombre. ieri mattina, nebbioso. Nikon Zfc con Viltrox 13mm f/1.4 ad f/4. Scatto pensato in bianco e nero esplorando il mondo davanti a me con il mirino della Zfc e regolando tempo e diaframma a mano, senza guardare l'esposimetro. Dietro la sagoma dell'albero verde ma reso nero dalla luce del sole incidente in raffronto alla nebbia retrostante Guardare, Pensare, Regolare, Inquadrare. Ecco l'immagine. A casa si tratterà solo di "tirarle" (dal termine francese che comprende l'esposizione della carta che le eventuali sovra e sotto esposizioni o regolazioni di contrasto e tono ... in stampa) per ottenerne vere fotografie. E' un ambiente familiare, dove passeggio ogni giorno, è il circuito dove la gente porta a giocare i cani. Sono campi agricoli, alcuni coltivati altri messi a disposizioni delle greggi in transumanza durante l'inverno. Il sole prende sempre più forza e il contesto cambia. La nebbia si alza e si dissolve. Le sagome, anche con il semplice Nikkor Z 24/1.7 descrivono un orizzonte che sembra lontano ma sono pochi passi. una copertura per il maneggio coperto si offre ad una foto strutturata. Gli elementi sono semplici e per lo più composti da grafismi. La resa complessiva vuole ricordare una pellicola 50 ISO Ilford. giro lo sguardo, l'uomo col cane che mi ha appena superato è più avanti nella stradina che costeggia il maneggio. Il tempo di questo scatto e gli alberi di fianco mi attirano. sono presi a 24 e a 13mm con diaframma f/8 e il classico 1/125'' ad ISO 100. Le stesse impostazioni che usava mio padre con la sua Zeiss Contessa quando io avevo 4 anni. gli stessi alberi, qui inquadrati solo parziali, si spogliano. L'ultimo scatto mi ha ricordato certe foto d'autore dei Joshua Tree più avanti uno specchio di sicurezza stradale mi offre questa forma che trovo irresistibile in questa situazione di luce. di questa casa, solo in apparenza abbandonata mi ha richiamato la muffa sulla parete a nord, più che la sua banalità. Che volevo sembrasse alla fine quasi un HDR. mentre più avanti la copertura sintetica del campo di calcetto riflette il sole pieno e calda in una giornata partita da - 4°C. La parete anteriore sembra l'entrata di un bunker minaccioso. Ma siamo solo a "35mm", nulla di spaventoso. io adoro le panchine e ciò che le ricorda. Posso immaginare di parlare con le persone che ci si sono sedute sopra, senza il disturbo di averlo fatto sul serio. La rete che mi separa nel primo (visibile) e nel secondo (sotto di me) mi lascia osservatore anziché attore della scena. ma una macchina così piccola e un obiettivo così compatto si possono anche avvicinare per attraversare la rete. La scena diventa così più personale e meno voyeuristica. Altri elementi banali, consueti per me, che la luce può descrivere diversamente, come voglio vederli io in questo momento sono rientrato a casa. Il giro è finito, è durato una mezz'ora. Mi sono riconnesso con la fotografia ? Io credo di si, ammesso che me ne fossi mai disconnesso. E quanto ha contato lo strumento che ho utilizzato ? Devo essere franco ? Sul serio ... credo ZERO MENO MENO. Con qualunque fotocamera avrei potuto fare le stesse cose che avevo in mente. qui ho scelto di usare la mia Nikon Zfc "interista" con il Nikkor Z 24/1.7 prestatomi da Max, portandomi dietro anche il Viltrox 13/1.4 per poter avere una visione alternativa ancora meno normale .... del normale. Gli obiettivi Viltrox (come i Voigtlander) hanno l'anello del diaframma attivo, quindi si lavora ancora più "riconnessi con le radici della fotografia". la Nikon Zfc ha ghiere, quadranti, manopole e per me è naturalmente impostata in Manuale. Il suo Bianco e Nero - standard, senza bisogno di fare i creativi - è già di ispirazione. E il suo sensore ha una gamma dinamica che non ha proprio nulla da invidiare ad una Leica o ad una Fujifilm. E' compatta, leggera, prestazionale, soprattutto Nikon. E non ha un obiettivo fisso ma permette di cambiare obiettivo per permetterci di essere ancora più creativi senza contorsioni mentali tipo il ritaglio, le cornicette, lo zoom digitale. Normalmente si lavora bene anche a 6400 ISO (il 100% delle foto che realizzo a corredo degli articoli per Nikonland è fatto dalla Nikon Zfc Red&Silver con il 16-50 a 3200 ISO quando non ho voglia di usare il treppiedi come invece ho fatto in questo caso). E volendo, si può andare anche oltre e poi intervenire in Lightroom. Così come sempre da Lightroom si può portare la sua risoluzione a 80 megapixel. Come ben sa Max che ha stampato in grande i suoi tulipani scattati con la Zfc Mint&Silver e il Trioplan la primavera scorsa, poi portati a risoluzioni esagerate senza colpo ferire. Insomma, abbiamo strumenti estremamente duttili in casa. Dobbiamo cercarne altrove ? Io credo di no. E poi Nikon ci ha proposto due macchine che si connettono naturalmente alle radici della fotografia. Non bastasse la Zfc c'è la Zf che va 10 volte oltre. Alla Zfc ? No, a qualsiasi Fujifilm e/o Leica. Serve una medioformato da 100 megapixel e 10.000 euro per fare foto "ispirate al fineart" come queste con soggetti banali di tutti i giorni ? Ma va là, va là, va là. Serve una cosa sola. un fotografo ispirato dalla propria esperienza. E una Nikon Camera, come cantava Paul Simon già nel 1973
    2 punti
  2. Non è da poco tempo che ci aspettiamo da Nikon anche gli accessori a corredo delle sue mirrorless, tra i più scontati dei quali dovrebbero essere anche gli scatti remoti, adeguati alla classe delle fotocamere proposte. E' per questo che da tempo ci dobbiamo rivolgere ai cataloghi di terze parti più o meno note (ed affidabili), non sempre durevoli sul mercato. Godox tra i suoi accessori, sempre più diversificati, annovera questo sistema di scatto remoto radiocontrollato denominato semplicemente Godox TR, composto da una ricevente collocabile a slitta (non per forza flash: ormai abbondano anche le cages che ne sono dotate) e da una trasmittente dotata di una serie di pulsanti che ne determinano l'inclinazione più verso le funzioni da intervallometro che da semplice scatto remoto. Completa la dotazione il cavetto di collegamento ad una vasta serie di fotocamere dei principali marchi oggi sul mercato. Per quanto riguarda Nikon i cavetti opzionabili sono due: la dieci pin circolare, propria di tutte le fotocamere reflex e mirrorless di livello PRO e prosumer, e la presa di servizio rettangolare, propria delle fotocamere di classe intermedia ed entry level Stranamente Godox nella sua documentazione relativa alla compatibilità dei cavetti, non fa riferimento alle mirrorless, delle quali Z9 e Z8 posseggono la presa multipolare per il cavetto TR-N1, mentre la serie Z 5,6,7 quell'altra connessione, compatibile col TR-N3 Io li ho presi entrambi, acquistando su Amazon questo remote control. Queste le specifiche: Alimentati sia trasmittente sia la ricevente da due elementi stilo, sono ben costruiti e dotati entrambi di una presa per il minijack dorato del cavetto, che costituisce il link per la trasmissione elettrica dello scatto, a seguito dell'impulso radio del sistema della frequenza da 2,4GHz, usuale per Godox. Se mi dovessi lamentare di una carenza è per l'assenza di un'asola sulla trasmittente, a cui poter legare una cordicella per tenere al collo o al polso nei momenti di non utilizzo l'apparecchio. Possedendo anche il trasmettitore la presa per il minijack, ecco che se si voglia trasformare il sistema wireless in uno a filo, l'operazione è diretta e semplicissima: e questo è un pregio che non ho riscontrato su altri simili remote control (Mauro ne ha uno che sembra il clone di questo, ma di marca Pixel) Pigiando sul tasto bordato di giallo del TR-TX si abilita lo scatto sulla fotocamera collegata alla ricevente TR-RX, ovviamente dopo aver stabilito su che canale (dei 32 disponibili, a scanso di interferenze con altri fotografi in zona) operare: il canale si può impostare singolarmente sui due apparecchi, oppure si può richiamare sul ricevitore quello regolato sul trasmettitore, con una combinazione di tasti. Quindi, alla pressione del pulsante, i led verdi di TX ed RX si illuminano per confermare il pairing e la messa a fuoco, poi di rosso per confermare lo scatto. Lo scatto può essere singolo oppure in sequenza a seconda di che opzione sia settata in macchina. Lo scatto sarà abilitato anche con fotocamera settata in posa B (bulb) o T (Time) ed in entrambi i casi si presserà il pulsante due volte: per iniziare e per ultimare la posa: durante il passare dei secondi il display del TX resta illuminato per agevolare la lettura in situazioni di luce bassa o nulla. La principale funzione del Godox TR è però come detto, quella di intervallometro, la cui impostazione è molto macchinosa ed ho risolto avvalendomi dello schema esemplificativo pubblicato sul manuale bilingue (meno una che è il cinese), che vi allego di seguito Riporta due esemplificazioni di scatto, nella prima delle quali si simula una serie di esposizioni che partono dopo tre secondi dalla pressione del pulsante dedicato (play/stop) nelle quali si è stabilita un'esposizione di 1 secondo ripetuta per 2 scatti, a distanza di 3 secondi l'uno dall'altro, ripetuti due volte con una distanza di due secondi tra essi. Nella seconda invece una più semplice coppia di scatti senza ripetizione, organizzati con le impostazioni indicate. Mi sarei aspettato che le regolazioni di tutti i fattori potessero essere condensate in unica schermata...invece Godox ne ha predisposte (sadicamente) ben sei regolate come negli esempi sono riuscito ad impostare gli intervalli menzionati: ma dubito che in situazione operativa e in mancanza dell'esperienza necessaria, un normale utente possa ricordarsi i sei passaggi da collegare tra loro. Mauro mi dice che anche il suo intervallometro Pixel (analogo per funzionamento) è altrettanto astruso: non dubitiamo che i più smagati fotonaturalisti o paesaggisti, dopo opportuna palestra mentale, possano riuscire a mandare giù questa pappardella: ma insisto, se la schermata fosse unica, sarebbe di certo più semplice operare. Il peso del TX si attesta su 110 grammi batterie stilo incluse (dove altri attrezzi simili usano pastiglie) cosa che gli assicura da specifiche durate in standby ed operative, di tutto rispetto. La portata dichiarata è uguale a 100 metri, io non l'ho ancora portato fuori casa, ma grazie alla spia rossa di conferma di scatto (e al riscontro successivo) ho però scattato in casa sia a una decina di metri di distanza (a vista) sia attraverso la parete della stanza accanto, sia attraverso un labirinto ad angolo retto attraverso due tramezzi di muratura e corridoio interposto, senza il minimo problema, il che è poi l'enorme vantaggio del controllo radio, rispetto ad infrarosso, bluetooth ed anche wifi, talora. La compatibilità con tutti i marchi depone a favore della continuità del sistema: il prezzo pagato di 58 euro col secondo cavetto, mi pare in linea anche con prodotti di case scognite e certamente meno fidelizzanti di Godox, ma continuiamo a sostenere che se Nikon riuscisse a entrare in questo ambito della trasmissione radio (come aveva iniziato in maniera primigenia col flash SB5000, poi mai sviluppato), non sarebbe male per niente, anche per accessorii minimalisti come un semplice scatto remoto, anche senza intervallometro, che interesserà sicuramente qualcuno, ma molti meno di quanti invece sarebbero felici della versione radio del semplicissimo ML-L3 (che invece funzionava ad infrarossi). PRO: il marchio ed il sistema radio molto collaudato a 32 canali la presenza della conferma di scatto a led (con la silenziosità delle mirrorless è indispensabile) la portata del segnale e la sua stabilità il display illuminato durante le pose lunghe la convertibilità in scatto a filo la compatibilità tra fotocamere di marchi diversi CONTRO: assenza di un supporto per una cordicella di sicurezza astrusità della regolazione dell'intervallometro il peso del TX, ma giustificato dall'esigenza delle pile stilo per eventuali pose protratte a lungo Max Aquila photo © per Nikonland 2024
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