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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 17/01/2024 in Articoli

  1. Non appena uscita nei mesi scorsi la Nikon Z5 abbiamo prestato subito attenzione alla sua nuova batteria EN-EL15c: la più capace delle sorelline che l'hanno preceduta ed hanno alimentato buona parte delle fotocamere Nikon degli ultimi nove anni (fin dalla D800 del 2012) Non solamente per i 380mAh supplementari che comportano di certo una maggiore capacità rispetto anche alla versione "b", certamente anche per lo "spunto" arrivato a 16 Wh, sicuramente per la stessa novità che caratterizzava anche la precedente versione "b": ossia quella di poter essere caricata, non solamente nell'apposito usuale, scomodo, spartano, charger da parete, MH-25a (ci piacerebbe per esempio che, essendo giunto alla sua terza edizione, avesse almeno un indicatore di ricarica dell'elemento inserito) ma anche direttamente dalla presa USB-C della Z5, posta sul fianco sx, sopra quelle HDMI e per il remote control a filo (o per il ricevitore radio), come già nelle Z 7 e 6 sormontata dalla spia di ricarica, che si accende solamente a interruttore principale della fotocamera posto su OFF...! Per impostazione di fabbrica, quindi, un alimentatore di rete come il NIkon EH-7P poteva fin qui, solo ricaricare e non alimentare durante il suo funzionamento la batteria di una Nikon Z, purchè al suo interno ci fosse una batteria compatibile, ossia almeno una EN-EL15 versione"b" La vera novità di Z5 + nuova batteria EN-EL15c è un rigo di menù in sezione impostazioni della Z5 che viene così tradotto dalla guida on camera, attivabile col pulsante provvisto di simbolo: ? Quindi la EN-EL15c non solamente può essere passivamente ricaricata via cavo USB (a fotocamera spenta), ma si presta a essere alimentata restando in standby di consumo, quando al cavo USB-C sia collegata una sorgente di alimentazione: INTERESSANTISSIMO, per tutti coloro che si lamentano della scarsa capacità della batteria in situazioni di ripresa dove i consumi aumentano in maniera esponenziale. In effetti, a differenza che nelle altre Z, se colleghiamo alla presa USB-C della Z5 un alimentatore di rete, per esempio per smartphone, sia ccende una spia sul monitor, assente nelle altre fotocamere Z Una spia che ci dice, a macchina accesa, (e spia charge sul fianco, spenta) che l'alimentatore sta lavorando in bridge sulla batteria, senza farla scaricare. Attenzione però: bisogna che l'alimentatore di rete sia di una potenza adeguata ad alimentare una mirrorless Z... quindi mi sono subito accorto che non se ne potevano utilizzare di qualsiasi: una Schuko dotata di due prese USB non basta: alimenta solo parzialmente la fotocamera che continuerà a pretendere energia dalla batteria al suo interno... Questa era la carica della EN-EL15c prima di impostare un time lapse da uno scatto ogni due secondi, per 59 minuti di tempo e questa, alla fine delle riprese... per poi crollare subito dopo essere stata accesa per queste foto Neppure un alimentatore usb di bassa potenza per smartphone è sufficiente... tantomeno un powerbank da poche pretese... Ma un alimentatore usb di nuova generazione, da almeno 30W di potenza, quello si che la regge la Nikon Z5 (è quello del mio Xiaomi Redmi Note 9 Pro che ha una batteria da 5020 mAh...) All'inizio di una ripresa video da 30 minuti: questo era il livello della batteria inalterato, mezzora dopo, alla fine della ripresa: Avendo quindi risolto il problema della gestione di lunghe sessioni in studio (o dovunque sia disponibile alimentazione elettrica), senza la necessità di dover sostituire l'elemento interno all'apparecchio, si pone la vexata quaestio, che affligge i fotonaturalisti, gli astrofili, i videomaker e tutti coloro che, magari in zone impervie in viaggio, si trovano a dover fare i conti con la sia pur aumentata capacità di una EN-EL15c su di una Z5 (attenzione a questo passaggio, perchè quanto abbiamo detto dipende dall'interazione tra batteria e fotocamera e fin qui Z6 e Z7 non possono godere di questa miglioria apportata sulla Z5) Lo troviamo un Powerbank, dotato di uscita USB-C (il vantaggio dipende proprio dalla velocità di connessione di queste prese speed) dalla capacità e potenza sufficienti a bypassare la batteria della Z5 fornendo alimentazione a fotocamera accesa e ricaricando la batteria a fotocamera spenta? La Redazione di Nikonland ha prodotto questa experience, interrogandosi su che powerbank acquistare, considerata l'intrinseca pericolosità di questo strumento una volta collegato ad una fotocamera del costo di una Z5... Risparmiare è un concetto che abbiamo abbandonato da tempo: quando non compriamo roba Nikon è solo perchè Nikon non ce la produce, quindi andiamo a cercare materiali al di sopra di ogni sospetto. Abbiamo quindi individuato un marchio, Ravpower, abbastanza conosciuto, che in una fascia da 40 a 120 euro ha numerosi prodotti dalla capacità impressionante. Ho comprato il modello RP-PB058, da ... 26.800mAh, ossia una capacità quasi doppia rispetto alla batteria che mette in moto il mio scooter da 300cc... dotato di una potenza da 30W in uscita, due prese USB3 ed una USB-C come uscite e una mini USB come input di ricarica, cavetti di ingresso ed uscita e indicatore di carica residua Accreditato della capacità di ricaricare fino a 10 smartphone a carica completa, oppure due volte un i-Pad air, ho già sperimentato la veridicità di quanto promesso, ricaricando già almeno quattro volte una Nikon Z, oltre a tutti gli esperimenti effettuati, senza essere ancora riuscito a scendere sotto i due led di indicatore di carica... Orbene: collegata la Z5 con la EN-EL-15c all'output USB-C ho impostato la solita attività, una ripresa video di mezz'ora dove lo stato di carica della batteria interna era: tale e quale alla fine della ripresa... Non soltanto.... ma finito l'esperimento, ho spento la fotocamera e, senza spostare alcun cavetto, è partita lla ricarica della EN-EL15c che in meno di un'ora e mezza si è completata Una bella risorsa, questa innovazione della Z5, che speriamo vedere portata con aggiornamento fw anche sulle Z 6 e 7: tanto ci stiamo comprando tutti le nuove EN-EL15c, che comunque dimostrano sul campo di realizzare un guadagno di scatto (rispetto alla versione "b" ) superiore al 15-20% di un'autonomia che era già ottimizzata per la maggior parte delle esigenze di ripresa. Ecco, per gli incontentabili, quelli che tra uno scatto e il successivo tengono la fotocamera accesa per quattro ore, adesso abbiamo una soluzione, per ora confinata sulla Z5, che rappresenterà in futuro la risoluzione di ogni problema di alimentazione. Perlomeno le Nikon Z...non soffriranno più la Fame... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2020
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  2. Per quanto riguarda le caratteristiche generali del DAS TerraMaster D5-300C, rimandiamo al recente articolo pubblicato qui : TerraMaster D5-300C : DAS a cinque cassetti Non sappiamo se l'argomento DAS (Desktop Attached Storage, cioè uno scatolotto contenente più dischi fissi, collegato esternamente ad un computer desktop in locale, non in rete) fosse già a conoscenza dei lettori di Nikonland. E nemmeno se i suoi sviluppi possano interessare il fotografo medio. Ma contiamo di fare cosa gradita approfondendo una specifica configurazione permessa dalle caratteristiche di questo specifico DAS. Attenzione, non stiamo parlando in termini generici, né vorremmo che la conversazione si spostasse sui NAS. Riteniamo che i NAS - veri e propri computer desktop che vivono di vita propria in un proprio spazio integrato in una rete locale LAN - non siano necessari per l'utente medio. Anzi, nella maggioranza dei casi offrano caratteristiche ridondanti a costi eccessivi per esigenze basiche. In questo caso di studio immaginiamo un fotografo normale, con un archivio fotografico di una certa rilevanza, che scatta parecchio e vede crescere la necessità di spazio dove archiviare le sue foto. Ma vuole anche prestazioni e sicurezza al contempo. Il fotografo ideale è uno che si è dotato di un miniPC che, dall'avvento degli Apple corrispondenti, stanno riscuotendo un certo successo, forti del minimo impatto sulla scrivania. Oppure di un computer portatile. Ma in entrambi i casi di recente generazione e dotati almeno di una porta USB di tipo 3.1 GEN 2 o 3.2 GEN 2. un Intel NUC ha una impronta minima sulla scrivania, quasi non si vede. Ma ha anche un limite, la capienza di spazio di archiviazione è minima, limitata sostanzialmente al disco di accesso che non può offrire lo spazio necessario ad intere annate di fotografia di un fotografo che ... fotografa. Ad un miniPC come questo si deve collegare un sistema di archiviazione. Un DAS può rappresentare la soluzione più semplice ed economica, nel caso in cui non sia necessario avere accessi tra più utenti collegati in rete locale o geografica, la configurazione di un Cloud personale, l'autenticazione di utenti esterni, magari clienti che si collegano da remoto o colleghi in servizio esterno. Insomma, per soluzioni professionali un DAS deve cedere il passo ad un NAS, meglio se molto potente. Ma per un fotografo amatoriale un DAS per circa 200 euro offre tutto il necessario. *** Chiarite le premesse, andiamo al caso di studio che vi illustriamo come ipotesi, senza l'ardire di credere che sia la soluzione per tutti. Ognuno saprà come regolarsi ma magari essendo informato delle potenzialità di questa soluzione. qui abbiamo il nostro secondo Terramaster D5-300C pronto per essere configurato per la workstation numero 2. Vogliamo che qui ci siano tutte le annate - dal 2008 a domenica scorsa - di fotografie a modelle scattate da M&M. Sono circa 20 terabyte di fotografie in vari formati. Letteralmente milioni di scatti. Costati tanta fatica e costi reali dell'ordine di 100 volte l'impegno in hardware volto a salvaguardarne il valore. qui abbiamo 4 dischi fissi Seagate EXOS serie X18, di due serie differenti. Due di questi dischi saranno configuarti in RAID 0, due fungeranno da backup interno. A parte, su un altro apparecchio Terramaster, c'è un ulteriore backup di queste immagini. E poi ce ne sono altre due copie, residenti altrove. Giusto per stare tranquilli. Non sottolineeremo mai abbastanza l'importanza dei backup. Ma siamo sicuri che tutti i nostri lettori abbiano la percezione di quanto siano fondamentali (e l'ultimo backup non può che essere la stampa di tutte le fotografie migliori ...). Il Terramaster D5-300C ha la possibilità di configurare in RAID i primi due dischi della catena interna. come illustrato nell'etichetta laterale. Si può configurare il dispositivo per vedere i dischi singolarmente. Oppure in RAID 0 o in RAID 1. Per farlo non serve alcun software. Solo un paio di mini-attrezzi in dotazione. Un minicacciavite e una mini-chiavetta i due unici strumenti necessari per configurare in RAID il TerraMaster D5-300C Il RAID 0 si sceglie per sommare la capacità di due dischi uguali. In questo modo si ha un volume risultante che è il doppio della capienza del singolo disco. Con una velocità di lettura e scrittura doppia rispetto ad un disco singolo. Perché i dati vengono suddivisi via software al momento della scrittura delle informazioni. Il tutto al rischio che in caso di rottura anche di uno solo dei due dischi, si perdano il contenuto di tutto quanto. Senza possibilità se non remota di recuperarne una parte. E' una soluzione che può essere scelta in casi come questo, dove viene previsto un backup intenzionale periodico. Il RAID 1 si sceglie invece per avere un backup continuo in tempo reale dei dati di un disco su un altro identico. In pratica due dischi offrono uno spazio pari a quello di un disco singolo. Quindi abbiamo un relativo "spreco" di spazio ma con la sicurezza che quanto viene scritto sul disco, sia sempre duplicato in continuo. Le prestazioni del sistema restano pari a quelle del disco singolo. Si tratta di una soluzione che ha senso per archivio di dati sensibili che vengono aggiornati in continuo e di cui si deve avere una copia di sicurezza continua. Una situazione che non ha nulla a che vedere con le esigenze di un fotografo "normale" che fotografa ogni tanto e che solo in quelle occasioni modifica/aggiorna il proprio archivio. Il backup continuo in tempo reale di un archivio che si modifica una volta alla settimana o anche in periodi più rarefatti a cosa potrà servire mai ? E ancora, un backup sensato per un fotografo dovrebbe consentire di recuperare la versione di un file precedente all'ultima lavorazione. Come recuperarla se abbiamo un backup in tempo reale ? montaggio dei dischi nei cassetti. Basta inserire il disco, bloccare le guide in plastica laterali e poi avvitare due viti sul fondello del disco il selettore posteriore per selezionare la modalità di utilizzo dei due primi dischi i cassetti inseriti Impostazione del RAID. A computer e DAS accesi si deve selezionare la modalità prescelta e poi resettare il sistema. a questo punto si deve configurare il volume nel sistema operativo del computer. Nel caso di Windows ci ritroveremo con una situazione del genere : vediamo il Disco 5 che è il RAID 0 appena impostato che ci mostra una partizione Non allocata di 33TB circa. direttamente da Gestione Disco possiamo creare la partizione, formattarla, cambiare la lettera del disco e dare eventualmente un nome. Da questo momento vedremo in linea un volume X: che corrisponde al RAID. A parte vediamo anche gli altri due dischi che serviranno per il backup. *** Fatto questo e trasferiti i dati dagli altri archivi, vediamo le prestazioni del sistema. queste sono per prestazioni in lettura e scrittura di un disco Seagate Exos X18 collegato direttamente al bus di sistema dentro al computer (desktop). queste sono le prestazioni dello stesso disco (singolo) nel TerraMaster. qui invece vediamo quanto va più veloce il RAID 0 : queste sono prestazioni paragonabili a quelle di un SSD di tipo SATA e più del doppio del disco singolo messo dentro al DAS ! Naturalmente un disco M.2 interno avrà prestazioni 10 o 20 volte superiori. Ma ancora non esistono dischi M.2 di queste dimensioni ... e se uno ha bisogno di terabyte di spazio di archiviazione, o spende una fortuna moltiplicato 2 in dischi M.2 oppure si ingegna per continuare ad usare dischi meccanici come questi Seagate. *** Andiamo alla parte operativa. L'archivio principale sta sul RAID 0, qui punterà il fotografo per cercare e lavorare le sue foto. Idealmente - se usa Lightroom - avendo il disco interno di sistema come disco di appoggio per le anteprime e la cache di sistema. E, magari, con un altro disco di tipo M.2, collegato via Thunderbolt, come disco per le lavorazioni temporanee da trasferire poi sul RAID del TerraMaster. A parte, si organizzerà un sistema di backup discrezionale, per il tramite di una utility/app tipo FreeFileSync. Creandosi uno script visuale che sincronizzi le cartelle con cui è organizzato l'archivio del RAID sui dischi di backup. Ripartendo così il rischio di rotture su due dischi differenti. l'aspetto di una sessione operativa di backup con FreeFileSync e uno script impostato visualmente che sincronizza "a specchio" un disco su un altro, andando a modificare solo i file che sono cambiati dall'ultima volta Il backup sarà periodico, per esempio una volta a settimana oppure quotidiana, ma solo quando vengono fatte modifiche importanti ma "consolidate". E' inutile fare un backup se non si è modificato nulla. Il ritardo tra l'aggiornamento del backup consentirà eventualmente di recuperare una versione precedente di un file che venga magari per errore modificato in modo distruttivo oppure cancellato. Qui parliamo genericamente di backup ma nella realtà intendiamo operazioni di tipo incrementale o di sincronizzazione dove effettivamente vengono modificati solo i file che sono cambiati dall'ultima operazioni di sincronizzazione. Noi consigliamo di tenere - a parte, proprio fisicamente - un ulteriore backup, rinfrescato con una periodicità ancora più rarefatta. *** Riepilogo abbiamo in mente un fotografo non professionista che non abbia e non necessiti di una soluzione a se stante di rete tramite NAS che fotografi ed abbia un archivio corposo abbastanza da non essere contenuto nel disco di sistema del suo computer o superi le dimensioni di un moderno SSD che voglia contemporaneamente avere prestazioni (RAID 0) e sicurezza (backup) ma con la consapevolezza di fare le cose con i suoi tempi che non voglia spendere capitali esagerati per soluzione complesse e con funzionalità che non gli servono (tipo servizi di rete locale o geografica, server di rete, etc.) con il pieno controllo "visuale" di ogni parametro e la possibilità di modificare quello che vuole con i consueti strumenti a lui familiari del SUO sistema operativo (che sia Windows o Apple non cambia nella sostanza) naturalmente qui, in relazione alla corposità dell'archivio fotografico abbiamo strutturato un sistema con dischi da 18 TB (ma sul mercato arrivano anche quelli da 24TB a breve). Ma per esigenze minori si parte tranquillamente da dischi da 4 TB anche se, visto i costi dei dischi fissi meccanici odierni, meglio abbondare e puntare a dischi almeno da 8 TB l'uno. E' possibilissimo riutilizzare dischi già usati. Ma consigliamo di non pretendere che un disco fisso (sia meccanico che SSD) possa durare in eterno. Se ci fossero cose poco chiare o necessità di approfondimento, crediamo che nei commenti si potrà estendere il discorso.
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