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happygiraffe

Nikonlander Veterano
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  1. Olivier Messiaen, Vingt regards sur l'Enfant-Jésus. Bertrand Chamayou, pianoforte. Erato, 2022. *** I "venti sguardi" di Messiaen sono uno dei più grandi affreschi pianistici del novecento, opera che racchiude una straordinaria ricchezza di stili e immagini sonore. Se il riferimento storico è l'incisione di Yvone Loriod, pianista, compositrice e moglie di Messiaen, qui ritroviamo un ispiratissimo Bertrand Chamayou che fa sfoggio di un pianismo sontuoso e che costella i Vingt regards di alcuni omaggi a Messiaen di altri compositori. Un disco importante, due ore e venti di musica, impegnativo, ma incredibilmente bello.
  2. Tanta grazia ed eleganza in queste Goldberg del pianista olandese Hannes Minnaar. Le sue variazioni affascinano per la capacità che ha di farle cantare e danzare. Gran bel disco!
  3. Arcade Fire, WE. L’ultimo disco degli Arcade Fire, pur se lontano dai loro primi bellissimi album, ha dei bei momenti.
  4. E' uscito il terzo e ultimo volume dell'integrale delle sonate per pianoforte di Prokofiev. Qui troviamo alcune sonate meno note, la prima e la terza, poi la quinta nella revisione del 1953 e infine le bellissime Visions fugitives.
  5. Trio Zimmermann "a retrospective". Musiche di Bach, Mozart, Schubert, Beethoven, Schoenberg, Hindemith. BIS, 2022. *** Per celebrare i 15 anni di attività del Trio Zimmermann BIS riunisce i loro 5 album in questa raccolta. Tre splendidi musicisti, Frank Peter Zimmermann, Antoine Tamestit e Christian Poltéra, che suonano tre magnifici Stradivari, e cinque bellissimi dischi che spaziano da Bach (la trascrizione per trio d'archi delle variazioni Goldberg!) a Hindemith, passando per Mozart e Beethoven. Consigliatissimo!
  6. La vita è piena di sorprese! Un ascolto folgorante, direi, che nella mia testa ha rimesso nella giusta collocazione le Suites di Handel che ho sempre trovto piuttosto "polverose".
  7. G.F.Handel: Suites per clavicembalo 1-8, Ouvertures (trascr.). Francesco Corti, clavicembalo. Arcana, 2022. *** Il clavicembalo è uno strumento che mi ha sempre causato qualche problema. Di sonnolenza, principalmente. E’ solo negli ultimi anni che ho cominciato ad apprezzarlo (senza cadere in letargo). Poi finalmente mi sono imbattuto in questo del clavicembalista aretino Francesco Corti ed è scoppiato l’amore! Di lui avevo ben presente gli ultimi dischi dedicati ai concerti per clavicembalo di J.S.Bach: Così come questo del 2020: In realtà, Corti collabora da diversi anni con i principali ensemble di musica barocca: lo Zefiro diretto da Bernardini (suo il clavicembalo nel magnifico disco dei Brandeburghesi per Arcana), Les Musiciens du Louvre (Minkowski), il Bach Collegium Japan (Suzuki), Les Talens Lyriques (Rousset), Harmonie Universelle (Deuter) e Le Concert des Nations (Savall). Quest’ultimo disco è dedicato al primo volume delle Suites per clavicembalo di Handel, pubblicato a Londra nel 1720. Tra le diverse Suites Corti inserisce alcune trascrizioni dello stesso Handel delle Ouvertures di alcune opere (Rodenlinda, il Pastor fido, Radamisto, Teseo) e l’arrangiamento per clavicembalo di William Babell di alcune pagine del Rinaldo (Lascia ch’io pianga, tra tutte). Ho sempre avuto un parere combattuto su queste pagine di Handel, che fossero eseguite al clavicembalo o al pianoforte, anche da mani illustri, ma qui Corti riesce a riportarle letteralmente in vita, spazzando via qualsiasi perplessità su opere che ormai hanno più di 300 anni di vita alle spalle. Quello che Corti riesce a estrarre dal suo strumento (una ricostruzione del 1998 di Andrea Restelli di un esemplare di Christian Vater del 1738) ha del miracoloso: riesce certamente a farlo cantare in modo sublime, ma quello che più stupisce è il volume e l’energia che riesce a produrre, ricordando più il suono potente di un moderno pianoforte o se vogliamo di un organo, che quello minuto e monocorde che normalmente associamo a un clavicembalo. Il programma è lungo (quadi 2 ore e mezza di musica) e denso, ma le trascrizioni d’opera sapientemente inserite tra le suites e la maestria di un interprete così brillante e ricco di personalità fanno trascorre il tempo dell’ascolto molto velocemente e con molto piacere. Interessante il confronto con la bellissima e recente interpretazione delle prime quattro Suites di Pierre Hantaï. Questione di gusti, ma personalmente mi ritrovo di più nella lettura dell’italiano, più energica e meno leziosa (non me ne voglia Hantaï), e anzi possiamo spingerci ad affermare che anche in Italia ci sono artisti in grado di competere con l’eccellente scuola clavicembalistica francese. Ottima la registrazione di Ken Yoshida, che ci rivela ogni minimo dettaglio sonoro dello strumento, un po’ a discapito dell’acustica dell’ambiente. Consigliatissimo!
  8. Tchaikovsky: Nocturne Op. 10 No. 1; Le stagioni Op. 37a: X. Ottobre, XI. Novembre; Diciotto pezzi Op. 72: X. Scherzo-fantaisia, V. Meditazione. Prokofiev: quattro Etudes Op.2. Rachmaninov: Variazioni su un tema di Chopin Op.22 Tianxu An, pianoforte. Alpha Classics, 2022. *** Del pianista cinese Tianxu An si era parlato nel 2019 per una brutta avventura che gli capitò durante le finali del celebre premio Tchaikovsky. Salito sul palco per suonare il primo concerto di Tchaikovsky, dopo un breve momento di confusione, il presentatore parlando in russo annunciò qualcosa al pubblico, che lui evidentemente non colse. Fu così che l’orchestra diretta da Vassily Petrenko prese a suonare un altro brano, la Rapsodia su un Tema di Paganini, che era il secondo pezzo in programma. Il pianista mostrò un grande sangue freddo e dopo aver perso il primo attacco e qualche momento di smarrimento, portò a casa in qualche modo il pezzo. Si classificò quarto e questo scherzetto gli costò una posizione migliore, ma la giuria, che gli aveva in ogni caso proposto di eseguire di nuovo il brano, cosa che lui rifiutò di fare, gli concesse un riconoscimento speciale per il coraggio e la concentrazione dimostrati! Nella foto, un più che perplesso Tianxu An osserva il direttore Petrenko al concorso Tchaikovsky del 2019. A distanza di tre anni e superato il trauma di aver vissuto il peggior incubo di ogni concorrente, il nostro Tianxu An si ripresenta al pubblico con il suo disco di debutto dedicato a tre grandi compositori russi: Tchaikovsky, Prokofiev e Rachmaninov. Già dalle prime note si dimenticano tutte le disavventure passate di Tianxu An. La selezione di 5 brani di Tchaikovsky (notturno Op.10n.1, Ottobre e Novembre dalle Stagioni, Scherzo-Fantasia e Meditazione dall’Op.72) mostra un’ottima affinità per questo compositore, con interpretazioni caratterizzate da sensibilità e immaginazione, suono pulito e articolato e un’impressionante palette timbrica. Con i 4 studi Op.2 del giovane Prokofiev si cambia ritmo. Tianxu An li suona con grande slancio, suono potente quando serve e tutta la verve che occorre. Un’ottima prova per questi pezzi che per la loro rarità in discografia valgono da soli il prezzo del disco. Si passa poi al pezzo forte, vale a dire le variazioni su un tema di Chopin di Rachmaninov. Tianxu An è assolutamente a suo agio sia nei momenti più lirici che in quelli più virtuosistici. E’ una composizione che personalmente trovo assai stucchevole, ma An sa il fatto suo e il pezzo tiene bene dalla prima all’ultima variazione. Nel complesso un ottimo recital di un brillante giovane artista di 22 anni, che speriamo di non veder passare come una meteora. Registrazione esemplare: suono realistico, vivido, croccante!
  9. Nicholas Angelich è un pianista americano, ma musicalmente cresciuto in Francia, scomparso prematuramente pochi giorni fa. In questo bel recital del 2016 accosta alcuni pezzi celebri di Liszt, Schumann e Chopin, ciascuno dedicato a uno degli altri due compositori (Schumann dedicò i suoi Kreisleriana a Chopin, Chopin i suoi studi Op.10 a Liszt, Liszt la sua somata a Schumann).
  10. Memorabili i dischi con Perahia! Peccato che non abbia inciso più dischi nel suo periodo d'oro. Aggiungerei anche questo tra i dischi da ricordare:
  11. Finalmente è uscita la seconda parte di questa bella integrale dei concerti per pianoforte: Sempre il prodigioso talento del giovane Alexandre e la direzione frizzante del padre Jean-Jacques insieme nei primi due concerti di Saint-Saëns e di alcune pagine meno note per pianoforte e orchestra. Jean-Jacques Kantorow può essere considerato a tutti gli effetti un paladino della riscoperta del compositore francese: è molto bella anche l'integrale delle sinfonie che sta realizzando sempre per l'etichetta BIS e arrivata al secondo volume.
  12. Le combinazioni di 6, 7, 8 strumenti ad arco possono essere a volte davvero indigeste. Qui Brahms per evitare la monotonia alterna sapientemente varie combinazioni dei diversi strumenti: tre gruppi di due, due gruppi di tre, passaggi contrappuntistici con le sei voci distinte, etc. Corina Belcea e il suo quartetto difficilmente sbagliano un colpo. L'unica delusione in tempi recenti è stata il quintetto di Shostakovich con Anderszewski, ma con questo disco si sono fatti perdonare.
  13. Brahms, sestetti per archi. Belcea Quartet, Tabea Zimmermann (viola), Jean-Guihen Queyras (violoncello). Alpha Classics, 2022. *** Ricordo un programma del V canale della filodiffusione (oggi Radio3 Classica) che si intitolava “i capolavori della cameristica brahmsiana”. In effetti il termine capolavoro non è usato a sproposito per un compositore che ha saputo arricchire il repertorio cameristico, creando dei nuovi riferimenti assoluti per ogni genere affrontato, che siano quartetti, quintetti, sestetti per archi, sonate per violino e pianoforte, per violoncello e pianoforte, quintetto per pianoforte o per clarinetto, etc. I due sestetti per archi, pur essendo opere di un Brahms non ancora trentenne, sono tra le sue prime gemme nell’ambito della musica da camera. Probabilmente in soggezione davanti al modello dei quartetti di Beethoven, Brahms decise di cimentarsi con un organico decisamente insolito e poco esplorato fino a quel momento, quello del sestetto, ossia due violini, due viole e due violoncelli e questo gli diede modo di sperimentare diverse combinazioni dei vari strumenti, trasformando di fatto il sestetto in qualcosa che va ben oltre il concetto di un quartetto vitaminizzato. Il quartetto Belcea aveva già fatto meraviglie con questo disco di qualche anno fa contenente i tre quartetti e il quintetto con pianoforte di Brahms: In questa nuova incisione sono accompagnati dalla viola di Tabea Zimmermann e dal violoncello di Jean-Guihen Queyras. L’intesa è semplicemente perfetta, dovuta con buona probabilità alla tournée di concerti che hanno preceduto la registrazione e che ha creato un ottimo affiatamento tra i musicisti. Fin dalle prime battute del primo sestetto si rimane colpiti dalla trasparenza della trama, con un uso molto discreto del vibrato, dalla raffinatezza timbrica che non sconfina nell’autocompiacimento, dall’infallibile senso del ritmo. Emblematico è il secondo movimento, Andante ma moderato, con il tema stupendamente enunciato dal timbro caldo e vellutato della viola e le variazioni che seguono via via più intricate e ritmicamente complesse. Si ascolti l’incredibile effetto coloristico che ottengono a circa 6’16’’ con le voci degli strumenti ridotte a un sussurro. L’interpretazione nel suo complesso restituisce un carattere serenamente affettuoso che ben si confà a questo primo sestetto Op.18. Più severa e malinconica la lettura del secondo sestetto Op.36, opera più complessa e raffinata da un punto di vista compositivo e figlia di un periodo buio per il compositore, con la scomparsa improvvisa della madre e il fallimento della relazione con il soprano Agathe von Siebold (il cui nome appare traslitterato in note musicali in un tema della viola nel primo movimento). Nelle variazioni del meraviglioso terzo movimento, Poco adagio, il Belcea mette in risalto un sentimento di fragilità e inquietudine, fino ad arrivare ai fremiti e agli slanci, mai troppo consolatori, dell’ultimo movimento. Anche in questo secondo sestetto il suono è terso, preciso, con poco vibrato, la lettura intima e ricca di pathos, ma mai pesante. Nel complesso è un disco che mi è piaciuto molto e che sono tornato a riascoltare diverse volte nelle ultime settimane, apprezzandolo ogni volta di più. Non mancano le versioni alternative, da quelle storiche (Stern e amici, Amadeus, Alban Berg) a quelle più recenti (Isabelle Faust e amici, Renaud Capuçon e compagni, gli strumentisti della WDR), ma questa per il momento è diventata il mio personalissimo riferimento. Semplicemente magnifica la qualità della registrazione. Sembra realmente di avere i sei musicisti disposti davanti noi. Molto consigliato!
  14. Beethoven, sonate per violino e pianoforte Op.12 n.1, Op.24 "Primavera", Op.96. Rachel Podger, violino, Christopher Glynn, fortepiano. Channel Classics Records 2022. *** Negli ultimi anni non sono mancate integrali di rilievo delle belle sonate per violino e pianoforte di Beethoven. Prima quella tutta belga di Lorenzo Gatto e Julien Libeer, poi quella tutta tedesca di Frank Peter Zimmermann e Martin Helmchen, infine quella appena cominciata e altrettanto tedesca di Christian Tetzlaff e Lars Vogt. Ora si aggiunge questa nuova integrale, qui al suo primo volume, tutta inglese di Rachel Podger e Chrisopher Glynn. Se Libeer e Helmchen scelgono di usare un modernissimo pianoforte Chris Maene a corde parallele, Podger e Glynn prediligono l'approccio storicamente informato e affidano la parte pianistica a un magnifico, ripeto, magnifico fortepiano Erard del 1840. I due rivelano una grande sensibilità espressiva e un'interpretazione più intima e cameristica rispetto alle altre che ho citato sopra. Un disco che mi è piaciuto molto e che immagino andrà ad affiancarsi in maniera perfettamente complementare alle altre integrali recenti. Spettacolare la qualità della registrazione di Channel Classics.
  15. Per chi non avesse ancora afferrato il concetto, qui ci sono le dichiarazioni di Stoltenberg appena riportate da Repubblica: 08.37 Stoltenberg, tutti comprendono necessità più spesa "Mi aspetto che i leader concordino di accelerare sull'attuazione dell'impegno preso di investire di più in difesa". Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, all'arrivo al Summit straordinario dell'Alleanza. "Vedo un nuovo senso di urgenza tra alleati. Tutti capiscono il fatto che dal momento che dobbiamo fare di più, abbiamo bisogno di investire di più in sicurezza. Gli alleati capiscono che per farlo dobbiamo allocare più risorse dai budget nazionali nella Difesa", ha detto Stoltenberg. "Accolgo la decisione della Germania di spendere il 2 per cento del Pil. Questo fa la differenza, la Germania è una grande economia e quindi questo fa la differenza", ha aggiunto.
  16. Il Chiaroscuro aveva già dato ottima prova di sé con i quartetti di Haydn e qui ancora una volta si confermano ottimi interpreti di un repertorio che va da Haydn, Mozart a Schubert e il primo Beethoven. Anche io sono molto curioso di vedere come proseguirà questa integrale con i quartetti Rasumovsky e poi con gli ultimi sei meravigliosi quartetti.
  17. Sono due concerti che non mi hanno mai preso molto (lo so, lo so, ognuno ha i suoi difetti ), però Dalene ha classe da vendere!!
  18. Un disco straordinario a cui sono molto legato. Forse non proprio l’ideale per una bella domenica mattina di sole.
  19. Grazie, Mauro! Richter è stato un vero gigante del pianoforte. Tra i suoi dischi che porto nel cuore, oltre allo stupefacente secondo concerto di Brahms con Leinsdorf e al quintetto di Shostakovich con il Borodin, metto questi: Richter è stato un meraviglioso interprete di Schumann. Qui le sue Waldszenen sono di una bellezza struggente. E ancora Schumann in questo disco della alto che cambia continuamente copertina. Qui una lettura degli studi sinfonici magistrale. Infine questo disco che metto tra i miei preferiti in assoluto. Un vecchio Richter con il violista Bashmet in un programma tutto novecentesco: la bellissima sonata per viola Op.11 n.4 di Hindemith, Lachrymae di Britten e da ultimo la drammatica sonata per viola dì Shostakovich.
  20. Ligeti, Lux Aeterna. Opere corali di Ligeti e Kodàly. Danish National Vocal Ensemble, Marcus Creed. OUR Recordings, 2022. *** Un disco fenomenale dedicato alle opere corali degli ungheresi Kodaly e Ligeti. Il piatto forte è Lux Aeterna di Ligeti, opera del 1966 che acquisì una certa popolarità quando Kubrick la impiegò nella colonna sonora di 2001: Odissea nello spazio, ma anche le altre composizioni presenti in questo disco sono molto interessanti e spesso molto godibili, in quanto meno avanguardistiche e più legate alla musica popolare ungherese. Interpretazioni magistrali dell'ensemble danese diretto da Marcus Creed e registrazione semplicemente magistrale.
  21. Uscito oggi e molto atteso. I due sestetti per archi di Brahms con il quartetto Belcea per l'occasione rinforzato da Tabea Zimmermann e Jean-Guihen Queyras. Un ottimo modo per iniziare un venerdì assai complicato
  22. Chopin, Nocturne Op.48 n.1 e Op.62 n.2, Fantasie Op.49, Sonata n.3 Op.58. Ivo Pogorelich, pianoforte. Sony Classical, 2022. *** Un peccato vedere ridursi così quello che ormai 30 e passa anni fa era considerato un grande e controverso talento del pianoforte. Questo disco è imbarazzante per Pogorelich e per la Sony che lo pubblica. Che tristezza...
  23. Hommage à Horowitz. Maxim Bernard, pianoforte. PentaTone, 2022. *** Il pianista Maxim Bernard, qui al su debutto discografico, reinterpretra il programma del leggendario concerto dell'altrettanto leggendario Vladimir Horowitz a Mosca del 1986. Possiamo apprezzare il fatto che Bernard non abbia timore di confrontarsi con il grandissimo pianista russo e, in effetti, dà prova di grande bravura, però Horowitz era unico e irripetibile e onestamente faccio fatica a capire lo scopo di questo disco. Perché dovrei ascoltare Bernard quando posso andarmi a riascoltare il vero Horowitz con il suo stile inconfondibile, le sue emozioni, le sue "stecche" e il calore degli applausi del pubblico russo?
  24. Franz Schubert, Improvvisi Op.90 e Moments musicaux Op.94. Edna Stern, pianoforte. Orchid Classics. *** Schubert on tape...ma che vuol dire?? Leggo un po' il libretto del disco e scopro che questa pianista fa tutta una crociata contro l'editing delle moderne registrazioni digitali che crea dei veri e propri "mostri", per cui ha deciso, contro tutto e contro tutti, di registrare questo recital schubertiano su nastro analogico. A parte che è da 40 anni che si registra in digitale, ma chi impedisce a un musicista di incidere su digitale in un solo take e senza editing oppure di farsi registrare in concerto? Boh, questa operazione mi lascia perplesso. Inoltre, presa dalla foga dell'odio per il digitale, si dimenta anche di dirci due parole sul bel pianoforte Boesendorfer d'epoca (quale?) che suona in questo disco...
  25. Carl Philipp Emanuel Bach, Sonate e Rondò. Marc-André Hamelin, pianoforte. Hyeperion Records, 2022. *** Davvero molto bella questa raccolta di sonate e rondò di C.P.E.Bach che ci offre il sempre bravissimo e imprevedibile pianista canadese Marc-André Hamelin. Carl Philipp Emanuel era il quinto dei figli di J.S.Bach e, nonostante l'ingombrante figura paterna, fu in grado di elaborare un suo particolare linguaggio musicale che influì profondamente sui grandi compositori della scuola viennese. Fu un compositore molto prolifico, ben quattrocento composizioni per strumento a tastiera e quasi ottanta concerti, e qui ci viene offerto un generoso programma di più di due ore di musica, che evidenzia le peculiarità dello stile di CPE Bach, così fantasioso e per l'epoca certamente molto originale. Terso e cristallino il suono dello Steinway di Hamelin, ben riprodotto dagli ingegneri di Hyperion.
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